Clamorosa scoperta del Tennessee Center for Policy Research. Secondo il Nashville Electric Service, la casa di Al Gore - situata appunto nei pressi di Nashville, in Tennessee - consuma più elettricità in un mese di quanto una famiglia americana media ne consuma in un anno. Nel suo "An Inconvenient Truth", premiato con l'Oscar per il miglior "documentario", l'ex vicepresidente sconfitto da Bush nel 2000 fa appello agli americani per ridurre il consumo di elettricità nelle loro case. Ebbene, negli Stati Uniti il consumo medio per casa è di poco superiore ai 10mila kilowatt-ora (kWh) all'anno, mentre nel 2006 casa-Gore ha divorato circa 221mila kWh: più di 20 volte la media nazionale. Soltanto lo scorso agosto, Gore ha bruciato 22mila kWh, con una bolletta che sfiora i 1400 dollari. Dall'uscita di "An Inconvenient Truth", poi, il consumo energetico di casa-Gore è cresciuto da una media di 16mila kWh al mese nel 2005 agli oltre 18mila kWh al mese del 2006. "Come portavoce del movimento per la lotta al global warming - ha dichiarato Drew Johnson, presidente del Tennessee Center for Policy Research - Gore dovrebbe dare il buon esempio agli americani". Davvero un buon esempio.
La notizia, come prevedibile, ha scatenato un blogswarm di tutto rispetto nella riva destra della blogosfera americana dopo che il Drudge Report ha rilanciato il comunicato stampa del Tennessee Center for Policy Research. Ma l'aspetto più triste di tutta la vicenda è che la blogosfera di sinistra si è limitata a strillare contro la right-wing smear machine, senza entrare nel merito della vicenda. E, soprattutto, senza provare neppure a dare una risposta convincente a chi - come Patrick J. Michaels sulla National Review - accusa Al Gore di aver vinto un Oscar con un film di fantascienza, più che con un documentario.
UPDATE. Ci correggiamo: l'aspetto più triste di tutta la vicenda è la risposta di Al Gore.
UPDATE/2. Oops, guardate chi è il vero difensore dell'ambiente...
UPDATE/3. Resta comunque valido, come ci ricorda Nullo, il ragionamento fatto da Carlo Stagnaro su Happy Trails qualche mese fa: il problema centrale non è l'ipocrisia di Gore, ma l'inconsistenza delle sue tesi catastrofiste.
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