venerdì 30 novembre 2007

Prodi è finito (parola di Bin Laden)

Nell'ultimo, delirante, messaggio trasmesso da Al Jazeera, Osama Bin Laden si scaglia contro l'Europa, schiava degli Stati Uniti. Lo sceicco wannabe ha una parolina simpatica per tutti i leader occidentali, colpevoli di cercare protezione all'ombra della Casa Bianca: Berlusconi, Sarkozy, Blair, Brown, Aznar... Manca, però, un qualsiasi gesto di cortesia nei confronti dell'attuale presidente del consiglio italiano. Evidentemente, la notizia che Mr. Prodi e il suo governo sono in coma farmacologico deve arrivata perfino nelle caverne di Tora Bora.

giovedì 29 novembre 2007

SuperHero

Krillix ispiratissima, da leggere.

Iowa On My Mind

Rebus sic stantibus, sono soltanto due i candidati repubblicani che possono conquistare la nomination del GOP per la corsa alla Casa Bianca. Perché sono soltanto due i candidati per i quali è possibile ipotizzare scenari plausibili di vittoria.

Il primo, naturalmente, è Rudy Giuliani. La sua strategia è chiara: limitare i danni in Iowa; ottenere una buona performance in New Hampshire; vincere almeno una volta (meglio due) tra Michigan, Nevada e South Carolina; spazzare via la concorrenza in Florida; trionfare nel SuperTuesday (puntando soprattutto su California, Pennsylvania e New Jersey). Difficile, ma tutt'altro che impossibile.

Il secondo candidato non è Fred Thompson, autore (almeno finora) di una delle peggiori campagne elettorali degli ultimi decenni. E non è neppure John McCain, l'unico - insieme a Rudy - che avrebbe la possibilità di giocarsi fino in fondo la partita con Hillary. Per non parlare di Mike Huckabee o Ron Paul, gli ultimi flavor of the month. L'unico candidato del GOP che - insieme a Rudy - ha una strategia potenzialmente vincente è Mitt Romney, il mormone ex governatore del Massachusetts. Un candidato che, sia detto senza alcun intento polemico, non ha nessuna chance di vincere le general elections. Anche Romney ha una strategia chiara per ottenere la nomination repubblicana: vincere in Iowa e New Hampshire; ottenere da queste due vittorie la spinta necessaria per vincere almeno 2 volte su 3 tra Michigan, Nevada e South Carolina; piazzarsi alle spalle di Giuliani in Florida; emergere, in vista del SuperTuesday come l'unica possibile alternativa "conservatrice" a Rudy.

Questa, piaccia o non piaccia, è la realtà. Una realtà, sia chiaro, estremamente fluida, che rischia di assumere contorni molto diversi al minimo mutare delle condizioni di fondo. Questo recente sondaggio di Rasmussen Reports, per esempio, che vede Mike Huckabee scavalcare Mitt Romney nei caucus dell'Iowa, è potenzialmente in grado di trasformare la two-way race repubblicana in una cavalcata trionfale per Giuliani. Se Romney non vincesse in Iowa, infatti, e nessun altro dei candidati preferiti dai conservatori (Thompson o lo stesso Huckabee) riuscisse - in tempi brevissimi - a prenderne il posto nelle dinamiche geopolitiche espresse dalla base, già nei primi giorni di gennaio potremmo avere una risposta, semplicissima ad una domanda che in troppi continuano a ritenere complicata. Una risposta di quattro lettere, che inizia con con R e finisce con Y.

UPDATE. Nell'ultimo sondaggio Rasmussen a livello nazionale, Giuliani (27%) ha 13 punti percentuali di vantaggio su Romney (14%) e McCain (14%). Al quarto posto c'è Huckabee (12%) che ha definitivamente scavalcato Thompson (10%).

mercoledì 28 novembre 2007

La Loggia P4

"Secondo l'Authority per le telecomunicazioni sia il Tg1 che l'intera informazione Rai era assai più equilibrata nel mese di aprile 2005 che nel mese di aprile 2007, con un nuovo governo in carica e il decisivo cambio al Tg1 (gli altri protagonisti sono infatti più o meno gli stessi). Se - come sostiene il direttore di Repubblica, Ezio Mauro - all'epoca operava una sorta di P2 dell'informazione che assoggettava la Rai a Berlusconi, o era composta da incapaci, o quella attuale che assoggetta la Rai a Prodi e alla sua maggioranza è assai più temibile. Se quello emerso dalle intercettazioni è tremendo scandalo, quello certificato dai dati dell'Authority dovrebbe portare alla decapitazione di tutti i responsabili".

