domenica 31 agosto 2008

USA 2008 - 20. Maryland


MARYLAND (10)
Popolazione: 5.618.344 (19°)
Capitale: Annapolis (36.408 )
Città più grande: Baltimora (637.455 - metro area: circa 2.600.000)
Governatore: Martin O'Malley (D)
Senato: Barbara Mikulski (D); Benjamin Cardin (D)
Camera: GOP 2 DEM 6. Wayne Gilchrest (R); Dutch Ruppersberger (D); John Sarbanes (D); Albert Wynn (D); Steny Hoyer (D); Roscoe Bartlett (R); Elijah Cummings (D); Christopher van Hollen (D)

Il Maryland è il 5° stato meno conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato dell'15,5% inferiore alla media nazionale. Il trend degli ultimi anni è favorevole al partito democratico. Fin dagli anni precedenti alla Guerra Civile, il controllo politico del Maryland è sempre stato saldamente nelle mani del partito democratico. E quando le posizioni dei due partiti maggiori, nell'ultimo secolo, hanno subito un profondo processo di trasformazione, lo spirito dell'Old Line State è cambiato con esse. L'unico punto di forza, per il GOP, è una discreta presenza dei cosiddetti "Reagan Democrats" (blue-collar, soprattutto), che non temono di "tradire" il proprio partito per votare il candidato del GOP, anche alle presidenziali. Nella storia recente degli Stati Uniti, il Maryland vota con entusiasmo decrescente per F.D. Roosevelt durante gli anni del New Deal (+25% nel 1932 e nel 1936; +18% nel 1940; +3% nel 1944), per poi scegliere di misura Dewey su Truman nel 1948 (+1%) e molto più nettamente Eisenhower contro Stevenson (+12% nel 1952; +20% nel 1956). Negli Anni Sessanta, il partito democratico torna a conquistare con regolarità lo stato, con Kennedy (+7% nel 1960), Johnson (+31% nel 1964) e Humphrey (+2% nel 1968); prima di piegarsi al landslide di Nixon nel 1972 (+24%) e tornare "a casa" con Carter nel 1976 (+6%) e nel 1980 (+3%). Reagan, nel 1984 (+5%) e Bush Sr. nel 1988 (+3%) riescono, a stento, a vincere in Maryland, ma lo stato scivola definitivamente nella colonna blu durante gli Anni Novanta e nel decennio in corso, con distacchi sempre in doppia cifra: Clinton nel 1992 (+14%) e nel 1996 (+18%); Gore nel 2000 (+16%); Kerry nel 2004 (+13%).

Nel ciclo elettorale del 2008, il Maryland è uno degli stati meno analizzati dagli istituti di ricerca. In ogni caso, la performance di Obama sembra più o meno in linea con quella di Kerry nel 2004, con un vantaggio che oscilla tra i 10 e i 14 punti percentuali (il livello minimo di questo range è quello registrato da Rasmussen Reports a luglio, mentre gli altri sondaggi sono molto più vecchi). Non sembra verosimile che McCain possa ribaltare questa situazione, visto che lo stato - già blu - è diventato ancora più blu alle elezioni di mid-term del 2006, quando il pur ottimo governatore repubblicano Bob Erlich non è riuscito ad evitare la sconfitta contro lo sfidante democratico Martin O'Malley. Nemmeno l'ex vice-governatore repubblicano, Michael Steele, uno dei più brillanti politici afro-americani dell'ultima generazione, è riuscito a combinare molto di più nel suo tentativo di conquistare un seggio vacante del Senato. Il Maryland è territorio ostile per il GOP. E quest'anno non farà eccezione.


