martedì 31 maggio 2005

L'Europa è morta, viva l'Europa!

Europa Europe, Harry e Il Megafono non si uniscono al coro di chi ha festeggiato la vittoria del "no" al referendum francese. Noi, ancora ebbri di champagne, siamo pronti a lavorare con loro per costuire una nuova Europa. UPDATE. aa di 2twins ci segnala un post de Il motel dei polli ispirati (un blog splendido che non ci stancheremo mai di leggere). Abbiamo avuto una strana sensazione: come se Ispirati fosse entrato, nottetempo, nel nostro cervello per rubarci i nostri pensieri migliori e scrivere il post che avremmo voluto scrivere domenica notte, se lo champagne non ci avesse dato alla testa. "Sarebbe il caso che i giovani liberali si rimboccassero le maniche e iniziassero a preparare la rivoluzione liberale, ora che il gigante ha subito una battuta d'arresto. Prima che i reazionari si impossessino di quello che ne e' rimasto. Per costruire, finalmente un'Europa liberale, atlantista, federale e competitiva". Chi non legge è uno chiracchino. UPDATE/2. "Domenica è stata punita questa arroganza del "sì", degli euroburocrati abituati a pensare alla volontà popolare come a una ratifica formale e scontata da apporre su una decisione presa altrove". Da leggere assolutamente anche l'analisi di JimMomo.

Gola profonda.

Si chiama Mark Felt, è un agente FBI in pensione, e dice di essere stato la famosa "gola profonda" del Washington Post nello scandalo Watergate che costrinse alle dimissioni il presidente Richard Nixon. Tutti i dettagli su Vanity Fair e MSNC.com (via Wizbang).

Una strana storia.

Un cittadino americano di nome Mohammed Monaf, rapito e rilasciato in Iraq nei mesi scorsi, sarebbe coinvolto nel rapimento di tre giornalisti rumeni, sempre in Iraq. Una strana storia ignorata dai mainstream media, su cui The Jawa Report (via Scared Monkeys) indaga a fondo.

Voglia di partito unico.

Chiamatelo partito unico, chiamatelo come vi pare, ma gli elettori del centrodestra ne hanno abbastanza delle beghe da cortile tra i partiti che compongono la coalizione. E sognano una big tent capace di semplificare il quadro politico nazionale e rilanciare il bipartitismo. Secondo questo sondaggio Ispo (via IdeaLibertà), il 67% degli elettori del centrodestra vuole la formazione di "un unico grande partito", mentre il 27% è contrario e il 6% non risponde. Un dato oggettivamente impressionante, soprattutto se si pensa che, sull'altra sponda, il progetto di unificazione viene visto con molto più sospetto (56% di favorevoli contro il 40% di contrari). Interessante anche notare come gli elettori di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord sono in larga parte favorevoli al progetto (rispettivamente con il 70%, 66% e 60%), mentre quelli dell'Udc sono molto più combattuti (50% contro 43%). Non avevamo dubbi.

Orianagate/6.



"Ma se io la penso come Oriana Fallaci e questa viene rinviata a giudizio per vilipendio della religione musulmana, anch’io dovrei subire lo stesso processo. Giusto?". (IdeaLibertà)



Daily round-up: Hyscience, JimMomo, IdeaLibertà, Lexi's World, Captain's Log, Mideast Outpost, Janer Cristaldo, American Daughter, Zibibbo, Pulchrum Est Splendor Veritatis, Da Toi cucina tipica, ShrinkWrapped, As the Top of the World Turns, Cryptic Subterranean, A Casa de Fenrir, Luca, Geosciblog.

Ideazione.com: l'invasione dei blogger.

Antonio Scalari (Regime Change), Andrea Gilli (2twins) e Mario Seminerio (Phastidio) su Ideazione.com. Tredici parole, sette link: è un record?

lunedì 30 maggio 2005

Memorial Day Letter.



