sabato 31 dicembre 2005

TocqueVille: il passato, il presente, il futuro

Eravamo 160 quando abbiamo scelto di chiamarci TocqueVille. Eravamo 287 quando, a metà del giugno 2005, è partita l’aggregazione dei post su http://www.tocque-ville.it/. Oggi, a poco più di sei mesi dal suo lancio ufficiale, i blog iscritti alla Città dei Liberi sono 568. Togliete i blog “in sonno”, i siti Internet che non possono essere classificati come blog in senso stretto, i cittadini-per-caso che si sono iscritti a TocqueVille senza sapere quello che facevano, i troll entrati in città per sabotarne le fognature e il numero potrà forse scendere di qualche decina, ma resta sempre molto superiore alle aspettative di chiunque abbia partecipato alle fasi iniziali del progetto. Si tratta, naturalmente, di un successo che non può non entusiasmarci, ma che ha fatto aumentare esponenzialmente la quantità di post che la redazione deve controllare, aggregare e selezionare quotidianamente.

La redazione (e il ruolo di Ideazione)
Come recita un articolo pubblicato sei mesi fa nello speciale di Ideazione.com su TocqueVille, “dietro le quinte” della città c’è “un gruppo di ventisette volontari (…) dispersi sul territorio nazionale e divisi per responsabilità giornaliere, cercando di bilanciare sensibilità politiche e culturali diverse: l’obiettivo è quello di tenere il più possibile vivo il dibattito attraverso il confronto fra le diverse anime della città”. Tutto vero, come hanno potuto constatare i lettori di TocqueVille (anche i più distratti) e chiunque abbia partecipato (anche temporaneamente) al lavoro di aggregazione. Ma il numero di volontari si è putroppo drasticamente ridotto quando, da una generica dichiarazione di disponibilità, si è passati alla fase di lavoro vera e propria. Nelle nostre intenzioni iniziali, ogni giorno almeno 3-4 volontari avrebbero dovuto garantire una copertura adeguata del lavoro redazionale. In pratica, invece, non siamo mai riusciti ad andare oltre ai 2 redattori al giorno. E spesso basta un impegno improvviso per costringere il volontario di turno ad una durissima giornata di lavoro solitario. Se questo poteva in qualche modo funzionare con 200-300 blog iscritti, quando i blog da monitorare diventano quasi 600 blog l’impegno diventa, oggettivamente, massacrante.

Per uscire da questa situazione di “emergenza continua”, Ideazione ha deciso di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. A partire dalle prime settimane del 2006, con una fase di transizione che dovrebbe concludersi ad aprile – immediatamente dopo le elezioni – il lavoro di aggregazione subirà un profondo processo di trasformazione, per rispondere ad esigenze sia interne (razionalizzazione del metodo di lavoro) che esterne (rapporto di trasparenza con i cittadini). La nostra intenzione è quella di creare una micro-struttura redazionale gestita direttamente da Ideazione: 2-3 redattori presenti fisicamente nella nostra sede romana avranno il compito di coordinare ed integrare il lavoro dei volontari, che continueranno ad essere la “spina dorsale” della redazione di TocqueVille. Questo supporto costante dovrebbe consentirci di gestire al meglio l’enorme produzione quotidiana degli iscritti, selezionando con criteri oggettivi i post migliori per la home-page e garantendo un’aggregazione pressoché totale per le sezioni interne. Da gennaio, poi, TocqueVille osserverà un giorno di riposo domenicale (a meno di notizie clamorose) che ci permetterà di distribuire meglio le risorse a disposizione nel corso degli altri giorni della settimana. E questa pausa settimanale, insieme ad alcune necessarie modifiche nel software di aggregazione, dovrebbe permetterci di lavorare al meglio delle nostre possibilità, senza rischiare di impazzire ogni giorno.