Il dominio democratico nell'Old Line State nasce nelle due aree urbane maggiori, quella di Washington (il District of Columbia è praticamente al confine tra Virginia e Maryland, a cavallo tra le contee di Prince George's e Montgomery) e quella di Baltimora. Per dare un'idea di questo strapotere, nel 2004 Kerry ha vinto a Baltimore City con l'81,9% dei voti (contro il 16,9% di Bush), a Prince George's con l'81,8% (contro il 17,4%) e a Montgomery con il 65,9% (contro il 32,8%). In queste tre contee - con una numerosa comunità afro-americana e in cui molti posti di lavoro sono, direttamente o indirettamente, legati al governo federale - vota circa un milione di persone, poco meno della metà degli elettori di tutto il Maryland. Il GOP raggiunge percentuali ottime (tra il 55% e il 70%) nel resto dello stato, in particolare nei sobborghi più esterni delle aree urbane, al confine occidentale con il West Virginia e nelle contee della Eastern Shore al confine con il Delaware. Ma questo non è sufficiente a bilanciare il dominio democratico nelle zone più popolose.

Nel 1980, il Maryland è stato uno dei pochi (sei) successi di Jimmy Carter nella sua corsa alla rielezione. Nel 1992, Bill Clinton ha raggiunto proprio qui il suo miglior risultato (a parte l'Arkansas). Nel 1996, è stata la sua sesta migliore performance. Nel 2000, è stata la quarta migliore prestazione di Gore. E nel 2004 la quinta migliore di Kerry. Non c'è nessun motivo razionale per dubitare del fatto che, nel 2008, Obama non riesca a fare altrettanto. L'Old Line State è DEM Solid. Altri 10 electoral votes per il partito democratico.

Sunday Tidbits

Il vero bounce è questo.
I sondaggi "interattivi" di Zogby sono una fregatura. Ma, per quello che valgono, ieri McCain aveva recuperato 4 punti a Obama: da -2% a +2% ("Brash McCain pick of AK Gov. Palin neutralizes historic Obama speech, stunts the Dems' convention bounce").
Mentre i democratici si augurano che l'uragano Gustav colpisca gli Stati Uniti durante la convention repubblicana - Michael Moore lo considera una prova dell'esistenza di Dio, ma non è l'unico a pensarla così - più di 400 italiani vengono evacuati da Cayo Largo, a Cuba, dove facevano del loro meglio per consentire alla dittatura comunista di sopravvivere.
Newt about Sarah (via Bill).

sabato 30 agosto 2008

Spectre

"A spectre is haunting the liberal elites of New York and Washington--the spectre of a young, attractive, unapologetic conservatism, rising out of the American countryside, free of the taint (fair or unfair) of the Bush administration and the recent Republican Congress, able to invigorate a McCain administration and to govern beyond it".

Bill Kristol, sul Weekly Standard.

August Surprise

La scelta di Sarah Palin come candidato alla vicepresidenza del GOP ha letteralmente monopolizzato la big conversation nella blogosfera. Anche nei i commenti di questo blog si è sviluppata una discussione interessante (forse un po' viziata da un certo nervosismo di fondo da parte degli obamisti). Vale comunque la pena di fare una rapida considerazione, che non mi sembra sia stata sufficientemente approfondita dalle nostre parti: Sarah Palin è stata scelta - soprattutto - per "energizzare" la base conservatrice del partito. E fino ad ora l'operazione è riuscita splendidamente. Fatevi un giro sui blog di Hugh Hewitt e Michelle Malkin, o sondate le reazioni dei lettori di Free Republic e degli ascoltatori di Rush Limbaugh: i conservatori che non hanno mai potuto sopportare il maverick McCain sono, letteralmente, in estasi. Con i due candidati tutto sommato alla pari (bounce escluso), a novembre potrebbe vincere - ancora una volta - chi riuscirà a produrre il turnout più alto nel giorno delle elezioni. E per raggiungere questo scopo, ai repubblicani serve che i foot soldiers siano "eccitati" come quelli democratici. Esattamente quello che sta riuscendo a fare Sarah Palin in queste ore.