Dear Military, I hope you and other people will be OK when you fight. I am happy that you fight for us and I am sad that some other people who fought died and if they were your friends I am very very sorry for you. Thank you for being good to us and fighting for us to keep us safe, and for being so nice to everybody in the world that you fight for. Love, Sydney

Sydney, la figlia di sei anni della nostra amica Beth (My Vast Right Wing Conspiracy), scrive ai soldati che combattono per la nostra libertà. (via Krillix)

Orianagate/5.



The International Blog Swarm Continues! This is a call for all who "have the right and the duty to take a public stand on the Fallaci case" - you know them, bloggers and blog readers, "the journalists, writers (citizen and professional), intellectuals, and citizens who "refuse the politically correct and have the guts to walk against the wind". We need to instigate a grass roots demand for judicial sanity, and demand that Oriana Fallaci is allowed the freedom to speak and write her mind, regardless of how loud Muslims complain about what is left of our freedom of speech! For as she goes, so do the rest of us! (Hyscience)

Daily round-up: Gall & Wormwood, Dispatches from the Culture Wars, Dhimmi Watch, A Simple Desultory Dangling Conversation, J. Grant Swank, Hube's Cube, Vittorio Baccelli, Fantastic Movement, Janer Cristaldo, Cum Grano Salis, El Corcho Electrònico, Los Abusos del Islàm, A verdade da polìtica.

Aderite alla campagna di Robinik. Copiate e incollate il blue ribbon di Daw (qui a destra).

Tax Freedom Day.



La festa di TocqueVille si celebra da 2twins.

domenica 29 maggio 2005

No!



Da oggi i francesi ci stanno soltanto leggermente sulle palle. I dettagli sulla morte in diretta dell'ex Unione europea, su Walking Class. UPDATE. Uno dei pochi europeisti che ancora rispetto è diventato cittadino di TocqueVille (proprio oggi!). Mangio alla sua salute e lo abbraccio forte.

A Song for Europe.

"Da una parte l’America, fiera della sua tradizione democratica, forte del proprio primato morale, economico e tecnologico. Dall’altra l’Europa, arrogante e cupa, e speso superficiale, indebolita da una moltitudine di identità nazionali ed etniche, in contrapposizione continua l’una con l’altra". Da leggere tutto d'un fiato, anche se è molto lungo, il mega-post di 2twins sul referendum in Francia. Noi, intanto, cominciamo ad incrociare le dita in attesa dei primi risultati.

Come nasce una menzogna (democratica).

Capitolo 1. Il 13 ottobre 2004, Glen Harold Stassen scrive su Sojourners (un magazine online di cristiani anti-repubblicani) che gli aborti compiuti negli Stati Uniti, durante l'amministrazione Bush, sono tornati a crescere invertendo un trend negativo che durava da 25 anni. L'articolo di Stassen, che si descrive come "cristiano pro-life ed esperto di analisi statistiche", cita dati raccolti dal Guttmacher Institute e viene ripreso dai maggiori quotidiani americani, generando anche un'accesa discussione nella blogosfera.
Capitolo 2. Il 24 gennaio 2005, Hillary Rodham Clinton utilizza le statistiche di Stassen per attaccare Bush in un discorso a New York: "In the last few years, while we are engaged in an ideological debate instead of one that uses facts and evidence and common sense, the rate of abortion is on the rise in some states . In the three years since President Bush took office, 8 states saw an increase in abortion rates (14.6% average increase), and four saw a decrease (4.3% average), so we have a lot of work still ahead of us".
Capitolo 3. Il 30 gennaio 2005, intervistato dalla NBC durante il programma "Meet the Press", John Forbes Kerry attacca le politiche sull'aborto dell'amministrazione Bush: "Do you know that in fact abortion has gone up in these last few years with the draconian policies that Republicans have…".
Capitolo 4. Il 24 maggio del 2005, sempre a "Meet the Press", il presidente del Democratic National Committee, Howard Dean, afferma che gli aborti sono aumentati del 25% da quando George W. Bush è stato eletto presidente. L'intervistatore, Tim Russert, non batte ciglio. E lascia che milioni di cittadini americani abbiano l'impressione che le statistiche citate da Dean siano corrette.
Capitolo 5. La verità. Il 19 maggio 2005 (cinque giorni prima dell'intervista di NBC a Dean), il Guttmacher Institute, lo stesso istituto di ricerca citato da Stassen, Clinton, Kerry e Dean, pubblica i risultati ufficiali relativi all'ultimo quadriennio. Durante la prima amministrazione Bush, il numero degli aborti negli Stati Uniti è calato.