Lettura obbligatoria per analizzare seriamente l'ultima teoria del complotto all'amatriciana: Franco Bechis su "Italia Oggi", via Dagospia, via Calamity Jane.

martedì 27 novembre 2007

Strange Bedfellows

Interessante articolo di Russell Berman del New York Sun sullo strano (ma neppure troppo) patto di non aggressione tra Rudy Giuliani e Mike Huckabee.

Trasmutazioni/2

Restyling dell'Orso di Pietra per Arturo Diaconale.

Trasmutazioni/1

Da Regina dei Celti a Guerriera. Il nuovo blog di Deborah Bergamini.

Il Polo diviso fa pace su Internet (da Libero)

Francesco Specchia, su Libero del 27 novembre

Dio benedica i bloggers: hanno il futuro della politica sulla punta del mouse, e ancora non lo sanno. Accade che, mentre nel mondo reale il centrodestra si sfalda, s'intruglia e si coagula vischiosamente come una macchia di Rorschach, in quello del web (la Blogosfera ispirata al modello francese di Sarkozy, assai à la page) le idee e il concetto di partito unico sono già una certezza. Certo, è Internet ma è un buon inizio. Accade che sotto l'"ombrello" di Tocqueville, la cittadella-piattaforma che raduna 1300 blog per 15/18mila utenti unici di media al giorno, si organizzino le masse critiche di laici, cattolici, liberali, radicali, finiani di An, e destri storaciani («La Santanchè li ha resi presentabili, anche se diciamo che non rientrano nel concetto di destra liberale e conservatrice»). Perfino leghisti e liberal un po' di sinistra. Tutti uniti in quadrata falange per un unico scopo: far cadere Prodi, dare una rassettata alla democrazia, e convergere - per una volta - più sugl'ideali che sulle poltrone.

Tocqueville è la città dei liberi, in cui 20 volontari, per 3-4 ore al giorno, filtrano articoli, opinioni, disamine, strategie elettorali dalla Sicilia alla Lombardia, dalla Spagna alla Germania. E soprattutto non censura le opinioni-contro, come spesso fanno i Grillo o i Luttazzi...», afferma Andrea Mancia, vicedirettore di Liberal e co-fondatore di Tocqueville. Mancia è uno che ha visto lungo. Anche se in Internet Silvio Berlusconi ci crede poco (e il responsabile di Forza Italia Antonio Palmieri si batte come un leone per far passare il messaggio), il web potrebbe davvero fare la differenza. Potrebbe davvero avere la funzione aggregatrice della piazza che fu la risorsa inaspettata del Polo nel '94. Grillo insegna: mai sottovalutare un blogger, specie se incazzato. Perché ci sono 150 milioni di bloggers al mondo: quattro solo in Francia e più di quindici negli Usa, dove con un'azione straordinaria di giornalismo d'inchiesta fecero dimettere il decano dei cronisti Dan Rather, beccato su una bufala. Il ritmo mondiale della loro attività cresce di sei post al secondo «ma durante le elezioni, coi live blogging, le dirette dei dibattiti politici si toccano, solo da noi, i 100mila utenti al giorno», ricorda sempre Mancia.

