Da qualche mese, ormai, partecipo alla cura editoriale dei libri della collana "Manuali di conversazione politica" realizzati dalla Fondazione Free di Renato Brunetta e distribuiti in edicola insieme al quotidiano Libero, diretto da Vittorio Feltri. Non fosse altro che per motivi professionali, dunque, i libri finora usciti me li sono letti tutti. E, onestamente, li ho trovati di altissimo livello, senza alcuna eccezione (non contando, poi, il prezzo davvero basso a cui vengono messi in vendita). Il volume in edicola da oggi 4 luglio, "Il Grande Intrigo" di Davide Giacalone, appartiene però ad un'altra categoria. E mi sento di consigliarlo davvero a tutti. Leggetelo come fosse un thriller da spiaggia, lasciandovi trasportare dal plot e dalla descrizione dei personaggi. Scoprirete, della più grande privatizzazione della storia italiana (quella di Telecom), cose che fino ad oggi avevate soltanto sospettato. Pubblichiamo, qui sotto, la prefazione al libro scritta da Vittorio Feltri.
"Non vi dico che cosa ho pensato dopo una prima veloce scorsa alle pagine che qui di seguito potete trovare. Mi sono imbattuto in termini come Opa, stock option, public company, golden share. Roba da specialisti, ci vuole un master in economia per capirci qualcosa. Roba da addetti ai lavori. Ma poi sono andato avanti nella lettura e sono rimasto di sale. Perché ho capito due cose. La prima è che Davide Giacalone è riuscito a rendere comprensibili a tutti faccende che di solito sono il pane quotidiano per i grandi alchimisti della finanza (e degli intrallazzi). La seconda è che queste faccende non riguardano appunto solo i grandi alchimisti della finanza e degli intrallazzi: riguardano tutti noi per il semplice motivo che riguardano le nostre tasche.
Cerco di spiegarmi. Qui si narra in particolare delle privatizzazioni delle grandi aziende pubbliche. Telecom soprattutto. Ebbene, “privatizzazioni delle aziende pubbliche” è un concetto che, di massima, ci piace, essendo lo statalismo ciò che non ci piace. Insomma alle privatizzazioni in via di principio eravamo e siamo favorevoli. Ovvio: le grandi aziende, quando sono in mano pubblica, di solito vanno male, anzi malissimo. Sappiamo bene il perché: chi ci lavora - dai grandi dirigenti agli ultimi dipendenti - non è molto motivato: sa che, qualunque sia il bilancio a fine anno, la baracca non chiude perché tanto paga Pantalone, cioè lo Stato. La pagnotta quindi è assicurata: perché sbattersi più di tanto? E poi questi grandi carrozzoni di Stato di solito sono diretti da manager scelti in base non alle loro competenze ma alle loro tessere e/o amicizie. Comanda la politica, e questo non è sempre una garanzia di efficienza per un'azienda (parlo per eufemismi).
Ben vengano le privatizzazioni, quindi. I vantaggi sono evidenti. 1) lo Stato incassa denaro fresco e questo lo distoglie almeno in parte dalla tentazione di aumentare le tasse; 2) le aziende privatizzate entrano a far parte di un regime di mercato, ergo di libera concorrenza, e quindi è immaginabile che saranno costrette a sforzarsi di offrire ai cittadini un servizio sempre più efficiente a prezzi sempre più convenienti.
Il libro di Giacalone dimostra che, purtroppo, tutto questo è vero solo in teoria. O meglio: è vero anche in pratica, ma non in Italia. Qui da noi i vantaggi delle privatizzazioni sono rimasti, appunto, pura teoria. Pagina dopo pagina, Giacalone dimostra che è successo quanto segue: lo Stato non ha venduto ma ha svenduto le sue aziende, special-mente nel campo delle telecomunicazioni; poco dopo ha speso più o meno le stesse cifre incassate da quelle vendite per acquistare altre aziende che valevano la metà per non dire un quarto; di conseguenza, i nostri governanti non hanno trovato di meglio che ricorrere alla misura, anzi all'espediente in cui sono maestri: colpirci con altre tasse; infine, le aziende privatizzate continuano a essere condizionate dalla politica, come prima e peggio di prima.
C'è di che deprimersi. Se non fosse che quando si finisce di leggere il libro, invece che depressi ci si ritrova un po' incazzati. Intanto perché abbiamo capito che ci hanno preso per i fondelli e alleggerito il portafogli. E poi perché finalmente abbiamo la prova di quanto abbiamo sempre sostenuto, e cioè che gli affari li fa anche la sinistra, eccome: con la differenza che li fa nel silenzio e nell'impunità generale. Leggete le pagine che seguono e provate a farvi una domanda: che cosa sarebbe successo se fosse stato un Berlusconi a trafficare la metà, anzi un decimo di quanto hanno trafficato i politici del centro sinistra? Lasciamo perdere. Avete già capito. Meglio non rovinarsi il fegato e far tesoro di quanto ci informa Giacalone. Prima o poi ci servirà, eccome se ci servirà".
(di Vittorio Feltri, prefazione al libro "Il Grande Intrigo" di Davide Giacalone)
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