venerdì 30 marzo 2007

Weekend (Open) Must-Read List

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Rudy's the One
Steve Forbes, Wall Street Journal
Inviting Attack
Ralph Peters, New York Post
In 2008 It's Ronald Reagan vs. Bobby Kennedy
William Kristol, Time
Global Warming: Winners And Losers
Clive Crook, National Journal
Attorneys' Fee
John Podhoretz, New York Post
Afghanistan Isn't a Reason
Charles Krauthammer, National Review

Ballpoint Pen, Clipboard, Rows of Paper Files
Newt Gingrich, American.com

Cracks In The Seams
John Mercurio, National Journal
John Edwards Will Give You Free Health
William F. Buckley Jr., National Review

The Roggio Report
Bill Roggio, Weekly Standard
Things Are Looking Up in Iraq
Joe Lieberman, Usa Today
Bush Alone
Robert Novak, Real Clear Politics
Houses of Straw
Victor Davis Hanson, National Review

The Right Stuff
Peter Berkowitz, The Politico
Misunderstanding and Iran
Rich Lowry, National Review
Al Gore's Fevered Imagination
Duncan Currie, Weekly Standard
Gun-Shy Liberals
Jonah Goldberg, National Review


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Quid Tum? - Venti di guerra
Ne quid nimis - Neomedievali vs. neorisorgimentali
Blue Star Chronicles - Rosie O’Donnell is now an Expert on…
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The Virtuous Republic - Satan's Saturday Fire and Brimstone
The Four Color Media Monitor - Yes, the Punisher...
Tel-Chai Nation - Communists assist Islamists...
Mark My Words - I've been censored?
Airborne Combat Engineer - 30-31MAR07 burst fire
Blue Star Chronicles - The Sun Has Set on the British Empire
A Blog For All - More Agitprop Released By Iran
The Amboy Times - April Fools Weekend Trackback
Potbelly Stove - Playing us like a fiddle
Dumb Ox Daily News - Travolta on Global Warming???
Planck's Constant - The US should Attack Mexico
Cantor - Pragmatismo e semplicità : la via svizzera...
The Random Yak - Yak to Iran: I am not ignoring you...
Diary of the Mad Pigeon - So Simple a Pigeon can do it!
Italian Bloggers for Rudy 2008 - Flat Tax Rudy
Hyscience - The West Continues To Allow Itself To Be...
Stuck On Stupid - Weekend Linkfest For March 30-April 1
The Uncooperative Blogger - The Uncooperative Radio Show

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giovedì 29 marzo 2007

venerdì 23 marzo 2007

giovedì 22 marzo 2007

Dieci secondi

Stasera, a "Porta a Porta", il ministro degli Esteri - Massimo D'Alema - è riuscito a dichiarare, negli stessi dieci secondi, che è "orgoglioso di aver salvato la vita a Mastrogiacomo" e che "il governo italiano non ha trattato per la sua liberazione", ma si è limitato a "passare una lista di 6 nomi" da Emergency al governo afghano. Negli stessi dieci secondi.

Pagelle: Frattini 6- Barroso 6+ D'Alema 5-- Pöttering 8+

mercoledì 21 marzo 2007

Gore Goes to Hollywood

"Il global warming è andato a Hollywood, letteralmente e figurativamente. Il copione è semplice. Al Gore dice che le soluzioni sono a portata di mano. Possiamo passare a fonti rinnovabili di combustibile e adottare tecnologie di risparmio energetico, una volta che le forze oscure del dubbio saranno sconfitte. Lo scontro è tra persone intelligenti e sensibili contro persone stupide ed egoiste. Prima o poi, gli americani scopriranno che questa versione hollywoodiana del global warming (replicata da quasi tutti i media) è in larga parte inventata".
Da leggere fino in fondo questo splendido editoriale di Robert J. Samuelson sul Washington Post (incredibile, ma vero), pubblicato proprio il giorno della testimonianza di Al Gore (e di Bjørn Lomborg) di fronte al Congresso USA. Forse qualcosa si sta muovendo anche nei mainstream media.

martedì 20 marzo 2007

Obama il Rosso

Dennis "The Red" Kucinich? Un dilettante, vagamente destrorso. Secondo gli ultimi Congressional Vote Ratings elaborati dal National Journal, non è più l'ex sindaco "socialista" di Cleveland il più sinistro tra i membri del Congresso USA che correranno per la Casa Bianca nel 2008. Il giovane senatore dell'Illinois, Barack Obama, che sembra aver infiammato i cuori dei liberal di ogni latitudine, ha infatti ottenuto un grado di "ortodossia sinistra" dell'86% (87% nei temi economici, 77% in quelli sociali e 85% in politica estera), superiore a quello del suo compagno di partito e pericolosamente vicino alle abituali performance iper-stataliste di Ted Kennedy.

Tra i repubblicani sinistri spiccano i nomi di Lincoln Chafee al Senato (59% di media, sconfitto in Rhode Island alle elezioni di mid-term) e di Jim Leach (Iowa) alla Camera. Nella nostra particolarissima classifica di preferenze, invece, merita una menzione speciale il senatore repubblicano dell'Arizona, Jon Kyl, che è primo per "conservatorismo" sia nelle classifiche parziali sui temi economici (97%) che in politica estera (92%).

Molto significativo, infine, notare come John McCain si sia spostato progressivamente a sinistra nel corso della sua carriera politica, con medie vicine all'80% di "conservatorismo" negli anni Ottanta, scese intorno al 70% negli anni Novanta e precipitate al di sotto del 50% negli ultimi anni.

