• Anche i sassi obamiani sapevano perfettamente che la conquista del Senato da parte del GOP era - nella migliore delle ipotesi - un “long shot”. In ballo c'era poco più di un terzo dei seggi, con 41 democratici (su 59) che hanno avuto la straordinaria fortuna di non partecipare a questo ciclo elettorale. Per ottenere la maggioranza della camera alta, i repubblicani avrebbero dovuto vincere praticamente ovunque. E soprattutto in stati dove - appena due anni fa - Obama aveva dilagato con distacchi in doppia cifra. Il tentativo di spacciare un "non miracolo" per una "mezza vittoria" è semplicemente patetico. La realtà è che, fino a uno anno fa, i democratici avevano una supermajority di 60 seggi che consentiva loro di neutralizzare qualsiasi tentativo di ostruzionismo da parte dei repubblicani. Adesso, di fatto, il Senato (in cui due dei democratici sono Joe Lieberman e Ben Nelson, non dimentichiamolo) è una camera bloccata. Fino al 2012, quando la dinamica delle sfide favorirà nettamente il GOP. Il miracolo, che poi non sarebbe servito a granché, è stato soltanto rimandato.
• Lo tsunami della Camera è stato impressionante. I repubblicani non conoscevano un'affermazione elettorale tanto larga dal 1946 (anche in quel caso si trattò di una sorta di referendum sulla politica economica di Truman). Sono "saltati" incumbent democratici che vincevano a mani basse da decenni. Il simbolo è senz'altro Ike Skelton (4° distretto del Missori), eletto per la prima volta nel 1976 e rieletto per 17 volte consecutivamente, battuto dalla congresswoman locale Vicky Hartzler. Ma la mappa elettorale è piena di pick-up repubblicani che non erano sul radar degli analisti. Nell'8° distretto del Minnesota (solid democratic, per il NYT), un mese prima delle elezioni Nate Silver pronosticava la vittoria dell'incumbent James Oberstar con un distacco di 25 punti sullo sfidante Chip Cravaack. Il repubblicano ha vinto con 4500 voti di vantaggio. E almeno 8 seggi leaning democratic sono stati vinti a sorpresa dal GOP (CA-20, IL-8, IL-10, MO-4, NC-2, NY-13, NY-25, VA-9). Che dire, poi, dei toss-up? Dei 41 distretti considerati "incerti" dal NYT, il GOP ne ha vinti la bellezza di 30: il 73%. Impressionante poi la performance nei distretti giudicati leaning republican o solid republican, in cui i democratici non hanno raccolto neppure le briciole. Quando tutti i voti saranno contati, probabilmente scopriremo che per trovare un "mandato popolare" analogo a favore del GOP bisogna tornare indietro fino al 1928.
• Il vero "colpaccio", però, il GOP lo ha messo a segno nei parlamenti statali. Soprattutto visto che le state legislatures, in 44 stati, sono responsabili di uno dei processi più importanti e controversi del sistema politico statunitense: la definizione dei confini per i distretti della Camera. Quest'anno, i repubblicani hanno strappato ai democratici il controllo di almeno 19 state legislatures (con un guadagno stimato intorno ai 650 seggi). Era dal 1994 che il GOP non otteneva un risultato del genere. Ed era dal 1928 che il GOP non controllava un numero così alto di parlamenti statali. All'inizio di questa settimana il bilancio era di 60 a 36 a favore dei democratici. Oggi è di 55 a 38 a favore dei repubblicani. In Minnesota i repubblicani hanno il controllo del Senato locale per la prima volta nella storia americana. In Alabama e North Carolina, i repubblicani hanno il controllo della Camera per la prima volta dagli anni della Reconstruction. Si tratta di "uno swing di proporzioni storiche". E a dirlo non è Sarah Palin, ma Tim Storey, senior fellow alla National Conference of State Legislatures. Dopo il censimento del 2010, almeno 18 stati saranno costretti a modificare i confini dei propri distretti per la Camera. Il GOP ne controlla totalmente (anche a livello di governatore) almeno una dozzina. E per chi si culla nell'illusione che l'avanzata repubblicana sia in qualche modo limitata a livello geografico, ecco qualche dato in ordine sparso. In Wisconsin e New Hampshire sono passati di mano (largamente) sia Camera che Senato. Il GOP ha conquistato le camere di Indiana, Pennsylvania, Michigan, Ohio, Iowa, Montana e Colorado. Oltre a quello del Minnesota, il GOP ha conquistato il Senato del Maine. Le camere di Texas e Tennessee sono passate da un pareggio di fatto ad una super-maggioranza repubblicana. Una "mezza vittoria" davvero impressionante.
