La guida interattiva di Sky lo descrive così: "Un affilato monologo di Luttazzi la cui satira racconta vizi e virtù degli italiani, il sesso, l'informazione, la politica, la religione e molto altro ancora". In realtà, Bollito misto con mostarda, trasmesso con insistenza da Canal Jimmy (canale 140) negli ultimi mesi e che finalmente ieri notte abbiamo avuto la sfrontatezza di seguire fino al termine, è forse il punto più basso raggiunto dalla satira italiana negli anni post-Tangentopoli. E si trattava di un traguardo difficile da raggiungere. Come nel caso della prima, ultima e mitica puntata di Raiot di Sabina Guzzanti (naturalmente fuori concorso perché rinunciò in partenza a tentare di far ridere), lo spettacolo di Luttazzi non può neppure essere considerato satira in senso stretto, almeno se ci fidiamo del dizionario online De Mauro (sàtira s.f.: scritto, spettacolo o anche comportamento, discorso e sim., che mette in ridicolo comportamenti o concezioni altrui). Proprio come la Guzzanti, infatti, Luttazzi mette in ridicolo soprattutto se stesso, con uno show senza né capo né coda che fa pagare a caro prezzo quelle quattro risate stiracchiate che l'autore concede al proprio pubblico copiando e involgarendo fino al parossismo il Woody Allen dei primi anni Ottanta. Lo spettacolo, oltre a trovare ospitalità sul bouquet satellitare di Rupert Murdoch, è stato prontamente rilanciato da Feltrinelli con un libro-dvd che raccoglie il testo della serata organizzata nell’aprile 2005 all’Auditorium di Roma.
Non sappiamo se l'iniziativa editoriale stia avendo il successo che merita, ma il libro andrebbe distribuito obbligatoriamente nei licei e nelle università, mentre il dvd andrebbe trasmesso in prima serata sulle reti pubbliche e private controllate da Berlusconi. Se un fantomatico Karl Rove della CdL riuscisse a ridurre ad un format digeribile (anche dalle persone senza disturbi mentali) le due ore abbondanti di frenetici balbettamenti, insulti gratuiti e recriminazioni personali che lo compongono, lo show di Luttazzi potrebbe diventare un formidabile strumento di propaganda elettorale per il centrodestra. Vedere (o leggere) Luttazzi che minimizza l'11 settembre raccontando una fellatio immaginaria o che sintetizza secoli di dibattito politologico con un peto ("per la sinistra, la politica è partecipazione; per la destra, la politica è controllo"), potrebbe diventare un manifesto permanente per ritrovare l'unità tra tutte le componenti della CdL, far tornare a casa i radicali di Pannella, puntare al voto dei centristi, dei rutelliani, dei riformisti diessini e perfino di qualche comunista o disobbediente non lobotomizzato (va bene, questo è un paradosso). Per raggiungere più pubblico possibile, le parti in cui Luttazzi parla di politica internazionale scavalcando a sinistra Michael Moore, girandogli intorno e riscavalcandolo a destra andrebbero sintetizzate e stampate in una serie di volantini, da diffondere a tappeto in tutti i collegi in bilico fino all'ultimo giorno utile di campagna elettorale. Se la CdL avesse un database di potenziali swing-voter, questi elettori ancora incerti andrebbero perseguitati per mesi e bombardati 24 ore su 24 con gli spezzoni dello spettacolo che commentano gli ultimi episodi della vita parlamentare italiana con uno stile che è un misto tra Dan Rather e Maurizia Paradiso.
Altro che censura! Sarebbe nell'interesse generale del paese elaborare una manovra-bis (e tris) solo per recuperare i fondi sufficienti per garantire una copertura totale del territorio nazionale e poi scaricare tonnellate di carta e dvd sulle popolazioni inermi. Sei mesi di Luttazzi, in dosi massicce, garantirebbero alla destra italiana il controllo del paese per almeno un paio di legislature. Dieci lunghi anni di governo senza opposizione, per fare la rivoluzione liberale, riscrivere la Costituzione sotto la dettatura della Mont Pelerin Society e mettere fuori legge coop rosse, sindacati e magistratura inquirente. Il tutto fra ali di folla festante. Leggete, guardate e poi fotocopiate, videoregistrate, scaricate e diffondete su Internet anche voi Luttazzi. In gioco c'è il futuro della nazione.
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