Tutto il resto, come il fatto che il governatore dell'Alaska sia una donna, è marginale e rivolto soprattutto ai mainstream media (che ci sono caduti in pieno) per arginare l'effetto del discorso di Obama nell'ultimo giorno della convention di Denver. Anche in questo caso, la campagna di McCain non avrebbe potuto compiere una scelta più dirompente.

venerdì 29 agosto 2008

VeePee, micro liveblogging

17:18. Sospendo il liveblogging per scrivere il pezzo su Sarah Palin per il mio giornale. First report: giovane (44 anni, quattro in meno di Barack Obama), governatore dell’Alaska dal 2006, carismatica e popolare (i suoi indici di gradimento sfiorano l’80 per cento), anti-abortista (è madre di cinque figli, di cui uno down), tesserata della National Rifle Association, ex atleta (ancora corre la maratona), ex beauty queen (è anche stata in copertina su Vogue). Io preferivo leggermente Pawlenty, ma anche Sarah mi sembra una scelta particolarmente azzeccata.

17:09.
BBC News: It's Sarah!

17:08.
Washington Post: It's Sarah!

17:07.
Sarah Palin in home page anche sul Corrierino.

16:59.
Dopo Gallup, anche Rasmussen Reports registra un “rimbalzino” per Obama dopo la conclusione della convention.

16:54.
Bill Kristol, sul sito del Weekly Standard: It's Sarah! (via Andrea)

16:50.
Rob Schenck (National Clergy Council): It's Sarah!

16:47.
The Caucus (blog del Nyt) si sbilancia: It's Sarah!

16:41.
Nel mercato virtuale di InTrade, la quota di Sarah Palin sfiora il 92%. Dietro di lei, Tom Ridge e Mitt Romney intorno al 2,5%, Joe Lieberman e Tim Pawlenty sotto l'1%.

16:34.
Il Chicago Tribune si iscrive al partito della Palin.

16:32.
Il volo misterioso di Sarah.

16:30.
Jonathan Martin, su The Politico, esclude definitivamente Joe Lieberman.

16:19.
A Marc Ambinder (di The Atlantic) hanno riferito che Mitt Romney sarà questa sera a Dayton, in Ohio, dove McCain ha intenzione di annunciare il suo candidato alla vicepresidenza.

16:13.
Nbc punta ancora su Sarah.

16:11.
Four chicks for Old Mac: Kay Bailey Hutchinson (senatore del Texas); Sarah Palin (governatore dell'Alaska); Carly Fiorina (ex amministratore delegato della Hp); Meg Whitman (ex amministratore delegato di eBay). Interessante articolo di Anne Kingston su McLeans.ca.

16:04.
Tim Pawlenty è ufficialmente fuori da stamattina. Secondo Abc News, Sarah Palin non sarebbe volata in Ohio, ma è ancora a casa sua in Alaska.

Real Change?

Obamapalooza

Mentre la rockstar prepara il suo concerto, i repubblicani scelgono il Minnesota (forse).

The Speech Clinton Wanted to Give

My fellow Democrats, I have never been so ticked off in my life as I am tonight addressing you. Look at what's happening out there, gas prices are through the roof, food prices are through the roof. We have successfully demonized a war in Iraq. We successfully demonized Katrina and Cheney and Bush, and the Republicans still running their old man, half Democrat half the time, and you nominate this Obama dweeb with all we got going for us? This guy could not win the general if you spotted him five points and 25 electoral votes. I know, I have been there. And don't you dare, when it's all over and you know I'm right, don't you dare blame me.

I set Hillary up on the ten yard line, goal to goal, more money than even I ever had and my legacy to run on, and she couldn't close the deal against a freshman running on hope and change? Hell, she only had to remind everybody, I am the man from Hope, not this little dweeb. I'm the one that changed the world. I beat the Republicans at every turn, every damn time, I beat the Republicans and you nominate this guy? He couldn't carry Hillary Clinton's bra. Now look at me. I have to sit here, mouthing 'I love you' while my wife brags about her historic run. I had to eat this sandwich every damn day during the campaign. There ain't no history worth having, folks, in losing. And that's what she did. What history? Nobody would even know her name if it weren't for me. I mean hell, what did you all think with Operation Chaos? For crying out loud, Limbaugh even tried to pull it out for her. If I'd have had Limbaugh behind me, I'd have gotten over 50% in both elections in the nineties. She had it all. She had me. She had my legacy, and she even had Limbaugh, and she's up against an inexperienced dweeb.

