E’ il 5 giugno del 1947, esattamente sessant’anni fa. Il generale George C. Marshall, veterano del primo conflitto mondiale, capo di Stato Maggiore dell’esercito Usa dal 1939 al 1945, definito da Winston Churchill “l’organizzatore della vittoria” nella drammatica guerra appena conclusa, è stato nominato segretario di Stato da pochi mesi. Il presidente Harry S. Truman gli ha assegnato un compito immane: elaborare e coordinare un progetto pluriennale per la ricostruzione economica dell’Europa. Marshall sceglie l’università di Harvard, a Cambridge in Massachusetts, per rendere pubblico il piano che avrebbe portato il suo nome, diventando in futuro il paradigma – anche semantico – di ogni massiccio sforzo economico a scopo umanitario.
Harvard, 5 giugno 1947
Il 5 giugno, ad Harvard, la stampa statunitense è praticamente assente. Gli uomini del Dipartimento di Stato hanno accuratamente evitato di dare qualsiasi pubblicità all’evento e Truman, nel pomeriggio, convocherà addirittura una conferenza stampa per monopolizzare le prime pagine dei quotidiani. I giornalisti europei, al contrario, sono moltissimi, quasi tutti invitati personalmente dal sottosegretario Dean Acheson. L’obiettivo è quello di informare l’opinione pubblica e i governi europei (e verificare le loro reazioni) prima di risolvere il problema più difficile: convincere i cittadini americani che l’Europa, ancora una volta, ha disperatamente bisogno dell’aiuto e del denaro a stelle e strisce. E che Washington è pronta a fare la sua parte.
In piedi sulla scalinata della Memorial Church, accanto alla piazzetta più antica del prestigioso campus americano, Marshall ringrazia i presenti e le autorità accademiche che gli hanno appena assegnato una laurea ad honorem. Soltanto poche parole di cortesia, prima pronunciare il discorso che avrebbe sconvolto la geopolitica mondiale per i decenni a venire, salvando forse l’Europa occidentale dalla minaccia comunista.
(continua a pag. I de "Il Foglio" di oggi)
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