RightNation
venerdì 29 febbraio 2008
In memoria di William F. Buckley
(continua su Liberal quotidiano)
I sondaggi segreti di Bertinotti
Nuovo sondaggio - Swg [27-02]
Con l'inserimento del sondaggio Swg (e la scomparsa del sondaggio Ipr del 19 febbraio), la media del distacco tra PdL e Pd si riduce al 7,2% (-o,8%), mentre nel grafico generale di politiche2008.tocqueville.it le due curve di interpolazione si appiattiscono decisamente, confermando la sensazione degli ultimi giorni: il distacco tra le due coalizioni maggiori, anche se calcolato in ampiezze diverse dai vari istituti di ricerca, sembra ormai piuttosto stabile.
giovedì 28 febbraio 2008
Nuovo sondaggio - Demopolis [27-02]
Malgrado il buon risultato del Pd rispetto al vecchio sondaggio Demopolis, l'uscita dalla tabella di Swg (18 febbraio) provoca l'aumento del distacco tra PdL e Pd, che torna all'8%. Il grafico generale di politiche2008.tocqueville.it, invece, non subisce variazioni significative. Si conferma la sensazione che la marcia d'avvicinamento del Pd nei confronti della coalizione di centrodestra stia attraversando un momento di stallo. Se definitivo o no, soltanto il tempo potrà svelarlo.
Nuovo (mezzo) sondaggio - Dinamiche [25-02]
Per quanto riguarda i singoli partiti, "il Partito Democratico da solo è attorno al 33%, mentre il Popolo della Libertà si attesta al 38-39%. La Lega Nord è al 5,5% e l'Udc si colloca tra il 5 e il 6%, non è in crescita anche se subisce dei cali non così significativi, dell'ordine di pochi decimali di punto. La Sinistra Arcobaleno è in lieve flessione, attorno all'8-8,5%. La Destra di Storace e Santanché è un partito che sta crescendo settimana dopo settimana, attualmente vale circa il 2%".
Masia parla anche della ripartizione dei seggi al Senato, che è probabilmente il nodo più difficile da sciogliere per i sondaggisti: "Ci sono delle buone possibilità che la coalizione di Berlusconi abbia la maggioranza anche a Palazzo Madama. Ma se ci sarà, con questi numeri, non sarà molto consistente. Comunque bisogna vedere bene i numeri regione per regione".
mercoledì 27 febbraio 2008
William F. Buckley Jr. (1925-2008)
Round-Up: National Review, The Corner, The Spectator, American Spectator, Commentary, Weekly Standard, Reason Magazine, TownHall, Michelle Malkin, New York Times, The Moderate Voice, NewsBusters.org, The Radio Equalizer, Protein Wisdom, Below The Beltway, Althouse, Liberal Values, Babalu Blog, Captain's Quarters, Jonathan , Hot Air, Macsmind, The Sundries Shack, Stephen Bainbridge, Associated Press, The Volokh Conspiracy, Outside The Beltway, Redstate, Democracy Project, Samizdata.net, Little Green Footballs.
Nuovo sondaggio - Demoskopea [26-02]
Nella nostra tabella, il nuovo sondaggio Demoskopea (26 febbraio) sostituisce quello effettuato il 18 febbraio dallo stesso istituto di ricerca. Con la buona prestazione del Pd, il vantaggio della coalizione guidata da Berlusconi scende al 7,6%, mentre il grafico generale di politiche2008.tocqueville.it non cambia sostanzialmente aspetto, a parte un leggero appiattimento delle due curve di interpolazione. La sensazione è che, dopo un recupero del Pd culminato all'inizio della scorsa settimana, il distacco tra le due coalizioni si stia stabilizzando intorno al 7-8%.
martedì 26 febbraio 2008
Nuovo sondaggio - Digis [23-02]
Entriamo, però, nel dettaglio del sondaggio Digis, che si presenta particolarmente favorevole al Pd. PdL (38,2%), Lega (4,8%) e Mpa (0,4%) raggiungono insieme il 43,4%. Poco più di 5 punti percentuali di vantaggio sulla coalizione formata da Pd+Radicali (34,4%) e Idv (3,9%). Si tratta del risultato migliore raggiunto dal Pd nel 2008. Buona anche la prestazione di Udc (6,0%) e Rosa bianca (1,2%) che, insieme all'Udeur (0,5%) raggiungerebbero il 7,7%. Scarsa, invece, la performance di Sinistra Arcobaleno (6,6%) e Destra (1,5%), mentre vanno meglio del previsto i Socialisti (1,3%).
Con l'aggiunta del sondaggio Digis alla tabella, il vantaggio medio del PdL sul Pd scende all'8,0%, mentre una ipotetica coalizione centrista raggiungerebbe la Sinistra Arcobaleno al 7,4%. Il grafico generale non cambia moltissimo, ma la buona prestazione del Pd appiattisce leggermente la curva di interpolazione del centrosinistra, riducendo la sua tendenza al ribasso.
Nuovo sondaggio - Crespi Ricerche [25-02]
Lieve crescita di PdL (44,7%) e Pd (36,4%) nella media della nostra tabella, con il vantaggio del PdL che resta stabile all'8,3%. Lievissime le altre variazioni, con l'Udc (+Rb) che ormai pesa quanto una Sinistra Arcobaleno in calo costante. Cambia ancora, invece, la forma del grafico generale, con la curva di interpolazione del PdL che si appiattisce un po' (ma resta in crescita) e con quella del Pd che adesso punta decisamente verso il basso.
UPDATE. Benvenuto ai lettori di Repubblica.it. E non abbiate paura: noi di destra non mangiamo i bambini! :)
Nuovo sondaggio - Euromedia Research [23-02]
Il sondaggio di Euromedia, nella nostra tabella, prende il posto di quello di Fn&G del 12 febbraio, che era particolarmente favorevole a PdL e Pd. Per questo motivo, le medie delle due coalizioni maggiori scendono leggermente: 44,5% per il centrodestra e 36,2% per il centrosinistra. Resta immutato il vantaggio del PdL all'8,3%, mentre cambia vistosamente la forma delle due curve di interpolazione nel grafico generale: mentre la curva verde del Pd si appiattisce, quella blu del PdL ha un'impennata improvvisa. Per capire se ci troviamo di fronte ad una reale inversione di tendenza bisognerà aspettare i prossimi sondaggi, per ora si tratta soltanto di una suggestione statistica.