I dettagli su questa incredibile storia di manipolazione della realtà, su FactCheck.org (via Wizbang).

Orianagate/4.



La Fallaci processa il suo processo
“Questo processo non è contro di me” dice Oriana Fallaci. “Non è neanche il processo di un giudice in cerca di pubblicità, di un signore che esce dal suo minuscolo cosmo di provincia e finalmente vede il suo nome pubblicato sui giornali. E’ un processo che mira a creare un Caso, il Caso Fallaci. Cioè un processo che mira a condannare una persona nota per poterne condannare altre. Io sarò condannata. E in certo senso, paradossalmente, sarà un bene. Una cosa che gioverà a chiarire le cose, a dimostrare che stiamo perdendo la libertà. Perché la mia condanna non si limiterà a soddisfare la vanità di certi magistrati, ossia i magistrati che incapaci di separare la Legge dalle loro scelte ideologiche o partitiche vorrebbero sostituirsi al potere politico. Ed aprirà un varco che a cuor leggero consentirà di condannare per reato d’opinione coloro che, contrariamente ai magistrati, hanno il diritto e il dovere di prendere pubblica posizione. Giornalisti, scrittori, intellettuali, cittadini che rifiutano il Politically Correct e osano andare controcorrente [...].
(Christian Rocca, Il Foglio)

Vostro Onore, sono colpevole!
(Robinik)

Appello a favore della libertà d'espressione per Oriana Fallaci
[...] Usare il pretesto di accusa di “vilipendio alla religione islamica” da parte di una religione che non dispone di una gerarchia formata da autorità religiose ufficialmente riconosciute è pura follia, dispotismo, arroganza. E incosciente, privo di radici culturali e spirituali è un Occidente che con la sua ingenuità ha consentito all’integralismo islamico di mettere le mani sulla rete delle moschee, di lasciare proliferare gruppi , associazioni e individui che grazie alla compiacenza di avvocati nostrani, veri e propri azzeccagarbugli senza scrupoli, altro non fanno se non vietare e sanzionare ogni forma di dissenso, punendolo e trasformandolo surrettiziamente in reato, esercitando l’abuso di una dittatura della minoranza sulla maggioranza. Censurare sentimenti, ragionamenti , espressioni, libri in nome dell’ “islamicamente corretto” vuol dire mettere l’Occidente sotto sequestro e renderlo ostaggio del pensiero teocratico [...].
(Stefania Atzori, Unpolitically Correct)

Round-up
Italia: Il Sorvegliato Speciale, Gianni De Martino, Rolli, Il Tazebao, Il signore degli anelli, Diotima.

Stati Uniti: Hyscience, Ace of Spades HQ, Steamed Rice, Gall & Wormwood, Huffington Post, Two Crackas in my Soup, Rantingprofs, Carnali 3.0, Shore Mutterings, Trying to Grok, Logical Meme, Elipongo, Bloggledygook, WC Varones, Arguments Yard, Bloody Nib, BigDog's House.

Resto del Mondo: The North Sea Diaries, HispaLibertas, Uriasposten, Political Correctness Watch, Witchcraft Today, Letters from Elise, Diàrio Ateìsta, Periodismo Global, Objektivist, Reidar Bringedal, Israpundit.

UPDATE. "Al di là del giudizio che ognuno di noi ha di Oriana Fallaci (e qui non si fa mistero del nostro totale apprezzamento), è allarmante che in un Paese ritenuto civile sia ancora in discussione la libertà di parola: il reato d'opinione è un vero e proprio insulto alla libertà". Daw scende in campo con Oriana.

Comunicazione di servizio.

TocqueVille nasce il 13 giugno.

venerdì 27 maggio 2005

giovedì 26 maggio 2005

Orianagate/2.