«Tocqueville nacque tre anni fa; eravamo tre amici al bar che se la raccontavano tra loro. Finché un giorno un blogger ci fece notare che il monopolio del web non era della sinistra; che c'erano almeno 150 utenti da questa parte della barricata che necessitavano solo di un punto di riferimento» ricorda Cristina Missiroli, l'altra giovane fondatrice oggi responsabile della parte web della brambillesca tv delle Libertà, «così pubblicammo i loro nomi. E si unirono in centinaia. Tocqueville divenne un formidabile rilanciatore di visite. Un fenomeno esponenziale. Se ne accorse anche Google che oggi ha intuito le potenzialità dell'inserimento di pubblicità nei diari condivisi...». Si chiama in gergo "il potenziale della coda": puntare sui piccoli gruppi di fedelissimi, le minoranze delle minoranze, praticamente un porta-a-porta al silicio. Ed è per questo - per l'effetto negromantico della "democrazia dal basso" - che alcuni politici e giornalisti lungimiranti, oggi, fondano e affondano blog con forsennata frequenza.

Benedetto Della Vedova e Marco Taradash, che coi suoi riformatori-liberali insiste sul concetto di"lobby trasversale"; il friulano Renzo Tondo e l'ex presidente del Senato Marcello Pera, a dire il vero oggi un po' loffio dopo i primi entusiasmi; il radicale libero David Parenzo che sfrutta la grancassa del circuito di Telelombardia e la coppia Loquenzi-Quagliariello perno dell"Occidentale"; Antonio Galdo e la redazione dell'Indipendente; Fausto Carioti di Libero con "A Conservative Mind" e Giorgia Meloni, giovanissima vicepresidente della Camera che sguinzaglia con ammirato zelo i suoi bloggers del circolo della Garbatella di Azione Giovani sulle tracce capitoline degli sfasci veltroniani. Poi c'è la novità del blog di Paolo Liguori, "Fatti e misfatti" con l'appendice di selezione video di "Presa diretta", un sistema integrato al TgCom dicui Liguori stesso è direttore. «Siamo nati solo da tre giorni e il successo è sorprendente. Liguori butta lì un argomento provocazione, che magari non può o non vuole approfondire nei canali istituzionali Mediaset; e la risposta è immediata. «Sul caso delle staminali e dei vigili dalla multa selvaggia si è scatenato l'inferno», commenta Stefano Ventura del TgCom. Per fare la rivoluzione - diceva Woody Allen- ci vogliono due cose: qualcuno contro cui rivoltarsi, e qualcuno che si presenti e faccia la rivoluzione. Prodi - si diceva - è per tutti la minaccia comune, il male da estirpare. E i rivoluzionari, i bloggers di centrodestra, ora continuano a presentarsi come alla visita di leva. Strani animali, i bloggers. Li osservammo un anno fa al loro primo convegno nazionale che aveva per pretesto il destino dell'informazione; ma, in realtà, era un incontro tra compagni di mouse che volevano vedersi finalmente in faccia.

I bloggers sono, in genere, studenti o giovani insegnanti a contratto, o impiegati d'azienda, che si mettono in ferie per inseguire un ideale. Parti osservandoli come nerds dalle polo lise, volti occhialuti alla Alain Finkielkraut, il sociologo che guardava il passato con nostalgia proustiana; poi ne diffidi quando, da matti, si chiamano tra loro solo coi nickname, gli pseudonimi usati in Rete («Ciao sono Right Nation», «Piacere mio io sono "Guerrecivili", ti presento "Starsailor"»); al massimo li rivaluti come tarli famelici delle e-mail, le meningi spremute, il lavorìo sulla tastiera. Ma, infondo, a sfruculiarli bene, li riscopri anime belle, futuristi del podcast, coi fumetti di Dylan Dog e i libri di Fukuyama sotto braccio, e con la fissa d'esportare la democrazia. «Sono quelli che ci credono veramente» commenta - voce dissonante - Marco Masieri, amministratore con Marco Montemagno di Blogosfere, la più grande piattaforma di blog (non solo politici) italiana «perché in Italia, in verità, i politici non hanno un gran concetto della politica web. Se ne accorgono solo con l'approssimarsi delle elezioni. Alla conferenza stampa di DiPietro su Second Life ci contavamo sulle dita. Di testate giornalistiche, poi, c'era solo il Corriere della sera». Eppure, se c'è ancora una speranza, oggi ha il suono secco d'un clic.

© Libero. Pubblicato il 27 novembre 2007.