UPDATE. Benvenuto ai lettori di Repubblica.it. E non abbiate paura: noi di destra non mangiamo i bambini! :)
lunedì 25 febbraio 2008
PdL-Lega: separazione tattica?
Neppure a farlo apposta, nel primo pomeriggio di oggi le agenzie di stampa battevano questa notizia: “Lega da sola al Senato per potere avere una solida maggioranza a palazzo Madama. Questa ipotesi, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, è allo studio degli stati maggiori del PdL. La legge elettorale in vigore assegna infatti in ogni regione il 55% dei seggi alla lista o alla coalizione di liste con più voti. Prendendo come parametro il risultato elettorale del 2006, il PdL riuscirebbe ad ottenere il premio di maggioranza in Lombardia ed in Veneto sia con la Lega sia senza. Se la Lega presentasse una propria lista senza apparentamenti, otterrebbe da sola circa sei seggi aggiuntivi nelle due regioni” (continua qui).
Forse, dall'amara lezione del 2006 il centrodestra ha davvero imparato qualcosa. Perdere le elezioni perché si prendono meno voti degli avversari può sempre accadere. Ma perdere perché non si riescono a comprendere fino in fondo le caratteristiche del sistema elettorale, questo sì, è da stupidi. Soprattutto quando la legge elettorale è stata scritta dagli stessi che non sanno sfruttarne le caratteristiche. Speriamo in un barlume di intelligenza tattica.
Nuovo sondaggio - Eurisko [20-02]
Alla tabella, abbiamo anche l'ultimo sondaggio Swg (18 febbraio), di cui sono finalmente disponibili i dati completi. Un'avvertenza: Swg fornisce soltanto le "forchette di oscillazione" (per esempio il Pd è dato tra il 31 e il 33%). Noi abbiamo fatto la media aritmetica tra i due estremi della "forchetta" per ottenere una serie omogenea di dati. Aggiungendo i sondaggi Eurisko e Swg, il grafico di politiche2008.tocqueville.it non cambia molto, anche se le due curve di interpolazione sembrano mostrare una tendenza maggiore all'appiattimento.
sabato 23 febbraio 2008
Minor Fixes
venerdì 22 febbraio 2008
Meta-analisi e metà fantascienza
UPDATE. Qualche ora dopo la pubblicazione di questo "sondaggio" di Coesis Research, sul sito di Affari Italiani è comparsa questa nota: "La meta-analisi è uno strumento di ricerca secondario, il cui scopo è quello di riassumere i dati provenienti da diversi strumenti di ricerca primaria. In dettaglio essa consiste in una serie di metodi matematico-statistici per integrare i risultati di diversi studi, miranti ad ottenere un unico indice quantitativo di stima che permetta di trarre conclusioni più forti di quelle tratte sulla base di ogni singolo studio. È un approccio più quantitativo della review sistematica". Tradotto in italiano, Coesis ha preso i propri numeri e li ha mischiati con quelli di Ipsos, Swg e Crespi per ottenere una serie unica di dati. Un po' come facciamo noi, con la media degli ultimi sette sondaggi pubblicati. C'è un problema, però, e non è di poco conto. Il dato complessivo che Coesis attribuisce al Pd senza Di Pietro (35%) dovrebbe derivare da quelli di Ipsos (34%), Swg (31,5%), Crespi (31%) e, appunto Coesis (che non ci è dato sapere). Ebbene: sapete quale percentuale dovrebbe avere il Pd secondo Coesis per ottenere - facendo una semplice media aritmetica - un risultato complessivo del 35%? Il numero magico è uno strabiliante 43,5%. E parliamo solo del Pd, senza Idv. Fatevi un paio di conti, poi fateci sapere se i "metodi matematico-statistici" di Coesis assomigliano di più alla scienza o alla fantascienza.
Le bufale di Swg
Ma il problema è un altro. In realtà, il vecchio sondaggio Swg assegnava al “PdL senza Casini” un valore compreso tra il “35 e il 38%”. Ci piacerebbe sapere quale sia la differenza statistica tra 36-37% e 35-38%. Va bene che Weber lavora per il Pd, ma un pizzico di pudore non guasterebbe.
Quantum Leap
giovedì 21 febbraio 2008
Dentro la Rete
Radicali, giù le mani da Karl Popper!
politiche2008.tocqueville.it
mercoledì 20 febbraio 2008
Nuovo sondaggio - Ipsos [19-02]
Nella media generale, il vantaggio del PdL cresce leggermente e arriva all'8,9% (merito del punto decimale perso dal Pd). Lieve calo dell'Udc. Il grafico generale non cambia aspetto.
UPDATE. I dati completi di Ipsos. La Destra non guadagna niente (anzi, perde lo 0,4%). I decimali che mancavano se li prendono tutti i Socialisti, che nel vecchio sondaggio Ipsos non erano calcolati.
Nuovo sondaggio - Demoskopea [18-02]
Nuovo sondaggio - Ipr Marketing [19-02]
Nella media dei sondaggi, il PdL è stabile al 44,8%, mentre il Pd guadagna un decimo di punto e arriva al 36%: la distanza tra i due schieramenti è dell'8,8%. Il grafico generale non cambia aspetto.
UPDATE. Ecco il grafico di come si è mossa la media degli ultimi 7 sondaggi relativi a PdL e Pd dal 22 gennaio a oggi.