• Con un articolo-spazzatura che sembra quasi la traduzione del lavoro di qualche collega italiano, Alexandra Moe di Msnbc.com sostiene una tesi bizzarra: "Soltanto il 32% dei candidati del Tea Party è stato eletto". La metodologia utilizzata dalla Moe per "incasellare" i candidati è piuttosto oscura, tanto che Left Coast Rebel identifica senza troppi sforzi un buon numero di esclusi: Kristi Noem, Scott Tipton, John Runyan, Dennis Ross, Mo Brooks, David Schweikert, Nan Hayworth, Alan Nunnelee, Steve Pearce, Scott Rigell, Lou Barletta, Daniel Webster, James Lankford, Chris Gibson, Chip Cravaak, Cory Gardner, Jeff Denham, Bill Huizenga, Tim Huelskamp. E la lista potrebbe continuare. Ma diamo anche per buona la percentuale esotericamente estrapolata dalla simpatica Alexandra. Un movimento nato meno di due anni fa, senza la struttura monolitica di comando di una struttura organizzata, senza vere leve di potere all'interno dei due partiti principali, senza war chest da milioni di dollari, senza dirigenti d'esperienza in grado di districarsi in una lunga e violentissima campagna elettorale, alla prima assoluta di fronte al giudizio degli elettori... raccoglie il 32% di vittorie e si manifesta come "terza forza" decisiva nel quadro di un sistema a prolungata tradizione bipartitica. E questa sarebbe "una sconfitta per i Tea Party"? Ma chi vogliono prendere in giro?
• Si è scritto e parlato molto sulle "divisioni" interne al partito repubblicano. E sul rischio della "deriva populista" imposta dai Tea Party (ma non avevano perso?) al GOP. Pochi - tra cui, da fronti diversi, Bill Kristol e Chris Bowers di Daily Kos - hanno invece notato che queste elezioni di midterm hanno provocato una strage di blue dogs e clintoniani. In particolare, tra gli sconfitti democratici in questo ciclo elettorale si può contare appena il 5% di appartenenti al Congressional Progressive Caucus, contro il 38% di New Dems e il 45% di Blue Dogs. Per la prima volta nella storia del partito democratico, il caucus progressista sarà più numeroso della somma tra blue dogs e new dems. Le implicazioni che questo nuovo equilibrio potrà avere sulla politica estera dell'amministrazione Obama, al momento, si possono soltanto intuire.
• Si è scritto e parlato molto sulle "divisioni" interne al partito repubblicano. E sul rischio della "deriva populista" imposta dai Tea Party (ma non avevano perso?) al GOP. Pochi - tra cui, da fronti diversi, Bill Kristol e Chris Bowers di Daily Kos - hanno invece notato che queste elezioni di midterm hanno provocato una strage di blue dogs e clintoniani. In particolare, tra gli sconfitti democratici in questo ciclo elettorale si può contare appena il 5% di appartenenti al Congressional Progressive Caucus, contro il 38% di New Dems e il 45% di Blue Dogs. Per la prima volta nella storia del partito democratico, il caucus progressista sarà più numeroso della somma tra blue dogs e new dems. Le implicazioni che questo nuovo equilibrio potrà avere sulla politica estera dell'amministrazione Obama, al momento, si possono soltanto intuire.