Il fatto che Ideazione abbia definitivamente deciso di mettere la propria “faccia” nel progetto, contribuirà – ci auguriamo – a fugare i residui dubbi sulla natura di TocqueVille che da qualche parte vengono periodicamente avanzati. Dubbi che, a dire il vero, dovrebbero soltanto sfiorare chi si è preso la briga di leggere gli articoli pubblicati mesi fa nello speciale di Ideazione.com. Ideazione è un soggetto editoriale preciso, con una sua storia ed una sua area di riferimento che non è possibile (in buona fede) ignorare. Questa realtà complessa, e per niente facile da incasellare nelle categorie di cui si nutre la cultura politica italiana contemporanea, sarà garante in prima persona del progetto fusionista che è sempre stato alle fondamenta di TocqueVille e che è soltanto accennato in questo disclaimer. Il che non significa, naturalmente, che la Città dei Liberi si trasformerà in una sorta “Ideazione della blogosfera”. Quello che TocqueVille è – e quello che diventerà – dipende in massima parte dai suoi cittadini. Le sue potenzialità nel campo della comunicazione o in quello dell’attività politica sono ancora quasi del tutto inesplorate e saranno discusse nelle sedi più appropriate (come il Forum). Ma il ruolo di Ideazione, dalla riapertura di TocqueVille del 9 gennaio in poi, diventerà per così dire “pubblico” ed “ufficiale”. E dunque non più oggetto di possibili fraintendimenti. Tutti coloro che vorranno proseguire con noi in questo fantastico viaggio verso l’ignoto sono e saranno i benvenuti. A tutti gli altri auguriamo la miglior fortuna possibile.

Il forum
Dal 9 gennaio in poi sarà possibile iscriversi al forum ufficiale di TocqueVille. Il forum, accessibile (in lettura e scrittura) soltanto agli iscritti, sarà diviso in due sezioni principali. Nella prima, di “servizio”, sarà possibile interagire con la redazione che si occupa dell’aggregazione dei post: chiedere spiegazioni sulle scelte del giorno; informarsi sulle modalità di costruzione della home-page; segnalare post, idee, notizie ed errori. La seconda sezione, invece, sarà dedicata alle discussioni sul futuro di TocqueVille e alle proposte per eventuali iniziative comuni. Ci sarà, a margine di queste due aree principali, anche una zona per la discussione generale, ma è importante ricordare che le discussioni su argomenti specifici possono – e debbono – essere sviluppate all’interno dei commenti di ogni singolo blog.

Oltre ad essere una sorta di F.A.Q. (Frequently Asked Questions) interattiva, il forum sarà dunque lo strumento principale per discutere del futuro della nostra città. Proposte di allargamento (o riduzione) dei confini, offerte di collaborazione per il lavoro quotidiano di aggregazione, idee per lo sviluppo di campagne di comunicazione, progetti di integrazione tra TocqueVille ed altre realtà del panorama mediatico, collaborazioni con a livello nazionale ed internazionale, possibili convergenze all’interno e all’esterno della blogosfera: tutti questi (e molti altri) saranno gli argomenti di discussione su cui gli iscritti a TocqueVille saranno chiamati ad esprimere le proprie opinioni e a presentare le proprie idee. La redazione si limiterà a rispondere alle domande e a “controllare il traffico”. Tutto il resto dipende dai cittadini.

Un “contratto” con i cittadini

Nei primi mesi del 2006, tutti i cittadini di TocqueVille saranno invitati a rinnovare formalmente la propria adesione. Si tratta di una procedura che risponde ad una serie di esigenze specifiche:
1) Fare un “censimento” razionale dei blog iscritti, eliminando i “blog morti” (o i “non-blog”) che appesantiscono inutilmente il lavoro della redazione.
2) “Costringere” gli iscritti a pubblicare uno dei banner di TocqueVille (o almeno il link a http://www.tocque-ville.it/) sul proprio blog. Niente più cittadini in incognito alla caccia di un briciolo di visibilità o semplici “guastatori”.
3) Stabilire un legame diretto e formale (anche sotto il profilo legale) tra la redazione e gli iscritti, in vista di possibili progetti futuri, interni o esterni alla blogosfera. Tra qualche settimana, tanto per fare un esempio, alcuni dei post prodotti da cittadini di TocqueVille, selezionati da uno dei fondatori della Città, saranno pubblicati su un nuovo mensile fondato da Arturo Diaconale (direttore del quotidiano L’opinione e titolare di un blog iscritto alla Città dei Liberi). Per esplorare collaborazioni di questo genere, capaci di amplificare la visibilità di TocqueVille e dei suoi blog, rendendone più efficace l’impatto comunicativo, ci sarà bisogno di un rapporto formale che leghi i cittadini alla redazione di TocqueVille nel modo più trasparente possibile.
4) Sperimentare possibili forme di finanziamento pubblicitario, capaci di assorbire almeno in parte i costi di gestione di cui fino ad oggi Ideazione si è fatta interamente carico (e che sono destinati a crescere con il crescere degli iscritti). E’ in fase di studio una possibile forma di collaborazione con Blogosfere, il network di “blog professionali di informazione” creato da Marco Montemagno e Marco Antonio Masieri che, proprio come TocqueVille, sta cercando di rivoluzionare “dal basso” il mondo dell’informazione online in Italia.

