Vi avevamo avvertito in tempi non sospetti. Tramontate - almeno secondo i mainstream media - le candidature di John McCain, Fred Thompson e Mitt Romney (il mormone resta, comunque, l'unico insieme a Rudy ad avere uno scenario plausibile per la conquista della nomination), il fronte anti-Giuliani era alla disperata ricerca di un nuovo Campione dell'Ortodossia. Oggi, non fosse altro che per esclusione, è arrivato il turno di Mike Huckabee, ex governatore dell'Arkansas, che sta attraversando un periodo particolarmente felice nei sondaggi (sia nazionali che in Iowa).
Una premessa è necessaria. A noi Huckabee è simpatico. L'ex ciccione convertito al salutismo, famoso per aver perso più di 50 chili di peso in pochi mesi, è telegenico e brillante. Se non fosse per il suo fiscal record, di cui ci occuperemo più avanti, saremmo quasi tentato di consigliarlo (si fa per dire) a Rudy come possibile scelta per la vicepresidenza: viene dal Sud, piace ai social conservatives, ha fatto il governatore (un requisito quasi obbligatorio per parlare di Casa Bianca), potrebbe dare qualche fastidio alla dinastia Clinton in Arkansas. In più, Huckabee sembra aver siglato uno strano (ma neppure troppo) patto di non aggressione con Giuliani e, soprattutto, potrebbe rovinare la strategia di Romney in Iowa, distruggendo di fatto qualsiasi speranza per l'ex governatore del Massachusetts.
Tutto molto bello, insomma, se non fosse appunto per lo spiccato amore di Huckabee per le tasse. Il Club for Growth, il think-tank liberista diretto da Patrick J. Toomey, ha pubblicato una serie di paper che analizzano l'approccio alla politica economica dei candidati repubblicani alla presidenza. Degli ottimi risultati di Rudy Giuliani (e di quelli controversi di Ron Paul) ci occuperemo presto. In questa sede, invece, ci interessa sottolineare come i risultati ottenuti da Mike Huckabee nel corso della sua storia di politica e di governo siano semplicemente disastrosi. Il Club for Growth si era occupato di lui già in passato, definendolo senza mezzi termini "un liberal" e stilando un'impressionante lista di risultati negativi che trovate qui, non solo in tema di tasse, ma anche di spesa pubblica e government regulation. Ma una presidenza Huckabee rispecchierebbe maggiormente il tiepido liberismo dei primi anni della sua carriera o lo statalismo più recente?
Il giudizio finale del Club for Growth è spietato: "E' ormai chiaro quale percorso abbia scelto. Un percorso che somiglia sempre di più a quello di John Edwards, piuttosto che a quello di un economic conservative che crede nel governo limitato. Huckabee stesso ammette che lui è un tipo diverso di repubblicano, una frase in codice che significa più intervento dello stato, meno libertà personali e più dipendenza dalle burocrazie governative. Huckabee è orgoglioso dei suoi aumenti delle tasse, dei suoi aumenti di spesa pubblica e degli aumenti di regolamentazione che ha imposto come governatore. E non ha mai fatto intendere che governerebbe in maniera diversa se eletto presidente. Nominare Mike Huckabee alla presidenza (o alla vice-presidenza) rappresenterebbe un rifiuto totale del libero mercato, del limited-government e del conservatorismo economico che è stato il tema unificante del partito repubblicano per decenni".
Rudy è avvertito: se sta pensando a Huckabee per riavvicinarsi ai social conservatives, tenga presente che questa scelta rischierebbe di alienargli i favori dell'anima liberista del partito. La stessa anima che (a parte qualche isolato solipsista ronpauliano) fino ad oggi ha visto in lui l'unica possibile alternativa all'Impero del Male clintoniano.
p.s. Naturalmente, quando parlo di "solipsisti" non mi riferisco agli amici tocquevilliani di Italian Bloggers for Ron Paul 2008 (a cui, invece, va il mio "in bocca al lupo" per la loro iniziativa). I blogger italiani con tendenze libertarian fanno benissimo ad appoggiare Ron Paul (anche dovrebbero controllare con più attenzione il loro blogroll, visto che ci vogliono solo 2 click per approdare in siti che predicano le teorie cospiratorie più bizzarre degli ultimi decenni), perché dal loro punto di vista si tratta soprattutto di una battaglia filosofica e ideologica, nel senso migliore del termine. I veri solipsisti sono quelli che vivono e votano negli Stati Uniti, quasi tutti nella Bible Belt, e fanno finta di credere che Ron Paul potrebbe davvero avere qualche chance in un match-up con "Billary".
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