mercoledì 18 gennaio 2006

Sociologia da cortile

Per colpa di Watergate, mi è toccato leggere due sconclusionati post dal titolo "Bloggare è di sinistra" scritti da Mario Adinolfi, che mi dicono essere - oltre che blogger - un giornalista del quotidiano "Europa", organo della Margherita, ed ex candidato (non troppo fortunato) alle ultime elezioni regionali del Lazio. Nel primo post, Adinolfi sostiene - in quest'ordine - che: 1) Howard Dean è diventato quasi presidente degli Stati Uniti grazie ai blogger; 2) Alcuni dei guru mediatici della sinistra italiana (Daniele Luttazzi, Ivan Scalfarotto (?), Luca Sofri) non hanno abbastanza palle per reggere lo shock di un blog veramente libero, cioè aperto ai commenti dei lettori; 3) La destra italiana non ha "colto" la sfida di Internet e si limita a pubblicare "siti-vetrina" in cui non c'è possibilità di contraddittorio.

Due sciocchezze e mezza (sul secondo punto si può anche cercare di discutere), che hanno subito costretto Adinolfi alla stesura di un altro post, in cui tra l'altro si afferma che TocqueVille - portata da alcuni suoi commentatori come esempio di una destra che non ha paura del dialogo aperto, anche se duro - sarebbe una comunità "rissosa e ormai involuta, proprio perché i suoi presupposti non potevano reggere la dimensione del blogging aperto reale", in cui il "troppo individualismo", il "troppo estremismo nelle tonalità" e i "piccoli élitismi con oligarchie che escludono l’attenzione verso i nuovi arrivati o verso i blogger comunicativamente più deboli". Tutti, sostiene Adinolfi, "difetti classici della destra italiana". Poi, il colpo di grazia, che individua nell'avverbio "insindacabilmente" presente nel disclaimer di TocqueVille, la morte definitiva dell'idea "di un blogging di destra che sia davvero liberale".

Ora, le questioni gettate sul tappeto sono davvero troppe per essere trattate superficialmente come fa Adinolfi. Ma a noi, più che una difesa d'ufficio di TocqueVille (che come dimostra Watergate nel suo post è perfettamente in grado di difendersi da sola), interessa sottolineare come Adinolfi non abbia la più pallida idea di quello di cui sta parlando. A sostegno della bizzarra tesi "Bloggare è di sinistra", infatti, il suddetto non cita analisi di un qualche peso o rilevazioni condotte con metodo scientifico (che infatti arrivano a conclusioni diametralmente opposte), ma si limità ad osservare un pezzo del suo piccolo mondo antico confondendolo con la realtà. Forse perché nella realtà, se osservata senza paraocchi, non c'è solo la (disastrosa) campagna elettorale di Angry Howie, ma anche gli Swifties e il Rathergate, gli scandali del New York Times e di Air America, che hanno dimostrato come i blog della Right Nation siano assai diversi da come li dipinge chi non li conosce (o li odia). Già il blog di per sé è uno strumento individuale e dunque assai poco maneggevole per chi fa del collettivismo la propria bandiera. Ma la vera scoperta che gli Adinolfi di tutta la blogosfera potrebbero fare, se fossero meno pigri intellettualmente, è che - come scrivevamo in tempi non sospetti - i blog di destra "sono più collegati tra loro, più “ospitali” verso i nuovi arrivati, meno gelosi della notorietà raggiunta e più disponibili a cedere una parte del proprio traffico ai blog meno frequentati. In una parola, i blog di destra fanno network. E lo fanno meglio di quelli di sinistra".

In Italia TocqueVille, che pure non può essere classificata tout-court come una realtà esclusivamente di destra, è un esperimento che va - con tutti i suoi limiti - proprio in questa direzione. E quello che i suoi denigratori non capiranno mai è proprio che si tratta di qualcosa nato "dal basso", come dimostra la sua storia e come dimostrerà il suo futuro. Basta guardare qualsiasi classifica basata sui link di Technorati per capire se i "piccoli élitismi con oligarchie che escludono l’attenzione verso i nuovi arrivati o verso i blogger comunicativamente più deboli" siano una regola della sinistra oppure della destra. E bisognerebbe, finalmente, fare la pace con il proprio cervello, perché non si può sostenere contemporaneamente che gli avversari politici "non accettano la sfida della libertà" (perché non si aprono ai commenti) e sono "troppo rissosi" (perché si aprono a confronti anche aspri). Delle due l'una. Altrimenti si rischiano di fare le figuracce di un Luttazzi qualsiasi. "Bloggare" non è né di destra né di sinistra, ma chi decide di arrampicarsi sugli impervi sentieri dell'analisi sociologica da cortile dovrebbe almeno prendersi la briga di studiare un po'. Mica tanto, per carità: giusto lo stretto indispensabile per dire qualcosa di sensato.

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