Round-Up: Captain's Quarters, Outside The Beltway, Hot Air, Ace of Spades HQ, The Moderate Voice, Sister Toldjah, Alarming News.

lunedì 19 marzo 2007

Tutte le strade portano a Strada

Gli amici di Gino Strada hanno riconsegnato a Gino Strada - dopo l'intervento di alcuni altri amici di Gino Strada, che hanno ritoccato il prezzo del riscatto fissato dagli amici di Gino Strada - il giornalista rapito in Afghanistan che Gino Strada stava cercando da qualche giorno di far liberare dagli amici di Gino Strada. Ne ha dato notizia, di fronte alle telecamere di alcune televisioni amiche di Gino Strada, lo stesso Gino Strada, che si è complimentato con Gino Strada e Gino Strada per la felice riuscita della trattativa condotta con gli amici di Gino Strada. "Non va dimenticato - ha aggiunto Gino Strada - l'importante ruolo di mediazione svolto da Gino Strada con le varie tribù degli amici di Gino Strada". In cambio della liberazione del giornalista, sembra che siano stati messi in libertà cinque amici di Gino Strada.

Cinque anni

Il ricordo di Marco Biagi, su Freedomland.

Another Inconvenient Truth

Business Week distrugge Al Gore e la truffa dei carbon offsets. E - proprio mentre i media iniziano, lentamente, a prendere consapevolezza della situazione - per il beniamino dei catastrofisti i guai sembrano essere appena iniziati.

domenica 18 marzo 2007

Gathering of Eagles

Round-Up: Michelle Malkin, Gathering of Eagles, Free Republic, Gateway Pundit, Riehl World View, Milblogs, The Belmont Club, Old War Dogs, This ain't Hell, Hot Air, Lifelike Pundits, Blackfive, Slapstick Politics, Flopping Aces, Wake up America, Wizbang, Little Green Footballs, Sweetness & Light, Gateway Pundit, Gates of Vienna, Blogmeister USA, Mary Katharine Ham, JammieWearingFool, Flopping Aces, Snooper, 7.62mm Justice, The Redhunter, A Soldier's Mind, Bookworm Room, Mike's America.

Just One Minute

E' ormai qualche mese che vi consigliamo di leggere le analisi di Tom Maguire su Just One Minute se volete capire qualcosa del Plamegate (o Nigergate, o Libbygate, o comunque vogliate chiamarlo). Ve lo ripetiamo anche oggi. Se poi volete continuare a leggere il NYT o Repubblica, fatti vostri.

Sullo stesso argomento, la ricostruzione cronologica di Sweetness & Light, che inchioda Joe Wilson alle sue responsabilità, è un must-read.

Round-Up: The Strata-Sphere, The Corner, Instapundit, The Jawa Report, TigerHawk, Small Dead Animals, Flopping Aces, Sister Toldjah, Blogs for Bush, Little Miss Attila, Kesher Talk, Outside the Beltway.

Quagmire

La maggioranza dei cittadini iracheni dichiara che la situazione del loro paese è migliorata rispetto agli anni del regime di Saddam. Un sondaggio condotto da un istituto di ricerca britannico, che ha intervistato un campione di oltre 5000 individui (una cifra 5 volte superiore al campione standard per un sondaggio elettorale negli Stati Uniti, per intenderci) ha scoperto che solo il 27% della popolazione crede che in Iraq sia in corso una guerra civile, mentre il 61% è convinto del contrario. Due terzi degli iracheni, inoltre, sostengono di credere che siano in corso operazioni militari in grado di disarmare definitivamente le fazioni in lotta.

giovedì 15 marzo 2007

Restyling

Dopo l'attacco a Cheney nella storia di copertina dell'ultimo numero, il settimanale Time sceglie la foto (ritoccata) di un Ronald Reagan in lacrime per lanciare il suo ultimo restyling e sferrare l'ennesimo assalto contro il partito repubblicano (via Drudge Report). Cambia la grafica, non i contenuti. Intanto, un sondaggista come Zogby, che non può certo essere accusato di deviazionismo destrorso, scopre che l'83% degli americani è convinto che i media non siano affatto neutrali, ma siano invece schierati con una parte politica. Tra questa maggioranza schiacciante di cittadini statunitensi, il 28% pensa che i media abbiano simpatie conservatrici, mentre il 64% (tra cui il 97% dei repubblicani e oltre 2/3 degli "indipendenti") pensa esattamente l'opposto. Appunto.

Round-Up: QandO, NewsBusters.org, Riehl World View, The Belmont Club, The Moderate Voice, Michael P.F. van der Galiën, Blue Crab Boulevard.

martedì 13 marzo 2007

Sign of the Times

Con estremo garbo e circospezione, naturalmente, ma perfino il New York Times inizia ad avere qualche dubbio sulla bufala catastrofista con cui Al Gore ha vinto l'Oscar (nella stessa categoria di Michael Moore). Leggere per credere.

Per chi non ha ancora mandato il cervello all'ammasso, consiglio la visione di questo documentario trasmesso meno di una settimana fa nel Regno Unito da Channel Four. Il titolo è tutto un programma: "The Great Global Warming Swindle". State pur certi che non vincerà mai un premio ad Hollywood.

