lunedì 31 ottobre 2005

Al fianco di Israele, per la libertà e la democrazia

COMUNICATO STAMPA.
"Tocqueville sottoscrive e partecipa alla fiaccolata che testimonierà, sotto la sede dell’ambasciata iraniana di Roma, la volontà di combattere contro ogni forma di razzismo, di democidio, di totalitarismo. Tocqueville riunisce più di 500 blog di area liberale, conservatrice e riformatrice. La community è nata grazie al supporto della rivista Ideazione. Siamo sinceramente lieti della partecipazione del segretario DS on. Piero Fassino, ma nello stesso tempo esprimiamo gravi preoccupazioni per l’ondata neorazzista anti-israeliana e anti-americana che infanga da troppo tempo molte testate giornalistiche e molti movimenti sedicenti “progressisti” e “pacifisti” di tutto il mondo e dell’Italia. Non abbiamo dimenticato che, al tempo delle stragi della seconda Intifada, c’era chi scriveva sul secondo quotidiano italiano che la “questione ebraica” si sarebbe meglio risolta col “trasferimento degli ebrei” in Africa o Argentina, e disprezziamo il razzismo antiamericano che si respira in ogni articolo di troppa stampa. Ci sentiamo tutti israeliani e siamo al fianco di quel popolo che è stato martoriato in Europa e dall’Europa solo pochi decenni fa, e che oggi vive sotto minacce verbali gravissime e minacce nucleari ancora peggiori. La difesa, la liberazione, la tutela del popolo iraniano e dei cittadini del sud del Mediterraneo, devono passare attraverso la diffusione dei princìpi democratici liberali; la crescita economica di quelle popolazioni sarà possibile solo con una netta cesura delle relazioni pericolose con i loro leader aguzzini".

venerdì 28 ottobre 2005

Best Steyn Ever

Mark Steyn è il miglior editorialista del pianeta. E questo, pubblicato sullo Spectator, è il miglior articolo scritto negli ultimi mesi (non solo da lui). Qui i commenti su FreeRepublic. Di seguito un breve estratto: "[...] Certo, mi piace la politica della distruzione personale come a chiunque altro, e capisco che è passato molto tempo dai giorni gloriosi in cui i democratici riuscirono a fare lo scalpo a Newt Gingrich e al suo effimero successore nel giro di poche settimane. Ma, come ho già detto, uno dei motivi per cui i democratici sono un branco di perdenti, è che sono tutta tattica e niente strategia. Facciamo il caso che riescano a distruggere DeLay, Frist, Libby e un altro paio di nomi che la maggior parte degli americani nemmeno conosce. E poi? Molti analisti dicono che le elezioni del 2006 stanno prendendo la strada di quelle del 1994, quando la rivoluzione di Newt ha sloggiato dal potere la vecchia guardia democratica. È un po’ presto per avventurarsi in previsioni elettorali, ma scommetto che i repubblicani vinceranno sia alla Camera che al Senato. Anche se l’elettorato era disgustato dall’arroganza della corruzione dei democratici, quello del 1994 non è stato solo un impulso a cacciarli fuori. Al contrario, è stato anche un impulso opposto. Agli elettori è piaciuta l’alternativa: un programma conservatore coerente. È possibile che fra un anno gli elettori avranno voglia di cacciare via i repubblicani, ma direi che è quasi del tutto impossibile che abbiano voglia di “cacciare dentro” i democratici. Non ci sono molti collegi in bilico e la maggior parte di quelli che si trovano in Stati blu democratici, stanno diventando, se non ancora rossi, distintamente viola. Il più grande, inamovibile ostacolo per i democratici rimane la loro incapacità di articolare un corpo di idee che sia in sintonia con gli elettori". [trad. di Barbara Mennitti]

Mark Steyn is the best columnist on Earth. And this, published on the Spectator, is the best article written in the last months (non only by him). Here the comments on FreeRepublic. A short excerpt follows: "[...] I enjoy the politics of personal destruction as much as the next chap, and one appreciates that it’s been a long time since the heady days when Dems managed to collect the scalps of both Newt Gingrich and his short-lived successor within a few short weeks. But, as I’ve said before, one reason that the Democratic party is such a bunch of losers is because they’re all tactics and no strategy. Let’s suppose they succeed in destroying DeLay, Frist, Libby and a bunch of other names the majority of Americans aren’t familiar with. Then what? Several analysts are suggesting that the 2006 elections are shaping up like 1994, when Newt’s revolution swept the Democratic old guard from power. It’s a bit early for my reckless election predictions, but I’d bet on the Republicans holding both the House and Senate. Though the electorate was disgusted by the sheer arrogance of Democrat corruption, 1994 wasn’t just a throw-the-bums-out spasm [...]. Au contraire, it was also a throw-the-bums-in election. Voters liked the alternative — a coherent conservative agenda. It’s quite possible that the electorate will have a throw-the-bums-out attitude to the Republicans in 12 months’ time, but I’d say it’s almost completely unfeasible that they’ll be in a mood to throw the Dems in. There are not a lot of competitive Congressional districts and those that are are mostly in Democrat blue states that, if not yet red, are turning distinctly purple. The Dems’ big immovable obstacle remains their inability to articulate a set of ideas that connects with the electorate".

Corte Suprema: tutto da rifare

Harriet Miers getta la spugna e i conservatori (quasi tutti) tirano un sospiro di sollievo. Adesso vedremo se Bush ha capito quanto è pericoloso mettersi contro la propria base. Nella short-list di RealClearPolitics, Camillo sceglie Michael McConnell. A noi non dispiace neppure Michael Luttig. Mentre Nickie Goomba punta su Janice Rogers Brown. In ogni caso, si tratta di tre ottimi candidati.

Harriet Miers gives up and (almost every) Conservative breathes a sigh of relief. Now we'll see if Bush understands how dangerous is it to go against his own electoral base. In RealClearPolitics' short-list, Camillo chooses Michael McConnell. We don't dislike also Michael Luttig. While Nickie Goomba bets on Janice Rogers Brown. In any case, these are three excellent candidates.

MSM: National Review, Washington Post, Fox News, New York Times, The Times, USA Today, Tech Central Station.
Blogosphere: Michelle Malkin, Hugh Hewitt, Instapundit, Patterico's Pontifications, ScotusBlog, Captain's Quarters, The Volokh Conspiracy, The Jawa Report, Newsbusters, Musing Minds, Cao's Blog, Stop the ACLU, Wizbang, The Political Teen, ProfessorBainbridge, Poliblog, Confirm Them, Rhymes with Right, Shot in the Dark, La Shawn Barber, Polipundit, Ankle Biting Pundits, Below the Beltway, Decision '08, California Conservative, Right Wing Nut House, Outside the Beltway, Gall&Wormwood, Conservative Outpost, Point Five, All Things Beautiful, Donkey Stomp.

