Sto ascoltando Veltroni in diretta su Sky Tg24 nel comizio che apre il suo tour elettorale. Il leader ex Pci, ex Pds, ex Ds, ora Pd, continua a non suscitare in me alcuna emozione (al di là di un vago senso di ribrezzo). Ma certamente non sono io il suo target. La platea democratica, al contrario, gli sta tributando un applauso scrosciante ogni trenta secondi. E questo testimonia delle capacità di Veltroni di appassionare e compattare la sua base.
Poche ore fa, il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha annunciato a Mestre che l'Udc non correrà con PdL, ma da sola (o in cattiva compagnia) come "quarto polo" contrapposto a quelli guidati da Berlusconi, Veltroni e Bertinotti. Ieri, il sondaggista Alessandro Amadori, della Coesis Research, ha analizzato per Affaritaliani.it l'impatto che questa scelta potrebbe avere nello scenario elettorale. E i numeri non sono affatto rassicuranti per il PdL.
Senza Udc (e senza Udeur), secondo Amadori il centrodestra rischia di conquistare al Senato una maggioranza troppo risicata per poter governare senza patemi d'animo. "Le regioni in cui l'Udc è sopra la media nazionale del 6% ottenuto nel 2006 sono 8-9. In Sicilia - spiega Amadori - i centristi viaggiano al 10-11% e, quindi, senza Casini, sicuramente diventa molto a rischio per il centrodestra. Un'altra regione dove l'Udc è forte è il Lazio. Che ha una tendenza di voto non sfavorevole al centrodestra, a parte Roma che comunque pesa molto, e se i centristi vanno da soli la partita si fa nettamente più incerta. In Veneto poi l'Udc è andato molto bene due anni fa, ma la regione è troppo di centrodestra per considerarla a rischio. Il Friuli Venezia Giulia è una via di mezzo: il governatore Illy è di centrosinistra ma la vicinanza con il Veneto la rende favorevole all'ex CdL. Si tratta di un altro punto interrogativo. Poi c'è la Sardegna, che sembrava riconquistabile da parte del centrodestra, anche in vista delle Regionali del 2009; però l'Udc è forte, quindi... un altro punto interrogativo. In Calabria l'Udc ha un peso considerevole e la regione verrebbe assegnata quasi certamente al centrosinistra. E infine Puglia, Molise e Marche sono altre regioni dove si complica la situazione per il centrodestra se l'Udc va alle urne da sola. Nelle restanti regioni, come in Campania, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana l'Udc non gioca un ruolo significativo".
Bilancio finale: "I centristi sono tra il 7 e il 10% in una serie di regioni e quindi il distacco tra i due schieramenti diventa marginale e il voto assai più incerto, considerando quasi sicura la Sicilia al centrosinistra. Roberto D'Alimonte, dell'Università di Firenze, aveva stimato da 10 a 34 senatori di maggioranza al centrodestra prima che l'Udc decidesse di correre da sola. Non dico che si arrivi alla situazione paradossale di Prodi, ma la maggioranza per Berlusconi al Senato potrebbe essere molto risicata".
Ora, dando per scontato un certo grado di bias a favore del centrosinistra nei numeri snocciolati da Coesis Research, non si può non ammettere che la situazione è molto complessa. Bisognerà vedere quanta parte dell'elettorato Udc resisterà al richiamo della Balena Bianca. E quanta parte dell'elettorato della ex-Margherita riuscirà a non resistere allo stesso richiamo. Quanti elettori orientati verso la Sinistra Arcobaleno, poi, torneranno all'ovile Pci-Pds-Ds-Pd, una volta preso atto delle rinnovate - e presunte - chance di vittoria (o almeno di pareggio) di Veltroni? Sono tutte domande a cui nessun sondaggista può trovare una risposta, almeno per ora. Incognite su cui giocheranno un ruolo decisivo i prossimi mesi di campagna elettorale.
Resta il fatto che, fino a qualche settimana fa, i numeri che circolavano negli ambienti vicini al Pd vedevano il centrodestra (con l'Udc e la Destra di Storace) in grado di conquistare il premio di maggioranza al Senato in tutte le regioni italiane ad eccezione della Toscana. Alla faccia di chi si ostina a dire che il "Porcellum" è strutturalmente incapace a garantire la governabilità. Mentre oggi, nella migliore delle ipotesi, ci troviamo di fronte ad una campagna elettorale rischiosa e ad un risultato finale incerto. Molti "duri e puri" saranno contenti di essersi sbarazzati di due "palle al piede" come Storace e Casini (per non parlare di Mastella). E probabilmente, nei prossimi giorni, comincerò anch'io a vedere tutti gli aspetti positivi - e potrebbero essere molti - di questa brusca accelerazione imposta dal Cavaliere alle farraginose dinamiche del sistema politico italiano. Per ora, però, prevale in me la sensazione che il centrodestra abbia perso un'occasione importante: quella di sbarazzarsi una volta per tutte, grazie a una schiacciante vittoria elettorale, di un'intera classe dirigente della sinistra che ha provocato soltanto gravi danni al nostro paese.
Vincere, e vincere con numeri sufficienti per impedire alla sinistra di rialzare la testa per un paio di legislature (dandole magari il tempo per diventare, davvero, una sinistra moderna), è ancora possibile. Ma, da oggi, diventa molto più difficile.
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