Round-Up: Ace of Spades HQ, Roger L. Simon, Blue Crab Boulevard, Riehl World View, Decision '08, Hot Air, PoliPundit.com, Sister Toldjah, Hang Right Politics, Ed Driscoll.

venerdì 9 marzo 2007

Sleepy Weekend [Open Trackback]

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Mark My Words - How to be less than a man to an infinite degree
The Amboy Times - The Great Global Warming Swindle
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Right Truth - A Path to Victory in Iraq *Exclusive*
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martedì 6 marzo 2007

Il Corrierino dei Democratici

Per la prima volta da quando è iniziata la lunga rincorsa alle presidenziali americane del 2008, il Corriere della Sera si occupa del candidato in testa a tutti i sondaggi: Rudolph Giuliani. Dopo mesi di paginate estatiche spese per incensare Hillary Rodham Clinton e Barack Obama, la corrispondente Alessandra Farkas firma un lungo articolo sull'ex sindaco di New York. Ma non basta l'assenza dell'imbarazzante Ennio Caretto per evitare al Corrierino la solita, triste figuraccia sulla politica americana. [continua a leggere su Italian Bloggers for Giuliani 2008]

Osama nel più alto dei cieli/2

Pubblichiamo oggi la seconda, ed ultima, puntata dell'apologo profetico/distopico scritto per The Right Nation da Mario Accolti Gil, giornalista ed ex caporedattore del Giornale Radio Rai. Uno squardo, divertito ma mortalmente serio, sul futuro che potrebbe attenderci. Clicca qui per leggere la prima puntata.


Apologo Profetico/2
di Mario Accolti Gil
(che si augura di sbagliare)

Oggi finalmente viviamo in una società compiutamente multietnica. Nell’Età dei Prodi c’era chi ancora ne metteva in dubbio i pregi e persino la sua possibilità, quando invece un regista turco che per via della sua omosessualità aveva pensato bene di lasciare il suo paese ne aveva mostrato a tutti il modello in un apologo che aveva riscosso grandi consensi. “Le fate ignoranti” mostrava una comunità di immigrati e nativi, ognuno a suo modo marginale, felicemente riuniti per lo più intorno a una tavola multietnica che aveva la capacità di affascinare i borghesi, incapaci di restare ancorati ai valori della vecchia Europa. A qualche peraltro isolato conservatore il film sembrò un’esortazione a dissolversi nello squallore. Era invece il profetico manifesto della società multietnica prossima ventura. Quel turco benemerito fu nominato ambasciatore dell’italianità nel mondo.

Siamo finalmente, con l’eccezione delle poche roccaforti cattoliche che godono della protezione del Vaticano e di qualche enclave in Padania abitata dagli ultimi ferocissimi celti che osano oltraggiosi e blasfemi sfoggiare camicie e vessilli del colore dell’Islam, siamo – dicevo – finalmente tutti fratelli. Nomadi, se non altro del lavoro, e tutti felicemente eguali, con nessun altra radice che non sia quella per cui siamo tutti servi di Dio. E chi non lo è, peggio per lui. Anche qui il primo piccolo passo fu fatto nell’Età dei Prodi, con una leggina di grandi conseguenze anche se all’epoca passata inosservata, in grazia della quale venne data la possibilità anche ai genitori italiani di dare ai propri figli il cognome del padre o quello della madre, a piacimento. Con l’intenzione encomiabile, si disse, di rendere giustizia alla parità della donna. In realtà, poiché la memoria personale non può risalire oltre i bisnonni, in capo a un paio di generazioni nessuno più – salvo i nobili che si sono ben guardati dall’usufruire di quella legge – fu in grado di risalire su per li rami della sua famiglia. Nelle intenzioni di quella legge giacobina sarebbero dovuti diventare tutti enfants de la Patrie. Ci fu invece una crisi endemica di anomìa, ciascuno scoprendosi figlio di nessuno. Fu allora perciò che i più sensibili presero a rivolgersi al Misericordioso, benedetto sia, e si proclamarono figli di Dio. Fu quella una prima piccola ma significativa vittoria nell’ultima guerra santa che ci troviamo a dover combattere.

Lo scontro, come sapete, da che c’è l’Eurasia non è più fra un Oriente e un Occidente ontologicamente contrapposti quanto fra l’Oriente e il Grande Oriente (un nome ch’è tutto un programma), fra l’Islam cioè e la Massoneria, per più versi convergenti e concorrenti. Non c’è dubbio che la globalizzazione sta rendendo il mondo molto simile a quello che abbiamo sempre desiderato entrambi. Questo spiega perché l’America e l’Occidente, pur combattendo Osama bin Laden, sia benedetto, non hanno mai veramente contrastato la penetrazione dell’Islam in Europa, l’hanno anzi di fatto favorita: nelle intenzioni degli Stati Uniti per fare dell’Unione europea uno Stato cuscinetto su cui infatti si dirottò la jihad lasciando per un certo tempo in pace l’America; nelle intenzioni dell’Occidente tutto perché l’immigrazione islamica giovava sia agli interessi della sua industria, sia al modello di società, proprio della Massoneria, in cui gli uomini, una volta sradicato il cattolicesimo, diventeranno finalmente, come aveva promesso la Rivoluzione francese, fratelli liberi solo di essere eguali e che pertanto e beninteso vanno guidati dai loro fratelli più illuminati. La democrazia, si sa, è il parco buoi della Massoneria, che ne detiene il piccolo ma decisivo pacchetto azionario di minoranza. Abbiamo già visto che fin dall’Età dei Prodi la politica aveva cominciato ad assumere apertamente le forme della moderna impresa o meglio della finanza. E che la società era sempre più formata da individui costretti alla continua competizione intestina perché privi di qualsiasi ancoraggio e ricomposti solo grazie alla regìa dei loro fratelli più potenti e iniziati.

Il modello orientale non è molto diverso, se non pel fatto tutt’altro che secondario che non occulta ma rende manifesta la coincidenza fra il sacro e il profano. Gli illuminati che lo reggono non si ammantano di riti laici ma ostentano la Legge, non piegano le masse prospettando effimere libertà che ne annullano la persona, ma provvedono apertamente all’annullamento della persona – questo mito del cristianesimo! –sottomettendo le masse alla sacra Legge di Dio, sia benedetto. Va da sé che per gli iniziati di entrambe le religioni l’orizzonte ultimo è la dissoluzione dell’io, nel nichilismo sofferto ma mai dichiarato del massone, nel misticismo del sufi per l’Islam. Quanti ancora nell’Età dei Prodi si ostinavano ad opporsi alla società multietnica sostennero – e fu quello il loro errore – che avrebbe prodotto una frammentazione di comunità chiuse nella propria identità, irreparabilmente in contrasto fra loro. Non capirono che al contrario in una società multietnica ognuno si sente sì un individuo dalla forte identità, ma in realtà gli individui sono poi tutti per le loro idee e nei loro costumi perfettamente eguali. Per questo fin dall’Età dei Prodi i più americanizzati dei giovani europei, i no-global, si potevano travestire da fedayn.