Il blog swarm continua: Flush The Koran, Wizbang, Little Green Footballs, Cella's Review, Pardon My English, The Volokh Conspiracy, Cranky Professor, Different River, Stygius, Thumos, Common Sense Junction, OpinionBug, Gad(d)about, Uncorrelated, Daimnation, Eric Berlin, Tex, The Daily Slander, Drink this, Sobering Thoughts, AlphaPatriot, Lonewacko, Publius Pundit, The Lesser of Two Evils, CDR Salamander, The Sundries Shack, Dagger in Hand, Ryne McClaren, Civil Commotion, A Step at a Time, Enlightenment Reactionary.

Il ruggito del topo.

Hanno aspettato così tanto per partorire... questo? Forse se aspettavano ancora un po' era meglio.

Orianagate.



La blogosfera americana si inserisce di prepotenza nel dibattito sul rinvio a giudizio di Oriana Fallaci. Roger L. Simon spiega che la Fallaci merita un posto d'onore nell'olimpo dei "coraggiosi" e si chiede se i mainstream media, da sempre in prima fila nella difesa del free speech, si mobiliteranno in sua difesa. Nei commenti al blog di Simon, Rick Ballard traduce in inglese un post di Krillix sull'argomento. Intanto The Jawa Report tenta (senza successo) di scatenare una sommossa, dichiarando: "I ran out of toilet paper this morning so I used what was available next to the can. A copy of the Koran". E chiede a chi vive in Italia di far avere notizia della sua dissacrante provocazione al "pubblico ministero fascista di Bergamo, Armando Grasso". Il suo obiettivo è esplicito: "Sue me. I dare you. Fascists". Un altro appello ai blogger italiani arriva da Hyscience: "Italian bloggers need to give us a hand in getting his contact info so he can hear from all of us that aren't in favor of having Islam rule our lives!". Altri interventi (in ordine sparso) dalla blogosfera a stelle e strisce: Instapundit, Protein Wisdom, The Anti-Idiotarian Rottweiler, Banana Republican, Dhimmi Watch, Rottweiler Puppy, Smooth Stone, The Anchoress, Say Anything, BuzzMachine, The Moderate Voice, Daily Pundit, GOP Bloggers, The Dead Pool, Beautiful Atrocities, Harry's Place.

Our american friends can contact the preliminary judge Armando Grasso at this mail address: tribunale.bergamo@giustizia.it.

La sottile linea (non) rossa.

"C'è una sottile linea non rossa che unisce Catania e Bolzano", scrive Zigurrat rendendo esplicito un cattivo pensiero che più volte ci aveva attraversato il cervello negli ultimi giorni: "Dove è sostanzialmente marginale o assente l'UdC di Follini il centrodestra vince".