Quello che Ideazione proporrà ai cittadini di TocqueVille è un “gentlemen’s agreement” trasparente, i cui dettagli saranno definiti nei prossimi giorni anche sulla base delle proposte e delle obiezioni di ogni singolo iscritto.

Le novità per il 2006
Con l’apertura del forum ci sarà tempo e modo per discuterne più approfonditamente, ma sono molte le novità previste a TocqueVille per i primi mesi del 2006. Eccone qualcuna, in ordine sparso:
1) La sezione di apertura – il “blocco” che raccoglieva i post relativi all’argomento “del giorno” scelto dalla redazione – sarà in futuro composta da una selezione dei post migliori prodotti nelle ultime 24 ore, a prescindere dall’argomento di cui si occupano. La divisione in “blocchi di post” raggruppati per argomento rimarrà invece la stessa per le altre sezioni (politica interna, politica estera, ecc.) della home-page.
2) Insieme ai nostri tecnici stiamo studiando diverse opzioni che consentano ai lettori di TocqueVille di intervenire direttamente sulla gerarchia dei post pubblicati nella home-page. Tra i vari modelli esistenti, quello di Digg ci sembra particolarmente affascinante (per approfondire, consigliamo la lettura di questa FAQ). Ma siamo aperti anche ad altre soluzioni.
3) Oltre a 5 blog (i “random citizens”) scelti casualmente dalla lista dei cittadini, sulla home-page di TocqueVille saranno visibili anche i link agli ultimi 5 (o 10) blog iscritti alla Città dei Liberi, per dare ai nuovi arrivati maggiori opportunità di farsi conoscere.
4) Oltre alla segnalazione dei post alla redazione, sarà attivato uno strumento per l’auto-aggregazione riservato ai cittadini. I post auto-aggregati finiranno cronologicamente nelle varie sezioni interne di competenza, ma per essere pubblicati in home-page dovranno necessariamente essere selezionati dalla redazione (che potrà anche spostarli in un'altra sezione, se necessario).
5) Cambiamenti sostanziali, anche se non immediati, potrebbero riguardare invece il modello editoriale stesso di TocqueVille. Qualcuno preferisce il modello “TownHall” o “Pajamas Media” rispetto a quello “GoogleNews”? E’ possibile una combinazione degli aspetti migliori di tutti questi modelli? Esiste qualcos’altro di superiore? Sul forum sarà possibile discuterne seriamente, insieme alla redazione, per arrivare alla soluzione migliore tra quelle tecnicamente realizzabili.

Questo è soltanto un assaggio di quanto ci aspetta. TocqueVille è ancora giovane, malgrado qualche fondatore ne stia già scrivendo la storia (che vi invitiamo a leggere, soprattutto se non avete seguito i primi passi della “creatura”). Ma soprattutto si tratta di un esperimento unico nel suo genere, non soltanto in Italia. E gli errori e le ingenuità dei primi mesi sono stati, tutto sommato, un piccolo prezzo da pagare per chi ha avuto il privilegio di partecipare a questa avventura. Nessuno si aspettava un successo tanto imponente, sia in termini di quantità che di qualità media dei post scritti dai cittadini. E gli innumerevoli attacchi di cui siamo stati oggetto è il sintomo più evidente delle straordinarie potenzialità del progetto. Adesso, però, è arrivato il momento di compiere un primo salto di qualità, che non sarà semplice né indolore.