La globalizzazione sta dunque dimostrando che, contrariamente a quanto sostenevano gli occidentali ai tempi di Osama bin Laden, benedetto sia, l’Islam è perfettamente compatibile con la modernità, è anzi – altro che l’etica protestante! – la vera religione della modernità, l’ultima religione, quella che rende perfetta l’umanità e con essa perfetta, cioè finita, la storia del mondo, perfette e finite le culture del passato, quelle sì diverse fra loro. Gli ebrei (i pochi che sono scampati alla Seconda Shoah) hanno una storia, che la loro cultura rievoca e ripercorre in ogni momento della giornata e della vita. I cristiani (destinati anche loro, se Dio vuole, a diventare sempre di meno) hanno il senso della storia. L’Islam no. Gli infedeli si sono a lungo interrogati con sufficienza sulle ragioni della sua lunga stasi dopo l’iniziale prima espansione e l’hanno scambiata per una crisi. In realtà l’Islam non era in crisi, semplicemente accumulava le forze, guardandosi bene dal cambiare, dal contaminarsi, aspettando l’occasione per riprendere il suo cammino trionfale. La missione dell’Islam è cancellare le culture. Il suo ideale non è il progresso ma la restaurazione.

E se per l’intanto è ancora aperto un confronto non sempre pacifico col Grande Oriente che oggi regge quello che un tempo era l’Occidente confidiamo che un giorno, piacendo a Dio, a globalizzazione compiuta i massoni, al cospetto dell’orrenda eterogenesi dei fini da loro partorita, si convertiranno. Come si convertì il più grande iniziato europeo, René Guenon. Del resto proprio un pensatore italiano dell’Età dei Prodi, dal nome ben significativo di Emanuele e che aveva attraversato il cristianesimo, seppe vedere la radice e l’approdo della civiltà occidentale nel nichilismo. Ma per grazia di Dio c’è l’Islam, pronto ad accogliere quanti si son venuti preparando ad esso percorrendo la via del nichilismo occidentale.

In attesa del fulgido giorno in cui davvero la luce dell’Oriente potrà dilagare senza incontrare oscuri ostacoli in tutto il mondo, e la terra degli infedeli sarà stata tutta assorbita dalla terra dell’Islam, sia chiara a tutti la natura dell’ultima Jihad. Lo scontro non è tra valori o civiltà giacché il fine, come abbiamo visto, è per lo meno convergente: una società di massa guidata dagli iniziati. E’ sulla tattica.

E’ ovvio che i wasp, che restano il nucleo aggregante dell’insalata etnica americana, abbiano visto nello stato d’Israele – finché è durato – un elemento di contenimento dell’Islam nel Medio Oriente e che vedano nel cristianesimo anche nella sua confessione cattolica una forza in grado contrastare in Africa o nelle Filippine – al pari dell’induismo in India – il dilagare dell’Islam, ma questo non impedisce loro, per quanto invece riguarda casa propria, di lavorare comunque per la santa causa nostra attaccando in tutti i modi e in tutti i media la Chiesa cattolica, nella quale hanno individuato l’unica autentica depositaria della Tradizione in grado di opporsi all’ avvento della gnosi massonica e della società di eguali che ne consegue. Il ritorno della religione cui da tempo si assiste in quello che spregiativamente chiamiamo Occidente non è altro che un panteismo senza dei praticato da nomadi dello spirito che si avventurano lontano dai territori arati per secoli dalla fede cristiana per smarrirsi nella ricerca di oasi inaccessibili che solo il miraggio fa sembrare alla loro portata, animule sradicate che approdano a religioni fiorite in altre culture e le stravolgono. Che razza di buddisti saranno mai state certe star di Hollywood, e in Italia certe comicuzze televisive o certi calciatori? I piccoli benefici che dalla conversione ne hanno tratto le loro piccole menti sono stati pagati alla lunga dalla dissoluzione del buddismo in una pratica secolarizzata non dissimile dalle tante religioni fai-da-te che consolano l’uomo ancora occidentale.

In una società massonica, dove in realtà pochi e nascosti debbono essere gli iniziati, tutti gli eguali senza personalità ambiscono ad esserlo e vengono incoraggiati a presumere di essere in grado con poca fatica di penetrare nei segreti della Tradizione facendo a meno della guida della Chiesa e di quello che essa impone in fatto di impegno morale e perfezionamento dello spirito. E così cercano avidamente i vangeli gnostici senza essersi mai presi la briga di leggere i canonici, si abbeverano a un Graal di plastica e mandano giù una coca cola che gonfia loro lo spirito, che gli è calato in basso, prossimo alle pudende per via dell’attrazione del sesso, ma non li inebria ed eccoli allora cercare altre vie e danzare drogati credendosi dervisci. Danzano sì anche loro su se stessi, ma restano in bilico sul primo infimo gradino di quell’iniziazione che per loro non comincerà davvero mai. I veri segreti iniziati che li hanno illusi a salirvi assistono muti alla loro danza. Ne sono compiaciuti o almeno alcuni si stanno interrogando sul senso di quello che hanno prodotto? Quale profitto si potrà mai trarre dalla distruzione dell’antica fede, a parte quello propriamente economico? Se l’Anticristo non sa di esserlo, come potrà mai il massone sapere di non servire Mammona, quando i suoi nemici insinuano che proprio quello è il suo fine ultimo segreto? Questo spiega perché, quando la globalizzazione che i massoni promuovono insieme a noi sarà compiuta, possiamo essere fiduciosi che nessuno alla fine ricongiungerà i tre anelli, ma ne resterà uno solo, l’Islam.

