«Con Walter non farò il laicista». Uno legge il titolo del Corriere della Sera di ieri, dedicato agli sforzi di Marco Pannella per farsi accettare dal PD di Veltroni, e quasi cade dalla sedia. Ma come? Si tratta dello stesso Giacinto Pannella, detto Marco, che negli ultimi anni ha fatto del “laicismo” la ragione d’esistenza propria, del proprio partito e delle mille associazioni che intorno a questo partito ruotano? Non può essere. Come spesso accade, la redazione di via Solferino deve aver “forzato” il titolo, per rendere pepata qualche dichiarazione di circostanza. Leggendo l’articolo, però, di forzature non si trovano tracce. Anzi. «Non chiediamo giuramenti laicisti - dice il leader radicale al giornalista del Corriere - Non possiamo pretendere che Veltroni e Rutelli si mettano a fare i laici. Metteremo al centro del programma due temi. La giustizia e le riforme economiche e strutturali, come quelle sollecitate dagli economisti Ichino e Boeri”.
Come ben si addice all’“ultimo giapponese del governo Prodi”, insomma, Pannella non si fa scrupolo di mettere da parte - almeno per un giorno - qualsiasi velleità laico/laicista, pur di ottenere quello che vuole dal custode del Loft. A parte un breve accenno polemico alla senatrice Paola Binetti (vera ossessione, per una parte del mondo radicale), nessun attacco a Benedetto XVI monopolista dell’informazione, nessuna sparata anticlericale sull’ingerenza della Chiesa in Commissione Bilancio, nessuna beatificazione pre-elettorale di Zapatero, nessuna minaccia d’arresto per preti e suorine che passeggiano vicino ai seggi nel giorno del referendum. Niente di niente.
Eppure, proprio in nome di una battaglia monotematica sui temi della laicità - che Pannella stesso non ha mai esitato a definire “anticlericale” - i radicali italiani hanno rotto, non solo la quasi-alleanza con il centrodestra che fu, ma anche i normali rapporti di buon vicinato con tutti gli ex compagni di viaggio (Marco Taradash, Benedetto Della Vedova, Daniele Capezzone) che hanno avuto l’ardire di accostarsi, chi prima chi dopo, al terribile Moloch clerical-fascista. Senza contare il patrimonio di voti conquistato alle elezioni europee del 1999 con Emma Bonino, prosciugato in pochi mesi anche a causa di questa fissazione tardo-ottocentesca. Ma non importa. Perché ai radicali, è cosa nota, interessano solo «giustizia ed economia». Proprio gli argomenti giusti per fare breccia nel cuore del partito di Anna Finocchiaro e Vincenzo Visco. O no?
domani su Liberal quotidiano
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