They played the race card on me, I'm the first black president, and you bought it. Why am I even here gracing your presence? This is pathetic. She can't even say in her speech that she is a proud wife. All my black friends, they want nothing to do with me now, they're gone. After all I have done for you black people. I lied about all your church fires that Republicans set. I did everything you asked me to do and you have abandoned me for a guy that runs around with terrorists in Chicago and has that wacko nut preacher. I wouldn't even go to that church, and he went there for 20 years and you nominate this clown? Don't blame me when this ends up bad, this is all over. You'll be back to me looking for advice. Next time I'm charging full price. I will never, ever forget this, and you have been warned. It ain't going to be pretty when this is over.


Rush Limbaugh, stratosferico, in una delle sue migliori performance di sempre (per sentire l'audio bisogna essere abbonati a Rush 24/7).

Remote Control

mercoledì 27 agosto 2008

Bill, anyone?

«I am honored to be here tonight. A proud mother. A proud Democrat. A proud American. And a proud supporter of Barack Obama». Ho come l'impressione che dall'inizio del discorso di Hillary alla convention di Denver manchi qualcosa. O qualcuno.

martedì 26 agosto 2008

I trucchetti del Corrierino

A pagina 9 del Corsera in edicola oggi, Alessandra Farkas (il secondo peggior corrispondente dagli Usa della storia dell'umanità dopo Ennio Caretto) intervista John Zogby, che nell'occhiello del titolo è definito «il re dei sondaggi» e nell'articolo «fondatore dell'istituto di sondaggi più importante degli Stati Uniti» insieme a Gallup. A parte la risibilità di queste affermazioni, che si commentano da sole, la cosa divertente da notare è che l'intervista è illustrata da un grafico che dovrebbe dare peso alla seconda parte dell'occhiello: «La scelta di Biden ha riportato avanti i democratici».

In effetti, a guardare l'andamento del grafico, sembrerebbe proprio così. Il 16 luglio Obama era a +7, il 14 agosto a +2, il 20 agosto a -5 e il 24 agosto nuovamente a +2. C'è un solo, piccolissimo problema: questi 4 sondaggi (tutti di Zogby) sono effettuati con due metodologie completamente diverse. In particolare, il primo e il terzo sondaggio - commissionati dall'agenzia di stampa Reuters - sono condotti con metodi tradizionali (e McCain è passato dal -7 di luglio al +5 di agosto), mentre il secondo e il quarto fanno parte dei cosiddetti “Zogby Interactive”, prevedono l'utilizzo di questionari compilati via Internet e sono generalmente scartati come inattendibili da tutti gli analisti (e Obama è rimasto stabile a +2).

Qualsiasi giornale o giornalista ha il diritto di essere fazioso e preferire un candidato a un altro. Quando, però, una testata che ama definirsi “neutrale” ricorre a questi kindergarten tricks per ingannare i propri lettori più disattenti, la faziosità si trasforma in truffa.

domenica 24 agosto 2008

USA 2008 - 19. Maine


MAINE (4)
Popolazione: 1.317.207 (40°)
Capitale: Augusta (18.560)
Città più grande: Portland (64.250 - metro area: 513.102)
Governatore: John Baldacci (D)
Senato: Olympia Snowe (R); Susan Collins (R)
Camera: GOP 0 DEM 2. Tom Allen (D); Michael Michaud (D)

