Non credo, sinceramente, di aver mai assistito ad una esibizione di arroganza più sfacciata di quella che ci ha regalato, stasera al Senato, il capogruppo dell'Ulivo, Anna Finocchiaro. Non è tanto una questione di sostanza politica, anche se accusare il centrodestra di aver tentato di corrompere alcuni senatori della maggioranza, dopo il mercato delle vacche notturno di queste ultime ore, ci sembra francamente ridicolo. Si tratta, piuttosto, di un'arroganza "formale" insopportabile, che arriva al culmine di una stagione politica in cui proprio la mancanza di rispetto per gli avversari politici, insieme ad un malinteso senso di superiorità morale, intellettuale e culturale, hanno impedito al centrosinistra di rendersi conto del reale risultato delle elezioni del 2006.
Adesso la Finanziaria è passata, scongiurando qualsiasi rischio di spallata, sgambetto o calcio nel sedere. Ma da qui a pensare che, passata più o meno indenne dalle forche caudine del Senato, la maggioranza guidata da Romano Prodi possa imboccare la gloriosa strada delle riforme e del risanamento, ce ne passa. Dini e Bordon hanno esplicitamente dichiarato di aver votato la Finanziaria per "senso di responsabilità", ma considerano chiusa questa esperienza di governo, almeno con la maggioranza attuale. Fingere di non vedere quello che sta succedendo - nel sistema politico ma ancora di più nel paese reale - è, per l'ennesima volta, una dimostrazione di arroganza che risulterà fatale al centrosinistra. Prima, molto prima, di quanto non creda la senatrice Finocchiaro.
p.s. Sul futuro del governo Prodi, leggi anche Liber.t@'.
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