“L’equilibrio politico dell’aggregazione – scriveva su Ideazione il sottoscritto in tempi non sospetti – è destinato a cambiare nel tempo, con i ritmi dettati dalle idee dei cittadini che compongono questa città virtuale e dagli sviluppi dell’attualità italiana ed internazionale”. Noi non abbiamo cambiato idea. Anzi, siamo convinti più che mai della necessità di preservare l’identità delle singole anime che compongono TocqueVille, soprattutto in un periodo che si annuncia burrascoso come quello della campagna elettorale. Ma questo non significa che la nostra tolleranza si spinga fino a tollerare chi vuole la nostra distruzione. Ideazione è la garanzia che le fondamenta della Città sono e resteranno abbastanza solide da reggere anche il più violento degli attacchi. I cittadini di TocqueVille sono la garanzia che la Città continuerà a crescere e a prosperare, producendo qualcosa di unico nel desolante panorama dell’informazione italiana. Insieme possiamo andare lontano.

giovedì 29 dicembre 2005

Last 2005 Round-Up

Secondo questo sondaggio di Rasmussen Reports, il 64% dei cittadini americani - contro il 23% - non ha nessun problema con le intercettazione telefoniche della NSA (National Security Agency) autorizzate da Bush dopo l'11 settembre. Questa schiacciante maggioranza comprende l'81% dei repubblicani, il 57% degli indipendenti e il 51% dei democratici. Qualcuno lo vada a raccontare al New York Times. Dettagli e commenti: Ace of Spades HQ, Protein Wisdom, NewsBusters.org, The Anchoress, Generation Why?, Captain's Quarters, Instapundit, Sister Toldjah, Blogs for Bush, Michelle Malkin, The Strata-Sphere, Say Anything, Power Line, Decision '08, California Conservative. Qualche giorno fa, il Washington Post ha pubblicato un articolo sui "blogger di guerra" che - come ha dimostrato fin troppo pacatamente Bill Roggio - era soltanto un tentativo di screditare chi (come lui) non ha triturato il proprio cervello nell'ingranaggio anti-Bush che domina i mainstream media. Glenn Reynolds ha preparato un ottimo round-up sulla vicenda. Ma, come scrive Hugh Hewitt, chi ha bisogno dei MSM quando si hanno a disposizione (gratis) i reportage di Michael Yon, Michael Totten, Bill Roggio e Iraq the Model? Jeffrey Hart, nella pagina dei commenti del Wall Street Hournal, parte da Russell Kirk per affrontare alcuni nodi irrisolti del moderno movimento conservatore statunitense. L'analisi di Hart, senior editor della National Review, è durissima. E se la prende soprattutto con l'utopismo degli attivisti pro-life e free-market, con la deriva wilsoniana dell'amministrazione Bush e con l'anti-intellettualismo di un partito repubblicano dominato dalle proprie componenti "sudiste". Articolo interessante (anche se viziato da alcune premesse assai discutibili), che ha scatenato un dibattito ancora più interessante soprattutto sul blog The Corner della National Review (dibattito riassunto da Spinning Clio (via All Things Beautiful) in una sorta di liveblogging). Lettura obbligatoria per gli aspiranti fusionisti. Il Chicago Tribune cerca di analizzare seriamente il case for war dell'amministrazione Bush in Iraq. Aspettatevi qualche sorpresa. Robert D. Kaplan, autore di "Imperial Grunts: The American military on the ground" (il libro che Bush sta leggendo in questi giorni), intervistato da Hugh Hewitt nel suo programma radiofonico. Il testo integrale dell'intervista su Radio Blogger. Max Boot, sul Los Angeles Times, si chiede perché Hollywood abbia così tanti problemi ad identificare i terroristi con i "cattivi". "La lezione della seconda guerra mondiale - scrive Boot - è ancora attuale: le nazioni civili devono usare la violenza per sconfiggere i barbari. Perché è così difficile da capire ad Hollywood?". Consigliamo a Boot (e a tutti quelli che non riescono a farsene una ragione) la lettura di "Tales from the Left Coast" di James Hirsen. Il problema è che a Hollywood sanno benissimo che i terroristi sono i "cattivi". Ma loro, ormai da decenni, tifano per i cattivi.