LuttazziGate/3. The Best of

"Non ci si può lamentare di essere stati censurati se si fa altrettanto alla prima occasione. E’ logica, non politica". (Calamity Jane commentando un post di Robinik)

"Luttazzi ha creduto di spaventare i suoi oppositori con una campagna aerea e dall'alto [...] ma ha fallito: [...] perchè i suoi oppositori, che per caratteristiche operano una sorta di guerriglia (pochi, nascosti, efficaci, intervengono solo quando le condizioni li favoriscono, etc.), non soffrono questo genere di incursioni". (2twins)

"Il famoso comico [...] ha appena aperto un blog; ma guai a dirgli che le cose che scrive non piacciono e sopratutto guai a firmare i post con l'indirizzo del proprio blog. Zut, via, i commenti vengono velocemente cancellati dallo staff del blog (un blog ha uno staff? Bah!). [...] ecco il peggior aspetto della censura: i censurati l'imparano subito". (Francesco Nardi)

"Luttazzi è un uomo con i mezzi, sono certo che l'ordine di selezionare e cancellare alcuni commenti non l'abbia dato lui da Sofia". (Camillo)

"I Troll hanno un nuovo leader [...] E’ sbarcato da poco sulla Rete e crede di essere ancora in televisione, libero di fare il diffamatore senza contraddittorio" (Robinik)

"Mai mettersi contro i gemelli. Mai." (Walking Class)

"Se a Daniele Luttazzi piace la merda sono semplicemente affari suoi, ma se vuole darla a mangiare anche a noi, allora la cosa mi riguarda eccome". (Zigurrat)

"Sorpreso a censurare i commenti dei lettori del suo blog alla sua balzana ricostruzione del Cia-gate, Luttazzi ha accampato più scuse di Kate Moss beccata a sniffare la coca". (No Way)

"Di questo scivolone di Luttazzi temo si sia sentito il botto". (Il blog di Federico)

"Tutto intento a dimostrare gli inciuci americani e i tentativi di coprire gli errori fatti lui censura, fa l'errore, e poi tenta di coprire il maltolto con smentite che non reggono alla prova dei fatti.
Questo si che è giornalismo serio". (L'angolo della politica di JJ)

"Luttazzi ci lancia contro violente invettive del tipo 'Così giovani, già complici dei crimini di Bush'.
Domanda ai lettori: e invece lui che è comunista, quanti crimini ha sulla coscienza?". (Italian Libertarians)

"[...] Resta il fatto che sul tuo post i lettori devono riscostruire i commenti cancellati dalla cache di Google. Forse, le scuse, prima, avresti dovuto farle tu". (Aghenor)

"Luttazzi, comico militante, coprofago per esigenze di scena, presunto martire dell’infame regime berlusconiano, ha indossato i panni dell’agit-prop, nonché – lui sì – del censuratore. Ma non fateglielo mai notare: potrebbe rispondervi, indignato, che siete dei neo-con". (Dall'altra parte)

"Stasera va in onda Rockpolitik, di Adriano Celentano, il difensore di tutti i censurati. KrilliX [...]è certa che tra gli ospiti ci sarà aa, uno dei titolari del blog 2twins, recentemente censurato da Luttazzi. O no?". (Krillix)

"(dalle 10 scuse di Luttazzi per i commenti cancellati sul suo blog) Il mio blog ha le stesse regole del blog di Costa & Ale, basta informarsi prima di commentare". (Watergate2000)

"Evito ulteriori parole, Luttazzi si commenta da solo". (Ingegnerblog)

giovedì 27 ottobre 2005

LuttazziGate/2

Ogni volta che cerca di difendere il cumulo di idiozie scritte sul CIA-gate o le censure esercitate sul suo blog ai danni di chi gli faceva notare i suoi errori, Daniele Luttazzi precipita sempre più velocemente nel ridicolo. Ieri però l'ex comico ha davvero toccato il fondo, arrivando a chiedere le scuse da parte di chi ha avuto l'ardire di metterlo di fronte a qualche brandello di realtà, distraendolo per un attimo dal fantasioso mondo fatto di neocon che gli vivono sotto il letto (importunando le sue bambole gonfiabili). In particolare, Luttazzi è imbufalito con Mattia Feltri, colpevole di aver raccontato la verità su La Stampa e di essere figlio del proprio padre. Come se non bastasse, poi, si tratta di un "giornalista amico del blogger neo-con". Ed è inutile - e i 2twins lo sanno benissimo - cercare di spiegare a questo clown la differenza tra un realista e un neocon. Perché Luttazzi usa il termine come fosse un insulto generico, e ci mette dentro la destra evangelica e il PNAC, il Pentagono e Rocca, Bush e Feltri, Mazinga Z e Donald Rumsfeld. A lui basta che Repubblica e il Manifesto (due giornali imparziali) facciano una "ricostruzione identica" alla sua per sentirsi a posto con la coscienza. I commentatori del suo blog, poi, hanno anche paura di TocqueVille (grazie a Semplicemente Liberale per la segnalazione), che considerano parte della "destra più radicale esistente in Italia, peggio dei forza novisti" e, naturalmente, "servi del potere". Ma bisogna capirli, erano abituati a spadroneggiare nel cyberspazio senza contraddittorio e adesso si ritrovano a fare i conti con "mezzo migliaio di neocon". Per loro deve essere una specie di incubo. Un incubo in cui non possono più approfittarsi impunemente dell'ignoranza altrui. Non sarà qualche patetica arrampicata sugli specchi a salvarlo dal pubblico ludibrio, ma in fondo Luttazzi dovrebbe essere contento: dopo tanti anni, finalmente, è tornato a far ridere qualcuno.

Dettagli e commenti su: 2twins, Robinik, Ingegnerblog, Gino, No Way, Italian Libertarians, Aghenor, Kagliostro, Parbleu!, Oggi, Alef, Dall'altra parte, Il Giulivo (dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei).

*English translation will be available soon*

mercoledì 26 ottobre 2005

Funny Troll

I troll sono una brutta razza, sia nella Terra di Mezzo che su Internet. Ma alcuni di loro, come Saltino, sono davvero spassosi. Il suddetto, leggendo un commento sul suo blog, ha scoperto TocqueVille, ci ha fatto un giretto veloce e - spinto dal disgusto - ha deciso di iscriversi alla Città dei Liberi per farci "passare qualche bel quarto d'ora". Il problema è che il troll ha dichiarato le sue intenzioni pubblicamente e ci è voluto davvero poco per accorgersi del giochino e non dare seguito alla sua iscrizione. Informato del fatto, Saltino ha sfoderato la consueta letteratura sul tema: manganelli, liste di proscrizione, neocon (è un insulto?), schiavi di Berlusconi, e via fantasticando. Se tutti i troll fossero come lui, la vita sulla Rete sarebbe assai più divertente.

*English translation will be available soon*

LuttazziGate

Daniele Luttazzi ha passato gran parte degli ultimi anni a strillare perché gli impediscono di mangiare cacca a spese mie (e vostre) nella tv pubblica. Ma questa terribile censura ordita ai suoi danni dal regime berlusconiano sembra averlo spinto verso un classico caso di transfer freudiano. E il censurato, sbarcato su Internet, è diventato il più orribile (e sciocco) dei censori. A scatenare il "bianchetto" di Luttazzi è stato il clamoroso scivolone sul cosiddetto Cia-Gate di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. Non pago della mastodontica figuraccia smascherata da Christian Rocca, Luttazzi ha pensato di esporsi ancora di più al ridicolo, cancellando dal blog i commenti di chi osava fargli notare gli errori contenuti nella sua fantasiosa ricostruzione (troppi, davvero troppi, perfino per lui) e "bannando" gli ospiti sgraditi (cioè tutti quelli che non la pensano come lui). I primi a cadere sotto la mannaia coprofaga sono i due mitici gemelli del blog 2twins, espulsi dalla Luttazzisfera per avergli consigliato la lettura di un libro diverso da quelli di Marco Travaglio. M&A reagiscono con veemenza, ma intanto la sacra spada di Luttazzi continua a mozzare teste. Jinzo di Italian Libertarians lancia la campagna "Fatti bannare dal bannato", mentre Esteban di Ingegnerblog ricostruisce benissimo tutta la storia e riesce ad attirare l'attenzione dei mainstream media, che per una volta fanno un lavoro decente che porta alla pubblicazione di questo articolo di Mattia Feltri su La Stampa. Interpellato dal giornalista del quotidiano torinese, Luttazzi peggiora la situazione: prima finge di cadere dalle nuvole, poi dà tutta la colpa allo staff che gestisce il suo blog (sic!), infine scivola mestamente nel delirio: "Il primo commento portava l’indicazione del sito Republican party. E’ propaganda politica. L’abbiamo dovuto eliminare e quelli successivi, a cascata, sono scomparsi. Nessuna censura". Quanto pacchiana sia questa menzogna lo spiegano molto bene sul loro blog i 2twins. Noi ci limitiamo a sottoscrivere il commento di Silverlynx sulla vicenda e ci facciamo quattro risate leggendo i post di Watergate2000 e Kagliostro.

