Mitt Romney 337,847 (38.9%)
John McCain 257,521 (29.7%)
Mike Huckabee 139,699 (16.1%)
Ron Paul 54,434 (6.3%)
Fred D. Thompson 32,135 (3.7%)
Rudolph W. Giuliani 24,706 (2.8%)
Uncommitted 17,971 (2.1%)
Duncan Hunter 2,823 (0.3%)
Tom Tancredo 458 (0.1%)
Rispetto agli exit-poll che circolavano poco prima della chiusura dei seggi (e anche rispetto a quelli che circolavano più tardi), i numeri reali attribuiscono a Romney una vittoria molto più netta del previsto. E questo, oltre a salvare la candidatura del candidato preferito dall'establishment repubblicano - da Hugh Hewitt alla National Review - potrebbe avere l'effetto di fermare il McMentum in un momento cruciale (ricordiamoci che nel 2000 McCain, in Michigan, era arrivato primo), proprio alla vigilia delle sfide cruciali in South Carolina e Florida.
Per Huckabee, che pure ha ottenuto un risultato discreto, le cose restano più o meno come avevamo scritto ieri notte. Mentre la performance di Ron Paul, che sembrava potesse sfiorare la doppia cifra, non va oltre il 6.3%, condannandolo, forse definitivamente, a restare un candidato di seconda fila, soprattutto considerando il fatto che in Michigan le primarie del GOP erano aperte anche a democratici e indipendenti. Meglio del previsto, poi, i numeri (comunque bassi) di Thompson. E peggio del previsto Giuliani, che punta tutto sulla Florida e sul Super Tuesday, ma che in ogni caso continua a produrre risultati sconcertanti per un nome con la sua visibilità nazionale.
Un ultimo, breve commento, su Hillary Rodham Clinton che, pur essendo l'unico candidato serio in lizza, non è riuscita ad andare oltre il 55%, con il 40% degli elettori democratici che hanno preferito votare per Mr. Uncommitted piuttosto che per lei. Il risultato più imbarazzante di questa tornata elettorale.
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