Nota dell’Autore: Conserva, o lettore, quest’apologo balzano, per paradossale che ti sia sembrato. Un giorno assai più prossimo di quanto tu creda le poche copie scampate allo zelo censorio degli ayatollah saranno avidamente ricercate dagli ultimi Italiani, che vi riconosceranno le ragioni della loro clandestina resistenza.

Totale del testo: 27.186 battute, numero multiplo di 3 (conta e ammira: 27.186 = 3 + (3 x 3 x 3 x 1.000) + [(3 x 3 x 3) + (3 x 3 x 3) x 10 ]+ 3 = 27.186). Anche le due righe appena lette sono multiple di 3, con 99 battute. E queste? Sono di 111, numero uno e trino! E il titolo è di 30 battute, mentre le due righe sotto sono di 66.Proprio come la riga qui sopra. E anche quest’ultima è multipla di 3. Del resto la follia non è parola di 6 caratteri? Hai contato quanti sono quelli che hai appena letto? E questi? Totale complessivo: 27.696 battute. Ancora una volta un multiplo di 3! E intanto le battute sono divenute 27.849, che, guarda un po’, fa 9.283 volte 3.

di Mario Accolti Gil
(2/fine)

lunedì 5 marzo 2007

Osama nel più alto dei cieli

Pubblichiamo oggi la prima puntata (su due) di un lungo apologo profetico/distopico scritto per The Right Nation da Mario Accolti Gil, giornalista ed ex caporedattore del Giornale Radio Rai. Uno squardo, divertito ma mortalmente serio, sul futuro che potrebbe attenderci. Appuntamento a domani per la seconda puntata.

Apologo Profetico
di Mario Accolti Gil
(che si augura di sbagliare)

La caduta del muro di Berlino non portò alla fine della storia. Ma quella delle Torri gemelle sta, se Dio vuole, portando alla fine di tutto ciò che la storia ha prodotto. Nell’Europonte che un tempo si chiamava Italia le prime concrete promettenti avvisaglie si registrarono, come si sa, nell’Età dei Prodi. Così detti per aver fatto il primo coraggioso passo, ce ne furono due, entrambi deposti dopo pochi mesi dall’Emiro Massimo di Gallipoli, l’astuto, ma non senza aver lasciato la loro decisiva impronta, che fu opera soprattutto del Secondo.

Fu in occasione di quella congiura di palazzo che l’unno Kossigah, complimentandosi per la riuscita macchinazione, lui che poteva vantarsi di non aver mai lasciato un filo d’erba dov’era passato col suo piccone, disse ammirato al suo sodale: “Certo che sei proprio un gran figlio d’Ulema”. E fu quella un’investitura.

Per fortuna e per volontà di Dio (c’è chi arriva a sostenere che quello di Prodi non fosse un soprannome guadagnato con le molteplici benemerenze ma un nome profetico: Prodi sono infatti quelli che si assumono lo Sforzo. Non risulta tuttavia che né il I né il II Prodi si siano mai convertiti, né del resto la disgrazia in cui caddero può in alcun modo paragonarsi al sacrificio supremo che affrontano i martiri della Jihad), per fortuna e volontà di Dio, dicevamo, i litigiosi condomini di quella che empiamente osavano chiamare Casa delle libertà non seppero opporsi a un disegno che peraltro fu per quanto possibile abilmente dissimulato.

Pochi infatti avrebbero saputo per esempio trovare il nesso che oggi a noi appare evidente fra la fioritura delle moschee finanziate dallo Stato italiano coi soldi provenienti dagli aggravi fiscali imposti agli istituti religiosi cattolici e la chiusura dei centri d’accoglienza degli immigrati, fermamente voluta da quelli che, orfani del marxismo, si eran fatti discepoli del secondo grande alfiere dopo Marx del fondamentalismo antioccidentale, l’ayatollah Khomeini, Dio l’abbia in pace, e mutaron perciò giusto un poco il loro nome in Khomunisti, o fra l’introduzione dell’eutanasia e la soluzione del problema del gravoso invecchiamento della popolazione, o ancora fra il riconoscimento delle coppie di fatto concesso ai non musulmani e quello, immediatamente successivo, della famiglia di fatto musulmana, poligamica. Grazie ai pacs infatti il matrimonio, eccezion fatta per una pervicace minoranza di cattolici integralisti che continuarono a ritenerlo vincolante, si trasformò definitivamente in un contratto a termine che si poteva agevolmente rescindere. Fu quello, come si sa, il primo memorabile caso di estensione della Sharia agli infedeli, che peraltro trovarono a quel punto più pratico usare solo i pacs, i quali offrivano il vantaggio di far godere a tutti dei diritti di una coppia sposata senza le conseguenti gravose responsabilità. “Cococò, cococò – cantavano infatti quegli spensierati irridendo i bigotti all’uscita delle chiese – a sposarvi siete proprio dei polli…” Cococò divenne ad un tempo il loro grido di battaglia e la formula usata sia per avviare che per sciogliere un pacs. E cococò del matrimonio finirono per definirsi.

