martedì 28 dicembre 2004

Letture di fine anno.

Coddling Kofi Annan
Robert Novak, Chicago Sun-Times
A Chance to Fix the UN Security Council?
Jon Kyl, Realclear Politics
From America With Love
John Fund, Wall Street Journal
Humbly Welcome This New Citizen
Bill O'Reilly, New York Daily News
Stop Doubting Thomas
Jonathan Turley, Los Angeles Times
GOP Weighs Next Step After Recount
Keith Ervin, Seattle Times
The Millennium War
Austin Bay, Weekly Standard
Blame The New Yorker
Walter Kirn, New York Times
Catastrophes and Their Cures
Glenn Harlan Reynolds, Tech Central Station
The Long Tail
Chris Anderson, Wired
The Year Of Blogging Dangerously
Edward B. Driscoll Jr., Tech Central Station
Statesmen for these Times
Martin Gilbert, The Observer
Plenty of Work Ahead
Rich Tucker, Townhall.com
The McGovern Syndrome: A Surrender is not a Peace
David Horowitz, Townhall.com
A Dominant GOP? How So?
Scott Turow, Washington Post
Presumed Ignorant
Patrick Ruffini
The New Status Quo
Michael Barone, Townhall.com
Polygamy? It makes good tax sense
Mark Steyn, Daily Telegraph
Holiday Reading 2004
Weekly Standard

domenica 26 dicembre 2004

Uncommon Knowledge.

Una decina di giorni fa, uno dei nostri blog italiani preferiti - "I love America" - ha segnalato una serie di interessanti link a "programmi audio in inglese che offrono contemporaneamente la trascrizione dei testi". [Link] Non è soltanto un eccellente metodo per imparare l'inglese (o migliorarlo), ma anche un'occasione per ascoltare (e leggere) alcune interessanti trasmissioni del tutto sconosciute in Italia, come quelle di "Uncommon Knowledge", un programma televisivo della Hoover Institution in cui "massimi esperti dibattono temi di attualità e il tutto è accompagnato dalla trascrizione parola per parola da leggere mentre si ascolta". [Link] Tutto l'archivio di Uncommon Knowledge è imperdibile, ma tra i programmi più recenti segnaliamo la doppia intervista di Peter Robinson a Clark Judge (speechwriter di Ronald Reagan e direttore del "writers group" della Casa Bianca) e John Micklethwait (giornalista dell'Economist e co-autore di "The Right Nation: Conservative Power in America", di prossima pubblicazione anche in Italia per Mondadori). [Link] Non presente tra i link segnalati da "I love America", ma altrettanto irrinunciabile, è il sito di Rush Limbaugh - il conduttore radiofonico più odiato dai liberal - che ogni giorno pubblica on-line qualche gustoso stralcio (audio e testo) della trasmissione che ha rivoluzionato i talk-show politici statunitensi. [Link]

sabato 25 dicembre 2004

Letture di Santo Stefano.

The Struggle for the Middle East
Reuel Marc Gerecht, Weekly Standard
Grand Strategy in the Second Term
John Lewis Gaddis, Foreign Affairs
Nation-Building 101
Francis Fukuyama, The Atlantic Monthly
Just Another Unjust War
David Limbaugh, Townhall.com
$plit from PLO
Todd Venezia, New York Post
Bowling for Terror
Gary Fitleberg, Israel Insider
We Are Committing Cultural Suicide
Anthony Browne, The Times
Sex Scandal in Congo Threatens to Engulf UN's Peacekeepers
Jonathan Clayton e James Bone, The Times
Neocons pin Iraq on Rumsfeld
Robert Novak, Chicago Sun-Times
Rummy's Bum Rap
Frank J. Gaffney Jr., Washington Times
From Fetus to Baby
Rich Lowry, Washington Times
Exposing the Villains of Environmental Hysterics
George F. Will, Pittsburgh Tribune-Review
The Associated Press Twists the Truth
Powerline
Living in the Post-Rather Universe
Roger L. Simon
Snus Ruse
Jacob Sullum, Reason
The Hookie Awards
David Brooks, New York Times

giovedì 23 dicembre 2004

Letture sotto l'albero.

Shifts on the Power Curve
Newt Gingrich, United Press International
Gallup: Online News Hasn't Beaten Old Media. Yet
Greg Mitchell, Editor&Publisher
Failing Conservatism
Anthony Gancarski, FrontPageMagazine.com
Anti-Semitism? Passion vs. Fahrenheit, for starters
William F. Buckley Jr., National Review
All the Votes Fit to Count
John Fund, Wall Street Journal
The Once and Future Supreme Court
David J. Garrow, American History Magazine
Defending the Defense Secretrary
Debra Saunders, San Francisco Chronicle

When Harry Met Roe
Fred Barnes, Weekly Standard
Red-State Sneer
Michael Lind, Prospect Magazine
The Myth of the Working Poor
Steven Malanga, City Journal
A Revolutionary Christmas Story
Lynne Cheney, New York Times
Is Santa a Republican?
Douglas Kern, Tech Central Station




I 20 liberal più fastidiosi del 2004.

Per il terzo anno consecutivo, Right Wing News ha scelto i 20 liberal più fastidiosi ed irritanti degli Stati Uniti. Michael Moore vince a mani basse. E John F. Kerry è riuscito a perdere anche questa competizione, piazzandosi mestamente quinto. Dan Rather sfiora il podio, ma si mormora che abbia presentato delle false credenziali. Ecco la classifica:

1. Michael Moore
2. Ted Rall
3. Gavin Newsom
4. Dan Rather
5. John Kerry
6. Chris Matthews
7. Teresa Heinz Kerry
8. The Mainstream Media
9. MoveON
10. Maureen Dowd
11. MTV's Rock The Vote
12. The Democratic Underground
13. Al Gore
14. Andrew Sullivan
15. Bill Moyers
16. Kitty Kelley
17. Jimmy Carter
18. John Edwards
19. John Zogby
20. Linda Ronstadt

Menzione d'onore per: ACLU, Max Cleland, Chevy Chase, Susan Estrich, Al Franken, Whoopi Goldberg, Bev Harris, Jesse Jackson, Ted Kennedy, Terry McAuliffe, Bill Maher, The New York Times, Lawrence O'Donnell, Keith Olberman, Sean Penn, Charles Rangel, Ron Reagan Jr., Randi Rhodes, George Soros, Bruce Springsteen, Jon Stewart, Barbra Streisand, Henry Waxman, Markos Moulitsas Zúniga. [Link]

mercoledì 22 dicembre 2004

Tutta colpa di Bush.

I terroristi di Ansar al Sunna massacrano decine di soldati americani e iracheni a Mosul? Per Markos Zuniga di Daily Kos è tutta colpa di Bush. [Link] I lettori di Little Green Footballs (noi compresi) sono infuriati. [Link] Per fortuna Arthur Chrenkoff, dalla pagina degli editoriali del Wall Street Journal, ci ricorda che dall'Iraq arrivano anche buone notizie. [Link]

sabato 18 dicembre 2004

Letture per il weekend.

GOP Has Lock on South
Ronald Brownstein, Los Angeles Times
FDR is Dead, Time to Move On
Jonah Goldberg, National Review
Poking Pins in Pinochet
R. Emmett Tyrrell Jr., Washington Times
The Kyoto Protocol is Dead
Ronald Bailey, Tech Central Station
It's Policy, Not Poetry
Peggy Noonan, Wall Street Journal
GOP Corruption and Dem's Impotence
John Podhoretz, New York Post
Social Security "Crisis is Now", Bush Says
Warren Vieth e Edwin Chen, Los Angeles Times

Attenti ai South Park Republicans!

Sbarca su Ideazione.com (dal numero di settembre/ottobre della rivista bimestrale) una strana razza di conservatori-libertarian. Sono i South Park Republicans, cazzarola! [Link]


Fusionismo e neocon.

Interessante analisi del blog Neoliberal sull'impatto delle idee neoconservatrici nella coalizione (politica e culturale) che ha portato alla rielezione di Bush alla Casa Bianca. Secondo Neoliberal, "i neocon sono oggi la spina dorsale del neofusionismo americano", ma molto del loro prestigio "si gioca sul successo della transizione democratica irachena". "Comunque vada è certo che il neoconservatorismo [...] ha in qualche modo rivoluzionato la destra e ne ha reso il governo capace di rispondere a quelle sfide, come quella del terrorismo e del regime change in Medio Oriente, a cui i neocon (gli unici) avevano dato delle risposte. E questa è già una eredità per il futuro". Letto, segnalato e sottoscritto. [Link]

giovedì 16 dicembre 2004

Prove tecniche di broglio elettorale.

I democratici hanno perso due volte (di stretta misura) le elezioni per il governatore di Washington State. Prima il 2 novembre e poi dopo il recount. Ma hanno intenzione di contare (e ricontare e ricontare...) fino a quando il loro candidato, Christine Gregoire, non troverà i voti necessari per superare il repubblicano Dino Rossi. Adesso, stranamente, hanno trovato 500 schede elettorali nei cassetti di una contea a maggioranza democratica. [Link] Per il Seattle Times, questo atteggiamento - e gli errori commessi in sede di scrutinio - hanno messo a dura prova la fiducia dei cittadini dello stato di Washington. [Link]

mercoledì 15 dicembre 2004

Maggioranza strutturale.

