giovedì 9 marzo 2006

Boicotta il boicottaggio

Prendiamo spunto da questo post dell'ottimo Céline per rispondere a chi ha criticato il nostro appello a boicottare il Corrierino dopo l'endorsement unionista del direttore Paolo Mieli. Appello segnalato oggi dal quotidiano Libero (che sembra essere sempre più attento al mondo dei blog). Scrive Céline che boicottare "il quotidiano di via Solferino (...) perché finanzierebbe la campagna di Diliberto" è una "forzatura un po' infantile. Si potrebbe obiettare che Libero o il Giornale finanziano Fiore e Tilgher". A parte il fatto che noi abbiamo parlato di finanziamento della "campagna elettorale degli alleati di Diliberto" (che è qualcosa di diverso), a Céline non può certo sfuggire la differenza strutturale tra il "grande quotidiano indipendente della borghesia italiana" e due giornali da battaglia (di cui uno di proprietà quasi diretta del leader del centrodestra) che non hanno mai fatto mistero delle proprie inclinazioni politiche. Come ha scritto Babs nei commenti al post precedente, "la cosa strabiliante non è che Mieli si schieri, ma che un giornale e un cdr che a ogni alito di vento cominciava a inalberarsi contro gli attentati alla sua suprema imparzialità e indipendenza (...), si schieri non tre giorni prima del voto, ma un mese prima". Il punto è esattamente questo. Anche se sfugge perfino ad osservatori attenti come Christian Rocca, che su Camillo scrive: "W Paolo Mieli che schiera apertamente il suo giornale (anche se non c'erano dubbi), esattamente come fanno tutti i giornali anglosassoni (ma solo nella parte degli editoriali)". Eppure Christian sa benissimo che negli Stati Uniti i maggiori quotidiani pubblicano i loro endorsement alla fine della campagna elettorale, non all'inizio. Nel 2004, il New York Times ha pubblicato il suo endorsement per Kerry il 17 ottobre, a meno di due settimane dal voto. Non più di un mese prima, alla vigilia dei confronti televisivi tra i due candidati. Si tratta di una differenza non soltanto formale, che emerge ancora più prepotentemente dopo la pubblicazione di questo incredibile comunicato del cdr del Corrierino (segnalato sempre da Camillo), in cui i redattori di via Solferino intimano a Mieli di portare "avanti con coerenza e continuità negli editoriali" questa scelta di campo. Questo giornalismo militante, mascherato da virginale indipendenza, con il giornalismo anglosassone non ha niente a che fare. Proprio come l'endorsement raffazzonato che Mieli ha propinato ieri ai suoi lettori.

Un'altra critica di Céline è che la sola parola "boicottaggio è da rigettare per chi si definisce liberale e che fa tornare alla memoria i tempi in cui il Giornale di Montanelli veniva sì osteggiato in maniera militante". In questo caso si tratta, semplicemente, di un fraintendimento. Noi abbiamo volutamente scimmiottato i modi rudi e un po' farneticanti della 'ggente di sinistra quando invita al boicottaggio della CocaCola o di McDonald's, strumenti diabolici del sanguinario imperialismo amerikano. Ma basta essere dotati di un pizzico di sense of humour (o essere lettori abituali di The Right Nation) per rendersi conto che l'unico "boicottaggio" a cui ci riferiamo è quello, individuale, dei consumatori sovrani sul mercato. Se un compratore, in qualsiasi settore merceologico, si rende conto che un prodotto è avariato, non risponde più alle sue esigenze o non mantiene le promesse con cui viene pubblicizzato (un giornale di parte che si spaccia per indipendente, tanto per fare un esempio a caso), ebbene questo consumatore ha il sacrosanto diritto di cambiare la sua scelta e passare alla concorrenza. Questo, e soltanto questo, è lo spirito del nostro appello.

Come scrive Arturo Diaconale su L'opinione di oggi, Mieli è come "uno di quei magistrati politicizzati che alla vigilia delle elezioni getta la maschera e si candida con il partito del cuore", buttando alle ortiche "la sua presunta imparzialità per diventare un organo d’informazione parziale, schierato, fazioso". A chi - come noi - lo considerava già fazioso, la faccenda non fa alcun effetto. "Ma chi continuava ad illudersi del contrario ha tutto il diritto di sentirsi deluso (...) Mieli non porta in dote il peso della vecchia autorevolezza del quotidiano più letto dagli italiani. Solo la delusione di quelli che d’ora in avanti o non lo leggeranno più o lo continueranno a leggere con l’irritazione di chi si sente imbrogliato e manipolato". Malgrado tutto, comunque, noi ci troviamo in sintonia assoluta con Krillix, secondo cui l'editoriale di Paolo Mieli ha almeno due meriti: "Primo: fa chiarezza. Secondo: fa cadere il tabù dell’intangibilità del Corriere come 'baluardo della libera informazione'. Che sollievo, a via Solferino si confeziona un giornale normale, criticabile, scalabile, insultabile, boicottabile". E sottolineiamo scalabile.

p.s. Domiziano di Fratelli d'Italia, sempre nei commenti al post precendente, scrive: "disinfestazione mi sembra una parola un po' troppo forte". Vuol dire che la prossima volta ci toccherà abusare di "faccine" e "sorrisetti" ;)

Round-up: NeOquidnimis, 2twins, Otimaster, Paro Libero, Freedomland, A Conservative Mind, MarioSechi.net, Daw, Le guerre civili, StarSailor, Orso di Pietra, Calimero, Cèline, JimMomo, Face the Truth, Inoz, Sandrino, Steppenwolf, Libero Pensiero, Il Circolo Giovani, 75. Hasta la Libertad!, L'Ineffabile, Nullo, Kattolico Pensiero, Circolo La Pira, Bottomline, Associazione Libertà Pensiero e Azione, Il miscredente.

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