In un interessante articolo scritto un paio di giorni fa per The Politico, Jeremy D. Mayer analizza le possibili scelte per la candidatura repubblicana alla vicepresidenza. Un ottimo veepee, secondo Mayer, sarebbe Rudy Giuliani, se dovesse perdere le primarie e - soprattutto - se riuscisse ad adattare il suo ego a diventare il numero 2 del ticket. Parere positivo anche per Mike Huckabee. L'ex governatore dell'Arkansas avrebbe la capacità di rassicurare la destra religiosa senza però spaventare l'ala moderata del partito. "Né Mitt Romney, né John McCain - scrive Mayer - offrirebbero altrettanto come candidati alla vicepresidenza". Pollice verso, invece, per Fred Thompson, a causa della "pigrizia" dimostrata nei primi mesi della campagna elettorale.
La lista di Mayer è molto dettagliata: i senatori Dick Lugar (Indiana), John Cornyn (Texas), John Thune (South Dakota) e Lamar Alexander (Tennessee); i governatori Mark Sanford (South Carolina), Matt Blunt (Missouri) e Tim Pawlenty (Minnesota). Tutti maschi/bianchi, però, e questo potrebbe rappresentare un problema se Hillary Rodham Clinton o Barack Obama riuscissero - come sembra ormai molto probabile - ad imporsi in campo democratico. E qui le ipotesi si fanno più interessanti.
La senatrice Olympia Snow (Maine) potrebbe rappresentare un buon asset nel New England, ma è davvero troppo liberal per essere digerita dalla base del GOP. Luci ed ombre anche per la senatrice Kay Bailey Hutchison (Texas), per il governatore delle Hawaii Linda Lingle (divorziata, moderata, ebrea) e per la senatrice Lisa Murkowski (Alaska). A nostro avviso, poi, Mayer scarta con troppa fretta l'ipotesi Condoleezza Rice, le cui chance sarebbero state travolte dal "disastroso destino del gabinetto Bush".
Sono gli ultimi due nomi, però, a scatenare la fantasia facendo immaginare scenari imprevedibili. Il primo è Joseph I. Lieberman, senatore ex democratico (attualmente indipendente) del Connecticut, già candidato alla vicepresidenza nel 2000 in ticket con Al Gore. Lieberman è un "falco" (ebreo del nord-est) che ha rotto con i democratici sull'Iraq e sulla guerra al terrorismo. Secondo Mayer potrebbe aiutare il GOP in Florida, nel New Jersey e forse anche in Connecticut e a New York, diventando il primo candidato alla vicepresidenza nominato da due partiti diversi.
Escludendo Newt Gingrich (che in caso di vittoria di Giuliani rappresenterebbe la nostra prima scelta assoluta), di cui Mayer non parla affatto, l'ultimo nome della lista è quello più eccitante. Si tratta di Clarence Thomas, giudice (nero) della Corte Suprema la cui raccolta di memorie ("My Grandfather's Son") è uscita da qualche settimana nelle librerie americane. Intorno a questo libro - e intorno alla controversa figura di Thomas - si sta sviluppando un dibattito interessante sui cui sarà il caso di tornare in futuro. Per ora, è interessante notare come le voci su una sua possibile candidatura si stiano moltiplicando in questi giorni. E sarebbe la prima volta dal 1916 (Charles Evans Hughes, un altro repubblicano) che un giudice della Corte Suprema si dimette per puntare alla vicepresidenza. Secondo Mayer, "Thomas garantirebbe instant balance a qualsiasi ragazzotto bianco del GOP e costringerebbe i democratici a lottare per mantenere il 90% del voto nero, che ormai considerano come loro proprietà privata". Se Clarence Thomas riuscisse a conquistare appena il 25% di questo segmento elettorale, insomma, le speranze democratiche di conquistare la Casa Bianca nel 2008 sarebbero notevolmente ridimensionate. Purtoppo, per ora si tratta di fantapolitica.
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