TocqueVille Party/2

L'Anarca si interroga, Krillix non ha dubbi.

lunedì 26 novembre 2007

TocqueVille Party/1

Su Radio Radicale e su Radio We Blog, l'audio (e il video) integrale della tavola rotonda organizzata a Roma prima del TocqueVille Party. Per un resoconto integrale del "piatto forte" della giornata (la cena)... peggio per chi non c'era! :)

p.s. Leggi anche Mondopiccolo, Brugnols e Creonte. UPDATE. Ci erano sfuggiti Mithrandir e A Look to the Right.

venerdì 23 novembre 2007

Berlusconi vs. Fini

Berlusconi, perché sembrava con le spalle al muro e invece ha stupito tutti, inventandosi una piroetta memorabile.

Fini, perché io al bipolarismo (meglio all'italiana che niente) non ci rinuncio.

Berlusconi, perché ha promesso di rendere democratico il processo di selezione della classe dirigente. Il mio capo non ci crede troppo, ma io sono ingenuo.

Fini, perché se davvero vuole dimostrare di poter fare il leader del centrodestra, questo è il momento giusto per dimostrarlo. Le leadership non si ereditano, si conquistano.

Berlusconi, perché riesce ancora - meglio di chiunque altro - ad essere in sintonia con la pancia delle persone normali.

Fini, perché l'ho sentito promettere che non si vendicherà dello strappo nelle trattative per le coalizioni locali. Che dite, sono ingenuo anche stavolta?

Berlusconi, perché ogni volta riesce a smuovere le acque stagnanti della politica italiana. Terrorizzando la sinistra.

Fini, perché ha trascinato una parte importante della destra italiana verso un modello moderno e spendibile (a volte perfino troppo), anche a costo di perdere qualche rottame del passato.

Berlusconi, perché ha strappato la parola popolo alla sinistra. Il fatto che per me il popolo, in quanto tale, non esista, è del tutto irrilevante.

Fini, perché sono sicuro che, passato lo shock, si renderà conto degli errori commessi.

Berlusconi, perché ha il coraggio di rischiare il tutto per tutto.

Fini, se avrà il coraggio di non rischiare di perdere tutto.

giovedì 22 novembre 2007

Fateli scendere

Pino Corrias, sul blog "Voglio Scendere" scritto in collaborazione con Peter Gomez e Marco Travaglio (un concentrato estremo di simpatia, insomma), si chiede - retoricamente, s'intende - se in Forza Italia "abiti almeno una persona, un uomo o una donna, un giovane, un anziano, un leader o un funzionario, un militante, un onorevole deputato, un senatore, un capo area, un capoufficio, un direttore marketing, un segretario di Circolo non rosso di capelli o addirittura un semplice adornato, che possegga una sua personale (indivisibile, eccentrica, discutibile, diversa) opinione sulle opinioni del Capo. I desideri del Capo. I capricci del Capo". Simpatici, ma soprattutto informati.

mercoledì 21 novembre 2007

Ppl

Il Cav. riesce sempre a stupirmi. E a divertirmi come nessun altro. Nel mio piccolo, però, vorrei regalargli un consiglio per affrontare quella che si annuncia come una lunga guerra di trincea con gli (ex?) alleati di AN. Si tratta un aforisma, molto conosciuto, di Winston Churchill. "Nella guerra, determinazione; nella sconfitta resistenza; nella vittoria, magnanimità".

giovedì 15 novembre 2007

Arrogance

Non credo, sinceramente, di aver mai assistito ad una esibizione di arroganza più sfacciata di quella che ci ha regalato, stasera al Senato, il capogruppo dell'Ulivo, Anna Finocchiaro. Non è tanto una questione di sostanza politica, anche se accusare il centrodestra di aver tentato di corrompere alcuni senatori della maggioranza, dopo il mercato delle vacche notturno di queste ultime ore, ci sembra francamente ridicolo. Si tratta, piuttosto, di un'arroganza "formale" insopportabile, che arriva al culmine di una stagione politica in cui proprio la mancanza di rispetto per gli avversari politici, insieme ad un malinteso senso di superiorità morale, intellettuale e culturale, hanno impedito al centrosinistra di rendersi conto del reale risultato delle elezioni del 2006.