According to this poll by Rasmussen Reports, 64% of Americans believe the National Security Agency (NSA) should be allowed to intercept telephone conversations between terrorism suspects in other countries and people living in the United States. Just 23% disagree. This view is shared by 81% of Republicans, 51% of Democrats and 57% of those not affiliated with either major political party. Somebody should warn the New York Times about that. Details and comments: Ace of Spades HQ, Protein Wisdom, NewsBusters.org, The Anchoress, Generation Why?, Captain's Quarters, Instapundit, Sister Toldjah, Blogs for Bush, Michelle Malkin, The Strata-Sphere, Say Anything, Power Line, Decision '08, California Conservative. A few days ago, the Washington Post published an article about "warbloggers" which - as Bill Roggio explained, even too softly - was only an attempt to discredit who (like Roggio himself) didn't destroy his own brain in the anti-Bush mechanism which dominates the mainstream media. Glenn Reynolds has an excellent round-up on the subject. But, as Hugh Hewitt writes, who needs MSM when you can read (for free) Michael Yon, Michael Totten, Bill Roggio and Iraq the Model? Jeffrey Hart (senior editor at the National Review) on the opinion page of the Wall Street Hournal begins with Russell Kirk to summarize and define modern American conservatism. Hart's analysis is very harsh, especially against pro-life and free-market ideologies (portrayed as utopians), "wilsonian" foreign policy of Bush Administration and the growing influence of the "anti-intellectual" South within the Republican party. But his article ignited a very interesting debate at NRO's The Corner (and not only), well summed-up by Spinning Clio (via All Things Beautiful) with a sort of liveblogging. It's a mandatory reading for any fusionist wannabe. Chicago Tribune tries to analyze (seriously) the "case for war" of Bush Administration in Iraq. Do expect some surprises. Robert D. Kaplan, author of "Imperial Grunts: The American military on the ground" (the book that Bush is reading right now), interviewed by Hugh Hewitt during his radio show. The full transcript of the interview on Radio Blogger. Max Boot, on the Los Angeles Times, wonders why Hollywood has so many restraints in identifing terrorists as the "bad guys". "The lesson of World War II - he writes - still stands: Civilized countries must use violence to defeat barbarians. Why is that so hard for Hollywood to understand?". Boot should read "Tales from the Left Coast" by James Hirsen. The problem is that Hollywood knows very well who the "bad guys" are. But, since decades, they are on bad guys' side.

sabato 24 dicembre 2005

Open Trackback Holiday


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martedì 20 dicembre 2005

No News, Good News

Fateci caso. E' ormai da qualche giorno che nei telegiornali (o quotidiani) italiani si parla poco di Bush-che-sta-colando-a-picco-nei-sondaggi. Un motivo c'è: nell'ultima settimana sono almeno due i pollster che hanno registrato un forte rialzo nel job approval del presidente. Secondo Washington Post e ABC News, Bush è cresciuto dell'8% rispetto allo scorso mese, arrivando ad un 47% che rappresenta il suo miglior risultato post-Katrina. E gli americani che approvano il modo con cui la Casa Bianca sta conducendo la guerra al terrorismo sono il 56% (contro il 48% di novembre). Per Diageo/Hotline, poi, Bush sarebbe addirittura tornato al 50% di job approval. Altri pollster, come Gallup e Fox News, continuano invece a registrare risultati appena superiori al 40%, in linea con le rilevazioni delle ultime settimane, mentre il tracking-poll di Rasmussen Reports ondeggia in una posizione mediana tra questi due estremi. Ma è chiaro a tutti, perfino ai media, che qualcosa sta iniziando a muoversi. E i giornalisti, nel dubbio, preferiscono tacere.

Think about it. Since a few days we didn't see, on Italian television and newspapers, stories about Bush-sinking-in-polls. There's a reason for that. In the last week, at least two pollsters registered a strong rebound in President's job approval. In the last poll by Washington Post and ABC News, Bush's overall approval rating rose to 47%, up from 39% in November. And a clear majority (56%) said they approve the way Bush is handling the fight against terrorism. According to Diageo/Hotline, Bush returns to 50%, with his best post-Katrina showing. Other pollsters, like Gallup and Fox News, continues to show Bush slighly upper than the 40%, like in the last weeks, while Rasmussen Reports floats around the middle between these two extremes. But it's clear to everybody, even to the media, that something is starting to move. And journalists prefer to avoid the news.

Bush Round-Up: Mystery Pollster, PowerLine, In the Bullpen, Protein Wisdom, RealClear Politics, Instapundit, The Hedgehog Report, Lifelike Pundits.

Contro la stampa

Silvio Berlusconi (a "Porta a Porta") e George W. Bush (nella conferenza stampa di fine anno) attaccano duramente la stampa italiana ed americana. Ci sono sembrati entrambi in splendida forma, per essere due leader sull'orlo del tramonto. Secondo la stampa.

