giovedì 3 aprile 2008

I flop dei sondaggi. 4/ Germania 2005

Nella primavera del 2005, a pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del Bundestag, previste per il 18 settembre, secondo i sondaggisti tedeschi la Germania aveva già deciso: fuori Gerhard Schröder, dentro Angela Merkel. Secondo i sei istituti di ricerca maggiori del Paese (Allensbach, Emnid, Forsa, Forsch’gr. Wahlen, Gms e Infratest Dimap), l’alleanza Cdu/Csu viaggiava tra il 37% e il 40%, mentre la Spd oscillava tra il 23% e il 29%. Con un distacco minimo del 10% e uno massimo del 15%, insomma, la sorte del governo in carica guidato dal cancelliere socialdemocratico sembrava segnata. E la crisi della Spd era aggravata dal fatto che, mentre i suoi possibili alleati dei Grünen (i Verdi) sembravano in calo irreversibile di consensi, i liberali della Fpd (Freie Demokratische Partei) viaggiavano stabilmente tra l’8% e il 10%, rendendo estremamente plausibile la formazione di un governo di centrodestra Cdu/Csu-Fpd.

All’inizio di agosto, il consenso per la Merkel iniziò a scendere. Qualche gaffe, qualche scontro con Edmund Stoiber (leader dei “fratelli” bavaresi della Csu), l’alto grado di popolarità di Schröder: niente di serio, però. Tanto che un sondaggio condotto per Süddeutsche Zeitung alla fine di agosto continuava a registrare un dato complessivo Cdu/Csu-Fpd superiore al 51%. Neanche il “faccia a faccia” televisivo del 4 settembre tra Schröder e la Merkel (che, secondo i sondaggi, aveva visto emergere come vincitore il cancelliere in carica) riuscì a scalfire più di tanto il vantaggio della Cdu sulla Spd, che alla vigilia delle elezioni era stimato intorno al 9% (42% contro 33%, in media).

I numeri di centrodestra e centrosinistra nel loro complesso erano, in realtà, più ravvicinati, ma Schröder continuava a rifiutare qualsiasi ipotesi di alleanza con la sinistra Die Linke/Pds o con i Verdi. E questo rendeva di fatto impossibile una coalizione “rosso-verde”. Immediatamente dopo la chiusura dei seggi, però, già con la diffusione dei primi exit-poll diventò subito chiaro che il successo della Cdu sarebbe stato molto inferiore al previsto. E soprattutto che l’alleanza Cdu/Csu-Fpd non avrebbe avuto i seggi necessari per governare. Gli exit-poll delle televisioni Ard e Zdf davano la Cdu al 35%, la Spd al 34%, i liberali al 10%, la sinistra al 9% e i Verdi all’8%. Forsa aveva dati leggermente diversi per Cdu (36%) e sinistra (8%), ma il quadro restava sostanzialmente lo stesso. Stavolta gli exit-poll si dimostrarono corretti. Tra uninominale e proporzionale (il sistema tedesco è misto), Cdu e Csu non andarono oltre il 36,8% (226 seggi): appena un soffio davanti alla Spd (36,2% con 222 seggi). Con 286 seggi, l’alleanza tra Cdu/Csu e Fpd non aveva raggiunto i 308 seggi necessari per conquistare la maggioranza al Bundestag.

A posteriori, Schröder era riuscito a convincere un gran numero di elettori “indecisi”, ribaltando in extremis un risultato che i sondaggisti avevano dato per scontato ormai da mesi. Con il pareggio, l’unica strada praticabile per la Germania restava la Große Koalition.

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