Powerline segnala un sondaggio Gallup diffuso ieri (soltanto ai suoi abbonati) in cui il numero dei cittadini statunitensi che si dichiara republicano è salito al 37%, mentre i democratici precipitano al 32%. Secondo Powerline, questo è quanto si ottiene insultando gli elettori dopo essere stati sconfitti alle urne ("non hanno votato per noi? devono essere stupidi"). [Link] Peter Schramm, su No Left Turns, commenta questo "riallineamento" del centro di gravità della politica americana. In ogni caso, sembra proprio che la Right Nation sia sul punto di diventare maggioranza strutturale in America. [Link]

lunedì 13 dicembre 2004

Blogs 1 Daschle 0

John Fund, sul Wall Street Journal, spiega come alcuni blog della destra americana abbiano contribuito in modo decisivo alla sconfitta di Tom Daschle (South Dakota), ex leader dei democratici al Senato, in una delle sfide più bollenti dell'ultima tornata elettorale. [Link] Hugh Hewitt, a luglio sul Daily Standard, aveva ancora una volta visto più lontano di molti suoi colleghi. [Link] Come quelli del Washington Post, per esempio, che adesso sono costretti a descrivere la mesta uscita di scena di Daschle dopo una carriera "tumultuosa". [Link] Tutti i dettagli su uno dei blog che "hanno fatto la storia": South Dakota Politics di Jason Van Beek. [Link]

venerdì 10 dicembre 2004

Obiettivo 2008.

Peggy Noonan, sulla pagina degli editoriali del Wall Street Journal, ci racconta come Hillary Rodham Clinton sta preparando la sua rincorsa alle presidenziali del 2008. [Link] Hugh Hewitt, sul Daily Standard, ci spiega invece che la battaglia per la nomination del partito repubblicano è già iniziata. Basta sapere dove guardare. [Link]

Il proprietario del partito democratico.

Se MoveOn "possiede" il partito democratico (come afferma una sconcertante e-mail spedita ai propri sostenitori della lobby liberal e ripresa da Associated Press) e George Soros "possiede" MoveOn (avendo finanziato l'organizzazione con qualche decina di milioni di dollari in pochi mesi), allora il multimiliardario anti-Bush "possiede" il partito democratico. E questo spiegherebbe sia i recenti malumori di Soros che le ripetute sconfitte elettorali dei democratici. [Link]

Le foto dell'anno.

Dalla Reuters, il "pictures of the year 2004". Alcune sono davvero straordinarie. [Link] Via Drudge Report. [Link]


giovedì 9 dicembre 2004

The Case for Democracy.

Direttamente da Neoliberal [Link], arriva l'ultimo dei tre stralci dell'introduzione a "The Case for Democracy" (di Natan Sharansky e Ron Dermer) pubblicata in questi giorni dalla National Review [Link]. Il 20 novembre Camillo ci ricordava che, oltre a Bush, anche Condoleezza Rice aveva il libro di Sharansky sul comodino. [Link]

Il trappolone per Rumsfeld.

Il Drudge Report svela che Edward Lee Pitts, un reporter del Chattanooga Times Free Press "embedded" con il 278° Regimental Combat Team, ha preparato le domande dei soldati che hanno messo in imbarazzo il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, durante una conferenza stampa che si è tenuta ieri a Baghdad. [Link] Se Matt Drudge non esistesse, bisognerebbe inventarlo. [Link]


domenica 5 dicembre 2004

Verso una riforma della sicurezza sociale?

Michael Tanner, direttore del "Project on Social Security Choice" del Cato Instute, invita democratici e repubblicani a superare le divisioni di partito ed abbracciare un serio progetto di riforma del sistema di sicurezza sociale americano. Sembra che il 56% della popolazione sia favorevole all'introduzione degli account individuali (il 69% di chi ha votato Bush e il 44% di chi ha scelto Kerry). Se confermati, questi numeri sono molto incoraggianti. [Link] A febbraio di quest'anno, Tanner aveva elaborato una proposta, brillante e realistica, per dare ai lavoratori il controllo e la proprietà dei fondi-pensione individuali. [Link] Ma è almeno un decennio che il Cato Institute è all'avanguardia nello studio dei temi relativi alla sicurezza sociale. [Link]

La crisi del Los Angeles Times.

Lungo articolo dell’American Journalism Review sulla crisi del Los Angeles Times: dopo un anno di licenziamenti e tagli alle spese, il futuro della testata californiana è in serio pericolo. [Link] Virginia Postrel parte dal caso-LAT per interrogarsi sulle possibili strategie commerciali di un intero settore, quello della carta stampata, in lento ma inequivocabile declino. [Link] Dopo la smaccata propaganda anti-Schwarzenegger e anti-Bush condotta quest’anno dal Times, invece, la Right Nation stappa una bottiglia di buon vino rosso californiano. [Link] O una birra. [Link]

sabato 4 dicembre 2004

Letture per il weekend.

What's Not W's Mandate
Dick Morris, New York Post
Straighten Up and Fly Right
Heather Mac Donald, Wall Street Journal
Baby Gap. How birthrates color the electoral map
Steve Sailer, The American Conservative
Pushing the UN to Act when it Must
Ivo Daalder e James Lindsay, Boston Globe
The Islamization of Europe
David Pryce-Jones, Commentary
Libertarians Face Off on Intervention
Jon Basil Utley, Antiwar.com
A New Revolution
John Podhoretz, New York Post
Why Republicans Shun Ivy Towers
Steven Lubet, San Francisco Chronicle
A left-wing monopoly on campuses
Jeff Jacoby, Boston Globe

Dio benedica le Corti Supreme.

La Corte Suprema di Kiev ordina la ripetizione del ballottaggio in Ucraina. I dettagli su Walking Class. Nel recount in Florida del 2000, anche la Corte Suprema degli Stati Uniti impedì una gigantesca truffa elettorale tentata da Al Gore e da una fazione del partito democratico. Se avessero vinto loro, come sarebbe andata a finire in Ucraina?

Bush chiama il poliziotto di 9-11.

Al posto di Tom Ridge, avviato ad una brillante carriera politica, Bush sceglie per il dipartimento della Homeland Security l'ex commissario della polizia di New York: Bernard Kerik, l'ombra di Rudolph Giuliani nei terribili giorni dopo l'attacco alle Twin Towers. Per Bill Schneider della CNN è la "mossa politica della settimana". [Link] Per il New York Post, il presidente non poteva fare una scelta migliore. [Link]


venerdì 3 dicembre 2004

Karl Rove Unleashed.

Howard Fineman, su Newsweek, racconta i piani di Karl Rove per garantire al partito repubblicano una "maggioranza permanente" nei prossimi decenni. Articolo interessante, ma ricordatevi che state leggendo Newsweek e che la stampa liberal è letteralmente ossessionata dalla figura di Rove. [Link] Qualche settimana fa Dan Froomkin, sul Washington Post, ci ricordava qualcuno degli aggettivi recentemente usati dai giornali americani per descrivere l'Architetto di Bush: "intelligente, brillante, capace, affascinante, divertente, ingegnoso, onnipotente, potente, pungente, qualificato, premuroso e visionario [...] ma anche rozzo, subdolo, dorky (il contrario di cool), cattivo, temuto, folle, malvagio, repellente e vendicativo". [Link]

giovedì 2 dicembre 2004

Combat Zone.

Si chiamerà "Combat Zone: True Tales of GIs in Iraq" la nuova serie di fumetti pubblicata da Marvel Comics. La sceneggiatura di Combat Zone è scritta da Karl Zinsmeister, direttore dell'American Enterprise magazine e inviato in Iraq nel 2003. Powerline approfondisce l'argomento, ma sottovaluta il vantaggio accumulato dalla sinistra americana nell''industria del fumetto. In vent'anni, spiegano Ed Driscoll e Conservative English Major, i liberal hanno conquistato di fatto questo new medium. Un motivo in più per sottolineare che l'ultimo neonato della Marvel rappresenta una significativa inversione di tendenza.


Le guerre civili.

Un benvenuto nella famiglia dei blog di Ideazione a "Le guerre civili" di Paolo di Lautreamont. Chi non lo legge è un Al Gore. [Link]

martedì 30 novembre 2004

Zio Rupert, dove sei?