Ma soprattutto nessuno dei nostri nemici, servi del Diavolo ma, per grazia di Dio, tutt’altro che diabolici, capì che con l’ingresso della Turchia, ma non d’Israele, nell’Unione europea si sarebbero gettate le basi di quella che oggi per non preoccupare troppo gli Americani è detta nei documenti ufficiali Eurasia, ma che comunemente chiamiamo Asia Minore, per distinguerla da quella propriamente detta che si affaccia su tutto il Mediterraneo, mare nostro infine, di noi fedeli, con la sola preziosa eccezione dell’Europonte italiano. E’ del resto da un bel pezzo che Gibilterra ha perduto il suo ridicolo nome, frutto di un malinteso degli infedeli (altro non significava infatti che Terra-terra: tanto poco ci s’intendeva nel Medio evo, checché abbiano sostenuto gli islamologi nostri amici e ammiratori come Franco Cardini) per riassumere quello glorioso di Gebel El Tariq.Naturalmente il disegno del II dei Prodi e dei suoi più fedeli alleati, i Khomunisti e i Verdi (una intraprendente setta che non a caso aveva fatto suo il colore caro all’Islam, di cui condivideva l’attitudine fondamentalista) si fondava, oltre che sulla lungimirante azione diplomatica del suo visir, l’astuto Gran Figlio d’Ulema che poi, come sappiamo, lo depose, su chiare e solide basi economiche. I Valori infatti, si sa, contano: quelli della Borsa. Il sistema economico-sociale inaugurato nell’Età dei Prodi è a grandi linee quello vigente tuttora. Esso si basò alle origini sugli Intraprendenti e sui Fissi. Dei primi facevano parte quanti, immigrati e figli di immigrati come pure nativi e figli dei nativi, erano destinati a costituire quella forza-lavoro finalmente dinamica, fantasiosa, sempre mobile e spesso esuberante (si sa come son fatti i giovani; ma presto divennero esuberanti anche i vecchi) che non gravava sugli imprenditori, cosa che ne avrebbe tarpato l’iniziativa, ma sulle spalle dei Fissi, che in cambio di una meschina sicurezza del posto di lavoro da essi ritenuta indispensabile fondamento della stabilità familiare, si accollarono i costi di quella che fu detta la Grande Ristrutturazione.

Gli Intraprendenti o Volonterosi, quando non lavoravano a tempo determinato nelle aziende o in nero, se appunto di colore, nell’edilizia, nelle campagne, nella ristorazione e in tutto ciò che insomma costituisce il terziario arretrato, mettevano su, se nativi, ristorantini, discoteche e mercatini chiamati ufficialmente cooperative culturali. Ma familiarmente si parlava di bancarellari della cultura perché finalmente s’era riconosciuto che il cibo, i rave e le carabattole specialmente se etniche erano a pieno titolo cultura. I più socievoli si riunivano in centri detti appunto sociali, dove tutte queste attività, insieme ad altre più fisiche come gli scontri con la polizia o l’assunzione di droga, potevano essere praticate col sostegno pubblico, in santa pace. E perciò si proclamavano pacifisti. I più solitari di carattere andavano invece a vivere in campagna dove vendevano agli ospiti dei loro agriturismi i ricercatissimi prodotti di scarto acquistati al mercato del paese vicino. Tale agricoltura fu detta biologica perché dava loro da vivere. Quanti, i più fortunati, si ritenevano artisticamente o anche solo sessualmente dotati, virtuosi del virtuale, si esibivano in ben remunerati Reality (e scusate l’ossimoro, ma quelli erano i tempi). I Volonterosi propriamente detti erano però quelli che si dedicavano al cosiddetto volontariato, un tipo di attività economica esentasse che consisteva nel raccogliere fondi dalle persone di buona volontà. Estrema sottospecie dei Volonterosi erano quelli che svolgevano i cosiddetti Lavori Socialmente Inutili.

Grande sviluppo ebbe anche un’altra categoria di Volonterosi, che peraltro si confondeva talora con quella dei Fissi: erano gli psicologi, i sociologi, gli assistenti sociali, i mediatori culturali, i tenutari di centri addetti al recupero di drogati e delinquenti, insomma i mille e mille operatori del sociale che poterono espandersi grazie a un’oculata politica che si guardò bene dal prendere di petto droga, delinquenza, giustizia, immigrazione ed emarginazione, mali questi che a saperli gestire si rivelarono un’autentica risorsa. I writers per esempio eran gente spesso attempatella, presuntuosa e senza talento che non aveva niente di meglio da fare se non, come con la piscia fanno i cani, segnare il territorio in sfregio ai borghesi. Gente che firmava i propri oltraggiosi sgorbi e si riuniva in convegni. Sarebbe bastato prenderli per la collottola e fargli sbattere il muso sui loro scempi. Ma facevano campare i sociologi che parlavano di disagio giovanile, i critici che parlavano di arte metropolitana e non ultime le imprese di pulizie amiche dei sindaci. I più illuminati dei quali arrivarono a istituire dei concorsi a premi dopo che altri di più basso profilo avevano tentato ovviamente senza successo di mettere loro a disposizione appositi spazi dove sbizzarrirsi.I Fissi, così detti perché a reddito fisso, si dividevano anche loro in due sottospecie: quelli di sinistra e quelli di destra. Costoro erano anche detti, con appena un tocco di pronuncia nasale che riusciva particolarmente bene a quelli di sinistra, che avevano la puzza al naso, Fessi. Lavoravano infatti, neanche fossero vissuti nei due secoli precedenti. I veri Fissi invece, consapevoli di essere ben superiori alle mansioni per le quali erano stati assunti e ne venivano retribuiti, si dedicavano a più creative attività, chi negli stessi uffici (i bibliotecari comunali per esempio non si curavano dei libri ma organizzavano gratificanti convegni e concorsi letterari), chi fuori con regolare incarico, chi con mandato sindacale, chi liberamente appoggiandosi alle iniziative degli Intraprendenti. In tal caso si parlava di Operatori Culturali Decentrati Sul Territorio. Tutto ciò naturalmente avveniva col beneplacito e l’incoraggiamento delle amministrazioni pubbliche da cui dipendevano, le quali provvedevano ad affidare le mansioni disertate ad altri affidabili Intraprendenti, detti Precari. Per costoro vedersi riconosciuta la qualifica di Precario costituiva già una premessa e una promessa, che consentiva di sentirsi non più tali.

