sabato 23 maggio 2009

mercoledì 20 maggio 2009

L'ultimo sondaggio segreto del PdL

Notapolitica.it





Il cuore del progetto è una rassegna stampa quotidiana, dall’Italia e dall’Estero, divisa in tre aggiornamenti che scandiscono l’intera giornata già dalla mattina, così da potersela gustare con cappuccino e brioche. Poi sono i sondaggi sulle intenzioni di voto italiane, con le cartine che descrivono le tendenze nazionali, regionali e provinciali e con uno spazio dedicato ai sondaggi provenienti dall’estero. Poi ci sono cinque blog tematici: “Memo”, che parlerà di politica a 360 gradi; “Insider”, una vera e propria rubrica di gossip politico; “Global”, il nostro occhio critico sulla politica internazionale; “Business” con i rumors e le analisi sul mondo economico e infine “Leadership”, che racconterà le storie dei leader di oggi e di domani.

Notapolitica.it apre oggi i battenti ma affonda le sue radici nell’idea di un gruppo di amici che hanno provato ad immaginare un modo nuovo di fare informazione su internet in Italia. Prima è stato soltanto una bozza scarabocchiata sul un bloc. Poi, poco alla volta, ha preso forma ed è diventato quello che tutti voi potete sfogliare online.

Il modello a cui ci ispiriamo è l’americanissimo RealClearPolitics. L’obiettivo è quello di diventare il punto di riferimento per i tanti che esplorano la Rete alla ricerca di informazioni sulla politica italiana e mondiale. Il metodo che abbiamo scelto è il solito: buona volontà e tante idee da tradurre in azione.

[Margherita Albertini, Simone Bressan, Riccardo Cursi, Andrea Lenci, Andrea Mancia, Domenico Oliva, Franco Oliva, Francesco Sciotto, Jean Philippe Zito]

cross-posted @ FreedomLand, Il Liberale

martedì 19 maggio 2009

Non chiamatelo disagio sociale

Prima l’assalto dei Cobas al segretario nazionale della Fiom, Gianni Rinaldini. Poi la guerriglia urbana scatenata lunedì dagli “studenti” dell’Onda Anomala (nomen omen) a Torino, replicata – a grande richiesta – ieri. È da qualche giorno, ormai, che le prime pagine dei giornali italiani regalano grande spazio a questi “moti di piazza”, che qualche autorevole commentatore descrive come “sintomo” del malessere sociale che serpeggia nel Paese a causa della crisi economica.

Niente di più falso. E non perché la crisi non ci sia, come suggerisce qualcuno, o sia già passata, come azzarda qualcun altro. Si tratta di un falso perché queste esplosioni di violenza non hanno niente a che vedere con la crisi, o con il malessere sociale che ne consegue. I black block devastavano le capitali d’Europa anche quando il pil del Vecchio Continente cresceva a ritmi sostenuti. E i Cobas di Pomigliano d’Arco si scontravano con la polizia anche quando Fiat non minacciava di chiudere le fabbriche.

La crisi, quella vera, non c’entra con questi gruppi di esagitati che fanno della violenza il proprio modo d’essere e la propria strada verso la visibilità mediatica. La crisi è quella delle famiglie che faticano a pagare il mutuo o che stentano ad arrivare alla fine del mese. È quella delle piccole e medie imprese strangolate da un sistema creditizio obsoleto. Quella dei giovani che non riescono a trovare lavoro o che sono costretti ad accettarne uno sottopagato. Quella dei lavoratori dipendenti con gli stipendi più bassi d’Europa. Utilizzare questa crisi per “spiegare” le violenze di sindacalisti estremisti o studenti anomali non è solo scorretto: è un modo, neppure troppo raffinato, per dipingere queste violenze con una sfumatura di dignità “sociale” che non possiedono e non hanno mai posseduto.

(domani in edicola su Liberal quotidiano)

venerdì 15 maggio 2009

U-Turn/2

Le marce indietro di Obama stanno francamente diventando imbarazzanti. Dopo le fotografie delle “torture”, il presidente adesso ci ripensa anche sui tribunali militari per i sospetti di terrorismo. Li aveva congelati per 120 giorni, in uno dei primi atti ufficiali post-inaugurazione. Adesso, all'improvviso, si rende conto che sono il “male minore”. Proprio come Dick Cheney continua a ripetere da settimane. E come i cittadini americani sanno benissimo. Adesso ci manca solo che sia un presidente repubblicano a chiudere Guantanamo...

U-Turn

Andrew Sullivan, su The Atlantic, parla di «Obama, neocon in chief». Per Jennifer Loven, di Talking Points Memo, si tratta di una «caduta all’indietro verso il bushismo». Secondo Joan McCarter, di DailyKos, è un «voltafaccia sgradevole e probabilmente inutile». E Jane Hamsher, fondatrice di Fire Dog Lake, confida a Chris Cilizza di The Fix (il blog di retroscena politici del Washington Post), che «fin dall’inizio del suo mandato, Barack Obama ha dimostrato un notevole desiderio di occultare i crimini dell’amministrazione Bush, in generale, e i metodi di tortura voluti da Bush, in particolare»...

(Larry Silverbud su L'Occidentale)

mercoledì 13 maggio 2009

L'ultimo complotto della CIA

Secondo il senatore democratico Carl Levin (che, come membro del Senate Intelligence Committee, è stato informato sulle tecniche d'interrogatorio utilizzate con i sospetti terroristi almeno cinque volte, dal 2006 al 2007), sarebbero in corso oscure manovre da parte della CIA per mettere in cattiva luce gli esponenti democratici del Congresso. Convinti dell'esistenza di questo complotto - secondo il quotidiano online The Politico - sarebbero anche Dick Durbin (numero 2 dei democratici al Senato), Dianne Feinstein (presidente dell'Intelligence Committee) e Russ Feingold (anche lui membro della stessa commissione).

Tutto questo, perché il 20 aprile - su richiesta del repubblicano Peter Hoekstra - la CIA (a capo della quale Obama ha da poco nominato Leon Panetta, noto reazionario della right-wing conspiracy...) ha pubblicato un documento di 10 pagine in cui venivano elencati i briefing dal settembre 2002 al marzo 2009 per i membri del Congresso sulle enhanced interrogation techniques. La “prova provata”, insomma, che personaggi come Nancy Pelosi - allora leader della minoranza alla Camera - avevano clamorosamente mentito affermando di essere venuti a conoscenza solo recentemente dell'esistenza del waterboarding.

La CIA è sempre stata all'avanguardia nell'elaborazione di complicate macchinazioni a danno della sinistra, ma adesso ha davvero oltrepassato il limite: pur di mettere in imbarazzo i leader democratici del Congresso, si è azzardata a dire la verità.

lunedì 4 maggio 2009

The (Leftist) Case Against Sotomayor

Con una durissima requisitoria di Jeffrey Rosen contro Sonia Sotomayor, giudice del secondo circuito della Corte d'Appello, inizia su The New Republic (quindicinale di punta dell'intelligencija liberal) una serie di articoli dedicati ai "punti di forza e di debolezza" dei candidati presenti nella shortlist di Obama per sostituire David Souter alla Corte Suprema.