Mentre Murdoch, negli Stati Uniti, è riuscito a creare una tv all-news capace di bilanciare lo strapotere liberal nel mondo dell'informazione televisiva (Fox News), in Italia zio Rupert ci costringe a guardare Sky Tg 24 e i suoi derivati, come l'imbarazzante "Controcorrente" condotto dal sedicesimo-di-santoro Corrado Formigli. Ieri la trasmissione, che riprende il titolo dei celebri corsivi di Montanelli sul Giornale (il buon Indro starà bestemmiando nella tomba), ha davvero toccato il fondo, con una intera puntata-intervista dedicata al più disonesto e pericoloso degli intellettuali americani-anti-americani: l'ex linguista (non ha un'idea in merito dalla fine degli anni Cinquanta) Noam Chomsky. Il sopravvalutato guru del Massachussetts Institute of Technology, negli ultimi decenni, è riuscito - tra le altre simpatiche iniziative - a negare l'esistenza dell'Olocausto e a flirtare con tutti i dittatori del pianeta, a patto che controfirmassero il suo odio viscerale nei confronti degli Stati Uniti. Mentre Formigli ha perso una buona occasione per chiedere qualche spiegazione a Chomsky su questa carriera ai confini tra l'accademia e il supporto al terrorismo internazionale, il blog di Oliver Kamm ci regala qualche scheggia di verità sulla disonestà intellettuale di questo amichetto di Fidel e Pol Pot. [Link] E ci fa venire voglia di visitare quotidianamente l'aggiornatissimo diario di un "anti-chomskyite". [Link]


L'Onu e il terrorismo.

Little Green Footballs riprende il Jerusalem Post: un'agenzia Onu, con compiti amministrativi nei territori palestinesi, avrebbe accettato fondi per milioni di dollari da gruppi che sostengono pubblicamente il terrorismo internazionale. La UNRWA (United Nations Relief and Works Agency) è stata fondata nel 1950. Basta fare i conti. [Link]

lunedì 29 novembre 2004

Washington State (Florida)

John Fund, sul Wall Street Journal, spiega come i democratici, dopo aver perso le elezioni e il primo recount, stiano tentando disperatamente di ribaltare il risultato elettorale per il governatore dello stato di Washington. Ma non erano i repubblicani quelli che rubavano le elezioni? [Link] Nel mondo reale, la democratica Christine Gregoire ha semplicemente preso 42 voti meno dello sfidante Dino Rossi. Ma non ha ancora ammesso la sconfitta. Per gli i dettagli sulle cause legali in corso, i link di Power Line. [Link]

sabato 27 novembre 2004

Kojo, tutto suo papà.

Si aggrava la posizione di Kojo Annan nell'ambito dello scandalo "Oil for Food". Claudia Rosett, sul New York Sun, racconta che il figlio del segretario generale delle Nazioni Unite ha continuato ad essere pagato fino al 2oo4, anche dopo aver smesso di lavorare per la società svizzera Cotecna. Proprio come il papà, che continua a ricevere regolarmente lo stipendio anche dopo che l'Onu ha smesso di servire a qualcosa. [Link]


Viva i blogger (ma solo quelli di sinistra).

La sconclusionata Antonia Zerbisias, dalle colonne del Toronto Star, è infastidita dal vociare volgare della blogosphere che esulta per l'allontanamento di Dan Rather da CBS News. "Si stanno scavando la fossa da soli", prevede la commentatrice liberal. [Link] Appena 15 giorni fa, su Common Dreams (Breaking News and Views for the Progressive Community), la stessa Zerbisias aveva lodato i blogger di sinistra che perdevano tempo alla ricerca di inesistenti brogli elettorali in Florida e Ohio. [Link] "La coerenza è un optional", commenta Powerline. [Link]

venerdì 26 novembre 2004

Biased.

In Ucraina, i giornalisti della tv di stato si ribellano al primo ministro uscente Viktor Yanukovic e promettono che da oggi in poi smetteranno di "ripetere le bugie del governo". [Link] Negli Stati Uniti, una ricerca indipendente del Center for Media and Public Affairs della George Mason University scopre che, durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2004, John F. Kerry ha avuto una copertura mediatica più favorevole di qualsiasi altro candidato alla Casa Bianca negli ultimi 25 anni (cioè dalla prima edizione di questa ricerca scientifica). E che il presidente uscente, George W. Bush, è stato il candidato trattato peggio da stampa e tv dai tempi di Ronald Reagan nella sfida con Walter Mondale del 1984. [Link]

Il silenzio dei colpevoli.

Stratosferico editoriale di Bridget Johnson per il Wall Street Journal. Partendo dal brutale omicidio di Theo van Gogh, la Johnson ci accompagna in un viaggio illuminante nell'ipocrisia pacifista di Hollywood. E ci regala un barlume di speranza targato David Zucker, Trey Parker e Matt Stone. [Link] Il Foglio di Giuliano Ferrara traduce e pubblica il commento della Johnson nel numero in edicola oggi. Disponibile su Internet in versione pdf (taglio alto, pagina 2). [Link]

mercoledì 24 novembre 2004

Rather, Nixon e la fine di un'era.

Michael Goodwin, sul New York Daily News, paragona la caduta di Dan Rather a quella di Richard Nixon dopo lo scandalo Watergate. [Link] Il pezzo di Walter Shapiro per USA Today si concentra invece sul tramonto dell'era dominata dagli Old Media. [Link] Scott Collins e Sallie Hofmeister svelano ai lettori del Los Angeles Times i nomi dei possibili candidati alla successione di Tricky Dan. Tra gli altri, si parla di Scott Pelley, John Roberts, Bob Schieffer, Lester Holt e Russ Mitchell. [Link]


Tardi, troppo tardi.

Dan Rather annuncia che abbandonerà CBS News nel marzo del prossimo anno. [Link] Little Green Footballs, uno dei blog che ha scoperto il Rathergate, ci tiene informati sull'esito dell'inchiesta interna condotta dal network sullo scandalo. [Link] Ratherbiased.com ci racconta la vera storia del "giornalista più politicizzato d'America". [Link]




martedì 23 novembre 2004

The Incredible Sullivan.

Andrew Sullivan, che continua a definirsi un "gay conservative" ma che ha appoggiato Kerry e ancora non si è ripreso dalla vittoria di Bush, spiega ai tristi lettori liberal di New Republic che per vincere le elezioni è ora di abbandonare sondaggisti compiacenti e focus-group. Per comprendere la sconfitta della sinistra è meglio, dice Sullivan, andare al cinema e osservare con attenzione cartoni animati e pupazzi: The Incredibles (l'ultimo film animato della Pixar) e Team America (della premiata ditta Parker-Stone) spiegano alla perfezione perché "Arnold Schwarzenegger non potrebbe mai essere un democratico" e perché la "piagnucolante élite di Gore, Teresa e Hillary sembra così aliena all'imprenditoriale, anti politically-correct e irreverente cultura popolare americana". [Link]




L'Iraq che non finisce in prima pagina.

Arthur Chrenkoff, sul Wall Street Journal, ha raccolto un buon numero di notizie (degli ultimi quindici giorni) che con ogni probabilità non finiranno mai sulle prime pagine dei giornali americani o europei. Infatti sono tutte buone notizie. [Link]

lunedì 22 novembre 2004

Tutta colpa dei blogger.

Richard Morin, sul Washington Post, sfotte la "blogosphere" per il flop degli exit-poll (scandalosamente pro-Kerry) diffusi il giorno delle elezioni. [Link] Little Green Footballs nota che Morin, più che con i blogger in generale, dovrebbe prendersela con quelli della left-coast (come Daily Kos e Wonkette) che hanno combinato il pasticcio. [Link]

I buoni, i brutti e i cattivi.

Dopo Falluja, gli Stati Uniti si interrogano sul proprio futuro militare. Ma se Jackson Diehl, sul Washington Post, pensa che le forze armate americane debbano comprendere che "la legittimazione dell'opinione pubblica internazionale" è necessaria per combattere il terrorismo in modo efficace [Link], Tom Donnelly e Vance Serchuk spiegano ai lettori del Weekly Standard che l'esercito di domani deve essere "più grande, più forte e più cattivo". [Link]

domenica 21 novembre 2004

Letture per il weekend.

The crusade against Evolution
Evan Ratliff, Wired
Kyoto's smoke screen imperils us all
Andrei Illarionov, Financial Times
'Ssssshhhhhhhh'
Peggy Noonan, Wall Street Journal
Interview: Paul Wolfowitz
Radek Sikorski, Prospect
The real humanists
Victor Davis Hanson, National Review
Flat Tax Now!
Andrew Sullivan, Sunday Times
Who lost Ohio?
Matt Bai, New York Times Magazine
Swiftvets: mission accomplished
David Horowitz, Newsmax

venerdì 19 novembre 2004

Gli ultimi giorni di Kofi Annan?

Con un voto senza precedenti nella storia delle Nazioni Unite, il segretario generale Kofi Annan potrebbe essere sfiduciato dai suoi stessi dipendenti. [Link] Più che per i 20 miliardi di dollari scomparsi nella truffa oil-for-food, come nota Little Green Footballs, Annan potrebbe perdere il posto per uno scandalo di molestie sessuali e favoritismi vari che ha coinvolto Dileep Nair, il funzionario di Singapore a capo del dipartimento "anti-corruzione" dell'Onu. [Link] Altri dettagli sulle malefatte di Kofi & compagni dal blog "Friends of Saddam". [Link] Un editoriale del New York Sun rincara la dose. [Link]

"Dannati americani. Li odio quei bastardi"

A Carolyn Parrish, focosa parlamentare canadese del Liberal Party, l'ultima bravata anti-Bush è costata l'espulsione dal partito. Il primo ministro Paul Martin ha deciso di sbarazzarsene dopo che la Parish aveva posato per i fotoreporter mentre calpestava un bambolotto con le sembianze del presidente statunitense. [Link] Nel febbraio del 2003, con le telecamere ancora accese al termine di un'intervista sull'Iraq, la Parrish aveva confidato ai giornalisti il suo stato d'animo nei confronti dei vicini a stelle e strisce: "Damn Americans… I hate those bastards". A quei tempi il primo ministro canadese aveva fatto finta di niente. [Link] They're not even a real country anyway. [Link]

mercoledì 17 novembre 2004

Oil for Blood.