*English translation will be available soon*

Double Standard [reloaded]

Ha ragione Geoffrey Dickens su Newsbusters (il fantastico blog del Media Research Center): quando Pat Robertson ha caldeggiato l'assassinio del dittatore venezuelano Hugo Chavez, i media si sono scatenati contro di lui come un branco di lupi, ma quando Al Franken chiede la pena di morte per il presidente Bush (lo ha fatto anche ieri a Today della NBC, dopo averlo fatto da Letterman), le sue battute non provocano alcuno scandalo. Eppure sia Robertson che Franken sono due comici di basso livello.

Geoffrey Dickens is right. As he writes on Newsbusters (the fantastic Media Research Center's blog), when Pat Robertson asked for the United States to think about assassinating the Venezuelan dictator Hugo Chavez, media chased him like a pack of rabid wolves, but when Al Franken "jokes" about the execution of Bush, Rove and Libby (he did it again yesterday on NBC, after Letterman), nobody says anything. That's weird, because Robertson and Franken do the same job: both are low-level comedians.

martedì 25 ottobre 2005

La rivoluzione è online

Finalmente online la sezione sui blog del numero di settembre-ottobre di Ideazione. Oltre al mio Blog, il libero mercato delle idee, già disponibile su Internet da qualche settimana, adesso è possibile leggere gratuitamente anche gli articoli di Barbara Mennitti (TocqueVille, liberi tutti), Giuseppe Granieri (Apologia del network relativamente stupido), Davide Bennato (Una Rete di opinioni pubbliche), Paolo Della Sala (Blog e neo-democrazia. Semiotica del Web), Christian Rocca (I ragazzi in pigiama che stanno cambiando gli Stati Uniti), Enzo Reale (L’altra faccia dell’Europa) e Federico Punzi (Un arsenale per la democrazia). Sempre su Ideazione.com, e sempre di freschissima pubblicazione, gli articoli di Daniele Sfregola (Asia-Pacifico:la leadership australiana), Vittorio Mathieu (Il peccato originale della riunificazione tedesca), Andrea e Mauro Gilli (Il pericolo giallo?) e Paola Liberace (Chi ha paura di Celentano?). Se stasera avete il coraggio di guardare la televisione, invece di leggere Ideazione.com, i vostri disturbi psichici sono più gravi di quello che pensavate.

*English translation will be available soon*

Mezzo garofano per due

"Il simbolo è proprietà del nuovo segretario, che sono io, e attraverso me dei membri del partito". Bobo Craxi non ha dubbi sul futuro del Nuovo Psi. Ma Gianni De Michelis ha un'opinione diversa: "Noi crediamo che un congresso non ci sia neppure stato, quindi tutto rimane come prima". L'1% (scarso) dei voti e due partiti. Solo in Italia i socialisti sono più patetici dei comunisti.

"The symbol goes to the new secretary, which is me, and through me to its members". Bobo Craxi has no doubts about the future of the New Socialist Party. But Gianni De Michelis has a different point of view: "We think that there hasn't ever been a conference, and so everything remains as it was". One percent (barely) of the votes and two parties. Only in Italy socialists are more pathetic than communists.

lunedì 24 ottobre 2005

Quick Sunday Night Round-Up

Al Franken, ospite del Late Show di David Letterman, sfugge alle domande sullo scandalo Air America (il video da Political Teen via The Radio Equalizer) e chiede la pena di morte per Bush, Rove e Libby. Scherzando, ma neppure troppo. Secondo il Washington Times (via Qand0), la Casa Bianca sta pensando ad una exit-strategy per rititare la nomina di Harriet Miers alla Corte Suprema. Intanto, su The Truth Laid Bear, c'è una pagina per scoprire i blogger che si oppongono pubblicamente alla nomina (e i pochi che la sostengono). Per Byron York su NRO (via Nickie Goomba), il support team della Miers è ormai "demoralizzato". Hugh Hewitt non è affatto della stessa opinione. Il Times di Londra (via Independent Sources e Ace of Spades) indaga sul giallo delle accuse Onu alla Siria dopo l'omicidio di Rafik Hariri. Gesù non piace alle scuole pubbliche di New York: i dettagli di un'incredibile storia di intolleranza liberal su Hyscience. Reportage di Michael Yon (dal Weekly Standard via Jawa Report) sul referendum costituzionale in Iraq. Il Washington Post (via Captain's Quarters) si sbarazza di un'altra leggenda urbana sull'uragano Katrina. Migliaia di operai boliviani marciano davanti all'ambasciata americana di La Paz: chiedono meno socialismo e più libero mercato (via Publius Pundit). Intanto, a Parigi, Chavez dice che gli Stati Uniti stanno per invadere il Venezuela (via California Conservative). Bush potrebbe prendere due piccioni con una fava. Su My Vast Right Wing Conspiracy, Beth ha una splendida lista di open trackback: Adam’s Blog, Basil’s Blog, Big Dog, Blue State Conservatives, Cafe Oregano, Cao’s Blog, Jo’s Cafe, MacStansbury, Mudville Gazette, Oblogatory Anecdotes, Outside the Beltway, Publius Rendezvous, Soldiers’ Angel, Stop the ACLU, The Indepundit, The Political Teen, Two Babes and a Brain, Mad Dog Vinnie, Point Five.

Al Franken, guest of David Letterman’s Late Show, avoids answering the questions on Air America’s scandal (video from Political Teen via The Radio Equalizer) and asks for death penalty for Bush, Rove and Libby. Joking, but not that much. According to The Washington Times (via QandO), White House is weighing an exit-strategy to withdraw the nomination of Harriet Miers to the Supreme Court. Meanwhile, on The Truth Laid Bear, there is a page to discover the bloggers that are publicly against the nomination (and the few ones that support it). For Byron York on NRO (via Nickie Goomba), Miers’ support team is by now "demoralized". Hugh Hewitt doesn’t share this opinion at all. London’s Times (via Independent Sources and Ace of Spades) investigates on the mystery about UN charges to Syria after the assassination of Rafik Hariri. New York ‘s public schools don’t like Jesus: the details of an unbelievable story of liberal intolerance on Hyscience. Reportage by Michael Yon (from Weekly Standard via Jawa Report) on constitutional referendum in Iraq. The Washington Post (via Captain's Quarters) gets rid of one more urban legend on hurricane Katrina.Thousands of Bolivian workers march in front of American embassy in La Paz: they ask less socialism and more free market (via Publius Pundit). Meanwhile, in Paris, Chavez says that United States are in the verge of invading Venezuela (via California Conservative). Bush could kill two birds with a stone. On My Vast Right Wing Conspiracy, Beth has a wonderful list of open trackback: Adam’s Blog, Basil’s Blog, Big Dog, Blue State Conservatives, Cafe Oregano, Cao’s Blog, Jo’s Cafe, MacStansbury, Mudville Gazette, Oblogatory Anecdotes, Outside the Beltway, Publius Rendezvous, Soldiers’ Angel, Stop the ACLU, The Indepundit, The Political Teen, Two Babes and a Brain, Mad Dog Vinnie, Point Five.

domenica 23 ottobre 2005

Election Mode/3

Un ringraziamento particolare a Rachel Jurado di A Commonplace Blog, per aver segnalato The Right Nation su AI cont'd, il blog della rivista The American Interest. Siamo onorati per l'attenzione, grazie Rachel!