Il Maine è il 9° stato meno conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato dell'11,5% inferiore alla media nazionale. E il trend degli ultimi anni è favorevole al partito democratico. Il Maine è, per il partito repubblicano, quello che sono gli stati della Bible Belt per il partito democratico: una ex roccaforte che ultimamente è stata capace di regalare solo grandi dispiaceri. Tra il 1916 e il 1988, il Pine Tree State ha votato soltanto due volte per i democratici: nella vittoria landslide di Johnson contro Goldwater nel 1964 e nel 1968, quando nel ticket con Humphrey c'era l'home-stater Edmund Muskie. Il Maine è riuscito a resistere perfino al fascino di F.D.Roosevelt, che ha perso quattro volte di fila, dal 1932 al 1944. Nel 1936, FDR ha conquistato gli electoral votes di tutti gli stati dell'Unione, ad eccezione di quelli di Maine e Vermont. Dopo la parentesi degli anni Sessanta, a cui abbiamo già accennato, il Maine è tornato in linea con le proprie tradizioni nei due decenni successivi, ma negli anni Novanta lo stato è diventato definitivamente (almeno per ora) democratico, votando per Clinton nel 1992 e nel 1996 (nel '92 Ross Perot arrivò davanti a Bush Sr e nel '96 il Maine fu lo stato in cui il miliardario texano si comportò meglio), per Gore nel 2000 e per Kerry nel 2004, con distacchi percentuali crescenti nei confronti dei candidati repubblicani.

Anche se - alle elezioni presidenziali - la superiorità dei democratici sembra ormai allineata con quella degli altri stati più popolosi del nord-est, il Maine resta uno stato con un forte spirito "indipendente". Indipendenti sono stati due governatori della sua storia recente (James B. Longley dal 1975 al 1979 e Angus King dal 1995 al 2003). E i due senatori in carica appartengono entrambi al partito repubblicano (le posizioni di Olimpia Snowe sono, però, indistinguibili da quelle di un qualsiasi democratico moderato). Il Maine è, insieme al Nebraska, uno dei due stati che assegna "proporzionalmente" i suoi electoral votes: il vincitore di ogni distretto congressuale conquista un voto; chi raccoglie più voti nello stato ne conquista altri due. Il distretto più "conservatore" è il 2°, quello che raccoglie i sobborghi di Portland e Augusta (e in cui sono ambientati moltissimi romanzi di Stephen King). Ma nel ciclo elettorale del 2008 i sondaggi hanno sempre registrato un vantaggio così consistente a favore di Barack Obama che sembra davvero improbabile che i repubblicani riescano a conquistare anche un solo EV (come ha provato a fare Bush jr., senza riuscirci, sia nel 2000 che nel 2004). Il distacco da febbraio ad oggi, per i democratici, è oscillato tra il 10 e il 22%, con un timido barlume di speranza per il GOP che si era aperto a luglio (+8% per Obama, secondo Rasmussen Reports) ma che si è subito chiuso ad agosto (+14%, sempre secondo Rasmussen).


A resistere all'invasione democratica, nella storica roccaforte repubblicana sono ormai rimaste un paio di contee (Washington and Piscataquis), mentre nel 2004 sono "crollate" anche Waldo e Knox, che pure nel 2000 era state portate a casa da George W. Bush. Nelle altre contee, comunque, il partito democratico (anche se più forte) non riesce mai ad ottenere percentuali superiori al 55-56%. Segno che forse, in un decennio non troppo lontano, il Pine Tree State potrebbe nuovamente iniziare a regalarci qualche sopresa.

E' estremamente improbabile, però, che queste sorprese arrivino già nel 2008. Il trend storico a favore dei democratici è evidente e, anche se il Maine ha dimostrato di gradire i candidati "maverick", per McCain è più conveniente continuare a ricucire i rapporti con la base conservatrice piuttosto che amplificare le sue caratteristiche di "indipendente" alla ricerca di stati molto difficili da conquistare. Obama, da parte sua, può contare sul fatto che negli ultimi anni il Maine è diventato uno stato nettamente più liberal rispetto alla media nazionale (è 4° nel numero di "same-sex households" ed è molto in basso nella classifica dei "white evangelicals"). In più, la quasi totale assenza di una comunità afro-americana - che a prima vista potrebbe sembrare un problema - lo garantisce anche dalla possibilità di qualsiasi racial backlash. Da queste parti non abbiamo dubbi: il Maine è DEM Solid. Altri 4 electoral votes per il partito democratico.

sabato 23 agosto 2008

C-c-c-change!