• Secondo i calcoli (provvisori) di Michael Barone, il GOP alla Camera ha conquistato 14 pick-up nel Nordest, 23 nel Sud, 7 nel West e 18 nel Midwest (tra cui 5 in Ohio e 4 nell'Illinois di Obama). Fino a qualche mese fa, fini analisti ci avvertivano del rischio che il partito repubblicano potesse fare la fine di un movimento locale radicato soltanto nella Bible Belt e in qualche isola analfabeta del Mountain West. Oggi scopriamo che i democratici sopravvivono solo nelle aree urbane delle coste e che il GOP è l'unico, vero, partito nazionale degli Stati Uniti d'America. Ci piacerebbe ascoltare l'analisi dei suddetti fini analisti.
• Questa intervista alla storica leader femminista Camille Paglia, sfuggita di mano ad Alessandra Farkas, la potete leggere online soltanto su Dagospia, mentre Corriere.it preferisce pubblicare l'intervista (della stessa Farkas) a Gerry, il surfista italiano salvo dopo lo tsunami. Del resto, sempre di tsunami si tratta.
39 commenti:
Veramente un quadro esaustivo e (finalmente) fedele di quanto è successo martedì negli Stati Uniti.
Peccato che, come dici giustamente te, ai "colleghi" italiani, dei fatti importi poco o niente.
Ormai è un dato assodato: chi volesse capire cos'è successo davvero in America, farebbe meglio a spegnere la TV, buttare i giornali (stampati ed online) e rivolgersi alla blogosfera "sensata". La pessima prova di questi giorni ha ormai reso evidente quanto in basso sia finito gran parte del "giornalismo italiano". Cosa che, da membro diversamente esercitante della categoria, certo non mi può far saltare di gioia.
Andrea grazie per aver linkato l'intervista a Camille Paglia è proprio una cosa del genere che cercavo per la mia battaglia di lunedì in facoltà.
Poi vi farò sapere com'è andata
una ricostruzione francamente fantasiosa. alla vigilia parlavate di certezza di vincere alla camera e di buone possibilità di strappare pure il senato , a posteriori vi inventate la storia del "mancato miracolo".
l'avete menata con sti tea party e davanti al loro colossale flop nascondete la disfatta sotto al tappeto. e a menarcela ancora e ancora con ste elezioni di midterm che non hanno mai contato granchè visto che pure Reagan le perse tutte e due. accusate i giornalisti di scrivere poco onesti e voi siete i primi a mancare di obiettività, ultras come siete, nell'analisi di questo voto. che ricordo, 4 anni fa, avevate snobbato.
Jean Lafitte
Jean Lafitte
Jean Lafitte
Sento il rumore delle tue dite sugli specchi fin da casa mia.
"GOP è l'unico, vero, partito nazionale degli Stati Uniti d'America": è una stupidaggine. Forse un suo sogno caro Mancia o forse una certa passione repressa per il partito unico. Uno di quegli amori fortissimi e inconfessabili.
Flx
Condivido pienamente l'analisi sui media di casa nostra. Commentando un post precedente, l'altroieri avevo scritto:
"Ai giornalisti che parlano di pareggio consiglio la lettura delle dichiarazioni Obama di oggi. Si può pensare di lui quello che si vuole ma almeno non si nasconde dietro a un dito.
http://latimesblogs.latimes.com/washington/2010/11/obama-news-conference-shellacking.html
Testuale: "And that’s something that -- now, I’m not recommending for every future President that they take a shellacking like they -- like I did last night". Mai sentito uno parlare così dopo un pareggio. Ma si sa, i pezzi di Repubblica hanno il gran pregio della coerenza...nel senso che chi li scrive coraggiosamente non si lascia influenzare da quegli orpelli inutili che si chiamano fatti e che notoriamente non c'entrano niente con il giornalismo."
