mercoledì 30 luglio 2008

Vanity Unfair

Se Michelle Obama è la donna più elegante del pianeta, io sono Batman.

I'm Back (Like Mac)

Le mie brevi vacanze sono purtroppo terminate, anche se l'aggiornamento del blog ad agosto seguirà ritmi - per così dire - estivi. In ogni caso, sabato dovrebbe ripartire (con il Kentucky) l'analisi stato per stato in vista delle presidenziali americane di novembre (il condizionale è d'obbligo, visto il caldo). Nel weekend ci sarà anche l'occasione per rivedere alcune delle previsioni assegnate sugli stati analizzati finora.

In the meantime... segnaliamo che ieri, per la prima volta dall'inizio di maggio, è stato pubblicato un sondaggio nazionale (USA Today/Gallup, likely voters) che registra un vantaggio di McCain nei confronti di Obama (+4). E sempre ieri il tracking quotidiano di Rasmussen Reports vedeva il vantaggio del candidato democratico scendere a +1 (sabato era +6). Sembra proprio che i democratici non abbiano ancora imparato che le folle di fedeli europei in estasi adorante non servono per vincere le elezioni negli States. Anzi, possono addirittura essere controproducenti.

P.S. Scusate il ritardo sul Kentucky, ma la vacanza mi ha un po' arruginito... ;) Spero di recuperare lunedì o martedì.

martedì 8 luglio 2008

Pourquoi Monsieur?

L’ex brigatista rossa Marina Petrella sarà (finalmente) estradata in Italia. Ma il presidente francese Nicolas Sarkozy, nel darne notizia a margine del summit giapponese del G8, annuncia anche di aver avanzato una singolare richiesta al nostro Paese. «Ho chiesto al presidente del Consiglio italiano di sollecitare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a concederle la grazia - dice Sarkozy - tenuto conto del fatto che la condanna risale a molti anni fa e tenuto conto della situazione psicologica e di salute di Petrella». L’ex terrorista - condannata nel ’92 per l’omicidio di un commissario di Polizia (oltre che per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, rapina a mano armata e attentati in ordine sparso) - si trova attualmente in isolamento nell’ospedale psichiatrico Paul-Guiraud de Villejuif, a due passi da Parigi. A giudicare da quello che ha detto, però, forse anche Monsieur Sarkò avrebbe bisogno di qualche seduta di controllo dallo “strizzacervelli”.

La sua richiesta di grazia, infatti, è davvero poco ortodossa e denuncia, nella migliore delle ipotesi, una grave ignoranza in materia di procedure e protocolli. Perché chiedere l’intercessione di Silvio Berlusconi, quando il potere di grazia è prerogativa esclusiva del Quirinale? Quanto influiscono, sull’atteggiamento dell’Eliseo, le posizioni di chi in Francia si oppone da sempre all’abbandono della cosiddetta “dottrina Mitterand”? E che impatto hanno avuto le proteste della corrente di sinistra dei magistrati francesi che, nei giorni dell’arresto della Petrella, avevano parlato di «vendetta di Stato con trent’anni di ritardo»? Sarkozy non può pensare di “farsi bello” agli occhi della sua sinistra a spese dell’Italia. E almeno il rispetto dovuto ai familiari delle vittime del terrorismo dovrebbe consigliare al presidente francese di evitare queste sceneggiate.

Anche perché - è bene ricordarlo - stiamo parlando di un personaggio condannato all’ergastolo nel 1992 per delitti commessi nel 1981 (speedy trial?), che non ha mai manifestato il minimo accenno di pentimento. Fino all’agosto del 2007, Marina Petrella viveva tranquillamente in Francia, dove si era rifatta una vita senza mai degnarsi di fare i conti con il proprio passato. Non fosse stato per un banale controllo delle forze dell’ordine francesi, l’ex brigatista non sarebbe mai stata arrestata. E le sue «condizioni psicologiche» sarebbero rimaste, presumibilmente, ottime.