Bill Gertz, sul Washington Times, svela che le Nazioni Unite hanno ignorato gli indizi raccolti dagli investigatori assunti (dalla stessa Onu) per indagare sulla corruzione nel programma "oil-for-food" ai tempi dell'Iraq di Saddam. [Link] Desmond Butler, sul Pittsburgh Tribune-Review, racconta che il dittatore iracheno utilizzava una buona parte dei soldi dell'Onu per finanziare le famiglie degli attentatori-suicidi palestinesi. [Link] Claudia Rossett, dalle colonne del Wall Street Journal, chiede a Kofi Annan di assumersi le proprie responsabilità. [Link] Per Little Green Footballs si tratta della "più grande truffa di tutti i tempi". [Link]

martedì 16 novembre 2004

It's Condy-time!

ABC News non ha dubbi: sarà Condoleezza Rice a sostituire Colin Powell al dipartimento di stato. [Link] Power Line concede l'onore delle armi a Powell, ma non lo rimpiangerà troppo. [Link] I lettori di Little Green Footballs non nascondono il loro entusiasmo per il nuovo arrivo. E qualcuno già parla di uno scontro Hillary-Condy nel 2008. [Link]


domenica 14 novembre 2004

Letture per il weekend.

Redneck vote is a liberal myth
Charles Krauthammer, New York Daily News
Seismic shifts
Eleanor Clift, Newsweek
On the trail of Kerry's failed dream
N.J.Easton-M.Kranish-P.Healy-G.Johnson-A.E.Kornblut,
Boston Globe
The triumph of the religious right
The Economist
Don't believe the hype about "moral values"
James Q. Wilson, Wall Street Journal
Why religious voters may be more inclusive than seculars
Frederick Turner, Tech Central Station
Pentagon envisioning a costly Internet for war
Tim Weiner, New York Times
A fractal life
intervista a Benoit Mandelbrot, New Scientist

venerdì 12 novembre 2004

Fellowship 9/11.

In questa strepitosa parodia di Fahrenheit 9/11, un clone di Michael Moore indaga sui veri motivi che hanno spinto la Compagnia dell'Anello a dichiarare guerra a Sauron e muovere guerra a Mordor. Naturalmente alla radice del conflitto c'è il petrolio. Tutti i retroscena degli scandali che hanno colpito l'amministrazione-Aragorn nel video disponibile su I-Film. [Link] Il sito ufficiale del cortometraggio di Rick Nyholm, Jack Thomas e Mike Loftus. [Link]

Tutta colpa di John F. Kerry.

Martin Peretz, direttore e proprietario di The New Republic, ha la soluzione definitiva al quesito "perché Kerry ha perso?". Secondo Peretz è tutta colpa di Kerry. Peretz spiega ai suoi lettori perché Joe Lieberman sarebbe stato un candidato migliore per il partito democratico. [Link] In un altro editoriale, non firmato e dunque attribuibile alla direzione, TNR reagisce con sgomento alla notizia che Kerry sta meditando una possibile rivincita nella corsa alla Casa Bianca del 2008. Il succo della reazione è il seguente: "No. Please. Stop". Sarebbe stato interessante conoscere questi dettagli prima del 2 novembre. [Link]

Il cuore dei Red States.

Nel "Generosity Index 2004", che misura la propensione alla filantropia degli stati USA, i red states fanno un figurone, mentre il New England occupa in blocco gli ultimi posti della classifica. Alle ultime elezioni, Bush ha vinto in tutti i primi 25 stati della graduatoria, mentre negli ultimi 7 ha vinto Kerry. Mississippi, Arkansas, Oklahoma, Louisiana, Alabama, Tennessee, South Dakota e Utah sono gli stati che donano di più agli enti di beneficenza. I più avari, invece, sono Connecticut, Minnesota, Wisconsin, New Jersey, Rhode Island, Massachusetts e New Hampshire. [Link]

giovedì 11 novembre 2004

La sinistra che fugge dalla realtà.

Glenn Reynolds smonta, su Slate, le teorie cospiratorie secondo cui Bush avrebbe vinto le elezioni grazie a sofisticate frodi elettorali in Ohio e Florida (Greg Palast, il guru di Michael Moore, è uno dei teorici di questa ennesima fuga dalla realtà della sinistra americana). Reynolds consiglia ai repubblicani di non ripetere l'errore compiuto dai loro avversari durante e dopo la campagna elettorale: abbandonare il buon senso per diventare ostaggi dell'estremismo. [Link] Ann Coulter, su Frontpage Magazine, ha una spiegazione semplice per questa ultima ossessione della sinistra: i liberal non sanno fare le addizioni. [Link] Intanto James Wolcott, apprezzato critico musicale e cinematografico di Vanity Fair, icona liberal dell'Upper West Side di Manhattan, esprime pesanti apprezzamenti sulle chiappe di Andrew Sullivan. Per sua fortuna Wolcott non è un repubblicano, altrimenti la lobby gay di New York se lo sarebbe mangiato vivo. [Link]

mercoledì 10 novembre 2004

Dalla Casa Bianca alla Right Nation.

Ringraziando tutti i lettori che ci hanno accompagnato in questa lunghissima ma entusiasmante corsa verso la Casa Bianca, Ideazione ha deciso di trasformare il suo blog elettorale in un osservatorio permanente sulla Right Nation. Seguiremo, quotidianamente, le voci e gli umori di quell'America che i media europei preferiscono nasconderci o si ostinano a presentarci in una grottesca forma caricaturale, a volte per superficialità ma molto più spesso per ignoranza o mala fede. Il nostro non sarà, naturalmente, un punto di vista neutrale. Da tempo abbiamo piantato le nostre tende sulla riva destra del fiume. E non abbiamo alcuna intenzione di traslocare.

lunedì 8 novembre 2004

Welcome to the Bush Country.

Siamo proprio sicuri che soltanto il Sud e la Middle America abbiano votato per Bush?


sabato 6 novembre 2004

Kerry, i network e l'Ohio.

Il New York Times svela le ragioni che hanno "impedito" ai network televisivi (Fox e Nbc esclusi) di assegnare l'Ohio a Bush nella notte del 2 novembre: non è stata cautela o il ricordo di Florida 2000, ma una telefonata di Howard Wolfson e Mark Mellman. strateghi della campagna Kerry-Edwards. [Link] Rush Limbaugh spiega che in qualsiasi altro giornale questa sarebbe stata una notizia da prima pagina. Ma al New York Times... Testo e audio su RushLimbaugh.com. [Link]

giovedì 4 novembre 2004

Bush-Kerry: il conto finale.

CNN ancora non lo dice, ma Bush ha vinto 286-252 nel collegio elettorale e 51.0% a 47.9% nel voto popolare. Basta selezionare Iowa e New Mexico, gli stati bianchi, e fare i conti. Kerry è sotto di 13mila voti in Iowa e quasi 9mila in New Mexico. O i democratici stampano qualche migliaio di voti in fretta o è meglio che i network si rassegnino. Michael Badnarik, il candidato libertarian (0.32%), ha raccolto appena 27mila voti meno di Ralph Nader (0.35%): la sinistra ha davvero raschiato il fondo del barile. [Link] Jay Cost, su Horserage Blog, analizza il flop dei democratici. [Link] E Rush Limbaugh ci spiega, con la sua voce profonda, come l'ultimo scoop di Newsweek sulla disastrosa campagna elettorale di Kerry sia arrivato abbondantemente fuori tempo massimo. Testo e audio su Rushlimbaugh.com. [Link] Time, intanto, cerca di farsi perdonare...


mercoledì 3 novembre 2004

Game Over: Kerry si arrende.

La notte - e la valanga di voti per Bush - portano consiglio a Kerry. L'ex candidato democratico si arrende e telefona al presidente per concedere la sconfitta. I particolari su FOX News. [Link]

I risultati, minuto per minuto.

Il conto dei voti (quelli veri) da [CNN] [CBS News] [MSNBC] [Yahoo News]. Ohio e Florida nel mirino di [Horserace Blog].