Se Joe Biden è il simbolo del cambiamento per gli obamisti, McCain ha più chance di quante pensavo fino a qualche ora fa. Come fa notare Jim Geragthy, il senatore del Delaware è stato eletto al Senato quando BHO aveva ancora 11 anni, ha votato per la guerra in Iraq (la più importante decisione politica dalla fine della Guerra Fredda, secondo Obama), sostiene il partial-birth abortion ed è conosciuto soprattutto per le sue gaffe in campagna elettorale. Durante le primarie per le elezioni del 1988, fu costretto a ritirarsi dalla corsa dopo essere stato scoperto a "copiare" un discorso dell'allora leader laburista britannico, Neil Kinnock. K-i-n-n-o-c-k... avete letto bene.

Ieri David Brooks, sul New York Times, scriveva che la sua tendenza a parlare "senza peli sulla lingua" sarà apprezzata dagli elettori americani, ma quando Rush Limbaugh inizierà a trasmettere il the best della sua carriera politica ci sarà da divertirsi.

"Joe's a good guy, we all criticize each other during this time... But for Joe Biden to talk about qualifications — he's never run a city, he's never run a state, he's never run a business." (Rudy Giuliani, 31 ottobre 2007)

UPDATE. O'Biden: Jonah Goldberg su The Corner commenta la scelta di Obama.

UPDATE/2. Jay Nordlinger (caporedattore della National Review e persona - fidatevi - fantastica) rincara la dose, sempre su The Corner.

mercoledì 20 agosto 2008

USA 2008 - 18. Louisiana


LOUISIANA (9)
Popolazione: 4.293.204 (25°)
Capitale: Baton Rouge (227.818)
Città più grande: New Orleans (454.865 - prima dell'uragano Katrina)
Governatore: Bobby Jindal (R)
Senato: Mary Landrieu (D); David Vitter (R)
Camera: GOP 4 DEM 3. Steve Scalise (R); William Jefferson (D); Charlie Melancon (D); Jim McCrery (R); Rodney Alexander (R); Don Cazayoux (D); Charles Boustany (R)

La Louisiana è il 18° stato più conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato del 12,0% superiore alla media nazionale. E il trend degli ultimi anni è favorevole al GOP. Nelle elezioni recenti della storia americana, il Bayou State - come la Bible Belt in generale - è passata da un solido dominio democratico ad un quasi altrettanto solido dominio repubblicano (con la consueta parentesi di Clinton nel 1992 e nel 1996). Per dare un'idea di quanto, nell'era pre-Goldwater, la Louisiana fosse integrata nel sistema di potere democratico del Sud, potrebbe essere sufficiente ricordare che F.D.Roosevelt vince nel 1932 con il 92,7% e che nelle tre elezioni successive non va mai più in basso dell'80%. Dopo la vittoria del segregazionista (ex-democratico) Thurmond nel 1948 contro Truman e Dewey, la serie di successi democratici continua - da Stevenson a Johnson - fino al 1968, quando prevale un altro segregazionista (democratico): Wallace con il 48%. Ma ormai la Southern Strategy del GOP è in piena fase ascendente. E le cose iniziano a farsi più complicate. Nel 1972 Nixon batte nettamente McGovern (65-28); nel 1976 il sudista Carter vince non di molto (51-45) contro Ford per poi perdere con lo stesso distacco nel 1980 contro Reagan; netta vittoria di Ronnie nel 1984 contro Mondale (60-38); dieci punti di distacco per Bush Sr. nel 1988 contro Dukakis (54-44); poi la doppia vittoria clintoniana a cui abbiamo già accennato, più netta nel 1996 (52-39) che nel 1992 (45-40). Concludono questa serie storica le due vittorie di Bush Jr.: nel 2000 contro Gore (52-44) e nel 2004 contro Kerry (56-42).