Ho letto che secondo qualcuno da queste parti si parlava di "buone possibilità" di strappare il senato. Perfetto esempio di come si possano ricostruire i fatti a prescindere dai fatti stessi.
Trovo poi interessante la riproposizione contemporanea (che ho visto non solo su queste colonne e per questo ne parlo) dei due argomenti:
1-Il GOP ha solo pareggiato.
2-Vincere il Mid-Term non conta niente.
Se nessuno avesse chiaramente vinto queste elezioni non ci sarebbe bisogno di dire che vincerle non conta niente.
Quando si cerca di dimostrare una qualunue tesi (in questo caso che il GOP ha poco o niente da festeggiare) con argomentazioni che si contraddicono tra loro probabilmente o si è capito poco di quella tesi oppure semplicemente la tesi è falsa.
Sull'analisi del voto c'è poco da aggiungere a quello che è stato scritto nel post di a.man. Io guardo avanti, e ripeto che questa schiacciante vittoria (inequivocabilmente da definirsi tale) ha anche il suo lato B. E' vero che questo voto è un segno di disapprovazione del lavoro di Obama ma, secondo me, è ancora più fortemente un segno di forte sfiducia nei confronti del congresso. Non a caso il job approval del presidente (per quanto calante) si mantiene ancora ben al di sopra a quello del congresso. Fino a martedi scorso la gente ha identificato il congresso con i democratici, ma da qui al 2012 non potrà più essere così. Questo implica che tra 2 anni il GOP avrà probabilmente maggiori difficoltà a cavalcare quello che potrebbe essere chiamato "effetto protesta". Nei prossimi 24 mesi dovrà trasformarsi in "effetto proposta".
Non ci illudiamo, ha ragione Marco Rubio, la gente ha dato al GOP una seconda opportunità, non ha firmato contratti in bianco. Per vincere la Casa Bianca servirà un candidato di grande carisma e per me deve venire fuori tra i tanti volti nuovi che siederanno al congresso e tra i governatori. Ma in ogni caso non avrebbe senso indicarne uno ora. Le leadership nascono sul campo, non in laboratorio.
L'amato leader oggi non compare gia' piu sui siti online di Corriere e Repubblica.
Davvero ridicoli
Visto che ci siamo: da qualche ora il seggio senatoriale di Washington è stato assegnato a Patty Murray. Dino Rossi ancora una volta non ce l'ha fatta.
La situazione finale al senato è quindi 53 a 47, conteggiando per il GOP anche il seggio dell'Alaska andato alla "dissidente" Murkowski.
"Sento il rumore delle tue dite sugli specchi fin da casa mia."
si le dite. o i diti. classico repubblicano....
Jean Lafitte
Non per difendere Filippo (che tra l'altro nn conosco e che, immagino, non ne abbia bisogno), ma quando non si sa cosa rispondere ci si aggrappa proprio a tutto.
Allora noi cosa dovremmo dire? "Non mettere la maiuscola dopo il punto. Classico democratico..."?
Penoso.
Mea culpa. Ma almeno ti ho dato una scusa per non affrontare l'argomento di cui si sta parlando. Dovresti ringraziarmi :D
I 12 potenziali candidati per le presidenziali del 2012 secondo Fox News:
Indiana Gov. Mitch Daniels, former Massachusetts Gov. Mitt Romney, Minnesota Gov. Tim Pawlenty, South Dakota Sen. John Thune, former Alaska Gov. Sarah Palin, former Arkansas Gov. Mike Huckabee, former House Speaker Newt Gingrich, Mississippi Gov. Haley Barbour, South Carolina Sen. Jim DeMint, Indiana Rep. Mike Pence, New Jersey Gov. Chris Christie and Louisiana Gov. Bobby Jindal.