In uno dei tanti siti Internet che, anche a tanti anni di distanza, non nascondono il proprio istinto di fiancheggiamento per le Brigate Rosse, vecchie e nuove, si legge che l’unica colpa della Petrella sarebbe quella di aver partecipato «al largo movimento di rivolta anticapitalista che ha visto decine di migliaia di giovani militanti impegnarsi politicamente, la cui rivolta spesso è arrivata sino alla “critica delle armi”». Sarkozy farebbe bene a ricordare che, in uno Stato di diritto, sparare alle spalle di un poliziotto non può essere considerato un libero esercizio di critica sociale. In uno Stato di diritto, le responsabilità penali sono personali e gli individui devono affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Nel caso della Petrella, queste conseguenze si chiamano ergastolo.

(domani su Liberal quotidiano)

sabato 5 luglio 2008

USA 2008 - 16. Kansas


KANSAS (6)
Popolazione: 2.688.418 (33°)
Capitale: Topelka (122.113; metro area 226.268)
Città più grande: Wichita (357.698; metro area 596.452)
Governatore: Kathleen Sebelius (D)
Senato: Sam Brownback (R); Pat Roberts (R)
Camera: GOP 2 DEM 2. Jerry Moran (R); Nancy Boyda (D); Dennis Moore (D); Todd Tiahrt (R)

Il Kansas è il 9° stato più conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato del 22,9% superiore alla media nazionale. E il trend degli ultimi anni è favorevole al Partito Repubblicano. Nella storia politica recente degli USA, il Kansas si è dimostrato una delle roccaforti più affidabili del GOP, non solo alle elezioni presidenziali. Il Sunflower State, per esempio, non elegge un democratico al Senato dal 1932 (nel ciclo elettorale che portò F.D. Roosevelt alla Casa Bianca dopo la Grande Depressione): si tratta del record di vittorie consecutive di qualsiasi partito per il Senato. Dalla schiacciante vittoria del repubblicano Abraham Lincoln nel 1864 (79,1% contro il 17.7% di George McClellan), poi, il Kansas ha votato solo per quattro candidati "non repubblicani" alle presidenziali: il populista James Weaver nel 1892; i democratici Woodrow Wilson (1912 e 1916), F.D. Roosevelt (1932 e 1936; ma FDR perse sia contro contro Wendell Willkie nel 1940 che contro Thomas Dewey nel 1944) e Lyndon Johnson (1964). In tutte le altre elezioni presidenziali della storia americana, a prevalere è stato il candidato del GOP, con percentuali a volte davvero significative (tra gli exploit più recenti oltre il 65% ricordiamo Dwight Eisenhower nel 1952, Richard Nixon nel 1972 e Ronald Reagan nel 1984).

Nei sondaggi più recenti condotti negli ultimi mesi in Kansas, la performance di McCain è nettamente inferiore a quella di Bush Jr. nel 2004, ma il candidato repubblicano conserva un vantaggio stimato intorno ai 10-11 punti percentuali, sia per Rasmussen Reports che per Survey USA e Research 2000. Questo testimonia le difficoltà di Old Mac con la base dei social conservatives che costituiscono il nocciolo duro dell'elettorato repubblicano in Kansas, ma non dovrebbe lasciare troppi margini per l'ipotesi di un ribaltone, a novembre, capace di portare i 6 electoral votes dello stato nella colonna democratica. Per una volta, poi, le altre corse previste a novembre potrebbero portare acqua al mulino repubblicano, perché l'ex congressman Jim Ryun sembra davvero intenzionato a riprendersi il seggio del 2° distretto che Nancy Boyda gli ha strappato alle ultime elezioni di mid-term. E le sue chance non sono poche.

Geograficamente, il dominio del GOP in Kansas è molto accentuato nella zona occidentale dello stato (al confine con il Colorado) - dove i repubblicani oscillano tra l'80 e l'85% - e cala progressivamente spostandosi verso il confine orientale con il Missouri: nella zona centrale il GOP è tra il 70 e il 75%; nella zona orientale tra il 60 e il 70%. Si tratta, in ogni caso, di un divario molto netto. Nel 2004, soltanto due contee in tutto lo stato hanno votato per John Kerry: Wyandotte (con Kansas City) e Douglas (con Lawrence, dove ha sede la University of Kansas). Anche nel Sunflower State, insomma, si riproduce uno schema demografico piuttosto classico, con i Democratici che vincono soltanto nelle grandi città e nelle college-towns. Il problema, per i Dems, è che in Kansas grandi città non ce ne sono e di università ce n'è una sola.