Adesso la Finanziaria è passata, scongiurando qualsiasi rischio di spallata, sgambetto o calcio nel sedere. Ma da qui a pensare che, passata più o meno indenne dalle forche caudine del Senato, la maggioranza guidata da Romano Prodi possa imboccare la gloriosa strada delle riforme e del risanamento, ce ne passa. Dini e Bordon hanno esplicitamente dichiarato di aver votato la Finanziaria per "senso di responsabilità", ma considerano chiusa questa esperienza di governo, almeno con la maggioranza attuale. Fingere di non vedere quello che sta succedendo - nel sistema politico ma ancora di più nel paese reale - è, per l'ennesima volta, una dimostrazione di arroganza che risulterà fatale al centrosinistra. Prima, molto prima, di quanto non creda la senatrice Finocchiaro.

p.s. Sul futuro del governo Prodi, leggi anche Liber.t@'.

martedì 13 novembre 2007

A occhio nudo

Non servono grandi analisti per rendersi conto di come stia procedendo la corsa per la nomination repubblicana alla Casa Bianca. Soprattutto se i grandi analisti sono gli stessi che avevano previsto la rapida implosione del candidato-che-non-può-vincere-le-primarie-repubblicane. Basta dare un'occhiata, anche rapida, anche superficiale, al grafico pubblicato da Pollster.com, che tiene conto di tutti i sondaggi pubblicati negli ultimi tre anni. E basta leggere Tom Bevan su Real Clear Politics, per capire quale sia la strategia di Rudy Giuliani. Oppure Rich Lowry sulla National Review, per capire perché questa strategia ha buone probabilità di successo. La verità, quasi sempre, non è complicata come qualcuno cerca di farci credere. E il più delle volte si vede a occhio nudo.

domenica 11 novembre 2007

Montecatini '07: liveblogging

13:39. Concludiamo qui il liveblogging, in lieve anticipo, con una piccola considerazione. Berlusconi è uno splendido comunicatore e ascoltarlo è sempre un piacere (anche se tende spesso a ripetere cose già dette), ma gli aneddoti e le battute dovrebbero essere un ottimo metodo per impreziosire un discorso politico, non per sostituire del tutto un discorso politico. Il rischio è quello di confondere il contorno con il piatto principale della portata. Sappiamo, ormai da anni, che il contorno è ottimo e abbondante. Adesso è arrivato il momento di pretendere un po' di sostanza.

13:38. Sono tornato. Pare che adesso Berlusconi stia parlando del presente. Niente futuro, ma sempre meglio che il passato.

13:21. Berlusconi parla male delle sigarette. Ne vado a fumare un'altra.

13:16. Aneddoto sulla mamma.

13:11. Berlusconi annuncia la nascita dell'Alta scuola della libertà e del pensiero liberale. Tra i docenti, Tony Blair (sic).

13:06. No, Yalta no!

13:04. Ancora passato. Interessante, ma passato.

12:58. Berlusconi racconta i mesi precedenti alla nascita di Forza Italia. Fino ad ora, molto amarcord e poco sguardo verso il futuro.

12:54. Berlusconi passa in rassegna gli eletti dei Circoli. Se vi capita l'occasione di vedere il video, non perdetelo.

12:51. Berlusconi si spende molto. Probabilmente Simone non ha torto.

12:46. Da qualche minuto, Berlusconi sta parlando con un braccio stretto sulla spalla di Dell'Utri. Secondo Simone, è un segnale politico.

12:39. "Mi fa sempre piacere incontrare i giovani dei Circoli, perché mi piace stare con i miei coetanei".

12:37. Berlusconi sale sul palco e ironizza sul proprio stato di salute (lo scorso anno ebbe un malore proprio alla convention di Montecatini).

12:32. Dell'Ultri spiega la strategia dei Circoli per il prossimo futuro e chiama sul palco gli eletti al direttivo nazionale.

12:20. Dell'Utri racconta le prime fasi della nascita di Forza Italia nel 1993.

12:14. Dell'Ultri: "Silvio, ti volevo scrivere una lettera...". Berlusconi: "Lascia stare, mi bastano quelle di mia moglie".

12:13. Atmosfera suggestiva. Anche il nuovo spot del Circolo è molto bello.