5.38. Con il 97% delle schede scrutinate, Bush è davanti in Florida 52-47, con un margine che supera i 320mila voti. Recount this!
5.47. Bush senza troppi problemi in Arizona. Con l'87% delle schede contate, il presidente ha oltre 150mila voti di vantaggio (55-44).
6.10. I network assegnano ufficialmente la Florida a Bush. Il presidente è in testa anche in Colorado. Con il 66% delle schede contate, Bush ha un vantaggio di 110mila voti (54-45).
6.23. Con il 77% dei voti contati (absentee ballots esclusi), Bush conduce in Ohio con più di 145mila voti di vantaggio (52-48). Wisconsin, Iowa, New Hampshire, Nevada e New Mexico sono ancora "too close to call". Il Michigan scivola verso Kerry.
6.34. Ohio ancora in bilico. Kerry riduce il distacco a 123mila voti (51-49) con l'80% delle schede scrutinate. I network assegnano il New Hampshire a Kerry (51-49).
6.37. Quasi certamente Senato e Camera rimangono sotto il controllo del partito repubblicano.
6.41. Fox News assegna l'Ohio a Bush! Game Over?
7.00.
Kerry resiste in Wisconsin con un margine di 25mila voti (50-49). Manca il 35% di schede da scrutinare. Rimonta di Bush in Iowa: adesso soltanto 785 voti lo separano da Kerry.
7.08. Problemi per Bush in Nevada (sotto di 3000). Ma sono stati contati solo il 17% dei voti. Il presidente strappa il New Mexico ai democratici, con 20mila voti di vantaggio (52-47). If it's not close, they can't cheat.
7.12. Anche NBC News assegna l'Ohio al Bush. Con l'88% delle schede contate, il presidente ha ancora 120mila voti di distacco. La CNN fa finta di niente e lascia lo stato "too close to call".
7.26. Con il 20% delle schede da contare, Bush conduce 51-48 a livello nazionale, con quasi tre milioni e mezzo di voti di vantaggio. Storica riconferma dei repubblicani alla Camera e al Senato.
7.33. Kerry non sembra avere intenzione di concedere la sconfitta. Flotte di avvocati democratici stanno probabilmente volando verso l'Ohio. Ma non sono riusciti a spuntarla nel 2000 con lo 0.01% di differenza in Florida e dopo aver vinto il voto popolare. Stavolta ci sono 100mila voti di margine e un distacco di oltre tre milioni di voti a livello nazionale. Una farsa.
8.10. Con il 96% delle schede contate, Bush conserva oltre 122mila voti di vantaggio in Ohio. CNN fa ancora finta di niente. Intanto in Iowa il presidente ha superato i 10mila voti di distacco. A livello nazionale, il margine di Bush ha superato i 3 milioni e mezzo di voti.
8.28. Incredibile. John Edwards sta confermando che i democratici non hanno intenzione di concedere la sconfitta. Intanto, nel mondo reale, Bush ha 10mila voti di vantaggio sia in Iowa che in Nevada, 125mila voti di vantaggio in Ohio (97% delle schede contate) e tre milioni e seicentomila voti di vantaggio a livello nazionale. I repubblicani mantengono il controllo della Camera e del Senato. E' ora di iniziare a pensare a Hillary.
9.00. Il vantaggio di Bush in Ohio sale a 137mila voti con il 98% delle schede scrutinate. Il presidente vince anche in New Mexico (52-47), Nevada (50-48) e Iowa (50-49). Al 90% dello spoglio totale, Bush ha quasi 4 milioni di voti di vantaggio a livello nazionale. I democratici non sono pronti a riconoscere la sconfitta. "Not tonight", dicono. Per noi, però, è già mattina. E dunque andiamo a dormire. Ma non prima di aver fissato per sempre nella nostra memoria la prima pagina del Manifesto. "Con una valanga di voti gli americani cacciano Bush dalla Casa Bianca [...] 311 voti elettorali a Kerry, solo 213 a Bush". Intanto, sul pianeta Terra, George W. Bush è stato rieletto presidente degli Stati Uniti d'America.


martedì 2 novembre 2004

Collegio elettorale: aggiornamento.

Ultimo aggiornamento delle medie RealClear Politics stato per stato. Bush sembra irraggiungibile in West Virginia (+8.5%), Arkansas (+6.5%), Nevada (+6.3%), Colorado (+5.2%) e Missouri (+4.2%). Kerry è comodamente davanti in Maine (+9.5%) e Oregon (+4.8%). E dovrebbe avere pochi problemi anche in Michigan (+3.5%) e Minnesota (+3.2%). Restano otto stati: tre vinti da Bush nel 2000 (Florida, Ohio e New Hampshire: 51 voti elettorali) e cinque vinti da Gore (Pennsylvania, Wisconsin, Iowa, New Mexico e Hawaii: 47 voti elettorali). Escludendo le Hawaii, in cui un ribaltone repubblicano sarebbe davvero clamoroso, negli ultimi giorni Bush ha guadagnato terreno in Ohio (+2.0%), Wisconsin (+0.9%), New Hampshire (-1.4%) e Pennsylvania (-0.9%); mentre ha perso qualcosa in Florida (+0.6%), Iowa (+0.3%) e New Mexico (+1.4%). Allo stato attuale, assegnando anche gli stati in bilico, il presidente sarebbe rieletto alla Casa Bianca con 296 voti elettorali, contro i 242 di Kerry. Per capovolgere questo scenario, il candidato democratico dovrebbe conquistare una di queste combinazioni di stati: Florida/Ohio, Florida/Wisconsin, Ohio/Wisconsin o Florida/Iowa. [Link] La previsione finale di Ideazione, invece, è la seguente: Bush-Kerry 286-252 (pickup per Bush: Iowa e New Mexico; pickup per Kerry: New Hampshire). Per uova marce, pomodori e ortaggi, si consiglia di aspettare i risultati ufficiali.

Previsioni del tempo.

Piove in Ohio, Pennsylvania, Michigan nord-occidentale, Arkansas, Minnesota orientale, Washington State e Oregon. Nevica in Texas. Nuvoloso in Florida. [Link]

Sondaggi: prime proiezioni finali.

Iniziano ad arrivare le prime proiezioni finali a livello nazionale dei sondaggisti americani. Secondo Rasmussen Reports, Bush vincerà le elezioni con un margine di poco inferiore al 2% (50.2-48.5). Bush +1.7%. [Link] Il Marist College Institute for Public Opinion è di opinione diversa e vede Kerry davanti 50-49. Kerry +1.0%. [Link] Per Tarrance/Battleground, che nel 1992 e nel 1996 (un po' meno nel 2000) ha previsto il risultato finale con precisione estrema, Bush raccoglierà il 51.2% dei voti e Kerry il 47.8%. Bush +3.4%. [Link] La proiezione finale del Technometrics Institute of Policy and Politics vede Bush al 50.1% e Kerry al 48.0%. Bush +2.1%. [Link] Anche secondo CBS News e New York Times il presidente è in testa con il 49%, mentre Kerry insegue al 47%. Bush +2.0% [Link] UPDATE. Per Harris Poll, Bus conduce 49-48. Bush +1.0% [Link]

Il comizio di Osama. Quello vero.

Il Middle East Media Research Institute non si fidava dei traduttori pagati dai network televisivi Usa. E l'endorsement di Osama bin Laden se lo è tradotto da sé. Ha fatto bene a non fidarsi. [Link]

lunedì 1 novembre 2004

Il festival dei sondaggi nazionali.

Sarebbe buona norma di comportamento ignorare i sondaggi condotti interamente durante il weekend pre-elettorale. Ma i political-junkies sono, per definizione, maleducati. E allora: secondo il tracking-poll di Rasmussen Reports, Bush conduce con un vantaggio dell'1.4% nella media degli ultimi tre giorni (48.8-47.4) e dello 0.9% nella media settimanale (48.3-47.4). [Link] Per il tracking-poll di Opinion Dynamics per Fox News, Kerry ha scavalcato Bush e conduce con un margine del 2% (48-46). [Link] Il presidente è in testa, invece, nel tracking-poll di Zogby International per Reuters (48-47). [Link] Bush è in calo nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics, ma conserva un vantaggio del 2% (47-45). [Link] Ieri notte (ora italiana), sono stati diffusi anche altri due sondaggi nazionali. In quello di Gallup per CNN e Usa Today, il presidente ha un vantaggio del 2% tra i "likely voters" (49-47). Nella sua previsione finale, però, Gallup assegna il 90% degli indecisi a Kerry, portando il risultato sul 49-49. Ogni commento è superfluo. [Link] Secondo Marist, invece, Kerry è davanti con un margine dell'1% (49-48). [Link] UPDATE. Nel tracking-poll di ABC e Washington Post, Bush è di nuovo davanti 49-48. [Link]

Letture per la notte. E la mattina.

Selezione di letture per i deboli di cuore in attesa delle ultime ore di campagna elettorale. Meglio leggere che sudare freddo.

One more for the Gipper
Steve Forbes, Wall Street Journal
Reelect Bush, faults and all
George F. Will, Washington Post
The last, best case for George W. Bush
Newt Gingrich, The Arizona Republic
Campaign 2004: High Stakes
Paul Johnson, Weekly Latin American News Report
If Bush goes, I go
Mark Steyn, The Spectator
Why Bush will win
Dick Morris, New York Post
Please, no post-election heroic measures
Joseph Perkins, Union Tribune San Diego
Another document ties Kerry to Hanoi
Art Moore, World Net Daily
The competition throws stones at the New York Times scoop
Jack Shafer, Slate
Explosive charge
Jack Kelly, Post-Gazette
All but CBS relay info which casts doubt explosives lost by U.S.
Media Research
It's the turnout, stupid
Donald Lambro, Washington Times
Bin Laden bedazzled Saddam with jewel
Aaron Klein, World Net Daily
Justifications for backing Kerry fall flat
Mark Steyn, Chicago Sun-Times

domenica 31 ottobre 2004

CBS: Bush +3. NBC: Bush +1.

