mercoledì 26 gennaio 2005

Diario americano/4.
The Weekly Standard

Washington, martedì 11 gennaio (ore 11.30). Washington, 11 gennaio (ore 11.30). Dopo la visita al NED, ci spostiamo all’angolo tra la M e la 17a strada, nel palazzo dell’American Enterprise Institute, dove ci aspetta Victorino Matus, vice-caporedattore del Weekly Standard, il settimanale che il New York Times ha definito “la voce fondamentale dei neoconservatori repubblicani” e “una delle più influenti pubblicazioni di Washington”. Prima di entrare nella redazione dello Standard passiamo davanti ad una porta in penombra, quella degli uffici del Project for the New American Century, che secondo gli adepti sinistrorsi delle più disparate teorie cospirativiste è praticamente il punto d’incrocio di tutte le energie negative del pianeta. Non abbiamo, naturalmente, il coraggio di entrare. Ma se il male assoluto si nasconde lì dentro, non c’è dubbio che si stia nascondendo davvero bene. Matus, di origine filippina, è molto simpatico e ci mette subito a nostro agio. "Da quando Murdoch ha comprato il Weekly Standard - dice - ci possiamo perfino permettere di offrire caffè e bibite ai nostri visitatori". Ringraziando zio Rupert, ne approfittiamo volentieri. La discussione con Matus è piuttosto tecnica: gli chiediamo dettagli sul confezionamento della rivista, sul ritmo delle riunioni di redazione, sulla circolazione nelle edicole. Poi, inevitabilmente, il discorso scivola sull'Iraq. Matus è molto confident sull'esito delle prossime elezioni e si dice convinto che, nel lungo pediodo, la storia vendicherà lo sforzo dell'amministrazione Bush di esportare la democrazia in Medio Oriente. Sull'Iran, invece, è molto più cauto. L'ultima domanda è sulla percezione dell'Italia nella stampa della destra americana. E in questo caso Matus ammette che, nonostante le simpatie provocate dal filo-americanismo del governo Berlusconi, i giornali della Right Nation non seguono come dovrebbero le vicende politiche del Belpaese. Promettendoci una maggiore attenzione reciproca, salutiamo e ci prepariamo per il penultimo appuntamento della giornata. Ancora non abbiamo idea di quello che ci sta aspettando alla Brookings Institution.

2 commenti:

JimMomo ha detto...

Questi "scorci" sui pensatoi americani sono davvero suggestivi. Non mi dispiacerebbe che ti dilungassi di più.

A quando qualche risvolto mondano?
:-))

ciao

a man ha detto...

Dilungarmi??? Guarda che devo arrivare al 20 gennaio! :)
Per i risvolti mondani, poi, faresti meglio a chiedere a Walking Class e Krillix, visto che l'unica sera "di gala" io sono rimasto in albergo a guardare C-Span ;) Piuttosto ti potrei scrivere la lista dei libri e dei dvd che mi sono comprato... ma poi mia moglie mi spara!