Ogni volta che la sua candidatura viene data per morta, Rudy Giuliani trova sempre il modo di smentire gli uccelli del malaugurio. Nell'ultimo sondaggio di Rasmussen Reports, l'unico istituto di ricerca che nei sondaggi sulle primarie repubblicane vedeva in vantaggio Fred Thompson nei confronti dell'ex sindaco di New York, Giuliani è riuscito a recuperare lo svantaggio che lo separava dal rivale. Secondo Rasmussen, Thompson e Giuliani sono oggi appaiati al 25% dei consensi, con un discreto margine su John McCain (12%) e Mitt Romney (11%). Soltanto una settimana fa, Thompson (27%) aveva 5 punti percentuali di vantaggio su Giuliani (22%).
Se Rasmussen fotografa una situazione di parità estremamente fluida, però, tutti gli altri istituti di ricerca continuano a registrare un vantaggio piuttosto consistente a favore di Rudy. Secondo il sondaggio di ABC/Washington Post pubblicato oggi, per esempio, Giuliani (34%) avrebbe addirittura un vantaggio di 18 punti su McCain (16%) e di 20 su Thompson (14%). Un distacco in crescita rispetto a un mese fa (32-19). Mentre secondo Fox News il distacco, anche se minore, resta comunque in doppia cifra, con Giuliani al 27% davanti a McCain e Thompson appaiati al 16%. Dieci punti di vantaggio per Giuliani (30%) su Thompson (20%), infine, secondo Gallup, con McCain (in calo) al 16%.
Molto buona, per Giuliani, anche la situazione nei singoli stati (ad eccezione di Iowa e New Hampshire, esclusi deliberatamente dalla campagna con una scelta strategica quasi inedita). Giuliani è in vantaggio in Florida secondo Rasmussen (+1%), American Research Group (+6%), Strategic Vision (+6%) e Quinnipiac (+12%). Secondo la CNN, poi, Giuliani sarebbe favorito (+8%) anche in South Carolina, stato in cui soprattutto Romney sta puntanto molte delle sue carte e che per lungo tempo ha rappresentato uno dei punti di forza di McCain. Se poi qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle reali possibilità di Rudy nelle primarie del GOP, ricordiamo che ci sono stati - come il New Jersey - in cui il vantaggio di Giuliani oscilla tra il 30 e il 35%. Niente male per un candidato che, secondo molti autorevoli analisti, non aveva nessuna possibilità di conquistare i cuori degli elettori repubblicani.
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