Nuovo sondaggio - Istituto Piepoli [18-02]
Media che cresce, invece, per la coalizione guidata dal Pd, che arriva al 35,9%, mentre quella di PdL e Lega ha una lievissima flessione (44,8%). Con i sondaggi di Crespi e Piepoli, la distanza tra le due coalizione scende all'8,9%, ma il colpo d'occhio del grafico generale non sembra risentirne troppo.
martedì 19 febbraio 2008
Nuovo sondaggio - Crespi Ricerche [18-02]
Nell'aggiornamento della tabella qui a fianco, abbiamo sostituito il precedente sondaggio di Crespi (che era dell'11 e 12 gennaio, appunto, e non del 14 come erroneamente riportato in precedenza) con quello più recente. E le medie si spostano davvero di pochissimo, con il vantaggio della coalizione guidata dal PdL che passa al 9,6% (era del 9,5%). La curva di interpolazione dei dati, invece, cambia aspetto, denotando una certa difficoltà nell'adattarsi alla narrativa veltroniana degli ultimo giorni. Il numero dei sondaggi è ancora troppo ristretto per essere davvero significativo, ma a prima vista quella del Pd non sembra affatto una "straordinaria rimonta".
Mi faccia il piacere...
Il sondaggio del giorno
domenica 17 febbraio 2008
Election Mode
UPDATE. Grazie a questa tabella pubblicata dal Corriere della Sera, abbiamo corretto alcune nostre imprecisioni nei dati degli ultimi sondaggi (in particolare, Crespi assegna il 43% a PdL+Lega e non il 41% come avevamo scritto).
UPDATE/2. Abbiamo aggiunto un grafico con tutti i sondaggi disponibili dal 22 gennaio ad oggi, con i dati relativi alle coalizioni guidate dal PdL e dal Pd. La curva di interpolazione è polinomiale di ordine 3. Cliccando sul grafico, che verrà aggiornato con i prossimi sondaggi, si aprirà una finestra con una versione più grande dell'immagine.
UPDATE/3. Aggiunta la tabella con tutti i sondaggi disponibili dal 14 gennaio ad oggi.
sabato 16 febbraio 2008
L'occasione perduta
Poche ore fa, il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha annunciato a Mestre che l'Udc non correrà con PdL, ma da sola (o in cattiva compagnia) come "quarto polo" contrapposto a quelli guidati da Berlusconi, Veltroni e Bertinotti. Ieri, il sondaggista Alessandro Amadori, della Coesis Research, ha analizzato per Affaritaliani.it l'impatto che questa scelta potrebbe avere nello scenario elettorale. E i numeri non sono affatto rassicuranti per il PdL.
Senza Udc (e senza Udeur), secondo Amadori il centrodestra rischia di conquistare al Senato una maggioranza troppo risicata per poter governare senza patemi d'animo. "Le regioni in cui l'Udc è sopra la media nazionale del 6% ottenuto nel 2006 sono 8-9. In Sicilia - spiega Amadori - i centristi viaggiano al 10-11% e, quindi, senza Casini, sicuramente diventa molto a rischio per il centrodestra. Un'altra regione dove l'Udc è forte è il Lazio. Che ha una tendenza di voto non sfavorevole al centrodestra, a parte Roma che comunque pesa molto, e se i centristi vanno da soli la partita si fa nettamente più incerta. In Veneto poi l'Udc è andato molto bene due anni fa, ma la regione è troppo di centrodestra per considerarla a rischio. Il Friuli Venezia Giulia è una via di mezzo: il governatore Illy è di centrosinistra ma la vicinanza con il Veneto la rende favorevole all'ex CdL. Si tratta di un altro punto interrogativo. Poi c'è la Sardegna, che sembrava riconquistabile da parte del centrodestra, anche in vista delle Regionali del 2009; però l'Udc è forte, quindi... un altro punto interrogativo. In Calabria l'Udc ha un peso considerevole e la regione verrebbe assegnata quasi certamente al centrosinistra. E infine Puglia, Molise e Marche sono altre regioni dove si complica la situazione per il centrodestra se l'Udc va alle urne da sola. Nelle restanti regioni, come in Campania, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana l'Udc non gioca un ruolo significativo".
Bilancio finale: "I centristi sono tra il 7 e il 10% in una serie di regioni e quindi il distacco tra i due schieramenti diventa marginale e il voto assai più incerto, considerando quasi sicura la Sicilia al centrosinistra. Roberto D'Alimonte, dell'Università di Firenze, aveva stimato da 10 a 34 senatori di maggioranza al centrodestra prima che l'Udc decidesse di correre da sola. Non dico che si arrivi alla situazione paradossale di Prodi, ma la maggioranza per Berlusconi al Senato potrebbe essere molto risicata".
Ora, dando per scontato un certo grado di bias a favore del centrosinistra nei numeri snocciolati da Coesis Research, non si può non ammettere che la situazione è molto complessa. Bisognerà vedere quanta parte dell'elettorato Udc resisterà al richiamo della Balena Bianca. E quanta parte dell'elettorato della ex-Margherita riuscirà a non resistere allo stesso richiamo. Quanti elettori orientati verso la Sinistra Arcobaleno, poi, torneranno all'ovile Pci-Pds-Ds-Pd, una volta preso atto delle rinnovate - e presunte - chance di vittoria (o almeno di pareggio) di Veltroni? Sono tutte domande a cui nessun sondaggista può trovare una risposta, almeno per ora. Incognite su cui giocheranno un ruolo decisivo i prossimi mesi di campagna elettorale.
Resta il fatto che, fino a qualche settimana fa, i numeri che circolavano negli ambienti vicini al Pd vedevano il centrodestra (con l'Udc e la Destra di Storace) in grado di conquistare il premio di maggioranza al Senato in tutte le regioni italiane ad eccezione della Toscana. Alla faccia di chi si ostina a dire che il "Porcellum" è strutturalmente incapace a garantire la governabilità. Mentre oggi, nella migliore delle ipotesi, ci troviamo di fronte ad una campagna elettorale rischiosa e ad un risultato finale incerto. Molti "duri e puri" saranno contenti di essersi sbarazzati di due "palle al piede" come Storace e Casini (per non parlare di Mastella). E probabilmente, nei prossimi giorni, comincerò anch'io a vedere tutti gli aspetti positivi - e potrebbero essere molti - di questa brusca accelerazione imposta dal Cavaliere alle farraginose dinamiche del sistema politico italiano. Per ora, però, prevale in me la sensazione che il centrodestra abbia perso un'occasione importante: quella di sbarazzarsi una volta per tutte, grazie a una schiacciante vittoria elettorale, di un'intera classe dirigente della sinistra che ha provocato soltanto gravi danni al nostro paese.