E questi invece sono i "long shot"....
former Pennsylvania Sen. Rick Santorum, Texas Gov. Rick Perry, Texas Rep. Ron Paul
", ma quando non si sa cosa rispondere ci si aggrappa proprio a tutto."
così per curiosità, secondo cosa si può rispondere a una frase del genere ("Sento il rumore delle tue dite sugli specchi fin da casa mia."). non un argomento per dimostrare che le mie "dite" si aggrappano agli specchi.
non sono democratico. democratico o forse anche più radicale era quello che ha scritto la canzone che usi come nickname (e mi incuriosice il perchè lo usi visto che non aveva nulla a che vedere con i repubblicani). io sono COMUNISTA.
parliamone dell'argomento filippo, non scappare tu. perché secondo te mi arrampicherei sugli specchi?
Jean Lafitte
Solito sproloquio pro-barbari del Tea Party. La realtà è che questo movimento non ha alcuna idea se non il proporre l'anarchia e le diseguaglianze sociali più assolute.
Schifo totale.
Caro Anonimo firmato. Se tu avessi minimamente letto l'articolo, e tutti i riferimenti contenuti, capiresti da solo che le tue argomentazioni sono assai deboli. Comunque sono incuriosito dalla tua dichiarazione di essere un comunista. Cioè esistete ancora? Forse allora dovresti donare il tuo corpo alla ricerca scientifica perché ormai siete abbastanza rari, neanche a Cuba si trovano più esemplari della vostra razza.
Comunque sei il benvenuto qui, anche perché dopo il1989 ormai non ti rimane che commentare le elezioni americane.
Lamato leader ha subito la meritata batosta; i dati sono li e sono impressionanti, d'altra parte con l'economia americana ridotta ai minimi dal dopoguerra nonostante tutti gli "stimoli" miliardari, disoccupazione alle stelle, tutte le promesse elettorali disattese, la politica estera disastrosa, che dire...godiamoci le divertentissime difese d'ufficio degli obamiani italioti. L'America, quella vera sta tornando.
Tutto questo perchè non ragionate quantisticamente.
Esistono vari universi paralleli ed in uno di questi i Dems hanno conservato la maggioranza ovunque e hanno pure aumentato il numero di governatori. Negative Nancy è pronta per il terzo mandato da Speaker ed i tea-parties sono bolliti nella kettle.
Obamba ha un total approve di 78,4% ed è addirittura riuscito a produrre un certificato di nascita che prova il suo essere un natural born citizen.
L'articolo di Repubblica si riferiva a quell'universo ed è finito nel nostro forse per una incrinatura nell'orizzonte degli eventi.
filippo in quale universo vivi? o almeno in quale decennio? guarda che gli anni 90 sono finiti da un pezzo e tu ancora con sta favoletta della caduta del comunismo. fatti un giretto in Cina ma anche in India e in America Latina (paesi non "comunisti" ma socialisti certamente), scopriresti un mondo diverso da quello che tu immagini.
più delle elezioni americane si potrebbe discutere della loro bancarotta.
Jean Lafitte
L'apologia del regime cinese è davvero agghiacciante.
magari avessimo in italia, in europa, negli stati uniti governanti illuminati come ce ne sono in Cina!
altro che regime, ha ragione Camilleri, il vero regime è questo.
Jean Lafitte
magari avessimo in italia, in europa, negli stati uniti governanti illuminati come ce ne sono in Cina!
altro che regime, ha ragione Camilleri, il vero regime è questo.
Jean Lafitte
Mi domando cosa tu ci faccia ancora qui tra noi caro Jean. Immagino che in qualche Loagai ci siano ancora posti liberi. Affrettati prima dell'inevitabile tutto esaurito. Buon viaggio.
"magari avessimo in italia, in europa, negli stati uniti governanti illuminati come ce ne sono in Cina!"