Un siffatto sistema, che ai Destri pareva iniquo e macchinoso (non sarebbe stato più semplice – dicevano – un lavoro regolarmente retribuito e altrettanto regolarmente tassato?), era in realtà di grande stimolo all’iniziativa privata. I più Intraprendenti infatti potevano avvalersi della collaborazione dei meno, specie se di colore, senza doversi accollare oneri fiscali né instaurare rapporti di lavoro troppo impegnativi. Il che consentiva agli imprenditori di restare competitivi senza sprecare energie in aleatorie ricerche di nuove tecnologie, per le quali peraltro mancavano giovani disposti, essendo il giornalismo l’unica semiprofessione cui ambivano le nuove generazioni di nativi. Tutti volevano comunicare. Chissà poi che cosa. Per chi invece imprenditore non era, ma piccolo Intraprendente, il sistema offriva la possibilità di una vita avventurosa purché sapesse avvalersi degli Intraprendenti più piccoli di lui. Era insomma finalmente una società competitiva quale il deprecato regime fascista nel suo fulmineo ventennio e quello democristiano nel suo lungo estenuato quasi mezzo secolo di vita non s’erano mai neppure provati a stimolare.

Per far sembrare astutamente che ci si metteva al passo con l’Occidente quando invece si stava costruendo una società orientale i Prodi e i loro alleati si dichiaravano, pur mentre i loro partiti avevano tutt’altri nomi, liberali. In realtà, dando allo Stato e cioè alla classe politica il potere di accentrare tutto il gettito fiscale e di ridistribuirlo a piacimento, si perfezionava rendendolo più libero e snello l’antico sistema sovietico all’italiana. E infatti le liberalizzazioni presero a modello quelle russe. Vuoi mettere al contrario la pericolosità di una classe imprenditoriale e di una società tutta che produce, si consente i lussi che si può consentire, si accolla gli oneri che si deve accollare, paga le sue tasse e può chiedere conto di come siano impiegate? Una società così conservatrice mai si sarebbe aperta al nuovo che veniva dall’Oriente.

Oggi invece grazie ai Prodi, ai Khomunisti, ai Verdi e ai Liberal loro compagni di merende (si dicevano Liberal per sottolineare che non erano liberali fino in fondo) possiamo dire che Roma non ha nulla da invidiare alle altre città orientali, se non i grattacieli. La globalizzazione infatti (e in particolare quella del mercato del lavoro) ha fatto sì che in breve tempo la vecchia società occidentale si rimodellasse sulla nostra, che si articola, come sapete, essenzialmente su tre ceti: i veri ricchi che viaggiano su Rolls Royce dalla calandra d’oro o su bianche lunghissime limousine, un ceto medio reso, come abbiamo spiegato sopra, finalmente tanto intraprendente e dinamico da rischiare di diventare esuberante (ma in tal caso lo si punisce) e torme di mendicanti di ogni genere, da quelli storpiati nell’infanzia da genitori previdenti ai musicanti che proprio sotto il Secondo Prodi furono riconosciuti e retribuiti come artisti di strada, a quelli organizzati in centri sociali, alle grandi comunità di nomadi stanziali e ai piccoli gruppi spontanei che integravano, le une e gli altri, i proventi della mendicità con lo spaccio di droga e il furto.

Fu appunto nell’Età dei Prodi che la mendicità cominciò a diventare una struttura portante del sistema sociale e che la sua pratica fu riconosciuta, incoraggiata e debitamente sovvenzionata. Fino alla metà del Novecento infatti in Occidente la mendicità (che era stata di massa alle origini del capitalismo e poi solo in occasione di crisi epocali come quella del Ventinove) con lo stabilizzarsi del sistema era divenuta appannaggio – zingari a parte – di una minoranza di persone che i casi, a volte traumatici, della vita avevano sospinto ai margini della società. Stupiva quando fossero giovani, commuoveva quand’erano bambini. Oggi invece non è soltanto, con la prostituzione (altro lavoro flessibile), una delle principali attività economiche organizzate nei paesi d’origine dagli stessi emigranti: milioni di giovani nativi si dedicano alla mendicità in quello che un tempo era l’Occidente con impegno e con ingegno. Per essi è una scelta di vita, di uomini liberi e furbi, alternativi al lavoro, che rivendicano il diritto di essere mantenuti dai Fessi di cui sopra. E’ forse il caso di sottolineare che anche questa è una vittoria della Sharia, essendo l’elemosina ai fratelli poveri uno dei cinque pilastri della nostra fede e quindi uno dei fondamenti della società islamica.

Il merito della Santa Grande Ristrutturazione fin qui descritta fu della classe dirigente quale si venne appunto configurando nell’Età dei Prodi. Se oggi infatti i suoi componenti vengono tutti comunemente chiamati Onorevoli non è solo per la nostra proverbiale gentile e ossequiosa consuetudine orientale, ma perché quell’epoca felice e benemerita avviò la progressiva fusione fra imprenditori e politici che vediamo realizzata anche in Asia Minore, ispirata al modello islamico irradiato dall’Arabia Saudita. I primi, di destra o di sinistra che fossero, si fecero politici scendendo in campo i più audaci apertamente, i più cauti provvedendo alle salmerie. I secondi, a lor volta, in particolare quelli di sinistra, si fecero imprenditori diventando in via riservata soci beneficiari di imprenditori amici, ovvero trasformando il proprio partito in impresa o quanto meno in lobby. Nacquero allora, per iniziativa di alcuni geniali Intraprendenti ch’erano riusciti a farsi una fama mediatica da un palazzo di giustizia o da una Cage aux folles, persino partiti ch’erano piccole imprese familiari se non personali. Ulteriore riprova che la sinistra sapeva stimolare l’inventiva e l’iniziativa privata, almeno al suo interno.