Almeno per il momento, non c'è un solo motivo razionale per non assegnare il Kansas alla colonna GOP Solid. Se poi, nei prossimi mesi, Obama riuscisse a giocare di sponda con alcuni dei temi cari alla cosiddetta destra religiosa per sfruttare la debolezza di McCain con i social conservatives (e qualche sondaggio portasse il vantaggio del candidato repubblicano in "singola cifra"), la nostra previsione potrebbe anche cambiare. Ma abbiamo la netta sensazione che si tratti di un'operazione complicata e troppo costosa, visto che tutto sommato ci sono soltanto 6 electoral votes che, per ora, restano saldamente in mano al GOP.

giovedì 3 luglio 2008

USA 2008 - 15. Iowa


UPDATE 15/09/2008
da DEM Leaning a DEM Solid

IOWA (7)

Popolazione: 2.926.324 (30°)
Capitale: Des Moines (198.682; metro area 546.599)
Governatore: Chet Culver (D)
Senato: Tom Harkin (D); Chuck Grassley (R)
Camera: DEM 3 GOP 2. Bruce Braley (D); David Loebsack (D); Leonard Boswell (D); Tom Latham (R); Steve King (R)

L'Iowa è il 31° stato più conservatore degli Stati Uniti. Nel 2004, il voto per il candidato repubblicano è stato dell'1,8% inferiore alla media nazionale, con un trend degli ultimi anni sostanzialmente stabile. L'Iowa della storia recente è sostanzialmente un classico swing state. Dal 1968 al 1988 ha scelto il candidato repubblicano alle presidenziali: Nixon nel 1968 e nel 1972, Ford nel 1976 e Reagan nel 1980 e nel 1984. Nel 1988, invece, Dukakis riusci a battere Bush Sr. con un margine piuttosto ampio, vincendo anche in molte contee tradizionalmente repubblicane. Dalle elezioni del 1988 in poi, i democratici sono riusciti a piazzare una serie vincente: Clinton nel 1992 e nel 1996, Gore nel 2000. Nel 2004, infine, l'Hawkeye State è tornato nella colonna del GOP, seppure con un margine inferiore all'1%, con Bush Jr.

Tutti i sondaggi condotti nel 2008 in Iowa hanno registrato un vantaggio - più meno consistente - di Obama nei confronti di McCain. Le rilevazioni condotte da Rasmussen Reports e Survey USA negli ultimi due mesi, però, vanno in direzioni opposte: per Rasmussen il vantaggio del candidato democratico sta crescendo (dal +2 di maggio al +7 di giugno); per Survey USA, invece, sta diminuendo (dal +9 di maggio al +4 di giugno). Non c'è dubbio, comunque, che in questo ciclo elettorale Obama parta leggermente favorito. E nessuna delle corse locali (i cinque seggi della Camera e quello del potente senatore democratico Ton Harkin) sembra in grado di influenzare la dinamica della sfida.

Geograficamente, i repubblicani sono più forti nelle contee occidentali (al confine con Nebraska e South Dakota) e meridionali (Missouri), mentre i democratici partono avvantaggiati soprattutto nelle contee orientali (al confine con Illinois e Wisconsin) vicine al corso del fiume Mississippi. L'Iowa è un piccolo, omogeneo, stato rurale del Midwest, composto in larga parte da piccole città e zone agricole. Sembrerebbe, a prima vista, un perfetto esempio di American Heartland, se non fosse per l'invecchiamento della popolazione e la quasi assoluta mancanza di “diversità” etnica, che ne rendono ancora più bizzarro il ruolo importantissimo che i suoi caucus ormai rivestono nel meccanismo di selezione dei candidati alle presidenziali.

Proprio questo ruolo (cresciuto a dismisura, negli ultimi anni, con il crescere della "mediatizzazione” del processo elettorale), rende l'Iowa particolarmente “imprevedibile” nei suoi comportamenti (chi si aspettava la sconfitta di Jim Leach nel 2° distretto della Camera alle ultime elezioni di mid-term?). Per la sfida di novembre, tutto finora lascia pensare che i 7 electoral votes dell'Hawkeye State possano cambiare proprietario, passando dal GOP ai Dems. Per ora, dunque, ci limitiamo ad un poco appassionante DEM Leaning, pronti a cambiare idea - in un senso o nell'altro - in corso d'opera.