Nei sondaggi condotti in questo ciclo elettorale, il vantaggio di McCain in Louisiana non è mai sceso sotto i 9 punti percentuali (Rasmussen Reports a fine maggio). Sempre secondo Rasmussen, però, il candidato repubblicano aveva un distacco di 19 punti a luglio e di 18 ad agosto (l'ultimo sondaggio è recentissimo). McCain, insomma, sembra viaggiare su medie addirittura superiori a quelle - già ottime - di George W. Bush nel 2004. Un ottimo segnale per il GOP, che per qualche mese ha addirittura pensato di poter impensierire i democratici nelle elezioni per il Senato, dove John Kennedy (R) è opposto all'incumbent Mary Landrieu (D). Questo, almeno, fino all'ultimo sondaggio (sempre Rasmussen) con la Landrieu a +16. L'unico (forse) seggio democratico alla portata dei repubblicani in questa difficilissima congiuntura politica sembra così già fuori dai giochi. Con ogni probabilità, però, il GOP potrà consolarsi con i 9 electoral votes della Louisiana alle elezioni presidenziali.


Geograficamente, almeno negli anni più recenti, il Bayou State è diventato sempre più "rosso". E le uniche contee (il termine corretto, in Lousiana è "parish") in cui i democratici resistono, con percentuali sempre più basse, sono ormai quelle - scarsamente popolate - al confine nord-orientale con il Mississippi (East Carrol, Madison e Tensas) e quelle, più al sud, in cui scorre il Great River (Pointe Coupee, Iberville, Assumption, St. James, St. John the Baptist). Oltre, naturalmente, alla contea di New Orleans, in cui i democratici battono i repubblicani regolarmente e con un largo margine (77-21 nel 2004). In tutto il resto dello stato - e in particolare al confine occidentale con il Texas - il GOP domina con percentuali che oscillano dal 55 all'80%.

In vista delle elezioni di novembre, alla superiorità "strutturale" del GOP in Louisiana, bisogna aggiungere un dato molto importante: dopo la tragedia dell'uragano Katrina, la popolazione di New Orleans (quasi al 70% afro-americana e storicamente con una maggioranza democratica schiacciante) è scesa da 480mila a 270mila unità. Il calcolo è semplice: con la popolazione di The Big Easy ridotta ai minimi termini, le possibilità che i democratici riescano a strappare i 9 electoral votes della Louisiana ai repubblicani sono praticamente inesistenti. Con ogni probabilità, anzi, McCain riuscirà a fare meglio di Bush nel 2004 (il miglior risultato del GOP negli ultimi vent'anni). La Louisiana è GOP Solid. Senza se e senza ma.

martedì 5 agosto 2008

Electoral Map Update

Ecco le prime due correzioni alle nostre previsioni preliminari.

Florida: da GOP Solid a GOP Leaning
Colorado: da DEM Leaning a Toss-Up

USA 2008 - 17. Kentucky


KENTUCKY (8)
Popolazione: 4.041.769 (26°)
Capitale: Frankfort (27.741)
Città più grande: Louisville (693.604)
Governatore: Steven Beshear (D)
Senato: Mitch McConnell (R); Jim Bunning (R)
Camera: GOP 4 DEM 2. Edward Whitfield (R); Ron Lewis (R); John Yarmouth (D); Geoff Davis (R); Hal Rogers (R); Ben Chandler (D)

Il Kentucky è il 14° stato più conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato del 17,4% superiore alla media nazionale. E il trend degli ultimi anni è favorevole al GOP. Nella storia politica recente degli USA, il Kentucky - che è abitualmente considerato uno dei stati del sud (anche se, geograficamente e demograficamente avrebbe caratteristiche assimilabili al Midwest) - ha seguito, almeno alle elezioni presidenziali, la parabola classica del Solid South (anche se il Kentucky non è mai stato troppo “solido”), slittando lentamente dal partito democratico verso quello repubblicano (con la parentesi-Clinton). Dopo aver votato per F.D. Roosevelt - in maniera sempre meno convinta - dal 1932 (59%) al 1944 (54%), il Bluegrass State ha scelto Truman nel 1948 (56%), Stevenson nel 1952 (con soli 700 voti di margine), Eisenhower nel 1956 (54%), Nixon nel 1960 (53%), Johnson nel 1964 (64%), ancora Nixon nel 1968 (43%) e nel 1972 (63%), Carter nel 1976 (52%), Reagan nel 1980 (49%) e nel 1984 (60%), Bush sr. nel 1988 (55%), Clinton nel 1992 (44%) e nel 1996 (45%), Bush jr. nel 2000 (55%) e nel 2004 (60%).