Vincere, e vincere con numeri sufficienti per impedire alla sinistra di rialzare la testa per un paio di legislature (dandole magari il tempo per diventare, davvero, una sinistra moderna), è ancora possibile. Ma, da oggi, diventa molto più difficile.
Già volano gli stracci
venerdì 15 febbraio 2008
Rupture
UDC:CASINI, NESSUN COMPROMESSO, AVANTI CON LA SCHIENA DRITTA (ANSA) - SALERNO, 15 FEB - 'Non accetto compromessi. Andiamo avanti con la schiena dritta'. Lo dice Pier Ferdinando Casini.'Il nostro non e' un momento tattico, di attesa. Il nostro indugiare risponde ad una responsabilita' verso gli italiani', sottolinea dal palco di Salerno.Il leader dell'Udc dice di sentirsi 'garante che nella scheda elettorale sara' presente il simbolo dell'ultimo partito di ispirazione cristiana in Italia', ribadendo che su quest'ultimo punto non e' possibile alcun compromesso. (ANSA).W12-KWA 15-FEB-08 20:46 NNNN
BERLUSCONI CHIUDE A CASINI, DOMANI PAROLA FINE CON UDC (ANSA) - ROMA, 15 FEB - Silvio Berlusconi sventola i sondaggi che danno vincente il Pdl alle elezioni anche senza i centristi di Pier Ferdinando Casini. Mette la parola fine al lungo tira e molla sull'ingresso dell'Udc nella lista del Pdl. E pensa gia' al programma che presentera' agli italiani per tornare al governo.Il Cavaliere, ospite di Gianni Riotta a Tv7, annuncia una campagna elettorale tranquilla e intanto fa gli auguri a La Destra di Francesco Storace che correra' da sola, senza confluire nel Pdl. Mentre dipinge come una sorta di bluff la Rosa Bianca di Bruno Tabacci e Mario Baccini, ipotizzando una sua consistenza elettorale al di sotto dello 0,8%. Berlusconi vede davanti a se una lunga strada in discesa, convinto piu' che mai che tutti i partiti moderati, come l'Udc, che si allontanano dal listone formato da Fi e An, saranno duramente puniti dagli elettori. L'ex premier addolcisce comunque i suoi ragionamenti, spiegando che non e' lui a non volere il partito di Casini apparentato nel Pdl. Piuttosto, e' Alleanza Nazionale a porre un veto insormontabile: 'Non abbiamo nessuna possibilita' di riaprire il discorso, perche' senno' dovremmo tirare fuori anche An'. Infatti, il partito di Fini 'non accetta che ci sia un trattamento diverso con un'altra forza politica'. Quindi, 'domani o Casini mette la parola fine o altrimenti la mettiamo noi', prosegue Berlusconi, aggiungendo di aver avuto oggi una 'telefonata cordiale' con il leader centrista, senza spostare di un solo millimetro le posizioni in campo.'La situazione con l'Udc non e' cambiata. Tutti hanno rinunciato al simbolo. La Lega e' l'unica eccezione - sottolinea - perche' e' un partito particolare, basato sul territorio'.L'intesa insomma e' 'difficile', afferma con un eufemismo.Con il nulla di fatto di oggi tra il Cavaliere e Casini, infatti, anche l'ultimo sottile filo di speranza in un accordo si e' irrimediabilmente spezzato. E il leader azzurro tira dritto, convinto di trovare un'intesa anche in Sicilia e cominciando ad abbozzare le linee programmatiche del suo futuro governo. (ANSA).TG 15-FEB-08 22:41 NNNN
Love Is In The Air
mercoledì 13 febbraio 2008
Giustizia
Clericali di ritorno
Come ben si addice all’“ultimo giapponese del governo Prodi”, insomma, Pannella non si fa scrupolo di mettere da parte - almeno per un giorno - qualsiasi velleità laico/laicista, pur di ottenere quello che vuole dal custode del Loft. A parte un breve accenno polemico alla senatrice Paola Binetti (vera ossessione, per una parte del mondo radicale), nessun attacco a Benedetto XVI monopolista dell’informazione, nessuna sparata anticlericale sull’ingerenza della Chiesa in Commissione Bilancio, nessuna beatificazione pre-elettorale di Zapatero, nessuna minaccia d’arresto per preti e suorine che passeggiano vicino ai seggi nel giorno del referendum. Niente di niente.
Eppure, proprio in nome di una battaglia monotematica sui temi della laicità - che Pannella stesso non ha mai esitato a definire “anticlericale” - i radicali italiani hanno rotto, non solo la quasi-alleanza con il centrodestra che fu, ma anche i normali rapporti di buon vicinato con tutti gli ex compagni di viaggio (Marco Taradash, Benedetto Della Vedova, Daniele Capezzone) che hanno avuto l’ardire di accostarsi, chi prima chi dopo, al terribile Moloch clerical-fascista. Senza contare il patrimonio di voti conquistato alle elezioni europee del 1999 con Emma Bonino, prosciugato in pochi mesi anche a causa di questa fissazione tardo-ottocentesca. Ma non importa. Perché ai radicali, è cosa nota, interessano solo «giustizia ed economia». Proprio gli argomenti giusti per fare breccia nel cuore del partito di Anna Finocchiaro e Vincenzo Visco. O no?