Versus the Press
Silvio Berlusconi (at "Porta a Porta") and George W. Bush (at the year-end news conference) hit hard against the Italian and the American press. They both seemed to us in a very good shape, even if they are two leaders on the edge of sunset. As the press says.

Bush Round-Up: Michelle Malkin, Captain's Quarters, PoliPundit, California Yankee, PowerLine, The Political Pit Bull, Instapundit, AnkleBitingPundits, The Strata-Sphere, Hugh Hewitt, Suitably Flip, Ace of Spades HQ, Sister Toldjah, BrothersJudd Blog, Gateway Pundit, Joe's Dartblog, The Noonz Wire, Kokonut Pundits, The Volokh Conspiracy, Iowa Voice, Conservative Outpost, Macmind, Right Wing News.

domenica 18 dicembre 2005

Il vero scandalo

Durissimo discorso radiofonico alla nazione del presidente Bush, in risposta allo "scoop" del New York Times sul programma segreto di sorveglianza della NSA (National Security Agency) autorizzato dalla Casa Bianca dopo 9/11. Il succo, secondo Byron York su The Corner della National Review, è che "il programma di sorveglianza è fondamentale per la sicurezza, assolutamente legale e accuratamente controllato. E' la rivelazione della sua esistenza ad essere illegale". Nell'ultima parte del discorso, Bush ha anche spiegato che "i leader del Congresso sono stati informati almeno una dozzina di volte". Il vero scandalo è che il NYT abbia consapevolmente deciso di mettere a rischio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, pubblicando uno "scoop" vecchio dodici mesi nel tentativo - pacchiano - di oscurare l'impatto mediatico delle elezioni in Iraq. UPDATE. Come scrive Glenn Reynolds su Instapundit: "Venerdì questa storia era un problema per Bush, ma la prossima settimana sarà brutta per molti altri".

The Real Scandal
President Bush delivered a very tough radio address responding to the controversy over the New York Times report on National Security Agency surveillance. The gist, according to Byron York at National Review's The Corner: "the surveillance program is critical to security, legal, and carefully reviewed at various intervals -- and the leak of its existence was illegal". Bush also revealed that "Leaders in Congress have been briefed more than a dozen times on this authorization and the activities conducted under it". The real scandal is that NYT deliberately decided to harm national security, publishing a 12-months-old "scoop" to try to downplay the impact of free elections in Iraq. UPDATE. As Glenn Reynolds writes on Instapundit: "This story was bad for Bush on Friday, but it'll be bad for a lot of other people by next week"

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Sleepy Weekend Open Trackback

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giovedì 15 dicembre 2005

Da Marx a Vallanzasca

"C'è chi nasce sbirro, io sono nato ladro". Era questa una delle frasi preferite di Renato Vallanzasca, rapinatore e sequestratore che terrorizzava la Lombardia negli anni Settanta. Ieri, a "Porta a Porta", il parlamentare europeo comunista Marco Rizzo, commentando l'arresto di Gianpiero Fiorani, ha detto che tra un banchiere e un rapinatore di banca come Vallanzasca non c'è praticamente differenza. E poi, a scanso di equivoci, l'ha ripetuto. C'è chi nasce umano, lui è nato comunista.

From Marx to Vallanzasca
"Some are born cops, I was born thief". As one of the favorite quotes by Renato Vallanzasca goes. He was a bank-robber and kidnapper who terrorized Lombardia in the Seventies. Yesterday, during a talk-show on Italian state television, the communist European MP Marco Rizzo, talking about the arrest of Giampiero Fiorani, basically said that there's no difference between a banker and a robber like Vallanzasca. Some are born humans, he was born communist.

Ultima chiamata

Ultime ore per votare The Right Nation o Free Thoughts nella categoria "Best European Blog" dei Weblog Awards 2005. Raggiungere il podio è difficile, ma non impossibile. Le votazioni finiscono a mezzanotte (ora americana).