Special thanks to Rachel Jurado (who blogs at A Commonplace Blog), for writing about The Right Nation on AI cont'd, The American Interest's blog. We are really honored, thanks Rachel!

Caretto, l'incompreso

Così il Corriere della Sera nella prima pagina (taglio basso) di oggi: "Il Ciagate mette a rischio la credibilità della Casa Bianca e quella del New York Times. Lo scandalo, dopo aver costretto alle dimissioni i due strateghi di Bush, potrebbe costare il posto a Judith Miller, la giornalista del quotidiano che scontò 85 giorni di carcere per non aver svelato il nome del suo informatore...". Questo, invece, l'attacco dell'articolo interno sulla vicenda, firmato dal corrispondente Ennio Caretto: "D'improvviso il Ciagate mette a rischio non solo la credibilità della Casa Bianca, ma anche quella del New York Times. Oltre che a Karl Rove e a Lewis Libby, i due strateghi del presidente Bush e del vicepresidente Cheney, lo scandalo potrebbe costare il posto altresì a Judith Miller, la giornalista del quotidiano che...". Per la redazione del Corriere della Sera, insomma, Rove e Libby si sarebbero dimessi senza neppure aspettare le conclusioni dell'inchiesta condotta dal procuratore Patrick Fitzgerald. Uno scoop clamoroso, come lo definisce Camillo, visto che nessun altro giornale al mondo riporta la sensazionale notizia. O forse, più semplicemente, perfino i suoi colleghi a via Solferino hanno smesso di cercare di dare un senso alle corrispondenze di Caretto da Washington. E ormai fanno titoli e sommari senza leggere (con attenzione) i suoi articoli.

So the Corriere della Sera in today’s front page (lower part): "The Ciagate is putting at risk the credibility of both the White House and The New York Times. The scandal, after obliging to resign the two strategists of Bush, could cost the job to Judith Miller, the daily’s journalist that spent 85 days in jail for not having disclosed the name of her informer...". This, on the contrary, the start of the inside article on the event, signed by the correspondent Ennio Caretto: "Suddenly, the Ciagate is putting at risk not only the credibility of the White House, but also that one of The New York Times. In addition to Karl Rove and Lewis Libby, the two strategists of President Bush and Vice-President Cheney, the scandal could cost the job also to Judith Miller, the daily’s journalist that...". For the staff of Corriere della Sera, in short, Rove e Libby resigned without even waiting for the conclusion of the investigation run by attorney Patrick Fitzgerald. A huge scoop, as Camillo, defines it, considering that no other paper in the world gives that sensational news. Or maybe, more simply, even his colleagues in Via Solferino (the street in Milan where Corriere’s headquarters are) gave up trying to give a sense to the Caretto’s reporting from Washington. And now they draft headlines and summaries without reading (with care) his articles.

giovedì 20 ottobre 2005

Coprofilia

Di ciò di cui non si può parlare, diceva il filosofo del linguaggio Ludwig Wittgenstein, è bene tacere. Ma Daniele Luttazzi ha oltrepassato da troppo tempo il confini del ridicolo per mettersi a pensare a queste minuzie. E così ha deciso di spiegare ai lettori del suo blog il caso Plame. Per sua sfortuna, però, Christian Rocca si è imbattuto in questa fantasiosa ricostruzione, spacciata per inchiesta para-giornalistica. E ha scoperto che Luttazzi "non ne azzecca una. Vi giuro, leggetelo, nemmeno una, neanche per sbaglio, zero assoluto. Non mi riferisco, ovviamente, alle battute (che a parte l'ultimissima non fanno ridere), né alle valutazioni politiche (fenomenale quella secondo cui Rove avrebbe mandato a tutti gli evangelici il documentario "Faith"), ma mi riferisco ai fatti riportati (su quelli non riportati, ci metto una pietra sopra)". Segue, su Camillo, un impietoso elenco degli sfondoni. Povero Luttazzi. Prima mangiava merda in televisione. Adesso fa figure di merda su Internet. Da coprofago a coprofilo.

"Whereof one cannot speak, thereof one must be silent", said the philosopher of language Ludwig Wittgenstein. But Daniele Luttazzi crossed the frontier of ridiculous since too long a time to care and think about such trifles. So, he decided to explain to the readers of his blog the Plame’s Case. For his disgrace, however, Christian Rocca met with this fancy reconstruction, sold as a sort of journalistic investigation. And he discovered that Luttazzi "doesn’t make a single guess. I swear, read it, not a single one, not even by a mere chance, absolute zero. Obviously, I am not talking about his witty remarks (which, apart from the latest one, produce no laughs), neither about his political evaluations (phenomenal that one according to which Rove sent to all the evangelists the documentary "Faith"), but I am talking about the facts he brings as an evidence". Follows, in Camillo, a pitiless list of his nonsense. Poor Luzzatti. Once he ate shit in television. Now he shit-talks on the Internet. From coprophagia to coprophilia. *Note for American Readers: Luttazzi really ate (fake) shit on public television. It's not a manner of speaking.

mercoledì 19 ottobre 2005

America, mercato, individuo

Non potevano scegliere un titolo migliore, per la loro prima uscita pubblica, i Riformatori Liberali di Benedetto Della Vedova e Marco Taradash. Sabato, infatti, la "costola destra" dei Radicali si ritroverà a Milano per la manifestazione "America, mercato, individuo", in cui verranno discusse le "politiche radicali, riformatrici e liberali per il governo della CdL". Un programma impegnativo ma senza dubbio stimolante. Tra i relatori, oltre a Della Vedova e Taradash, segnaliamo la presenza di Peppino Calderisi, Carmelo Palma, Raimondo Cubeddu e Arturo Diaconale. Mentre sono previsti (tra gli altri) gli interventi di Alfredo Biondi, Sandro Bondi, Antonio Del Pennino, Dario Fertilio, Ignazio La Russa, Tiziana Maiolo, Cristiana Muscardini, Iuri Maria Prado e Dario Rivolta. Per altre informazioni, basta andare sul sito www.riformatoriliberali.org.

They couldn’t have chosen a better headline for their first public performance. The Riformatori Liberali (Free-Market Reformers*) of Benedetto Della Vedova and Marco Taradash, the “right-wing” of the Radical Party, will meet on Saturday in Milan for the rally "America, mercato, individuo" (America, Market, Individual), in which will be debated the “free-market and civil liberties reform" necessary to the government of the CdL (Casa delle Libertà = Home of Freedoms: the name of the center-right coalition). An engaging program, but really very stimulating. Among the spokesmen, in addition to Della Vedova and Taradash, we point out the presence of Peppino Calderisi, Carmelo Palma, Raimondo Cubeddu and Arturo Diaconale. Among other expected speeches, those of Alfredo Biondi, Sandro Bondi, Antonio Del Pennino, Dario Fertilio, Ignazio La Russa, Tiziana Maiolo, Cristiana Muscardini, Iuri Maria Prado and Dario Rivolta. For further informations just check the website www.riformatoriliberali.org. (*) "Liberale" (not Liberal) is roughly translated with "Free-Market" but a better definition would probably be "Classical Liberal". More on this subject in the next days.

Election Mode/2

Un ringraziamento di cuore (e un benvenuto ai loro lettori) a Richard di Hyscience (e Freedom's Zone), Nickie Goomba e Wesley di Independent Sources.