Con lo straordinario (e freudiano) titolo "Bush Leads, Uncertainty Reigns" (Bush in vantaggio, l'incertezza regna), CBS News annuncia il suo ultimo sondaggio condotto in collaborazione con il New York Times. Il presidente è davanti del 3% (49-46), in crescita rispetto alla scorsa settimana. Forse proprio per questo motivo gli analisti del sito di CBS News preferiscono leggere tra le righe dei risultati di altri sondaggi (quelli in cui Bush va peggio) piuttosto che concentrarsi su quello pagato da loro stessi. Leggere per credere. [Link] Secondo NBC e Wall Street Journal, invece, il vantaggio di Bush è dell'1% (48-47), mentre a metà ottobre i due candidati erano visti in perfetta parità (48-48). [Link]

Pew: Bush +3. RCP: Bush +2.4.

Bush ha un vantaggio del 3% nell'ultimo sondaggio del Pew Research Center (51-48), che dieci giorni fa vedeva Kerry appaiato al presidente (47-47). [Link] Nella media dei sondaggi di RealClear Politics, Bush ha un margine del 2.4% nella "3-way-race" (48.8-46.4) e del 2.5% escludendo Nader (48.7-46.2). Delle otto rilevazioni statistiche considerate dalla media RCP, quattro hanno un risultato di perfetta parità (FOX, Zogby, ARG, WP) e altre quattro vedono Bush in vantaggio con un distacco che va dal 3 al 6%. (Tipp, Pew, Newskeek, Battleground). [Link]

Collegio elettorale: aggiornamento.

Aggiornamento delle medie RealClear Politics nei sondaggi stato-per-stato. RCP toglie il Michigan (17 voti elettorali) dalla colonna di Kerry e lo mette tra i toss-up. Il vantaggio del candidato democratico si è infatti ridotto al 2.4% negli ultimi giorni. West Virginia (+8.5%), Colorado (+7.0%), Missouri (+4.7%) e Arkansas (+4.7%) sembrano ormai scivolare verso una vittoria tranquilla di Bush. Mentre Kerry ha preso il largo in Maine (+8.5%) e Oregon (+4.8%). Il presidente conduce con un distacco significativo anche anche in New Mexico (+3.8%) e Nevada (+3.0%). Kerry resta invece davanti in Pennsylvania (+2.5%) e sembra aver allontanato la minaccia in Wisconsin (+2.0%) e New Hampshire (+2.0%). RCP, malgrado i sondaggi vedano leggermente davanti Bush (+0.9%), non crede ad un ribaltone nelle Hawaii. Restano dunque soltanto quattro stati (Hawaii a parte) in cui nessuno dei candidati ha un vantaggio medio superiore al 2%. In Florida (+1.9%) e Iowa (+1.1%) è davanti Bush. In Minnesota (+1.2%) ha per ora la meglio Kerry. L'Ohio, infine, è un'incognita assoluta. Assegnando anche gli stati in bilico, ad eccezione dell'Ohio (20 voti), Bush raccoglierebbe oggi 270 voti elettorali, contro i 248 di Kerry. Escludendo invece i toss-up (e assegnando le Hawaii a Kerry come fa RCP), Bush sarebbe in vantaggio 232-190. [Link] UPDATE. Da quando Zogby diffonde tracking-poll quotidiani per i battleground state, la media RCP (come tutte quelle simili) è pesantemente influenzata da i risultati di un sondaggista che, oltre ad avere pubblicamente espresso il proprio sostegno a Kerry, ha un record imbarazzante nelle previsioni stato-per-stato (quello delle elezioni 2002). Abbiamo provato dunque a calcolare la media utilizzando solo i sondaggi più recenti (quelli dell'ultima settimana) ed escludendo Zogby e l'ormai screditato sondaggio settimanale del Minneapolis Star-Tribune in Minnesota (che regala in media il 6-7% ai democratici). Ecco i risultati. Florida: Bush +3.0%. Ohio: Bush +1.5%. Pennsylvania: Kerry: +1.5%. Wisconsin: Kerry +1.5%. Iowa: Bush +1.6%. Minnesota: Bush +1.7%. Michigan: Kerry +2.8%. Escludendo Zogby (e Star-Tribune) dalla media dei sondaggi, insomma, Bush conquisterebbe 300 voti elettorali contro i 238 di Kerry.

Rasm.: Bush +1. Tipp: Bush +5.

Lievissima crescita di Bush nel tracking-poll di Rasmussen Reports. Il presidente conduce con l'1.0% di vantaggio nella media degli ultimi tre giorni (48.1-47.1) e dello 0.7% nella media settimanale. Il job-approval di Bush è al 52%. Secondo Scott Rasmussen, il video di Osama non ha avuto alcun effetto misurabile. [Link] Bush aumenta il suo distacco da Kerry anche nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics e adesso è davanti con un margine del 5% sia nella "3-way-race" (48-43) che nel testa a testa con il candidato democratico (47-42). [Link]

Tracking-polls: parità assoluta.

Perfetta parità nei tre tracking-poll diffusi nella mattinata (ora americana) di oggi. Una coincidenza quasi sospetta, a poche ore ore dal voto, che farà felici i venditori di spazi pubblicitari nei palinsesti televisivi della notte elettorale. Nel sondaggio di Zogby International per Reuters, Bush recupera un punto a Kerry e si porta sul 48-48. [Link] Trend opposto nel tracking-poll di ABC e Washington Post (stranamente pubblicato 7 ore prima del solito), ma risultato identico (48-48). [Link] Kerry in rimonta anche nel "neonato" tracking-poll di Opinion Dynamics per Fox News, con i due sfidanti appaiati al 46%. [Link] UPDATE. Utilizzando gli stessi dati raccolti in collaborazione con il Washington Post, ma con un metodo leggermente diverso di selezione dei "likely voters", ABC assegna anche oggi a Bush un vantaggio dell'1% (49-48), mentre il Post vede i due sfidanti in parità (48-48). [Link]

sabato 30 ottobre 2004

ABC/WP: Bush +1. FOX: Bush +2.

ABC/WP: Bush +1. FOX: Bush +2. Kerry si avvicina a Bush nel tracking-poll di ABC e Washington Post, ma il presidente conserva l'1% di vantaggio sul candidato democratico (49-48). [Link] Il consueto sondaggio settimanale di Opinion Dynamics per Fox News si trasforma (a poche ore dal voto?) in un bizzarro tracking-poll in cui la media degli ultimi due giorni vede Bush in testa con il 2% di distacco (47-45). Lo scetticismo regna sovrano. [Link] Un altro "strano" sondaggio è quello di American Research Group, che giudica i due candidati alla parti tra i "likely voters" (48-48). In questo caso, visti i precedenti sondaggi ARG stato per stato (scandalosamente sbilanciati a favore dei democratici), saremmo quasi tentati di ignorare il risultato. Ricordiamo soltanto che, per la prima volta da marzo, ARG diffonde un sondaggio in cui Kerry non è in testa (e in cui Bush raccoglie più del 45%). [Link]

NW: Bush +6. Tipp: Bush +2.

Balzo in avanti di Bush nell'ultimo sondaggio di Princeton Survey Research Associates per Newsweek. Il presidente ha un vantaggio del 6% sia tra i "likely voters" (50-44) che tra i "registered voters" (51-45), mentre la scorsa settimana conduceva rispettivamente del 2 e dell'1%. Gli "internals" del sondaggio dipingono una comoda vittoria per l'attuale inquilino della Casa Bianca. Forse troppo comoda. Da parte nostra, continuiamo a non fidarci dei sondaggi di Newsweek, qualunque sia il loro risultato. [Link] Il presidente torna in testa anche nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics. Ieri Bush e Kerry erano appaiati al 46%, oggi Bush ha un vantaggio del 2% (46-44). [Link]

Rasm.: Bush +1.Zogby: Kerry +1.

Lieve flessione di Bush nel tracking-poll di Rasmussen Reports. Oggi il presidente conduce con lo 0.8% di vantaggio nella media degli ultimi tre giorni (47.9-47.1) e con lo 0.4% nella media settimanale (47.9-47.5).[Link] Kerry scavalca invece Bush nel tracking-poll di Zogby International per Reuters ed è davanti 47-46. Ieri i due candidati erano pari al 47%. [Link]

La campagna elettorale di Osama.