Last Call
Last hours to vote The Right Nation or Free Thoughts for the "Best European Blog" category at the Weblog Awards 2005. Reaching the podium is difficult, but not impossibile. You can vote until midnight.

martedì 13 dicembre 2005

Aiutiamo un prigioniero cubano

Alzi la mano chi, in Italia, conosce il suo nome: Oscar Elias Biscet. Eppure la BBC l'ha definito «uno dei più influenti prigionieri politici cubani», il Wall Street Journal gli ha dedicato questo articolo, l'ex premier spagnolo Jose Maria Aznar ha chiesto la sua liberazione, la diplomazia americana si è mossa ufficialmente per lui, la National Review ne parla così.
(continua su A Conservative Mind)

*English translation will be available soon*

domenica 11 dicembre 2005

Sleepy Sunday Open Trackback


Mentre noi dormiamo per tutto il giorno, voi fate un link a questo post, poi un trackback a questa URL e (prima o poi) il link al vostro post verrà aggiunto qui sotto. Se non potete fare un trackback, provate Simpletrack di Adam Kalsey o Wizbang Standalone Trackback Pinger. Se non avete idea di che cosa sia un trackback, segnalate il vostro post a questo indirizzo e-mail (con url, titolo del post, nome del blog e nell'object: "Sleepy Sunday Open Trackback"). Altre informazioni qui e qui. Già che ci siete, perdete dieci secondi per votare The Right Nation alla finale dei Weblog Awards 2005. Buona domenica a tutti :)

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venerdì 9 dicembre 2005

Operazione Bandiera Bianca

Secondo Matt Drudge, il GOP ha realizzato uno spot pubblicitario per attaccare le ultime dichiarazioni ultra-pacifiste dei leader democratici. Nello spot, che il Republican National Committee dovrebbe distribuire nelle prossime ore alle sezioni locali del partito, "bandiere bianche" sventolano davanti ai volti di Howard Dean e John Kerry ripresi dalle telecamere mentre invocano il ritiro immediato dall'Iraq. "Gli unici con cui possiamo prendercela - ha ammesso uno stratega democratico interpellato da Drudge - sono Dean, Kerry e tutti gli altri che continuano a blandire gli attivisti pacifisti del nostro partito". Finalmente il GOP ha deciso di tornare all'attacco. UPDATE. Ecco il video in anteprima su GOP.com.

White Flag Attack
According to Matt Drudge, GOP is ready to launch a television spot to attack last ultra-pacifist declarations of Democrat leaders: "The Republican National Committee will provide state parties with a web video prior to release tomorrow afternoon that shows a white flag waving over images of Democrat leaders making anti-war remarks". "
We have no one to blame but Dean, Kerry and others who continue to pander to the anti-war activists within our party", admitted a Democratic strategist to Drudge. Finally GOP returns to attack. It's about time. UPDATE. Watch the video on GOP.com.

Round-Up: Captain's Quarters, PoliPundit, Austin Bay Blog, Blogs for Bush, Power Line, Mudville Gazette, Crazy Politico's Rantings, The Ohio Conservative, The Filthy One, The Palmetto Observer, Conservative Outpost, Finding a Balance, Don Surber, 2nd Battalion 94th Artillery, RadioActive Chief, Evil Conservative, McBride's Media Matters, EckerNet, Kennedy vs. the Machine, A Lady's Ruminations, The Asylum, Euphoric Reality, The Tension, A Soldier's Perspective, Hoaah Wife, The Makaha Surf Report, Lifelike Pundits, The Dumb Ox, Spatula City, Pet Bog, The Colossus, Pundit Guy.

giovedì 8 dicembre 2005

Si pensa, ma non si dice

"Le dichiarazioni di Dean sull'Iraq sono ancora più insensate dei suoi urli dopo la sconfitta ai caucus in Iowa: in entrambi i casi, si tratta di uscite disinformate e inutili". Il deputato democratico della Georgia, Jim Marshall, è durissimo. Ma non è il solo, secondo il Washington Post, a temere che le posizioni ultra-pacifiste espresse recentemente da Howard Dean e Nancy Pelosi possano danneggiare il partito democratico nel suo tentativo di riconquistare il controllo del Congresso alle elezioni di mid-term del prossimo anno. La storia, stancamente, si ripete: la deriva estremista dei Democratici è ormai un dato di fatto, ma - quando le elezioni si avvicinano - il partito che fu di JFK non può permettersi di rendere troppo pubbliche le proprie idee. Se dicono quello che pensano, rischiano di perdere fino al 2050.

You Can Think It, But You Can't Say It
"Dean's take on Iraq makes even less sense than the scream in Iowa: Both are uninformed and unhelpful"
. Rep. Jim Marshall (D-Ga.) is very harsh, but according to the Washington Post, he is not the only Democrat to fear that his leaders' rhetorical blasts could harm efforts to win control of Congress next year. History repeats itself: Democrats' positions shifted to the extreme left, that's a fact, but when elections are near, they can't affort to make their ideas too public. If they say what they really think, the risk is to loose elections until 2050.