Many thanks (and welcome to their readers) to Richard at Hyscience (and Freedom's Zone), Nickie Goomba and Wesley at Independent Sources.

martedì 18 ottobre 2005

Il gioco delle aspettative

Fa bene Kagliostro, su Blogs 4 CdL, a lamentarsi del modo con cui molti - nel centrodestra - hanno "sottostimato" l'affluenza potenziale alle primarie dell'Unione. In questi casi, infatti, il giochino è sempre lo stesso: abbassare il più possibile il livello delle aspettative nell'opinione pubblica, per poi gridare al miracolo quando si raggiunge un risultato appena normale. Prima dei confronti televisivi tra Bush e Kerry nel 2004, gli spin-doctor democratici (in crisi d'immagine e consensi) hanno fatto esattamente la stessa operazione. E il sostanziale pareggio tra i due candidati si è trasformato, come d'incanto, in uno schiacciante 3-0 per Kerry. Per completare l'operazione, naturalmente, democratici Usa e sinistra italiana hanno anche avuto bisogno di una cassa di risonanza mediatica capace di assecondare il gioco delle aspettative decrescenti e fare da eco alle entusiastiche dichiarazioni post-evento. Non c'è bisogno di immaginare chissà quali oscuri complotti per rendersi conto che in entrambi i casi i mainstream media sono stati complici di una strategia politica di parte. Ma non c'è neppure bisogno di nascondersi il fatto che, mentre negli Stati Uniti il partito repubblicano è riuscito - in poche ore - ad organizzare una controffensiva efficace (sulle talk radio, su Internet e sui media "alternativi"), in Italia il centrodestra non è ancora riuscito a dotarsi degli strumenti necessari per fronteggiare l'egemonia mediatica della sinistra. Eppure stavolta il materiale a disposizione - la fulminante reazione di Berlusconi ("l'unico modo che hanno per vincere è far votare solo i loro elettori"), le circostanziate accuse di brogli lanciate da Mastella, le psichedeliche dichiarazioni di Prodi sulle primarie americane - era ottimo ed abbondante. Sarà assolutamente necessario fare tesoro di questa esperienza, per farsi trovare meno impreparati la prossima volta.

Kagliostro, on Blogs 4 Cdl, is right to complain about the way many people - within the center-right coalition - underestimated the potential outcome of so-called center-left's primaries. Indeed, in cases like this one the trick is always the same: lower as much as possible the level of expectations among the public opinion, and then shout "miracle!" when you reach a barely normal result. Before Bush-Kerry television debates in 2004, democrat spin-doctors (in trouble with polls) did the same thing. And a substantial draw between the two candidates was magically transformed in a 3-0 win for Kerry. To complete the operation, of course, US Democrats and Italian lefties needed the media echo chamber, to pander the low expectations game and amplify the enthusiastic statements after the event. There is no need to imagine an obscure conspiration to realize that, in both cases, mainstream media were accomplices to a partisan strategy. But we can't hide the fact that in the United States the Republican Party was able, after few hours, to organize an effective counteroffensive (on talk radios, the Internet and alternative media), while in Italy the center-right coalition doesn't have the necessary tools to counter the leftist hegemony on the media. Nevertheless, this time, the stuff to work with was excellent and ample - Berlusconi's immediate reaction ("the only way they can win is when only their voters are allowed to vote"), the Mastella's detailed charges of fraud, Prodi's psychedelic statements about American primaries. It's absolutely necessary to learn from this experience, to be less unprepared next time.

lunedì 17 ottobre 2005

Election Mode

Questo blog, per i prossimi sei mesi, entra in "election mode". E si occuperà quasi esclusivamente della campagna elettorale per le Politiche 2006. Nei prossimi giorni, soprattutto ad uso e consumo dei nostri lettori americani, prepareremo una serie di schede - in italiano ed inglese - per spiegare la politica italiana (gli uomini, i partiti, il sistema elettorale) a chi non l'ha mai seguita con attenzione al di qua e al di là dell'Atlantico. Il nostro, come sempre, non sarà un punto di vista neutrale. The Right Nation sostiene iniziative come Blogs for CdL o Rete delle Libertà, che sono apertamente schierate per il centrodestra. Non abbiamo intenzione di perdere troppo tempo per spiegare i motivi di questa scelta. In realtà ci basta guardare per qualche secondo la faccia di Prodi. E le distanze abissali tra il centrodestra che vogliamo e quello che (putroppo) c'è, saranno allegramente ignorate nei mesi che ci separano dalla consultazione elettorale. E' nostra convinzione profonda che in Italia esista una maggioranza di cittadini che non hanno alcuna intenzione di essere governati da questa sinistra. Questi sei mesi saranno dedicati a loro.

In the next six months this blog will switch to "election mode" and will deal nearly exclusively with the electoral campaign for 2006 italian general elections. In the next days, and in particular for our American readers, we will prepare a series of short profiles - both in Italian and English - to explain Italian politics (people, parties, electoral system) to those who never followed it accurately, both on this and on the other side of the Atlantic. As usual, you won't get a neutral point of view. The Right Nation supports initiatives such as Blogs for CdL or Rete delle libertà, which openly side with the center-right coalition. We don't think we need to explain the reasons of this choice. We only need to look at Prodi's face for a few seconds. And in the following months, we will ignore the enormous gap between the center-right we want and the one we (unfortunately) have. We deeply believe that the majority of Italian citizens do not want to be governed by this left. These next six months will be devoted to them.

La figuraccia di Prodi

In diretta televisiva a SkyTg24 (clicca sulla foto per vedere il video), Romano Prodi ha dichiarato che "i voti delle nostre primarie in un giorno sono superiori a quelli che negli Stati Uniti partecipano alle primarie in un intero anno". Daw dimostra come il professore non sia neppure capace di fare le addizioni.

Quattro milioni [errata corrige]

"Pagati quattro milioni di euro per il riscatto delle due Simone"
Quattro milioni di occupati con l'alfabetizzazione informatica
Pakistan: quattro milioni di senzatetto
Quattro milioni di vite salvate se l'Africa...
Quattro milioni di mele contro la sclerosi
Sono più di quattro milioni gli utenti dell'home banking
Affaroni! Quattro milioni per un corano e due ingrate
Patentino: tagliati oltre quattro milioni di punti
Quattro milioni di persone sieropositive in Sudafrica
Palazzetto da quattro milioni
Quattro milioni per la televisione digitale
Quattro milioni per gli occhiali di Verdi
1796: Genova pagò quattro milioni di lire alla Francia

Lineamenti di filosofia politica

Machiavelli, Nietzsche, Strauss, Platone, Aristotele, Tocqueville. Wind Rose Hotel ha la pazienza necessaria per spiegare qualcosa sui rapporti tra stato e religione che molti fanno finta di non voler capire.

Tre milioni

Tre milioni di utenti per Blackberry
Peugeot 206: tre milioni di successi
Alpi: tre milioni di peppole tutte assieme
Tre milioni di canzoni?
Guatemala, tre milioni di persone colpite da Stan
Etiopia: malnutriti tre milioni di bambini
La malaria fa ancora tre milioni di morti l'anno
Tre: superati i tre milioni di clienti
Se tre milioni vi sembran pochi
A Roma tre milioni di padri e di figli
Carestia minaccia tre milioni di camerunensi
Tre milioni di ore a settimana donate dal volontariato

sabato 15 ottobre 2005

Quel lungo spot per il centrodestra

Se strateghi e comunicatori della CdL si fossero messi d'impegno, unendo i loro sforzi per produrre un documentario contro la sinistra italiana da trasmettere durante la campagna elettorale, non avrebbero mai potuto produrre qualcosa di più devastante di questa puntata di "Alice". Il video della trasmissione su RaiClick, i commenti di Daw, Il Castello, Il sorvegliato speciale, Star Sailor, MillenniumPhoenix, LaRadice, Mellone, Liberali per Israele, Ordine Generale, Orpheus.