Così disse sorseggiando un Martini
In fondo è colpa nostra che ci prendiamo la briga di rispondere a mestatori di professione che nulla hanno da portare come contributo alla discussione se non sterili provocazioni. Bravo Lafitte, adesso puoi tornare nei simpatici blogs della caviar-left che sono tantissimi, mentre noi rappresentiamo quella trascurabile maggioranza che non la pensa come voi.
le carceri in italia invece sono strapiene . e non si godono degli stessi diritti che ci sono invece nei "famigerati" Laogai.
non bevo martini, roba per signorine.
non siete maggioranza, illusi. siete una delle tante minoranze. forse anche meno numerosa di noi.
ancora non ho capito come un reazionario conservatore possa poter scegliere come nickname il titolo di un radical come John Lennon. boh, contenti voi: poche idee ma confuse!
Jean, sottraendo 5 minuti al mio lavoro di stasera (tanto sono un professionista quindi quello che non produco lo sottraggo solo a me stesso) proverò a spiegarti questo paradosso che ti tormenta (è già la seconda volta che me lo fai notare). Ti definisci un comunista. Cosa vuol dire per te essere comunista? leggere solo libri comunisti? ascoltare solo musica comunista? mangiare solo cibo comunista? stimare solo persone comuniste? Spero di no per te, altrimenti vorrebbe dire che ti sei fossilizzato. In generale non mi piacciono catalogazioni ed etichette, ho le mie idee e queste mi portano ad appoggiare o ad osteggiare questo o quel partito, questo o quel politico, questa o quella legge. Sono le mie idee a decidere quali "simboli" appoggio e non viceversa. Mi può capitare di essere in disaccordo con un Repubblicano sulla musica o di essere in disaccordo con un Beatlesiano sulla politica, cosa c'è di strano? Beatlesiano e Lennoniano lo sono da sempre, è una cosa che fa parte di me e della mia formazione. Per come la vedo io avere dei riferimenti culturali non monocolori può solo arricchire il bagaglio di una persona e questo, sempre secondo me, vale prima di tutto parlando di arte e (in questo caso) di musica. Da questo discorso lascio fuori quegli artisti che considero dei politici travestiti. Instant Karma! è una gran bella canzone, tra le mie preferite, e leggendo il titolo a qualcuno potrebbe venire in mente di ascoltarla, perché quindi avrei dovuto scegliere un nick diverso?
posso capire il tuo discorso e filerebbe liscissimo se fossimo in un forum o un blog di musica. però quando uno sceglie un nick normalmente lo fa perchè in qualche modo lo rappresenta. ora non capisco cosa ci azzecchi col tuo essere repubblicano. cioè capisco che ti piaccia , non capisco come fai a farne una bandiera in questo contesto. non solo è poco pertinente ma è pure antitetico, nel senso che Lennon certamente non era repubblicano. io pure posso leggere un libro, non so di Franco Cardini, o vedere uno spettacolo di Giorgio Albertazzi, un film di Zeffirelli, o leggere le poesie di Ezra Pound, etc... altra cosa è scegliere il titolo di una loro opera e usarlo come nome. il nickname è un po' una presentazione di noi, o no?
Jean Lafitte
E' evidente che mi sento rappresentato da questo nick. Non potrai mai convincere uno che da 14 anni naviga tra album, libri, dvd dei fab four e che va in giro per i mercatini, in Italia e all'estero, cercando vinili originali dei Beatles che il titolo di una canzone di John Lennon non lo rappresenta. E' una battaglia persa, hai più chance di convertire al comunismo qualche frequentatore abituale del blog! :D
Ok stiamo andando OT.
Sai che pure Joe Namath è quasi certamente un simpatizzante democratico? Negli anni settanta era nella lista dei nemici di Nixon.
Mi tocca cambiare nick?
avete dei criteri piuttosto bizzarri nello scegliervi i nickname per dei siti politici. boh, contenti voi.
Jean Lafitte
Che barba Jean!
Io uso questo nick da anni per scrivere di football americano (mi pare che sia corretto) e non avevo voglia di prenderne un altro per i forum politici.
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