Round-Up: Just One Minute, Hugh Hewitt, Discriminations, Protein Wisdom, Baldilocks, Right Side of the Rainbow, South Dakota Politics, Clear and Present, Ragged Thots, Speed of Thought, Blogs for Bush, Daily Pundit, Mad Mikey, Winds of Change, Alarming News, The Political Teen, Wizbang, WunderKraut, Between Two World, PoliPundit, Say Anything, Hoystory, New England Republican, BrothersJudd, The Urban Grind, Swanky Conservative, California Conservative, INDC Journal, The Politicker, Froggy Ruminations, Outside The Beltway, EuphoricReality, IMAO, Pardon My English, Right Wing Nut, GOP and the City.

Linked at:
All Things Beautiful - The D Stands For Defeat

mercoledì 7 dicembre 2005

Cato Unbound

Il nuovo Cato Unbound del Cato Institute sembra un blog (ha perfino i trackback), ma in realtà è molto di più. Ogni mese sarà pubblicato un saggio prodotto da uno dei maggiori pensatori mondiali - l'esordio è addirittura affidato a James M. Buchanan - e poi, a breve distanza, altri commentatori replicheranno al primo "post", prima di dare il via ad una discussione aperta sull'argomento trattato. E' un esperimento unico, nel suo genere, che poteva soltanto prendere vita grazie ad un think-tank unico come il Cato Institute.

The new Cato Unbound by Cato Institute seems like a blog (it even has trackbacks), but it's something more. Each month, they publishes a lead essay by one of the world’s leading thinkers (the kick-off is entrusted to James M. Buchanan) and then, in a short period of time, new reaction essays will appear, followed by a "more free form discussion inspired by the initial exchange of ideas". An unique experiment, which could only be started by an unique think-tank like the Cato Institute.

Round-Up: Instapundit, The Volokh Conspiracy, Hit & Run, The Club for Growth, WILLism, Dispatches from the Culture Wars, Positive Liberty, The Fly Bottle, Crescat Sententia, PrestoPundit, Crime & Federalism, Liberty Corner, Liberty for Sale, To the People, Dave Budge, Eternal Recurrence, Terrible Swift World, Spontaneous Order, SwMo Libertarian, Beltway Blogroll.

Le idee hanno conseguenze

"Da quando il presidente Bush ha avuto il taglio delle tasse che voleva, gli americani hanno ottenuto l'economia che si meritavano". Jerry Bowyer, su National Review Online, spiega perché l'economia a stelle e strisce continua a crescere più in fretta che durante i "fantastici anni" dell'amministrazione Clinton (per non parlare dell'Europa). "Le idee e le politiche hanno conseguenze", commenta Will Franklin su WILLisms. José Piñera, non troppo tempo fa, ci aveva detto qualcosa di molto simile.

Ideas Have Consequences
"Since President Bush got the tax cut he wanted, Americans have gotten the economy they’ve earned"
. Jerry Bowyer, on the National Review Online, explains why American economy is continuing to grow. And faster than during the "amazing years" of Clinton administration (not to talk about Europe). "Ideas and policies have consequences", comments Will Franklin at WILLisms. José Piñera, not too many days ago, told us something very similar.

martedì 6 dicembre 2005

La vera faccia dei Democratici

"L'idea che gli Stati Uniti possano vincere la guerra in Iraq è un'idea semplicemente sbagliata". Finalmente, in una intervista radiofonica concessa ad una emittente di San Diego, il leader democratico Howard Dean dice pubblicamente quello che pensa. E si schiera una volta per tutte dalla parte dei traditori, chiedendo il ritiro immediato della Guardia Nazionale dall'Iraq. Dedicato a chi ancora crede che la sinistra americana sia meglio dei pacifinti nostrani.

The Real Face of DemocRats
"The idea that we're going to win the war in Iraq is an idea which is just plain wrong". These are the exact words used by Democratic National Chairman Howard Dean in an interview on WOAI Radio in San Antonio. Finally, he officially joined the Betrayal Party, asking for the immediate withdrawal of
National Guard and Reserve troops. Dedicated to whoever thinks that the American Left is somehow better than the Italian one.