Nei sondaggi condotti in questo ciclo elettorale, il vantaggio di McCain in Kentucky non è mai sceso sotto i 9 punti percentuali (con un picco massimo del 36 per cento, per Survey USA, a marzo). Attualmente la media di Real Clear Politics registra un margine di 14 punti a favore del candidato repubblicano. Nel 2008, si vota anche per il seggio del Senato occupato da McConnell: non sarà una passeggiata, ma il senatore senior del GOP dovrebbe farcela (nella media RCP è in vantaggio dell'8,7%). Non si tratta, in ogni caso, di una sfida in grado di alterare la dinamica delle presidenziali, che resta solidamente in mano ai repubblicani.

Geograficamente, i democratici sono più forti nella Jefferson County (dove risiede la città più popolosa, Louisville) e nello “spigolo” all'estremità orientale dello stato (al confine con Virginia e West Virginia). In tutto il resto del Kentucky, almeno nelle elezioni recenti, domina il GOP, con percentuali che oscillano da un 60-65% di media e arrivano a sfiorare e qualche volta a superare l'80% in alcune contee centrali come Adair, Casey, Pulaski, Rockcastle e Jackson. Negli anni in cui il partito democratico è riuscito a vincere in Kentucky, le contee “blu” si estendevano spesso a tutta la zona orientale dello stato e comprendevano anche quelle al confine occidentale con Illinois e Missouri.

Neppure nei loro sogni più audaci, gli strateghi democratici hanno mai pensato di poter portare a casa il Kentucky nel 2008, ribaltando i 20 punti percentuali di svantaggio incassati da George W. Bush appena quattro anni fa. La nostra previsione assegna gli 8 electoral votes dello stato alla colonna GOP Solid. E ci vorrebbe davvero un cataclisma di proporzioni cosmiche per cambiare le carte in tavola.

Landslide?

Stasera sarà online l'analisi sul Kentucky e l'aggiornamento delle previsioni su alcuni degli stati di cui ci siamo già occupati (Florida e Colorado, soprattutto). Intanto, dai sondaggi pubblicati ieri e oggi, arrivano notizie incoraggianti per McCain.

Nell'ultimo Zogby nazionale, Obama passa da +10 (46-36) a -1 (41-42), con il candidato repubblicano che recupera nel segmento di età 18-29, tra le donne, tra gli indipendenti, tra i democratici e perfino tra gli afro-americani. Una disfatta, soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che Zogby (da buon sondaggista democratico) ha una lunga storia di sottorappresentazione per il GOP. Nei due ultimi tracking quotidiani, invece, Obama ha 3 punti di vantaggio per Gallup e 1 punto di svantaggio secondo Rasmussen Reports (per il secondo giorno consecutivo, dopo che Obama era sempre stato in testa dal 3 giugno in poi).

Buone notizie anche dai sondaggi stato per stato. Secondo Survey USA, McCain avrebbe 6 punti di vantaggio in Florida. Mentre Rasmussen registra un distacco a favore del candidato repubblicano di 20 punti in Alabama e di 19 punti in Arizona. Obama, invece, sarebbe avanti di 13 punti in Connecticut (sempre per Rasmussen) e di 9 punti in Massachusetts (per la Suffolk University). Due risultati inferiori alle aspettative, che arrivano dal profondo blu della East Coast. Quando mancano ormai meno di 100 giorni alle elezioni, della tanto annunciata marea obamiana ancora non c'è traccia. Anzi...