12:11. Si spengono le luci.

12:07. Il Palamadigan esplode. Sta arrivando Berlusconi. (Gli altoparlanti diffondo una splendida canzone dei Coldplay).

11:59. Dell'Utri: "Io sto cazzeggiando in attesa che arrivi il presidente".

11:49. Schifani: "Che stile ha una coalizione che si fa sostenere da parlamentari che gridano 10, 100, 1000 Nassirya?".

11:38. Dell'Utri chiama sul palco Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia. Io mi vado a fumare una sigaretta.

11:37. Bondi: "Forza Italia avrà molti difetti, ma senza Forza Italia non c'è nel nostro paese alcuna speranza di cambiamento per il futuro".

11:29. Bondi: "Il vantaggio nei sondaggi nasce da una luce diversa con cui i cittadini italiani guardano l'esperienza di governo di Berlusconi".

11:27. Bondi: "Gli elettori della sinistra sono stati ingannati dal governo in carica".

11:20. Bondi sale sul palco.

11:19. Dell'Utri presenta Sandro Bondi.

11:15. Dell'Utri: "Churchill diceva che ci sono 9 parole molto potenti: mai mai mai mai mai mai darsi per vinti. Dedico questa frase al mio amico Cesare Previti". Breve intervento di Previti.

11:13. Liveblogging anche da Freedomland e Mondopiccolo.

11:12. Ancora ping-pong...

11:10. Due cinesi con maglietta rosa giocano a ping-pong sul palco. Simone imita Tremonti che chiede dazi.

11:07. Il senatore Marcello Dell'Utri ha appena annunciato gli eletti al direttivo nazionale del Circolo, bacchettando l'organizzazione per alcuni "piccoli brogli". Poi parla a lungo di ping-pong.

Montecatini '07: pillole di Martino

Montecatini, 10 novembre 2007

- I paesi europei sono scrocconi a spese della NATO.

- E' ammissibile che l'UE dedichi alla difesa meno della metà di quello che spendono gli USA?

- Come diceva Alexander Haig, in politica estera ci sono due livelli: ideazione ed esecuzione. Per l'esecuzione ci vogliono funzionari di carriera. Per l'ideazione, però, le linee fondamentali della politica estera devono essere bipartisan. L'italia ha avuto più di 50 governi. Malgrado questi cambiamenti, i fondamenti della politica estera italiana sono rimasti sempre gli stessi. Tranne che negli ultimi 16 mesi, quando alla Farnesina si è insediato Massimo Dio-lo-strafulmini D'Alema.

- D'Alema va a Teheran e dichiara che il diritto dell'Iran al nucleare è inalienabile. Negli anni Trenta avrebbe detto che il diritto di Hitler ai forni nucleari è inalienabile.

- Per non scontentare la sinistra comunista e ultracomunista, D'Alema ha deciso di tradire l'ONU. Per non perdere la faccia, poi, ha deciso di inventarsi qualcos'altro e, storcendo il braccio a Chirac, ha mandato 3000 soldati italiani in Libano. Che non fanno niente. Se Hezbollah decide di riprendere gli attacchi contro Israele, e Israele reagisce, i nostri soldati si troveranno in mezzo ai due fuochi senza poter fare niente.

- Questi sedicenti democratici (che hanno fondato un partito con questo nome, con scarso senso del ridicolo), quando si tratta di scegliere tra democrazie e terrorismo, esitano. E quasi quasi scelgono il fronte terrorista.

- Il XX secolo ci ha lasciato in eredità due lezioni. Non sottovalutiamo in nessun caso le minacce dei fanatici. Occorre prepararsi per tempo. Noi abbiamo un fanatico che si è dotato di capacità militari e ha lo stesso disprezzo della comunità internazionale che aveva Hitler. Con i missili a lungo raggio nordcoreani, sotto tiro ci saranno anche Roma, Londra e Parigi.

- No alla guerra preventiva? E cosa vogliono, la guerra successiva? Aspettano che ci arrivino i missili addosso prima di reagire?

- Questi sono gli orfanelli di Stalin. L'America è sempre stata il loro nemico naturale. Loro non sono contro questo o quel presidente, loro sono contro l'America.