domani su Liberal quotidiano
sabato 9 febbraio 2008
Ghosts of Louisiana
venerdì 8 febbraio 2008
Commander in Chief
giovedì 7 febbraio 2008
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Il Super Tuesday non basta
Non c’è dubbio che, con la vittoria in California, John McCain abbia rafforzato il proprio status di front-runner in campo repubblicano. Analizzando stato per stato i risultati elettorali, però, le sorprese sono davvero poche, almeno rispetto ai sondaggi della vigilia. L’unico dato politico rilevante, probabilmente, è la performance estremamente modesta di Romney, soprattutto negli stati del Sud. Di elezioni primarie in senso stretto, l’ex governatore del Massachussets ne ha vinte solo due: nel suo stato d’origine, appunto, e nello Utah (dove i mormoni rappresentano la grande maggioranza della popolazione). A parte queste vittorie, quasi scontate, Romney è riuscito soltanto a conquistare alcuni caucus minori - Minnesota, North Dakota, Colorado, Montana e Alaska - dove contano molto di più i rapporti con l’establishmentdel partito piuttosto che un vero consenso elettorale.
L’altra faccia del flop di Romney, naturalmente, è rappresentata dall’ottima prestazione di Huckabee nella Bible Belt. L’ex governatore dell’Arkansas ha stupito analisti e osservatori, sfoderando una prestazione molto solida e conquistando la vittoria, oltre che in “casa”, anche in Georgia, Alabama, Tennessee e West Virginia. Sfiorando addirittura il successo, che sarebbe stato clamoroso, anche in Missouri, dove è stato scavalcato da McCain soltanto nelle fasi finali dello scrutinio.
L’ottima serata di Huckabee e gli scivoloni di Romney rendono naturalmente più facile la corsa di McCain verso la nominationrepubblicana. Ma l’ex senatore dell’Arizona - che pure ha vinto in California, New York, Illinois, New Jersey, Missouri, Connecticut, Oklahoma e Delaware - non può ancora, come avrebbe sperato, considerare chiusa la partita. Anche se ormai soltanto un miracolo (più di Huckabee che di Romney) potrebbe impedirgli di diventare il candidato del Gop, con grande scorno dell’establishmentdel partito repubblicano, ma anche dei commentatori-attivisti (come Rush Limbaugh, Hugh Hewitt, Ann Coulter) che continuano a manifestare il loro profondo disprezzo per l’eroe della Guerra in Vietnam. Anche i bookmaker ormai scommettono tutto sulla vittoria del “maverick”. Ed è interessante notare come la rimonta di Huckabee sia considerata, anche se di poco, meno improbabile di quella di Romney.
La vittoria di Hillary in California ha reso più sopportabile un Super Tuesday che rischiava di rivelarsi estremamente amaro per il Clan Clinton. L’ex First Lady ha vinto anche a New York, abbastanza agevolmente, in New Jersey, in Arizona, in Oklahoma, in Arkansas (naturalmente) e, soprattutto, in Massachussets, malgrado gli endorsementdi Ted Kennedy, di John Kerry e del popolare governatore nero Deval Patrick a favore di Obama. Già nelle prime ore dello spoglio, poi, era partito lo spin relativo agli “stati rossi” conquistati da Hillary. «Siamo molto contenti - si leggeva in una email spedita ai sostenitori della Clinton - per i risultati ottenuti in tre red statescome Oklahoma, Tennessee e Arkansas. Obama affermava di avere il monopolio degli stati rossi, Hillary ha dimostrato di poter vincere anche al sud». Si tratta di un talking point suggesivo, anche se parzialmente scorretto (l’Arkansas era una vittoria obbligata, mentre Tennessee e Oklahoma non sono esattamente due stati rossi), che verrà ripetuto nei prossimi giorni su tutti i media, fino alla nausea, dalla “Clinton Attack Machine”.
Malgrado un risultato al di sotto della aspettative in California e Massachussets, la performance di Obama nel Super Tuesday è stata comunque eccellente. L’ex senatore junior dell’Illinois ha vinto in casa e ha conquistato Georgia, Alabama, Minnesota, Delaware, Utah, North Dakota, Colorado, Kansas, Idaho, Alaska, New Mexico e, soprattutto, Connecticut (dove i sondaggi lo davano perdente in partenza).
In termini sportivi, si potrebbe parlare di un 13 a 8 per Obama che mette in serio dubbio la presunta prevalenza di Hillary a livello nazionale.
Se si escludono i “super delegates” di partito e si considerano solo quelli assegnati durante le tornate elettorali, poi, Obama è anche in vantaggio (606 a 534) nel conto dei delegati. E questo non può non mettere in apprensione il Clan Clinton.
A tenere con il fiato sospeso il partito democratico nel suo complesso, che fino a poche settimane fa molti consideravano avviato verso una tranquilla passeggiata per la conquista della Casa Bianca, è invece la prospettiva - sempre più concreta - di uno scontro tra Hillary e Obama che rischia di trascinarsi fino alla primavera. A meno di clamorosi colpi di scena (un ticket nero-rosa?), infatti, quello che sembrava il probabile destino della corsa repubblicana - una brokered convention con nessun candidato in grado di esprimere la maggioranza dei delegati - potrebbe toccare in sorte proprio ai rivali dell’asinello. E questo rappresenterebbe un duro colpo per le aspirazioni presidenziali dei democratici.
Con McCain lanciato, bene o male, verso la nomination repubblicana, una battaglia più lunga del previsto tra Hillary e Obama potrebbe prosciugare preziose energie (e risorse finanziarie) in vista dello showdown finale di novembre. Rimettendo improvvisamente in gioco un partito repubblicano che sembrava ormai dilaniato dalla guerra di trincea combattuta tra le varie anime della gloriosa Reagan Coalition. Un partito incerto tra un “nuovo che sa di vecchio” e un “vecchio dipinto di nuovo”, che potrebbe però - nel momento più difficile della sua storia recente - trovare l’inaspettato aiuto dei suoi avversari di sempre. Non sarebbe, del resto, la prima volta che l’autolesionismo della sinistra americana finisce con il favorire la Right Nation.
