Sarà pure vero che dietro c'è lo zampino di Gianni Letta, ma il "nuovo corso" di Silvio Berlusconi - formalizzato oggi alla Camera - è oggettivamente impressionante. Chi scrive, per la verità, ha un pizzico di nostalgia per il Cavaliere Nero del 1994, quello avventato e un po' anarchico che ha sconvolto le fondamenta del sistema politico italiano, ma non si può negare che il contesto in cui ci troviamo oggi richieda un approccio del tutto diverso al governo del Paese. Sotto il profilo formale, "ma anche" dal punto di vista politico, il discorso di Berlusconi ha sfiorato la perfezione. Understatement (ma senza esagerare), toni equilibrati ma tutto sommato ottimistici, grande spazio al dialogo con le istituzioni e con l'opposizione, priorità chiare e condivisibili (almeno per la grande maggioranza del popolo italiano), poco spettacolo e molta sostanza. Se fossimo "caduti sulla Terra" qualche ora fa, avremmo giurato di trovarci di fronte ad uno statista in grado, finalmente, di riportare l'Italia in Occidente.
Visto, però, che bazzichiamo questo quadrante della galassia da ormai qualche anno, restiamo sostanzialmente scettici sulle possibilità di cambiamenti in grado di avere un impatto profondo sulle sorti del sistema-Italia. E non certo per colpa di Berlusconi. Ma lui la pensa diversamente. E, sinceramente, in genere (tra noi e lui) ha sempre ragione lui. «Gli italiani - ha detto il Cavaliere nel suo discorso - hanno messo a tacere il pessimismo di chi non ama l'Italia e non crede nel suo futuro. I cittadini ci hanno detto di dividerci e combatterci ma non in nome di vecchie ideologie e di dare stabilità e impegno nell'azione di governo. L'Italia non ha tempo da perdere». Bisognerà vedere se l'opposizione riuscirà a resistere alla scorciatoia (suicida) del travaglismo, ma obiettivamente le condizioni per un dialogo efficiente tra maggioranza e opposizione non sono mai state così favorevoli negli ultimi decenni.
Berlusconi, tanto per esagerare, ha anche trovato il tempo di solleticare le corde liberiste di chi (come il sottoscritto) non gradisce il venticello protezionista che da qualche tempo spira nei dintorni del centrodestra italiano. Bisogna ristabilire, ha detto, «il concetto che le tasse non sono belle in sé, ma sono il corrispettivo che viene dato allo stato in cambio di servizi che per questo devono essere efficienti. Il fisco non deve mai essere punitivo verso chi produce ricchezza nel Paese». E poi la sicurezza, il federalismo fiscale, l'Ici, l'Italia come «pilastro dell'amicizia tra Europa e Stati Uniti d'America»... Avrà tutti i difetti del mondo, il buon Silvio, ma quanta differenza "antropologica" rispetto a chi ci governava fino a qualche giorno fa! Sarà pure costretto a fare lo statista, da oggi in poi, ma la forza delle idee e perfino delle suggestioni che Berlusconi ha trasmesso all'Italia dai giorni della sua "discesa in campo" è qualcosa che trascende gli obblighi di governo e le difficoltà (o l'impossibilità) di realizzazione concreta dei programmi, perché incide sull'immaginario collettivo (che brutta parola) e influenza le dinamiche socio-culturali del Paese. Adesso che Berlusconi ha cambiato registro, aspettiamo che a cambiare registro siano gli italiani.
UPDATE. Su Il Pensatore, il testo integrale del discorso (alla fine del post).
UPDATE/2. Le sensazioni di Krillix sono molto simili alle mie. Buon segno.
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