giovedì 13 ottobre 2005

Happy Birthday, Maggie

Standing in the middle of the road is very dangerous; you get knocked down by the traffic from both sides.
---
We want a society where people are free to make choices, to make mistakes, to be generous and compassionate. This is what we mean by a moral society; not a society where the state is responsible for everything, and no one is responsible for the state.
---
There is no such thing as Society. There are individual men and women, and there are families.
---
All attempts to destroy democracy by terrorism will fail. It must be business as usual.
---
The desire to win is born in most of us. The will to win is a matter of training. The manner of winning is a matter of honour.
---
Europe was created by history. America was created by philosophy.

mercoledì 12 ottobre 2005

L'influenza del pollo


Reduce dal Seminario Mises di Sestri Levante, organizzato superbamente dagli amici dell'Istituto Bruno Leoni, il titolare del blog si è preso un'influenza da pollo. Del resto me lo avevano detto che conoscere José Piñera sarebbe stata un'esperienza devastante. Nei prossimi giorni, su questi schermi, un'anticipazione dell'intervista all'economista cileno che sarà pubblicata sul numero di gennaio-febbraio di Ideazione.

giovedì 6 ottobre 2005

La sfida della Libertà

"Le ragioni che portarono gli elettori italiani a scegliere in maggioranza le coalizioni di Centrodestra nel 1994 e, di nuovo, nel 2001 non sono venute meno. E’ la sfida della libertà che all’inizio degli anni ’90 scosse, prima nei referendum e poi nel voto elettorale, le fondamenta di un sistema politico che si era ripiegato su se stesso, inadeguato alle sfide del futuro, ed oramai incapace di trasformazione. E’ la sfida della libertà che impedì agli eredi del comunismo e del fallimento politico, economico e morale della prima Repubblica, riuniti sotto le insegne del Centrosinistra, di perseverare nel malgoverno e nell’uso politico della giustizia. E’ la sfida della libertà che oggi anima le speranze e le ragioni di milioni di italiane e italiani, pur dopo anni difficili, a livello nazionale e internazionale, segnati tanto da delusioni quanto da faticosi progressi". I Riformatori Liberali di Della Vedova e Taradash scendono in campo con la CdL. Il vento sta cambiando?

martedì 4 ottobre 2005

Conspiracy Theories for Dummies.
TocqueVille tra mito e realtà

(Attenzione, post molto lungo!)
Ieri Enzo Reale, di 1972, ha toccato un nervo scoperto. Criticando uno psichedelico thread di commenti a questo post sul blog di Rolli, Enzo ha scritto: "Rolli è brava ma di TocqueVille non ha capito molto. Di solito lei si documenta ma stavolta ha deciso di fidarsi ad occhi chiusi. E ha preso una cantonata". Il post di 1972 ha provocato una reazione durissima da parte dell'interessata, che in pratica gli ha dato del mafioso ("baciamo le mani a vossia"), dell'appartenente a un "branco" e dell'intellettualmente disonesto. Ma cos'era accaduto prima? Cosa aveva scatenato questo botta-e-risposta tra due blog che a prima vista sembrano amici e che si scambiano i link in bella evidenza nei loro blogroll? Facciamo un passo indietro.

Una decina di giorni fa Dacia Valent, ex parlamentare europea e titolare di un interessante blog che ondeggia tra il fiancheggiamento del terrorismo islamico e il cabaret surrealista (il link ve lo trovate da soli, se proprio vi interessa), ha pubblicato alcuni stralci delle email che quotidianamente i volontari che si occupano dell'aggregazione dei post per TocqueVille si scambiano via mailing-list, per organizzare i turni di lavoro e chiacchierare (tra le giustificate proteste di chi odia lo spam) della vita, l'universo e tutto quanto. La suddetta ex parlamentare aveva avuto accesso alle mail grazie ad un fastidioso bug del nostro software di webmail, che le ha permesso di risalire al testo delle missive dai referral del proprio blog. La signora ha fatto un paio di copia&incolla, scegliendo le parti della conversazione che le sembravano più inquietanti (dal suo punto di vista, naturalmente) e concentrandosi su uno scambio di opinioni, con annessa votazione interna, che si occupava di una questione vecchia come TocqueVille e che è stata affrontata più volte, in pubblico e in privato, nella mailing-list e nei blog dei nostri cittadini: quali sono i confini della Città dei Liberi? O, per dirla più chiaramente: quali sono i criteri da utilizzare per stabilire se accettare (o meno) l'iscrizione di un blog a TocqueVille?

Ai cittadini della prima ora di TocqueVille non va certo spiegato niente. Questo speciale di Ideazione.com è online da più di sei mesi, segnalato sulla homepage di TV fin dal giorno della sua nascita ufficiale. TocqueVille è un progetto di lungo periodo, non legato a nessun partito o coalizione di partiti, che si propone di dare forza, massa critica e visibilità a blog politici e d'informazione che, a spanne, vanno dalla destra (esclusa quella neo(?)fascista) alla sinistra riformista, passando per tutto quello che c'è in mezzo: liberali, neocon, theocon, paleocon, liberisti, libertari, cat-lib, radicali, centristi e, appunto, un manipolo di riformisti che non ha paura del diavolo americano. Il riferimento culturale, esplicito, è al fusionismo statunitense post-Goldwater, che riuscì ad ospitare sotto la sua big-tent una varietà impressionante di posizioni (social conservatives, fiscal conservatives, libertarians, foreign-policy hawks, ecc.) apparentemente inconciliabili tra di loro. E il fatto che l'aggregazione sia stata promossa e realizzata da Ideazione, una "rivista di cultura politica di area liberale e conservatrice", non dovrebbe lasciare alcuno spazio per gli equivoci. Almeno a chi è in buona fede.

Con il passare del tempo, però, e la sempre maggiore visibilità ottenuta nella blogosfera, sono arrivati alle porte di TocqueVille anche blog che con questo progetto non avevano niente a che fare. Qualcuno in malafede, nel più lineare troll-style che contraddistingue sempre più spesso la blogosfera. Qualcun altro semplicemente per disattenzione, poca informazione o desiderio di aumentare la propria base di lettori. Per questo motivo, da un paio di settimane, sulla homepage di TocqueVille campeggia un disclaimer inequivocabile, che nessuno può far finta di ignorare. I nostri confini sono larghi ma non infiniti. Per chi predica l'odio razziale o chi pensa che l'11 settembre sia stata una montatura degli americani, nella nostra Città non c'è spazio.

Ora, le "intercettazioni" della signora Valent nella mailing list degli aggregatori sono arrivate proprio mentre si discuteva della necessità di inserire il disclaimer in homepage e di iniziare a rifiutare l'iscrizione di blog palesemente incompatibili con lo spirito che ha dato vita a TocqueVille. E magari iniziare a cancellare qualcuno degli iscritti più imbarazzanti, anche per rispondere alle numerose richieste arrivate in merito dai cittadini stessi. Immaginate un gruppo di amici che lavorano insieme da alcuni mesi, esplorando più di 400 blog ogni giorno per garantire (spesso con successo) una homepage all'altezza e una visibilità distribuita uniformemente a tutti gli iscritti. Immaginate che questa decina abbondante di "redattori" sia una sorta di riproduzione in scala della Città dei Liberi, con il liberale-e-basta, il filoamericano duro e puro, il destrorso law&order, il radicale anti-clericale schifato dalla CdL, il radicale che non vuole finire con Bertinotti, il cattolico liberale pro-life, l'attivista per l'esportazione della democrazia, il neocone, il teocone, il cone-a-tutti-i-costi e il riformista di sinistra che appoggia la war on terror. Immaginate il tenore delle mail che questi redattori possono scambiarsi e la miriade di doppi-sensi, battute e frecciatine che scivolano placidamente nel Cyberspazio, pur discutendo di un argomento serio, anzi serissimo, come quello dei confini di TocqueVille. Immaginate il cattolico che sfotte il radicale sugli ultimi referendum e per ritorsione viene tacciato di essere un chierichetto. Immaginate tutto questo e avrete una rappresentazione verosimile del tono con cui questo dibattito è stato condotto nella mailing-list dagli aggregatori.