© Liberal quotidiano - 7 febbraio 2008
martedì 5 febbraio 2008
Super Tuesday (Late Show) Liveblogging
05:27. Late Late Update. Dai primi voti che arrivano, sembra che Hillary e McCain siano in vantaggio, piuttosto netto, in California.
04:44. Aspettando la California (e qualche altro stato minore di cui ancora non si conoscono i primi dati reali) è già possibile tracciare un primo bilancio di questo appassionante Super Tuesday. In campo democratico, Obama si è confermato un avversario molto duro per Hillary. La vittoria in Connecticut è senza dubbio importante, ma domani lo spin clintoniano sarà tutto concentrato su California (in caso di vittoria), Massachussets (Kennedy, Kerry, anyone?) e sui presunti red states conquistati (in realtà né Oklahoma né Tennessee sono veri e propri "stati rossi" e in Arkansas HRC giocava in casa). Il dato importante è che Hillary sta incontrando più resistenza del previsto e questo potrebbe complicare enormemente i piani democratici in vista di novembre. Il conto dei delegati democratici - assegnati proporzionalmente - sarà comunque molto equilibrato e dunque la corsa sembra destinata a durare ancora molto.
Tra i repubblicani, invece, la vera sorpresa non sono le vittorie di McCain (quasi tutte scontate), ma le sconfitte di Romney, che ha lasciato a Huckabee il compito di contrastare il tentativo di knock-out dell'ex senatore dell'Arizona. A parte Utah e Massachussets, dove giocava in casa, Romney è riuscito a vincere solo tre caucus minori (North Dakota, Montana e Minnesota), mentre Huckabee ha sfoderato una performance impressionante nel sud (importantissima la vittoria in Missouri), dove ha letteralmente annientato la concorrenza. Commenteremo domani i dati finali, quando avremo chiaro il numero dei delegati conquistati da ogni candidato. Ma fin da ora sembra chiaro che, anche nel GOP, la gara potrebbe non essere terminata (anche in caso di vittoria di McCain in California). E non è azzardato ipotizzare che, da testa a testa tra McCain e Romney, la corsa potrebbe improvvisamente trasformarsi in uno scontro all'ultimo sangue tra McCain e Huckabee. O in un ticket. Con grande scorno dell'establishment del partito repubblicano - ma anche dei Rush Limbaugh, Hugh Hewitt, Ann Coulter, ecc. - che continuano a manifestare il loro profondo disprezzo per questi candidati. Tra i due, però, dovrebbe spuntarla quello che ha maggiori chance di puntare alla Casa Bianca. E il suo nome, piaccia o non piaccia, è John McCain.
04:21. Le nostre chiamate prima di andare a nanna.
-GOP-
McCain
Illinois, New Jersey, Connecticut, Delaware, Oklahoma, Arizona, New York
Huckabee
West Virginia, Arkansas, Georgia, Missouri, Alabama, Tennessee
Romney
Massachussets, Minnesota, Montana, Utah, North Dakota
Too close to call
Colorado, California
-Dems-
Clinton
Tennessee, Arkansas, Oklahoma, New York, Massachussets, Missouri, New Jersey, Arizona
Obama
Georgia, Illinois, Delaware, Alabama, Connecticut, Colorado, Idaho, Kansas, Minnesota, North Dakota, Utah
Too close to call
California, New Mexico
04:07. I network assegnano lo Utah a Romney. Big Suprise! Not.
04:05. Tremila voti di vantaggio per Huckabee su McCain in Tennessee al 50% dello scrutinio.
04:04. Romney sembra in grado di vincere soltanto i caucus (dove conta il partito, più che gli elettori). In Montana ha ormai quasi raggiunto McCain al 34% dello scrutinio.
04:03. Romney è partito bene nei caucus del Minnesota. Discreta anche la prestazione di Ron Paul fino ad ora.
04:02. Cosa aspettano i network ad assegnare la Georgia a Huckabee? Ci sono più di 20mila voti di distacco al 69% dello scrutinio. Sono lenti o sanno qualcosa che a noi sfugge?
04:01. Obama resiste in Connecticut al 51% dello scrutinio. Per noi ha vinto lui.
04:00. Huckabee allunga in Alabama. Noi non aspettiamo i network e gli assegniamo lo stato.
03:56. Testa a testa furibondo tra McCain e Huckabee in Tennessee: meno di mille voti di distacco al 45% dello scrutinio.
03:55. Fox News (ma non CNN) assegna l'Alabama a Huckabee.
03:54. I network assegnano l'Oklahoma a McCain (i soliti ritardatari).
03:52. Sorpasso di Huckabee anche in Alabama!
03:50. Sorpasso di Huckabee in Tennessee (115 voti di vantaggio!).
03:48. Meno di duemila voti di vantaggio per McCain su Huckabee in Tennessee al 34% dello scrutinio.
03:46. Huckabee resiste in Georgia: 12mila voti di vantaggio al 61% dello scrutinio.
03:45. Obama resiste in Connecticut: 4000 voti di vantaggio al 47% dello scrutinio.
03:43. Meno di 500 voti di vantaggio per McCain su Huckabee in Alabama (33% dello scrutinio).
03:42. I network assegnano il Kansas a Obama.
03:39. Chris è andato a nanna, tra un po' seguiremo il suo esempio.
03:37. Huckabee si avvicina pericolosamente a McCain in Alabama (duemila voti di distacco al 29% dello scrutinio).
03:36. Obama davanti in Kansas, Minnesota e North Dakota.
03:33. Più di 16mila voti di vantaggio per Huckabee in Georgia al 52% dello scrutinio.
03:32. Poco più di tremila voti di vantaggio per Obama in Connecticut al 39% dello scrutinio.
03:30. I network assegnano l'Alabama a Obama (noi eravamo arrivati prima).
03:28. Fox News assegna il New Jersey a Hillary e New York a McCain.
03:26. E se la corsa repubblicana, stanotte, si trasformasse in un testa a testa tra McCain e Huckabee?