- Helmut Schmidt diceva "Gli americani sono quelli che sono. Ma sono gli unici americani che abbiamo".

- Sarkozy lo considero un enigma. Non c’è dubbio che Sarkozy abbia abbandonato la isterica politica antiamericana del suo predecessore. E non c'è dubbio che sia stato bravissimo, prima durante e dopo le elezioni. Ma il concetto di bravura non è univoco: se io da cento metri sparo e ammazzo mia moglie, sono un bravo tiratore ma non un bravo marito. Comunque ha certamente un grande vantaggio: è ungherese, non francese.

- L'idealista è uno che, partendo dal corretto presupposto che le rose hanno un profumo migliore dei cavoli, usa le rose per fare la zuppe.

Shut Up!

Viva il Re.

venerdì 9 novembre 2007

Popper e la sinistra: la storia vera

"È da tredici anni che a sinistra va di moda riempirsi la bocca con Karl Popper. Il merito (o la colpa) è di “Cattiva maestra televisione”: un fortunato libricino scritto da Giancarlo Bosetti, all’epoca vicedirettore dell’Unità, nel 1994. Guarda caso, in coincidenza con l’entrata in politica di Silvio Berlusconi. Poco importa che le preoccupazioni di Popper fossero rivolte innanzitutto ai bambini e ai rischi che corrono davanti al piccolo schermo. Di Popper si volle capire solo che, per lui, chi possiede le televisioni è un potenziale dittatore. Nell’immaginario di buona parte della sinistra italiana il filosofo austriaco divenne così un nemico del loro peggior nemico, insomma un compagno di strada, subito adottato con l’entusiasmo dei neofiti (...)."

Fausto Carioti, su Libero. Leggi tutto l'articolo su A Conservative Mind.

giovedì 8 novembre 2007

The Greatest Scam in History

Fatto: il fondatore del Weather Channel, John Coleman, scrive un articolo in cui denuncia la psicosi del global warming come "la più grande truffa della storia".

Ipotesi 1: la notizia, clamorosa, viene rilanciata dai maggiori organi di stampa.

Ipotesi 2: poveri illusi.

"E' la più grande truffa della storia. Sono stupefatto, disgustato e fortemente offeso. Il global warming è una truffa. Qualche scienziato senza scrupoli con ambizioni politiche ha manipolato dati scientifici raccolti nel lungo periodo per creare l'illusione di un riscaldamento globale rapido. Altri scienziati, dello stesso genere di environmental whacko sono arrivati a supportare ed estendere la "ricerca" per potenziare ulteriormente questi allarmi totalmente infondati. I loro amici nel governo hanno indirizzato dalla loro parte una quantità gigantesca di fondi per mantenere in vita il movimento. Poi hanno preteso di aver raggiunto un consenso generalizzato.

Estremisti ambientalisti e noti esponenti politici hanno fatto squadra con registi cinematografici e giornalisti liberal per creare questo selvaggio scenario "scientifico" che descrive una civiltà minacciata dalle conseguenze ambientali del global warming, a meno che non si aderisca alla loro agenda radicale. Oggi la loro scienza, ridicola e manipolata, è stata accettata come un fatto ed è diventata la pietra angolare di CNN, CBS, NBC, partito democratico, governatore della California, maestri di scuola e, in molti casi, coscienziosi cittadini ben informati ma molto ingenui. Soltanto ad un reporter della ABC è stato permesso di contrastare la frenesia sul global warming con un documentario di 15 minuti.

Io non mi oppongo all'ambientalismo. Non mi oppongo alle posizioni politiche di alcun partito. Ma il global warming (o climate change) non è ambientalismo o politica. E non è una religione. Non qualcosa in cui si "crede". E' scienza: la scienza della meterologia. Questo è il settore di cui mi sono occupato per tutta la vita. E vi dico che il global warming è un non-evento, una crisi costruita a tavolino, una truffa colossale (...).