Con uno sforzo ulteriore, immaginate una brigadiera della IADL (la signora Valent) che legge queste "intercettazioni" e si costruisce un mondo immaginario fatto di "epurazioni staliniste" e "angherie fasciste", in cui un "auto-eletto gruppo dirigente" si diverte a far "rotolare teste" a casaccio, tanto per ammazzare il tempo. Lo "scoop" dà vita ad un lunghissimo thread di commenti (il link cercatevelo da soli), in cui i diretti interessati, chiamati in causa con nome e cognome, cercano di ristabilire la realtà dei fatti in mezzo a tanta letteratura fantastica. Naturalmente la discussione degenera presto, anche se vengono alla luce bizzarre affinità elettive tra una parte degli aggregatori e la suddetta brigadiera. Misteri della Rete :)

Intanto, un soldato semplice della IADL, tra l'altro collaboratore del Nazifesto, si getta a capofitto sulla vicenda e, non essendo stato dotato dalla natura dello strampalato sense of humour della signora Valent, parla degli aggregatori di TocqueVille come dei componenti di una "setta", che si sono assegnati "titoli riconducibili alla tradizione religiosa o templare, che confidano nella magia bianca e nera" e che "stavano tramando per costituire dei Comitati di Epurazione degli Indesiderabili". All'improvviso, insomma, i "simpatici ed agghiaccianti rimbambiti" di cui parla la Valent si trasformano in una struttura segreta che si ispira "alla peggiore tradizione stalinista-kimilsunguista-polpotista, gettando di fatto le basi per un clima simile a quello che regnò in Francia negli anni del Terrore e a Saigon dopo l'ingresso dei Khmer Rossi". Un capolavoro di comicità dadaista che resterà per sempre nei nostri cuori.

Ma cosa c'entra Rolli, direte voi? E la sua risposta acida alle osservazioni di 1972? Qui le cose si fanno più complicate. Perché se certe cose uno se le aspetta, anzi quasi le pretende, da persone che vivono in un altro pianeta, quando le stesse incredibili accuse ti vengono rivolte dai tuoi "vicini", da chi spesso ha condotto le tue stesse battaglie, allora la faccenda diventa più triste. E l'incomprensione più dolorosa. Nei commenti di un post che dava del "talebano" a Giuliano Ferrara, Rolli ha risposto ad un suo lettore (cittadino di TocqueVille) che gli chiedeva come mai il nick di uno degli aggregatori di TocqueVille fosse considerato "questionable content" sul suo blog. Da quel momento in poi, con una dimostrazione feroce di "geometrica potenza", Rolli ha prima apostrofato l'aggregatore in questione con espressioni come "bifolco", "cafone" e "neocon asservito alla Chiesa e alla Cdl". Poi ha citato lo "scoop" della Valent come prova inequivocabile che "in TocqueVille si epurano le persone con sistemi da santa inquisizione", parlando di "magnifica attività maccartista" e compiacendosi di non aver aderito al progetto nei giorni della sua nascita, quando aveva - cortesemente ma fermamente - rifiutato di essere coinvolta in prima persona.

La fonte delle affermazioni di Rolli, è bene ricordarlo, era ed è unicamente il blog di Dacia Valent. Non c'è stato alcun tentativo di verifica, controllo o richiesta di spiegazioni, malgrado i nomi chiamati in causa fossero pubblici e riportati integralmente nello "scoop" della brigadiera. Eppure Rolli, di fronte alle rimostranze di chi (come il sottoscritto) cercava di riportare la discussione sul terreno della realtà, abbandonando quello della fiction da quattro soldi, ha proseguito imperterrita come un panzer tedesco davanti al Belgio. E ha tirato dritto. In rapida successione ha accusato TocqueVille (aggregatori, cittadini e semplici passanti, lei non fa troppe distinzioni) delle attività più nefande. Ecco una piccola selezione del Rolli-pensiero: "chi non contesta [questi metodi è da] assimilare al giudizio su chi li utilizza", "e quando avevano aggregato cani e porci senza nemmeno chiedere il permesso?", "roba da stalinisti-nazisti", "sottospecie di polizia maccartista", "sono stupita che nessuno abbia alzato la voce per protestare pubblicamente", "loro che sottobanco complottano su blog non abbastanza neoconi","sistemi illiberali e schifosetti", "manipolo di bugiardelli che giocano al piccolo massone", "nelle dittature [...] le critiche dell'avversario vengono sotterrate con la scusa che l'avversario è stronzo", "inquisizione sotterranea", "è inutile che io sprechi parole, il concetto vedo che vi è totalmente astruso", "avendo a mio tempo difeso TV mettendoci la mia faccia, intendo oggi prenderne le distanze, visti gli sviluppi summenzionati", "io continuo a fare l'educata, per l'ultima volta, poi ve ne filate affan...", "sono fiera di non aver aderito al progetto, vista la situazione", "consiglierei di lavare il cappuccio bianco per la prossima cerimonia", " i magnifici dieci giocano agli epuratori contro i loro stessi iscritti", "roba degna da ghenga del Circeo", "dimostrazione della falsità e della pretestuosità vile degli argomenti", "il picciotto del post qui sopra", "prassi censoria che io definirei anche un tantinello paranoica di una manciata di velleitari con manie di grandezza preoccupanti", "dieci piccoli indiani che vogliono imitare i massoni", "questi geni che hanno mentito pubblicamente", "'ste schifezze non le ho mai viste". Il tutto in rigoroso ordine cronologico, interrotto solamente dalle reazioni sdegnate di alcuni aggregatori di TocqueVille, dallo sbigottimento generale di cittadini e passanti e da una comparsata occasionale, ma gustosa, della brigadiera Valent (che intanto nel suo blog definisce Rolli "una con le ovaie"). A questa interminabile serie di insulti, basata sul nulla cosmico, Enzo ha risposto con educazione. E Rolli ha ribattuto come sappiamo.

Questo, né più né meno, è quello che è successo negli ultimi giorni. E questo post vuole essere un contributo, rivolto ai cittadini e ai lettori di TocqueVille, che non hanno il carattere, il tempo o la voglia di perdersi tra le interminabili guerre tra bande che pullulano nella blogosfera, leggendo milioni di parole inutili per scovare un brandello di verità. Guerre che a volte producono alleanze insospettabili e la fine di rapporti di amicizia (anche se virtuale). Ma questa è la vita, soprattutto su Internet, e tutti - prima o poi - dobbiamo farcene una ragione.

Passata la bufera, ma che dico... la fastidiosa pioggerellina, la Città dei Liberi si troverà - nei prossimi giorni - di fronte ad alcune novità formali e sostanziali. Disegnate per rispondere con più efficacia alle sfide che ci attendono. Un forum aperto a tutti gli iscritti verrà presto messo online, allo scopo di favorire, anche al di fuori dei commenti nei singoli blog, la discussione tra i cittadini per le scelte che riguardano l'intera comunità. Verranno anche rese pubbliche le esatte modalità di selezione ed aggregazione dei post (soprattutto nella homepage) e il nome dei volontari che cedono, a turno, una parte del loro tempo per dare vita alla nostra splendida Città. Si tratta di un lavoro oscuro, e non sempre gratificante (specialmente in giorni come questi), ma senza il quale TocqueVille si limiterebbe ad essere il solito aggregatore senz'anima destinato a durare lo spazio di uno starnuto. Saranno anche ampliati i suggerimenti già dati qui, per facilitare il compito degli aggregatori e ridurre i margini di errore umano. Infine, tanto per non farci mancare niente, la redazione di TocqueVille provvederà ad un necessario lavoro di sfoltimento della lista dei cittadini, eliminando i "non-blog" (la maggior parte di essi, almeno), i blog inesistenti o abbandonati e quelli che si richiamano a valori e metodi incompatibili con lo spirito del nostro progetto. Non c'è nessuna volontà di censurare alcunché, e la comunicazione della cancellazione dalla lista dei cittadini sarà pubblica e motivata. La blogosfera è grande e c'è spazio per tutti, ma TocqueVille ha una sua origine e una sua storia che vanno rispettate e difese.