Dopo più un anno di assenza dai teleschermi, Osama bin Laden ricompare in un video trasmesso da Al Jazeera, si accolla definitivamente la paternità del 9-11, accusa Bush di aver ingannato il popolo americano e invita gli Stati Uniti a praticare una politica estera simile a quella svedese. La trascrizione del testo dal Drudge Report. [Link] Il servizio di NBC News. [Link] Il video da CBS News. [Link] UPDATE. In una versione più completa del "comizio" di Osama, si notano inquietanti analogie tra la propaganda di Al Qaeda e quella di Michael Moore. Il riferimento a Bush che, dopo la notizia del primo attacco, si attarda ad ascoltare una bambina che parla della sua capra (invece di indossare un costume da supereroe e bloccare in volo l'altro boeing prima che si schianti sulla seconda torre) ricorda molto da vicino una delle scene più patetiche del "mockumentary" premiato a Cannes. Great minds think alike. [Link]

venerdì 29 ottobre 2004

FOX: Bush +5. ABC/WP: Bush +3.

Bush davanti con un margine del 5% nell'ultimo sondaggio di Opinion Dynamics per Fox News (50-45). La scorsa settimana il vantaggio del presidente su Kerry era del 7% (49-42). [Link] Il presidente aumenta invece il distacco da Kerry nel tracking-poll di ABC e Washington Post e adesso conduce con il 3% di vantaggio (50-47). Ieri soltanto l'1% divideva i due candidati (49-48). [Link] Cresce il vantaggio di Bush anche nella media dei sondaggi nazionali di RealClear Politics. Oggi il presidente ha un margine del 2.6% nella "3-way-race" (48.8-46.2) e del 2.9% nel testa a testa con Kerry (49.3-46.4). La media RCP del job-approval di Bush, in leggero calo, è del 49.8%. [Link]

Lo scoop esplode in faccia a Kerry.

La "october surprise" della premiata ditta CBS-New York Times per mettere in imbarazzo Bush sul terreno a lui più favorevole (la lotta al terrorismo) esplode in faccia a Kerry, troppo frettoloso nel voler cavalcare il mito degli esplosivi "scomparsi" da Al Qa Qaa. Il Pentagono demolisce l'ultima favoletta anti-Bush. I dettagli su Fox News.[Link] Thomas Sowell, su Townhall, commenta l'ultima "disgrazia" architettata dai mainstream media. [Link]

Rasm.: Bush +2. Tipp: parità.

Nessun cambiamento nel tracking-poll di Rasmussen Reports. Bush conduce sempre con il 2% di vantaggio (48.7-46.7) nella media degli ultimi tre giorni e dello 0.6% nella media settimanale (48.0-47.4). [Link] Kerry raggiunge invece il presidente nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics. Adesso i due sfidanti sono appaiati al 46%. [Link]

Collegio elettorale: aggiornamento.

Aggiornamento delle medie RealClear Politics dei sondaggi stato-per-stato. Bush aumenta il proprio vantaggio in Florida (+1.9), New Mexico (+3.3) e Colorado (+4.8); mantiene la propria posizione in Missouri (+4.7), West Virginia (+4.0), Arkansas (+3.0), Hawaii (+0.9), New Hampshire (-2.7) e Maine (-8.5); vede avvicinarsi Kerry in Nevada (+3.0), Iowa (+1.3) e Wisconsin (+0.6); recupera terreno in Pennsylvania (-2.0), Michigan (-3.2) e Oregon (-4.7); si fa raggiungere in Minnesota (pari) e scavalcare in Ohio (-2.0). Secondo le medie RCP, se si votasse oggi Bush porterebbe a casa 280 voti elettorali contro i 248 di Kerry, con i 10 voti del Minnesota ancora da assegnare. Escludendo i toss-up, RCP assegna 232 voti a Bush e 207 a Kerry, con Florida, Iowa, Minnesota, New Hampshire, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin ancora incerti. [Link]

Zogby: parità. GW: Bush +5.

Perfetta parità nel tracking-poll di Zogby International per Reuters (47-47), con Bush che perde l'1% e Kerry che guadagna altrettanto. [Link] Il presidente aumenta invece il proprio distacco nel sondaggio settimanale di Tarrance/Battleground per la George Washington University. Bush adesso ha un vantaggio del 5% (50-45) e un job-approval, in leggera crescita, del 53%. [Link]

Al Qaeda, Drudge e ABC News.

ABC News è stata costretta a trasmettere (parzialmente) un video, autenticato da CIA e FBI, in cui Al Qaeda minaccia vendetta sugli Stati Uniti per aver eletto la diabolica coppia Bush-Cheney. [Link] Il network ha deciso di mandare in onda il terribile documento soltanto dopo che il Drudge Report aveva svelato la sua intenzione di tenere segreta la vicenda per non "influenzare" le elezioni presidenziali. [Link] E' questa l'imparzialità dei mainstream media statunitensi: documenti falsi per mettere in cattiva luce Bush sono diffusi senza uno straccio di verifica; documenti veri che potrebbero aiutarlo sono ignorati. [Link]

giovedì 28 ottobre 2004

ABC/WP: Bush +1. Tipp: Bush +3.

Bush torna in testa nel tracking-poll di ABC e Washington Post. Oggi il presidente conduce 49-48. Ieri Kerry era davanti con lo stesso margine. [Link] Il presidente perde invece l'1% nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics, ma resta davanti con un margine del 3%. [Link] Lieve flessione di Kerry nella media dei sondaggi nazionali di RealClear Politics. Bush ha un vantaggio del 2.3% nella "3-way-race" (48.4-46.1) e del 2.6% escludendo Nader dalla sfida (49.0-46.4). La media RCP del job-approval di Bush è stabile al 50.3%. [Link]

La battaglia per l'Ohio.

Jay Cost di Horserace Blog spiega perché è molto improbabile che Bush possa perdere il battleground state dell'Ohio. Ecco quello che i media tradizionali non hanno il coraggio di dire. [Link] Imperdibile, sempre su Horserace Blog, anche l'analisi delle metodologie utilizzate dai maggiori sondaggisti. La conclusione di Jay Cost: fidarsi solo di Time, Gallup e Tarrance/Battleground. E lasciar perdere il resto. [Link] Mark Blumenthal, su Mystery Pollster, pensa esattamente l'opposto. [Link]

Zogby: Bush +2. Rasm.: Bush +2.

Bush torna davanti di 2 punti nel tracking-poll di Zogby International per Reuters (48-46). Secondo Zogby, gli indecisi sono il 4%. [Link] Bush consolida il proprio (leggero) vantaggio anche nel tracking-poll di Rasmussen Reports. Il presidente ha un margine del 2% nella media degli ultimi tre giorni (48.9-46.9) e dello 0.8% nella media settimanale (48.1-47.3). Aggiungendo anche i "leaning voters" nel calcolo, il vantaggio di Bush sarebbe dell'1.6% (49.7-47.1). Secondo Rasmussen, gli indecisi sono appena l'1.7% (e almeno la metà di essi non andrà a votare). [Link]

Il mito degli esplosivi scomparsi.

Ralph Peters, sul New York Post, chiama l'ultimo "scoop" anti-Bush con il proprio nome: "una menzogna spudorata". [Link] James K. Glassman, su Tech Central Station, va oltre. E spiega come, di fatto, la vicenda possa essere interpretata a sostegno della decisione di invadere l'Iraq. [Link]

mercoledì 27 ottobre 2004

ICR: Bush +3. RCP: Bush +2.

Bush in vantaggio con un margine del 3% nell'ultimo sondaggio di International Communications Research (48.0-45.4). Secondo ICR, gli indecisi sarebbero il 6.6%. [Link] Nella media dei sondaggi nazionali di RealClear Politics, Bush ha un vantaggio del 2.0% nella "3-way-race" (48.4-46.4) e del 2.8% escludendo Nader dalla sfida (49.2-46.4). Il job-approval del presidente è al 50.3% di media. [Link]

ABC/WP: Kerry +1. Tipp: Bush +4.

Kerry perde 1 punto e adesso il suo vantaggio su Bush nel tracking-poll di ABC e Washington Post si riduce all'1% (49-48). [Link] Il presidente, invece, arretra nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics, ma resta davanti con un margine del 4% sia includendo Nader che nel testa-a-testa con Kerry. [Link]

Caccia all'ultimo voto elettorale.

A una settimana dal voto, è forse ora di osservare con attenzione l'andamento dei sondaggi nei battleground states più incerti, anche perché sondaggi e tracking-poll condotti a livello nazionale sembrano ormai concordi nell'affermare che nessuno dei due candidati è in grado di conquistare un margine di distacco rilevante. RealClear Politics analizza le medie dei sondaggi condotti in 17 stati (ai 16 battleground-states classici si sono aggiunte recentemente le Hawaai). Secondo le medie RCP, Kerry ha un vantaggio netto in Maine (+8.5), solido in Oregon (+5.0), Michigan (+4.2) e Pennsylvania (+4.2), leggero in New Hampshire (+2.4). A parte il New Hampshire (4 voti elettorali), si tratta di stati vinti da Al Gore nel 2000. Bush, invece, è in leggerissimo vantaggio in Ohio (+0.2), Minnesota (+0.7), Hawaii (+0.9), Wisconsin (+1.0) e Florida (+1.2), leggermente davanti in New Mexico (+2.6) e Arkansas (+3.0), conduce abbastanza comodamente in Iowa (+3.4), West Virginia (+4.0), Missouri (+4.7), Colorado (+4.7) e Nevada (+5.2). Degli stati in cui Bush è attualmente in vantaggio, ben cinque (Minnesota, Hawaai, Wisconsin, New Mexico e Iowa) sono stati vinti dai democratici alle scorse elezioni. Pur continuando a soffire nei due stati principali vinti nel 2000 (Florida e Ohio), Bush sembra dunque strutturalmente favorito nel conteggio dei voti elettorali. Fino a qualche settimana fa, gli analisti erano convinti che il presidente (come anche il suo avversario) non avesse alcuna chance di vittoria finale se non fosse stato in grado di conquistare almeno due dei tre battleground più grossi (Florida, Ohio e Pennsylvania). Oggi, invece, un'ipotesi in cui Bush viene rieletto alla Casa Bianca pur perdendo Pennslylvania e Ohio, ma conquistando - per esempio - Iowa, Wisconsin e New Mexico, non sembra fantapolitica. [Link]

Zogby: Bush +1. Rasm.: Bush +2.