mercoledì 25 maggio 2005

The Vast Left Wing Conspiracy

Abbiamo appena finito di leggere un libro che consigliamo caldamente a chi si interessa di politica americana. Si tratta di The Vast Left Wing Conspiracy di Byron York, il corrispondente dalla Casa Bianca della National Review. La prosa di York, asciutta ed essenziale, rende giustizia ad una colossale e minuziosa opera di ricostruzione degli ultimi mesi della campagna elettorale per le presidenziali del 2004. Il punto di vista, estremanente privilegiato, è quello di un reporter dichiaratamente conservatore "inviato" al cuore dell'esercito nemico. Già dal chilometrico sottotitolo si intuisce che il libro promette grandi cose (The Untold Story of How Democratic Operatives, Eccentric Billionaires, Liberal Activists, and Assorted Celebrities Tried to Bring Down a President--and Why They'll Try Even Harder Next Time). Ma la bravura di York è quella di non lasciarsi mai andare all'invettiva fine a se stessa, lasciando parlare i fatti, che spesso sono più espliciti e dirompenti di qualsiasi opinione. Si parte con la vera storia di MoveOn.org, l'organizzazione di fundraising che ha sconvolto le regole della politica americana e che ha tracciato il sentiero estremista che verrà battuto dalla sinistra statunitense nei prossimi anni. Un capitolo, dal titolo "Vanity Crusade" è dedicato allo straordinario (ed inutile) sforzo economico compiuto dall'ex finanziere d'assalto George Soros per cacciare l'amministrazione Bush dalla Casa Bianca (oltre 27 milioni di dollari buttati in pochi mesi). Intorno a MoveOn e Soros, York individua anche le altre organizzazioni che, facendosi beffe della legge di riforma sul finanziamento della politica voluta da McCain e Feingold, hanno raccolto più di 200 milioni di dollari (esentasse) per fare attività bipartisan e li hanno utilizzati per orchestrare una violentissima campagna elettorale contro Bush. Il libro spazza anche via gli ultimi residui della propaganda architettata intorno a Michael Moore e al suo Fahrenheit 9/11, dimostrando - dati del box office alla mano - come il "documentario" più pubblicizzato della storia sia stato, in realtà, praticamente ignorato al di fuori delle roccaforti liberal di New York, San Francisco e Boston (oltre al Canada, naturalmente). Estremamente interessante, anche perché abbiamo potuto "toccare con mano" appena qualche mese fa, la storia del Center for American Progress, il think-tank creato dall'ex chief of staff di Clinton, John Podesta, prendendo esplicitamente a modello i pensatoi della destra americana come la Heritage Foundation e l'American Enterprise Institute. Un libro imperdibile, insomma, per chi vuole capire meglio la deriva della sinistra statunitense e intuirne i possibili sviluppi futuri. E per chi si rende conto che, presto o tardi, questo modello finirà con l'essere scimmiottato anche dalla sinistra europea.

TocqueVille: 253 abitanti.

Con gli ultimi arrivati, i cittadini di TocqueVille sono ormai 253. Un saluto particolare a Stefano Magni, della redazione milanese de L'opinione (e collaboratore di Ideazione) con il suo Oggettivista. Ricordiamo a tutti i blogger che si sono offerti volontari per il filtro dei post, che la versione beta (non pubblica) dell'aggregator sarà online il prossimo lunedì. Se tutto andrà bene, dopo una settimana saremo pronti per il lancio ufficiale. Da lunedì, tutti i dettagli e le informazioni su www.tocque-ville.it.

martedì 24 maggio 2005

Majority in Name Only.

Nel partito repubblicano prevale la linea morbida. Raggiunto un accordo bipartisan per bloccare l'ostruzionismo dei democratici sulle nomine dei giudici volute dall'amministrazione Bush. Round-up e liveblogging di alto livello da Scared Monkeys e Michelle Malkin. Se avete ancora bisogno della CNN siete uomini (o donne) delle caverne. Da parte nostra, un solo commento: "Extremism in the defense of liberty is no vice. Moderation in the pursuit of justice is no virtue". (Barry Goldwater). UPDATE. Invece, per The Java Report (via Krillix) il GOP ha vinto il primo round.

Noblesse oblige.

Enzo Reale, su 1972, è fin troppo educato nel sottolineare le somiglianze tra un suo post di sabato scorso e un articolo scritto il giorno dopo da Carlo Nicolato su Libero. Visto che non è la prima volta, e visto che siamo meno educati di Enzo, ci permettiamo di chiamare le cose con il loro nome: plagio.

Lezioni di civiltà.

Teodoro Brandis, su Il Cannocchiale (via Mattinale), ricorda 1-2-3-4-5 gesta di Adel Smith, quel simpatico buontempone che ha denunciato Oriana Fallaci per vilipendio della religione musulmana. Una lezione di civiltà da chi è cresciuto abbeverandosi alla fonte del Corano antisemita.

lunedì 23 maggio 2005

In fondo a destra.

Grazie a Friedrich (che a sua volta ringrazia Mises), riscopriamo la versione estesa (e molto più accurata) del test di cui abbiamo scritto qualche giorno fa. Naturalmente, come tutti i "giochini" del genere, anche The Political Compass non deve essere preso troppo sul serio, ma qualche anno orsono, se la memoria non ci inganna, eravamo finiti più o meno nello stesso punto del diagramma. In compagnia, graditissima, di Milton Friedman.

