La svolta è arrivata alle 10 di sera. Dopo la minaccia di Berlusconi di ricorrere allo sciopero fiscale se L'Unione si fosse intestardita sul nome di Massimo D'Alema, il centrosinistra - d'intesa con lo stesso D'Alema - ha deciso di fare un passo indietro (il secondo in pochi giorni, per il presidente DS), candidando Giorgio Napolitano al Quirinale. In una nota, il portavoce di Romano Prodi, Ricardo Franco Levi, spiega che è stata in questo modo raccolta la "disponibilità" di Casini, Fini e Letta per "far convergere i voti dei partiti da loro rappresentati su una personalità del centrosinistra e di forte profilo istituzionale". In realtà i rappresentanti della CdL, facendo infuriare la Lega, avevano proposto i nomi di Franco Marini, Giuliano Amato, Mario Monti e Lamberto Dini (chi è il genio che ha avuto questa brillante idea?). Ma chiedere ai DS di mollare anche l'ultima poltrona rimasta è, francamente, un po' troppo. Resta, invece, la curiosità di vedere quale exit strategy Prodi abbia in mente per non subire l'ira del doppio-trombato Baffino. La Farnesina potrebbe non essere sufficiente: per uno come lui ci vorrebbe l'accoppiata Esteri-Difesa, con la promessa di poter bombardare un paese balcanico a scelta prima della Finanziaria. p.s. Con Napolitano al Quirinale, l'Unione perde un voto al Senato.
UPDATE. Le prime reazioni della CdL
Lorenzo Cesa, segretario Udc: «La candidatura di Napolitano richiede una riflessione molto seria. Ho convocato su questo per le 12 di domani (lunmedì, ndr) l'ufficio politico dell'Udc per parlarne nel mio partito e con gli alleati».
Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore nazionale di Forza Italia: «Non credo possa essere una candidatura condivisibile. Ma sia chiaro che questa è una mia valutazione personale in quanto non mi sono confrontato con il Presidente Silvio Berlusconi».
Ignazio La Russa, presidente dei deputati di Alleanza nazionale: «Non ho titolo per dire sì o no a Napolitano, ma non è ininfluente il fatto che Napolitano non faccia parte della rosa dei quattro nomi...».
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