La Santa Grande Ristrutturazione da essi condotta con ariosa duttilità e ferma determinazione consistette nel rendere via via sempre più garantiti i precari sulla cui volonterosità e giovanile esuberanza si poteva fare affidamento e nel rendere invece via via sempre più precaria l’esistenza dei conservatori attaccati al reddito fesso. Due furono le mosse più significative e gravide di insegnamenti fruttuosi: l’introduzione del salario di cittadinanza, che dava a tutti per il solo fatto di essere nati o approdati in Italia un mensile solo di qualche euro inferiore allo stipendio di un onesto funzionario pubblico (dove naturalmente onesto sta per fesso) e di gran lunga superiore a buona parte delle pensioni; e una sempre più pesante tassazione delle eredità, che nel giro di un paio di generazioni consentì allo Stato di incamerare l’intero patrimonio dei ceti medi. Per non dire del trattamento di fine rapporto, divenuto con la sua riforma un vero e proprio modo di liquidare i pensionati.

di Mario Accolti Gil
(1/continua)

sabato 3 marzo 2007

CPAC 2007 [Weekend Open Trackback]

Con una controversa battuta di Ann Coulter su John Edwards (battuta che ha scandalizzato molti, ma che a un South Park Republican non dovrebbe fare né caldo né freddo: su Hot Air il video), si è aperta ieri a Washington la Conservative Political Action Conference del 2007. Ospiti particolarmente attesi, due dei candidati repubblicani alle elezioni presidenziali del 2008: Rudolph Giuliani e Mitt Romney. Abbiamo preparato due round-up piuttosto corposi, uno sui mainstream media e un altro sulla riva destra della blogosfera americana. Lunedì analizzeremo i commenti, soprattutto quelli relativi al discorso di Rudy. Intanto, se ancora non lo avete fatto, correte ad iscrivervi al blogroll di Italian Bloggers for Giuliani 2008.

UPDATE. Ottima analisi sull'intervento di Giuliani (e sulle sue prospettive in vista del 2008) del mio gemello Abr su Ne quid nimis. Da leggere assolutamente.

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venerdì 2 marzo 2007

Bushisti su Marte

Adesso che anche il National Geographic ha ammesso che - con ogni probabilità - il surriscaldamento della Terra è causato dal Sole e non dall'uomo, ci aspettiamo da un momento all'altro i pasdaran ambientalisti comincino a strillare al complotto. Magari affermando che, dietro l'Osservatorio astronomico di San Pietroburgo (colpevole di aver scoperto lo scioglimento delle calotte polari anche su Marte) in realtà c'è la longa manus di Bush, Cheney e della Halliburton.

Round-Up: A Blog For All, NewsBusters.org, Don Surber, The Astute Bloggers.

More On Gore

Ci voleva Bill Hobbs (via James Taranto), un blogger del Tennessee, per fare definitivamente a pezzi la ridicola risposta di Al Gore allo scandalo sui consumi elettrici della sua casa di Nashville. Una risposta che perfino l'Economist ha definito "flatly silly". Leggete con attenzione il post di Hobbs e scoprite anche voi il magico mondo della compravendita di indulgenze ambientaliste. Basta qualche dollaro per salvare la propria anima verde. Figuratevi, poi, che Gore è riuscito addirittura a comprare l'indulgenza da... se stesso.

Round-Up: Riehl World View, Protein Wisdom, TigerHawk, Texas Rainmaker.

Not in My Garden

Rudolph Giuliani vola in New Jersey. Tutti i particolari su Italian Bloggers for Giuliani 2008.

giovedì 1 marzo 2007

Green Aliens

Paul Hellyer, 83 anni, ex ministro della Difesa canadese (negli anni Sessanta), ha chiesto ai governi di tutto il mondo - e in particolare agli Stati Uniti - di svelare le "verità nascoste" sugli UFO. Obiettivo: salvare la Terra dal global warming.

I would like to see what alien technology there might be that could eliminate the burning of fossil fuels within a generation … that could be a way to save our planet

We need to persuade governments to come clean on what they know. Some of us suspect they know quite a lot, and it might be enough to save our planet if applied quickly enough.

Intervistato dal quotidiano Ottawa Citizen, Hellyer - che aveva già scioccato il Canada un paio di anni fa, dichiarando di essere convinto dell'esistenza degli UFO - fa un ragionamento molto semplice: se gli alieni sono riusciti ad arrivare sulla Terra percorrendo distanze siderali, allora vuol dire che sono in possesso di combustibili molto efficienti, che potrebbero essere utilizzati dall'uomo in alternativa ai comuni combustibili fossili, salvando così il pianeta dall'incubo del surriscaldamento globale. Hellyer chiede dunque ai governi di dire finalmente la verità sui misteri che ancora avvolgono incidenti come quello avvenuto a Roswell, in New Mexico, nel 1947, per regalare all'umanità l'accesso a tecnologie aliene, potenzialmente in grado di salvarci dall'estinzione. Non fa una grinza...

Il povero ex-ministro canadese, che sicuramente ha ricevuto un duro colpo anche dall'inesorabile trascorrere del tempo, è soltanto l'ultima vittima della follia fondamentalista che qualcuno si ostina ancora a chiamare "ambientalismo". E come una malattia degenerativa: si comincia con il credere alla Befana (Al Gore) e si finisce con il credere agli UFO.

Round-Up: Jules Crittenden, The Moderate Voice, Blue Crab Boulevard.