Alla fine è arrivata anche la conferma da parte della NATO: il mullah Dadullah, il più potente dei signori della guerra talebani, è stato ucciso durante un raid delle forze alleate nel sud dell'Afghanistan. Dadullah, vice del mullah Omar e responsabile di alcuni dei più terribili massacri compiuti nel paese dal 2001 ad oggi (oltre al rapimento del giornalista italiano Mastrogiacomo), è stato ucciso nella provincia meridionale di Helmand, come ha rivelato Said Ansari, portavoce dell'intelligence afghana, definendo la sua morte un "duro colpo" alle ambizioni militari dei talebani. "Il mullah Dadullah era la spina dorsale militare dei Talebani, un brutale e crudele comandante che si è distinto per la sua ferocia nell'uccidere e decapitare civili afghani", ha detto Asadullah Khalid, governatore della provincia dell'ex roccaforte talebana Kandahar. I talebani, naturalmente, sostengono che lo "Zarqawi afghano" sia ancora vivo, ma il suo cadavere è stato mostrato ai giornalisti occidentali in una conferenza stampa organizzata dai servizi afghani a Kandahar. Secondo Rahimullah Yusufzai, esperto di politica afghana e direttore del giornale pachistano The News, "la morte di Dadullah è la più grave perdita per i talebani negli ultimi sei anni". Come scrive Mario Sechi, si tratta dell'ennesima "conferma dell’efficacia delle operazioni militari della Nato (operazioni a cui l’Italia non partecipa) contro i talebani".
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