03:23. Riepilogo (secondo noi)
GOP
McCain: IL, NJ, CT, DE, OK, AZ
Huckabee: WV, AR, GA, MO
Romney: MA
Too close to call: TN, AL
Dems
Clinton: TN, AR, OK, NY, MA, MO, NJ
Obama: GA, IL, DE, AL, CT
Too close to call: AZ
03:16. Riepilogo (secondo i network)
GOP
McCain: IL, NJ, CT, DE
Huckabee: WV, AL, AR
Romney: MA
Too close to call: MO, OK, TN, GA, AZ
Dems
Clinton: TN, AR, OK, NY, MA
Obama: GA, IL, DE
Too close to call: AL, CT, MO, NJ, AZ
03:14. Dopo l'endorsement di Ted Kennedy e John Kerry, qualcuno aveva davvero dei dubbi sulla vittoria di Hillary in Massachussets?
03:11. McCain davanti (42-33) in Alabama al 15% dello scrutinio.
03:10. Gli exit-poll sembrano aver toppato clamorosamente anche in Massachussets (Dems): con il 20% dello scrutinio, Hillary è davanti 57-40, con quasi 45mila voti di vantaggio.
03:08. McCain ancora davanti in Oklahoma, Tennesse e Montana.
03:06. Da New York, invece, i voti sono 7 (sette). Sei per McCain e uno per Paul.
03:05. Dal Minnesota per ora sono arrivati 4 (quattro) voti. E sono tutti per Romney!
03:04. Ottomila voti di vantaggio per Huckabee (35) su McCain (32) in Georgia al 35% dello scrutinio.
03:03. Obama davanti (di pochissimo) anche in Delaware. Alcuni exit-poll erano davvero sballati.
03:02. Quattromila voti di vantaggio per Obama in Connecticut (51-47 al 26% dello scrutinio).
03:00. Chiusi i seggi a New York. Rudy, dove sei?
02:54. McCain davanti a Huckabee (41-35) in Alabama al 10% dello scrutinio.
02:52. I talking points di Hillary arrivano per email: "We're very excited that Hillary Clinton has added a third red state in her victory column. Clinton now has scored strong victories in Oklahoma, Tennessee and Arkansas. The Obama campaign has been spinning that they have a monopoly on red states; tonight we showed they don't. With these important victories, Hillary Clinton has demonstrated that she can compete and win in red states". Basterà per dimenticare il Connecticut (50-48 per Obama al 23% dello scrutinio)?
02:56. McCain davanti anche in Oklahoma, Montana e Tennessee. Le cose si potrebbero mettere bene per Mac. E malissimo per Romney.
02:49. Gli stati assegnati finora. GOP. McCain: New Jersey, Illinois, Delaware, Connecticut. Romney: Massachussets. Huckabee: West Virginia, Arkansas, Alabama. Dems. Clinton: Arkansas, Oklahoma, Tennessee. Obama: Illinois, Georgia.
02:45. Poco più di 6.000 voti di vantaggio per Huckabee su McCain in Georgia (22% scrutinio).
02:43. Fox News assegna il Delaware a McCain: sarebbe una vittoria molto importante (alla faccia degli exit-poll).
02:41. McCain avanti di un soffio in Alabama (6% scrutinio).
02:37. McCain potrebbe sfangarla in Missouri.
02:36. Arkansas a Hillary (per CNN).
02:35. Arrivano i primi voti seri dall'Alabama (Dems). Al 6% dello scrutinio Obama è davanti 71-28. Impressionante!
02:34. Chiudono i seggi in Arkansas. Dopo qualche secondo i network assegnano lo stato a Huckabee (che ne ha già vinti tre).
02:31. McCain in vantaggio piuttosto comodo (35-25) su Huckabee in Tennessee (3% scrutinio).
02:30. Mille voti di vantaggio per Obama in Connecticut (11% dello scrutinio), ma i primissimi voti del New Jersey sono favorevoli a Hillary.
02:27. Obama davanti (50-47) in Connecticut con l'8% dei voti scrutinati. Attenzione.
02:26. Con appena un pugno di voti scrutinati, Huckabee è in vantaggio in Missouri e McCain è davanti in Montana, in Oklahoma e in Tennessee.
02:24. Cresce il vantaggio di Huckabee in Georgia (8% dello scrutinio: 38-33).
02:23. Fox News assegna l'Alabama a Huckabee.
02:21. Negli stati del nord-est, i democratici farebbero bene a tenere d'occhio Connecticut e New Jersey. Se Hillary non vince, si annuncia una grande notte per Obama.
02:20. Fox News assegna il Tennessee a Hillary e il New Jersey a McCain.
02:15. Contrordine sull'Alabama (Dems): sono arrivate solo poche centinaia di voti.
02:13. Con il 6% dei voti scrutinati in Georgia, Huckabee è davanti a McCain (37-33).
02:10. Nei primissimi numeri del New Jersey, Rudy Giuliani (che si è ritirato) sta prendendo più voti di Romney!
02:08. I voti democratici che iniziano ad arrivare dall'Alabama sembrano molto diversi dai numeri degli exit-poll.
02:04. Proiezioni CNN: Romney vince in Massachussets; McCain vince in Connecticut e Illinois; Obama vince in Illinois; Clinton vince in Oklahoma. Per ora, nessuna sorpresa.
02:02. Arrivano i primi voti veri dalla Georgia: sembra un testa a testa tra Huckabee e McCain.
01:57. La campagna di McCain questa notte aveva bisogno di una buona prestazione di Huckabee, soprattutto nel sud, per sbarazzarsi una volta per tutte di Romney. Ma Huckaboom potrebbe essere andato addirittura troppo bene per i gusti di Old Mac...
01:53. Un abbraccio a Daw in liveblogging.
01:50. Il repubblicano che vincerà in Georgia si prenderà qualcosa come 45 delegati, mentre gli altri due si dovranno accontentare di una dozzina a testa (via Jim Geraghty).
01:48. The Coming Meltdown For The Democrats: per i repubblicani di poca fede, su Captain's Quarters.
