martedì 26 giugno 2007

Il Fattore V

L'effetto-Veltroni, scrive Renato Mannheimer sul Corrierino, vale almeno l'11% di voti in più per il Partito Democratico. Stupore, orrore, paura. Tanta paura. Chiudiamo gli occhi, facciamo due conti al volo: se il centrosinistra è sotto di una decina di punti percentuali nei sondaggi vuol dire che con Uòlter candidato... ma non sara mica vero? "No, non è vero!", ci risponde la pancia, quella che di solito indovina i risultati delle elezioni. Allora leggiamo meglio l'articolo di Mannheimer sul Corrierino. E scopriamo che, di questo fantomatico 11% in più garantito dal Fattore V, il 5% arriverebbe da "elettori della coalizione di centrosinistra che attualmente non voterebbero Margherita o Ds" e un altro 2% da "elettori di Margherita e Ds che attualmente non voterebbero per il Partito Democratico". Voti sottratti ad altri partiti della sinistra, dunque. Poco male.

E il 4% che resta? Il 3%, dice Mannheimer, sono cittadini che oggi si dichiarano "astenuti o indecisi". Elettori del centrosinistra in sonno, aggiungiamo noi, che si risveglierebbero come-un-sol-uomo nei giorni infuocati della campagna elettorale. 5+2+3 uguale 10. Per dieci punti percentuali su undici, insomma, il Fattore V è soltanto uno spostamento di voti interno alla sinistra o uno stimolo al voto per gli "astenuti" di oggi. Resta l'uno per cento, quello rappresentato da elettori di centrodestra che - per qualche oscuro motivo - cambierebbero sponda se coccolati dal buonismo nutel-kennedyano del sindaco di Roma. A parte che ci piacerebbe guardare in faccia, giusto per qualche secondo, questo bizzarro 1% di umanità italica, non possiamo non constatare come la paura sia svanita. Come lacrime nella pioggia. Il Fattore V vale l'1%. Non di più, anzi (vista la fonte del sondaggio) forse qualcosa in meno. Facciamocene un ragione e smettiamola di frignare.

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