Come volevasi dimostrare. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, respinge le dimissioni di Romani Prodi e rinvia il suo moribondo governo alle Camere, per ottenere la fiducia del Parlamento. Il Quirinale, evidentemente, ha ottenuto dai leader politici della "maggioranza" le assicurazioni richieste sul desiderato (da Napolitano, ma non solo) allargamento della coalizione. La campagna acquisti dell'Unione al Senato, insomma, dovrebbe aver dato i frutti sperati. Di Follini già sappiamo, degli altri sapremo presto.
"E' apparso chiaro - spiega Napolitano nella brevissima conferenza stampa tenuta nella Loggia alla Vetrata dopo che il segretario generale Donato Marra aveva comunicato la decisione del Quirinale - che non vi sia allo stato una concreta alternativa a un rinvio del governo dimissionario in Parlamento per la verifica, attraverso un voto di fiducia, del sostegno anche al Senato della necessaria maggioranza politica". Napolitano aggiunge anche che questo "accertamento" deve avvenire in "tempi brevissimi".
"Ringrazio il presidente della Repubblica per la fiducia manifestata nei miei confronti - ha affermato Prodi al termine del colloquio di quaranta minuti con il presidente della Repubblica - e nei confronti della maggioranza che mi sostiene. Mi presenterò alle Camere per il voto di fiducia nei tempi più rapidi possibili, con uno slancio rinnovato di una coalizione coesa e decisa ad aiutare il Paese in questo difficile passaggio e a spingerlo verso la ripresa economica che è in atto". Perfino Massimo D'Alema, che - con un coraggio pari soltanto alla sua incapacità di fare di conto - aveva di fatto aperto la crisi di governo, dal palco romano di una manifestazione dei DS dichiara la sua volontà di "difendere il governo di Romano Prodi, la stabilità politica del Paese ma anche la credibilità della sinistra italiana come grande forza del Paese". Forse è un po' tardi, caro D'Alema.
Sembra finire con un nulla di fatto, insomma, la più imbarazzante crisi di governo della recente storia repubblicana. Ma può bastare un po' di shopping parlamentare e qualche "cazzottone" in faccia ai senatori dissidenti per risolvere le contraddizioni di una coalizione incapace e rissosa? A sinistra fanno finta di credere di sì. E si avviano con noncuranza verso Palazzo Madama, agitando le mani tremanti sui loro improvvisati pallottolieri. Per la destra, malgrado i distinguo e i nervosismi, si apre invece una stagione ricca di prospettive. Nella peggiore delle ipotesi, i Finocchiaro-boys potrebbero dare prova, per l'ennesima volta, della loro cronica incapacità di comprendere il meccanismo delle addizioni e delle sottrazioni. Nella migliore della ipotesi, il governo Prodi (bis, tris?) riuscirà ad ottenere una fiducia risicata, prolungando l'agonia della sinistra italiana per qualche mese ancora, permettendo così alla CdL di vincere le prossime elezioni amministrative, di ricomporre le sue fratture interne e di prepararsi a governare il paese - con una larga maggioranza parlamentare - quando il prossimo refolo di vento inizierà a soffiare.
p.s. Da leggere, sul blog dell'Anarca, perché al centrodestra conviene il Prodi bis.
1 commento:
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