01:44. Su InTrade, McCain è dato all'85% e Romney al 10% (a livello nazionale), ma ho la sensazione che i numeri del mormone del Taxachussets siano in lievissimo rialzo.
01:41. Notiamo soltanto ora che in Alabama, secondo gli exit-poll, Obama avrebbe un vantaggio di una ventina di punti percentuali. Secondo la media sondaggi RCP, Hillary era in vantaggio fino a ieri. Si profila un'altra, lunga notte per il Clan Clinton. E stavolta neppure le lacrime potrebbero essere sufficienti.
01:39. La CNN assegna la Georgia a Obama (e per il GOP si profila una three-way-race).
01:36. Un'altra occhiata agli internals: Associated Press sul sito di Time.
01:30. Qualche stralcio dei primi internals degli exit-poll di Fox News, da The Page di Mark Halperin. Tra i repubblicani, McCain vince tra i "republicans", Huckabee tra gli "evangelicals" e Romney tra i "conservatives". Niente di nuovo sul fronte occidentale.
01:26. Grazie a Sgembo, veniamo a sapere che in West Virginia Ron Paul si è assicurato 3 delegati (sui 18 totali), garantendo il proprio supporto ad Huckabee nel secondo turno.
01:15. Second Wave exit polls per i Democratici, da MyDD:
Alabama: Obama 60%, Clinton 37%
California: Clinton 50%, Obama 47%
New Mexico: Obama 52%, Clinton 47%
Utah: Obama 61%, Clinton 40%
Arizona: Obama 51%, Clinton 45%
Arkansas: Clinton 72%, Obama 26%
Connecticut: Obama 53%, Clinton 45%
Delaware: Obama 56%, Clinton 42%
Georgia: Obama 75%, Clinton 26%
Illinois: Obama 70%, Clinton 30%
Massachusetts: Obama 50%, Clinton 48%
Missouri: Obama 50%, Clinton 46%
New Jersey: Obama 53%, Clinton 47%
New York: Clinton 56%, Obama 43%
Oklahoma: Clinton 61%, Obama 31%
Tennessee: Clinton 52%, Obama 41%
11-5 per Obama? Significa poco dal punto di vista del conto dei delegati, che i democratici assegnano tutti proporzionalmente (se fossero intelligenti, non sarebbero democratici...), ma mediaticamente sarebbe una vittoria impressionante per Obama. E se si spostassero un paio di punti percentuali anche in California...
01:10. Particolarmente impressionanti sono gli exit poll dell'Arizona (McCain Country), dove il senatore avrebbe soltanto 5 punti percentuali di vantaggio su Romney. Un-fuckin'-believable.
01:01. Brevissima analisi. Gli stati più preziosi, quelli "winner take all", sono: New York (101 delegati), Missouri (58), Arizona (53), New Jersey (52), Connecticut (30), Utah (36), Montana (25) e Delaware (18). Negli altri stati, più o meno, i delegati vengono assegnati su base proporzionale. E dunque, senza distacchi clamorosi, il conto tra i primi due arrivati non dovrebbe cambiare di molto. Degli stati che abbiamo elencato, invece, McCain ne vincerebbe 4 (New York, Arizona, New Jersey e Connecticut) portandosi a casa 236 delegati. A Romney 3 stati (Missouri, Utah e Delaware) con 112 delegati. Niente per Huckabee. Se i numeri di questi early exit polls reggono alla prova dei fatti - soprattutto in Missouri - il Super Tuesday potrebbe non scrivere la parola fine alla corsa per la candidatura repubblicana.
00:59. Ooops, ci eravamo persi la California: McCain 40%, Romney 36%, Huckabee 10%. Too close to call.
00:47. I primi exit-poll di Jim Geraghty su The Campaign Spot (via RDM20):
Missouri: Romney 34%, McCain 32%, Huckabee 25%
Georgia: Huckabee 34%, Romney 31%, McCain 30%
New York: McCain 46%, Romney 35%, Huckabee 10%
New Jersey: McCain 48%, Romney 35%, Huckabee 9%
Connecticut: McCain 50%, Romney 32%, Huckabee 7%
Utah: Romney 91%, McCain 5%, Huckabee 1%
Massachusetts: Romney 54%, McCain 35%
Arizona: McCain 44%, Romney 39%, Huckabee 8%
Alabama: Huckabee 42%, McCain 33%, Romney 20%
Tennessee: Huckabee 34%, McCain 28%, Romney 23%
Arkansas: Huckabee 33%, McCain 21%, Romney 19%
Oklahoma: McCain 34%, Huckabee 32%, Romney 27%
Delaware: Romney 43%, McCain 34%, Huckabee 18%
Illinois: McCain 47%, Romney 31%, Huckabee 15%
A prima vista, sembrano risultati particolarmente buoni per Huckabee che - oltre a West Virginia, porterebbe a casa tutta la Bible Belt (Georgia, Alabama, Tennessee e Arkansas). A Romney il Delaware, lo Utah (naturalmente), il Massachussets e il Missouri. A McCain tutto il nord-est (Illinois, Connecticut, New York, New Jersey) e qualche stato dell'ovest (Arizona - of course - e Oklahoma). Dateci qualche minuto per controllare l'impatto di questi numeri (ancora virtuali) sulla corsa ai delegati.
00:39. Nella notte della grande sfida tra McCain e Romney, i primi 18 delegati - quelli della West Virginia - se li pappa tutti Huckabee. Con l'aiuto di McCain. Romney, al primo turno, aveva conquistato il 41% dei voti, Huckabee il 33% e McCain il 16%. Ma in WV serve il 50% dei voti alla convention per conquistare tutti i delegati. E l'accordo tra gli ultimi due classificati - che la campagna di Romney ha definito un "Washington backroom deal", ha sparigliato la situazione, portando l'ex governatore dell'Arkansas alla vittoria con il 52% (contro il 47% di Romney).
00:36. Scusate il ritardo, il liveblogging inizia ora.