Ho letto dozzine di ricerche scientifiche. Ho parlato con numerosi scienziati. Ho studiato. Ho riflettuto sul problema e sono consapevole di avere ragione. Non c'è nessun pericolo reale causato dal climate change. L'impatto umano sul clima non è catastrofico. Il nostro pianeta non è a rischio. Sono sbigottito dal glamour dei media, dalle sciocchezze politically correct e dal rude rifiuto di ascoltare qualsiasi argomento contrario da parte del Grande Sacerdote del global warming. Nel tempo, tra un decennio o due, questa oltraggiosa truffa sarà ovvia per tutti.

Leggi la versione integrale dell'articolo (in inglese) su Icecap.

h/t: Newsbusters.org, Il Mango di Treviso.

mercoledì 7 novembre 2007

Giuliani: arriva l'endorsement di Pat Robertson

Pat Robertson, una delle più influenti figure del mondo evangelico statunitense e del movimento social conservative, ha annunciato pubblicamente il proprio endorsement a favore di Rudolph Giuliani. Si tratta di una svolta clamorosa nella corsa per le primarie repubblicane, destinata a sconvolgere le ferme certezze di chi continua a credere che il GOP sia diviso, con chirurgica precisione, tra destra religiosa e moderati "laicisti". Le cose, naturalmente, non stanno così. E l'endorsement di Robertson, proprio come quello - ormai scontato - di Sam Brownback a favore di John McCain, è soltanto l'ennesima dimostrazione di quanto siano limitate ed imprecise le categorie utilizzate dagli analisti italiani (ed europei, in genere) per descrivere le dinamiche della politica statunitense.

Aspettiamoci, ora, un'ondata di commenti che descriveranno Giuliani come "servo sciocco della destra religiosa" o come "agente prezzolato della reazione". Gli autori di queste invettive saranno, molto probabilmente, gli stessi personaggi che fino a ieri consideravano Rudy come un "maniaco filo-abortista" o come un "travestito amico degli omosessuali".

Round-Up: Captain's Quarters, Power Line, Michelle Malkin, The Jawa Report, Sister Toldjah, National Review, Hot Air, Spin Cycle, QandO, The Astute Blogger, JammieWearingFool, Outside the Beltway.

martedì 6 novembre 2007

Ron the Fundraiser

Sarà anche molto staccato nei sondaggi (almeno per ora), ma non c'è dubbio che Ron Paul stia insegnando a molti candidati repubblicani come si fa fundraising, soprattutto su Internet. Ieri, sull'onda del Guy Fawkes Day (avete visto il film "V for Vendetta"?), Paul ha raccolto 4,2 milioni di dollari in un solo giorno, sfiorando le performance di Hillary Clinton e Barack Obama nei mesi scorsi. Comunque la si pensi sul congressman texano (e qui lo consideriamo il migliore in politica interna e il peggiore in politica estera), si tratta di un dato oggettivamente impressionante. UPDATE. Sullo stesso argomento (in italiano): Creez Dogg in tha Houze.

Round-Up: QandO, Reason Magazine, Flopping Aces, RealClearPolitics, Eunomia, The American Mind, The Politico. UPDATE: Patrick Ruffini, Outside The Beltway, National Review, PoliBlog, The Corner, Ankle Biting Pundits, Vox Popoli.

lunedì 5 novembre 2007

Le vittime di Che Guevara

Un poster. Un semplice poster in cui l'immagine dello schiavetto castrista più famoso del pianeta è composta con le immagini, più piccole, delle sue vittime. Le vittime di Che Guevara, appunto. Il Washington Times anticipa l'ultima - splendida - iniziativa della Young America's Foundation che sarà presentata in occasione della Freedom Week, la commemorazione annuale del crollo del muro di Berlino organizzata dalla YAF il 9 novembre. Il poster, ideato dal presidente della YAF, Ron Robinson e disegnato da Jonathan Briggs, verrà distribuito negli oltre cento college e campus che daranno vita ad eventi collegati alla Freedom Week. Le immagini delle vittime della popstar comunista sono state raccolte dalla YAF grazie all'aiuto di Humberto Fontova, autore di "Exposing the Real Che Guevara and the Useful Idiots Who Idolize Him".

Round-Up: The Jawa Report, Gateway Pundit, Hot Air, JammieWearingFool, Michelle Malkin.