La strada davanti a noi è ancora lunga. E non sarà qualche cacca pestata durante il tragitto a fermarci. Scusate per l'enormità del post. Un abbraccio sincero :)

Andrea Mancia
(mancia@ideazione.com)

lunedì 3 ottobre 2005

Elezioni: l'arma segreta della destra

La guida interattiva di Sky lo descrive così: "Un affilato monologo di Luttazzi la cui satira racconta vizi e virtù degli italiani, il sesso, l'informazione, la politica, la religione e molto altro ancora". In realtà, Bollito misto con mostarda, trasmesso con insistenza da Canal Jimmy (canale 140) negli ultimi mesi e che finalmente ieri notte abbiamo avuto la sfrontatezza di seguire fino al termine, è forse il punto più basso raggiunto dalla satira italiana negli anni post-Tangentopoli. E si trattava di un traguardo difficile da raggiungere. Come nel caso della prima, ultima e mitica puntata di Raiot di Sabina Guzzanti (naturalmente fuori concorso perché rinunciò in partenza a tentare di far ridere), lo spettacolo di Luttazzi non può neppure essere considerato satira in senso stretto, almeno se ci fidiamo del dizionario online De Mauro (sàtira s.f.: scritto, spettacolo o anche comportamento, discorso e sim., che mette in ridicolo comportamenti o concezioni altrui). Proprio come la Guzzanti, infatti, Luttazzi mette in ridicolo soprattutto se stesso, con uno show senza né capo né coda che fa pagare a caro prezzo quelle quattro risate stiracchiate che l'autore concede al proprio pubblico copiando e involgarendo fino al parossismo il Woody Allen dei primi anni Ottanta. Lo spettacolo, oltre a trovare ospitalità sul bouquet satellitare di Rupert Murdoch, è stato prontamente rilanciato da Feltrinelli con un libro-dvd che raccoglie il testo della serata organizzata nell’aprile 2005 all’Auditorium di Roma.

Non sappiamo se l'iniziativa editoriale stia avendo il successo che merita, ma il libro andrebbe distribuito obbligatoriamente nei licei e nelle università, mentre il dvd andrebbe trasmesso in prima serata sulle reti pubbliche e private controllate da Berlusconi. Se un fantomatico Karl Rove della CdL riuscisse a ridurre ad un format digeribile (anche dalle persone senza disturbi mentali) le due ore abbondanti di frenetici balbettamenti, insulti gratuiti e recriminazioni personali che lo compongono, lo show di Luttazzi potrebbe diventare un formidabile strumento di propaganda elettorale per il centrodestra. Vedere (o leggere) Luttazzi che minimizza l'11 settembre raccontando una fellatio immaginaria o che sintetizza secoli di dibattito politologico con un peto ("per la sinistra, la politica è partecipazione; per la destra, la politica è controllo"), potrebbe diventare un manifesto permanente per ritrovare l'unità tra tutte le componenti della CdL, far tornare a casa i radicali di Pannella, puntare al voto dei centristi, dei rutelliani, dei riformisti diessini e perfino di qualche comunista o disobbediente non lobotomizzato (va bene, questo è un paradosso). Per raggiungere più pubblico possibile, le parti in cui Luttazzi parla di politica internazionale scavalcando a sinistra Michael Moore, girandogli intorno e riscavalcandolo a destra andrebbero sintetizzate e stampate in una serie di volantini, da diffondere a tappeto in tutti i collegi in bilico fino all'ultimo giorno utile di campagna elettorale. Se la CdL avesse un database di potenziali swing-voter, questi elettori ancora incerti andrebbero perseguitati per mesi e bombardati 24 ore su 24 con gli spezzoni dello spettacolo che commentano gli ultimi episodi della vita parlamentare italiana con uno stile che è un misto tra Dan Rather e Maurizia Paradiso.

Altro che censura! Sarebbe nell'interesse generale del paese elaborare una manovra-bis (e tris) solo per recuperare i fondi sufficienti per garantire una copertura totale del territorio nazionale e poi scaricare tonnellate di carta e dvd sulle popolazioni inermi. Sei mesi di Luttazzi, in dosi massicce, garantirebbero alla destra italiana il controllo del paese per almeno un paio di legislature. Dieci lunghi anni di governo senza opposizione, per fare la rivoluzione liberale, riscrivere la Costituzione sotto la dettatura della Mont Pelerin Society e mettere fuori legge coop rosse, sindacati e magistratura inquirente. Il tutto fra ali di folla festante. Leggete, guardate e poi fotocopiate, videoregistrate, scaricate e diffondete su Internet anche voi Luttazzi. In gioco c'è il futuro della nazione.

sabato 1 ottobre 2005

Townhall 2.0

Tempo di restyling - non solo formale - per Townhall.com, dal 1995 la casa della destra americana sul Web. E le prime reazioni della blogosfera, tutte positive, sono arrivate da The Corner, Wizbang!, The Club for Growth e Polipundit. Nato più di un decennio fa da un'intuizione della Heritage Foundation, Townhall è oggi il più visitato ed autorevole tra i siti che garantiscono un flusso quotidiano di notizie e commenti di impronta conservatrice. Se nel 1998 le organizzazioni virtualmente ospitate da Townhall erano una trentina, oggi hanno abbondantemente superato il centinaio. E se non vi bastano i suoi due blog (il mitico C-Log e il nuovo Capitol Report), l'incredibile serie di news divise per argomenti e la sezione dedicata all'attivismo politico, ci sono sempre gli oltre 170 editorialisti scelti da Townhall tra le firme più prestigiose della Right Nation. Per citare solo qualcuno tra i nomi più celebri: Ann Coulter, Brent Bozell, Charles Krauthammer, David Horowitz, Debra Saunders, Edwin J. Feulner, George Will, Jack Kemp, Joe Scarborough, Jonah Goldberg, Kathleen Parker, Marvin Olasky, Michael Barone, Michelle Malkin, Oliver North, Rebecca Hagelin, Rich Lowry, Robert Novak, William F. Buckley. Se trovate qualcosa di meglio in giro, probabilmente siete capitati su questo blog per caso.

It's restyling-time (and not only an exterior one) for Townhall.com: since 1995, the home of American Conservatives on the Web. First reactions from the blogosphere (all positive ones) arrived at The Corner, Wizbang!, The Club for Growth and Polipundit. Born more than a decade ago, thanks to a Heritage Foundation's intuition, Townhall is the most authoritative and largest website in the world for conservative news and opinion. In 1998, the organizations virtually hosted by Townhall were around thirty. Nowadays they're well above one hundred. And if it's not enough for you to have two blogs (the legendary C-Log and the newborn Capitol Report), an incredibile amount of news arranged by issue and the "action" section, there are over 170 contributors choosen by Townhall among the best columnists of the Right Nation. Just to mention some of the most renowned ones: Ann Coulter, Brent Bozell, Charles Krauthammer, David Horowitz, Debra Saunders, Edwin J. Feulner, George Will, Jack Kemp, Joe Scarborough, Jonah Goldberg, Kathleen Parker, Marvin Olasky, Michael Barone, Michelle Malkin, Oliver North, Rebecca Hagelin, Rich Lowry, Robert Novak, William F. Buckley. If you find something better around, you're probably reading this blog by accident.