Bush perde terreno nel tracking-poll di Zogby International per Reuters, ma resta davanti con l'1% di vantaggio (48-47). [Link] Il presidente torna in testa, invece, nel tracking-poll di Rasmussen Reports e adesso conduce con un margine dell'1.7% nella media degli ultimi tre giorni (48.8-47.0) e dello 0.9% nella media settimanale (48.1-47.2). Il job-approval di Bush, in lieve crescita, è al 51.9%. [Link]

martedì 26 ottobre 2004

ABC/WP: Kerry +2. Tipp: Bush +6.

Kerry aumenta il proprio vantaggio su Bush nel tracking-poll di ABC e Washington Post. Il candidato democratico scava un margine del 2% (50-48) e raggiunge il suo miglior risultato di ottobre. [Link] Lieve flessione di Bush anche nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics, ma il presidente resta davanti con un solido 6% di vantaggio su Kerry (49-43). [Link]

1971: Kerry burattino dei vietcong.

I fantasmi della guerra in Vietnam non sembrano voler dare pace a John F. Kerry. Il World Net Daily pubblica una serie di documenti che provano - al di là di ogni ragionevole dubbio - come il partito comunista del Vietnam del Nord manovrasse direttamente il gruppo pacifista Vietnam Veterans Against the War, di cui Kerry era uno dei più popolari portavoce. Se i documenti rintracciati dallo Swiftie Jerome Corsi sono veri, si tratta della "smoking gun" che gli avversari del candidato democratico cercavano da tempo. Se sono falsi, si tratta di falsi molto meglio realizzati di quelli del Rathergate. [Link]

L'imparzialità di CBS e NYT.

Secondo il Drudge Report, la "notizia" delle 380 tonnellate di esplosivo scomparse misteriosamente in Iraq circolava nella redazione di CBS News dall'aprile del 2003, ma la rete televisiva del Rathergate avrebbe voluto tenerla nascosta fino al prossimo 31 ottobre, vigilia delle elezioni presidenziali, per provocare il massimo danno possibile all'amministrazione Bush. [Link] Il New York Times, però, ha avuto fretta di aggredire il presidente. E ha deciso di "sparare" lo scoop ad una settimana dal voto. Troppo presto, perché ha dato tempo agli americani di scoprire che una troupe di NBC News, arrivata sul luogo (Al-Qaqaa) con le truppe Usa il giorno dopo la liberazione dell'Iraq, aveva scoperto che l'esplosivo era già scomparso da tempo. [Link] L'ennesima balla-a-orologeria architettata dai media anti-Bush, insomma, che ancora una volta rischia di ritorcersi contro gli obiettivi dei suoi ideatori. [Link] Polipundit, che ha già battezzato il Rathergate, ha promosso un referendum tra i suoi lettori per trovare un nome anche a questo scandalo. Ha vinto "NYTrogate". [Link] UPDATE. Incredibilmente, Kerry compare in uno spot che accusa Bush di non aver custodito le tonnellate di esplosivo mancanti. Protagonisti: lo stesso Kerry e un ritaglio del New York Times. Qualcuno gli dica di smetterla di farsi del male. [Link]

Zogby: Bush +3. Rasm.: parità.

Bush conserva il 3% di vantaggio su Bush nel tracking-poll di Zogby International per Reuters, con entrambi i candidati in crescita di un punto (49-46) e gli indecisi che scendono per la prima volta al 3%. "Kerry è ancora a caccia degli elettori incerti - dice John Zogby (sondaggista di provata fede democratica) - ma potrebbero non esserne rimasti abbastanza per scavalcare Bush". [Link] Il presidente recupera terreno nel tracking-poll di Rasmussen Reports, in cui ieri era staccato di 2 punti percentuali. Oggi Bush e Kerry sono perfettamente alla pari nella media degli ultimi tre giorni (47.8-47.8), con il presidente che conserva un margine dell'1.1% nella media settimanale (48.1-47.0). [Link]

ABC/WP: Kerry +1. RCP: Bush +3.1.

Kerry scavalca Bush anche nel tracking-poll di ABC e Washington Post e adesso conduce con un vantaggio dell'1% (49-48). [Link] Il presidente consolida comunque la propria posizione nella media-sondaggi di RealClear Politics, grazie all'ottimo risultato nei tracking-poll Tipp e Zogby e nel sondaggio Gallup. Oggi Bush è davanti del 3.1% nella "3-way-race" (48.9-45.8) e del 3.7% escludendo Nader dalla sfida (49.0-45.3). [Link]

lunedì 25 ottobre 2004

Gallup: Bush +5. Tipp: Bush +8.

Bush in lieve calo, ma sempre in vantaggio, nell'ultimo sondaggio Gallup per CNN e Usa Today. Il presidente conserva il 5% di distacco dal candidato democratico tra i "likely voters" (51-46) e il 2% tra i "registered voters" (49-47). Il job-approval di Bush, secondo Gallup, resta stabile al 51%. [Link] Bush aumenta invece il proprio vantaggio nel tracking-poll del Technometrics Institute of Policy and Politics. Oggi il presidente ha un margine dell'8% nella "3-way-race" (50-42) e del 7% escludendo Nader dalla sfida (48-41). Il distacco di Bush è salito dall'1% all'8% negli ultimi quattro giorni. [Link]

Rasm.: Kerry +2. Zogby: Bush +3.

Clamoroso sorpasso di Kerry su Bush nel tracking-poll di Rasmussen Reports. Dopo tre giorni di rincorsa, il candidato democratico è adesso in vantaggio con il 2% di margine sul presidente (48.4-46.4). Si tratta del miglior risultato per Kerry nei sondaggi quotidiani Rasmussen dallo scorso 17 agosto. Nella media settimanale, Bush resta davanti con un distacco dell'1% (48.0-47.0). [Link] Se Kerry sorpassa Bush in un sondaggio che ha quasi sempre visto in testa il presidente, Bush consolida invece il proprio vantaggio nel tracking-poll di Zogby International per Reuters, che ha sempre sovra-stimato il candidato democratico rispetto alla media nazionale delle rilevazioni statistiche. Per Zogby, Bush ha un vantaggio del 3% (48-45), in crescita rispetto a ieri. [Link]

I guardiani della democrazia.

Non pago della figuraccia fatta con il tentativo di influenzare il voto nella Clark County (Ohio), che si è dimostrato un regalo inaspettato per Bush in uno degli swing-state più combattuti [Link], il quotidiano britannico Guardian deve scusarsi pubblicamente per un delirante editoriale con cui Charlie Brooker (una sorta di incrocio d'oltremanica tra Alvaro Vitali e Nanni Moretti) aveva in pratica incitato all'assassinio del presidente Usa. Il Guardian ha rimosso l'articolo dal proprio sito Internet [Link], ma ormai era troppo tardi. [Link]

L'ultima bufala di John F. Kerry.

Dopo aver fatto marcia indietro sui "leader stranieri" che avrebbero appoggiato in segreto la sua candidatura alla Casa Bianca, Kerry deve rimangiarsi anche la storiella secondo cui, prima del voto del Congresso sull'uso della forza in Iraq (ottobre 2002), il senatore del Massachusetts si sarebbe intrattenuto per ore con tutti i membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il Washington Times smonta - con testimoni - l'ennesima bufala ripetuta fino alla nausea dal candidato democratico durante tutta la campagna elettorale. [Link] UPDATE. Dal Daily Recycler, il video del secondo dibattito in cui Kerry il suo misterioso meeting con i membri del Consiglio di Sicurezza. [Link]

ABC/WP: Bush +1. RCP: Bush +2.9.

Kerry si avvicina sensibilmente a Bush nel tracking-poll di ABC e Washington Post. Il presidentre adesso ha soltanto l'1% di vantaggio sul candidato democratico (49-48). [Link] Cresce leggermente, invece, il distacco tra Bush e Kerry nella media-sondaggi di RealClear Politics, che vede il presidente davanti del 2.9% nella "3-way-race" e del 3.2% escludendo Nader dalla competizione. La media RCP del job-approval di Bush è del 50.1%. [Link]