Newsweek bifronte.

Per tutti quelli che hanno creduto alla buonafede di Newsweek nel Korangate: date un'occhiata alla copertina del settimanale nell'edizione giapponese (a sinistra) e in quella statunitense (a destra). Riding Sun scopre l'inghippo (via Little Green Footballs e Instapundit) e ci spiega che il titolo giapponese è traducibile in "America is Dead". Noi preferiamo la versione di Aaron's CC.

Intelligenza artificiale.

Le meraviglie di Internet ormai non conoscono più limiti. Su Google News, per esempio, basta cliccare su una notizia brutta...



per trasformarla in una notizia splendida.

Deutschland, Deutschland über alles.

Dopo 39 anni i socialdemocratici perdono il controllo di Vestfalia e Nord-Reno. Il governo Schroeder, in crisi, annuncia elezioni anticipate per l'autunno 2005. I dettagli su Walking Class e Davids Medienkritik.

domenica 22 maggio 2005

Letture per la domenica (notte).

Note to You Liberal Weenies: Yes, the Right Really Can Write
Brian C. Anderson, Los Angeles Times
A Seminar in Old Media Liberal Bias
David Limbaugh, Newsmax

The Media in Trouble
John Leo, U.S. News and World Report
The Rise of Pajamas Media
Pejman Yousefzadeh, Tech Central Station
The Royal Treatment
Hugh Hewitt, Weekly Standard




Republicans use ads to rip Reid back home in Nevada
Stephen Dinan, Washington Times
Bush and McCain
Robert Novak, Townhall.com
In the End, 'Iraq Will Succeed'
intervista a Re Abdullah di Giordania, Washington Post
Winning in Iraq, one step at a time
Oliver North, Townhall.com
Our Two-Front Struggle
Victor Davis Hanson, National Review
Deceive and Rule
Stefania LaPenna, Jerusalem Post



Hugo Chavez: Pirate Of The Caribbean
Investor's Business Daily

The True Liberation of Latin America
Andres Mejia-Vergnaud, Tech Central Station
The End of Time
David Horowitz, FrontPage Magazine
Unmitigated Galloway
Christopher Hitchens, Weekly Standard
Trump Card
Deroy Murdock, National Review
The Long-Overdue Apology for Yalta
Paul Weyrich, Newsmax
My Best Wishes
Jeff Jacoby, Boston Globe

No riots for Hollywood
Brent Bozell, Townhall.com
The Last Star Wars
Jonathan V. Last, Weekly Standard
Star Wars, Nothing but Star Wars
Nick Gillespie, Reason
Why the World Is Flat
Daniel H. Pink, Wired


Piccoli Eason Jordan crescono.

Dopo Eason Jordan, anche Linda Foley (presidente della Newspaper Guild) accusa l'esercito americano di sparare a sangue freddo contro i giornalisti in Iraq. Solo che stavolta la giornalista-sindacalista lancia le sue (false) accuse davanti alle telecamere di The Point di Mark Hyman. JunkYardBlog (via The Jawa Report) diffonde il video (mirror) e la notizia, ripresa anche da Newsmax e Instapundit.

L'Iraq che ci nascondono.

"In an effort to be culturally sensitive and almost compulsively polite, we’ve mangled the meanings of words like: 'martyr' and 'suicide' to such a degree that we’re using them to label mass murderers". Michael Yon continua a raccontare l'Iraq che in troppi vogliono continuare a nasconderci. (via My Vast Right Wing Conpiracy)

sabato 21 maggio 2005

Grazie Ascoli.

Pierluigi Mennitti, che di mestiere fa il direttore ma in fondo all'anima resta un inviato speciale, la descrive così: "Chi non conosce Ascoli si perde una gran bella città. La piazza centrale è uno dei più bei gioiellini architettonici mai visti: un misto tra una piazza veneta e una croata, perfettamente integrata nel tessuto adriatico che lega le sponde dei due mari". Ieri, poi, Ascoli ci è sembrata ancora più bella. E non solo per il tempo splendido e per l'ottima cucina, ma soprattutto perché grazie a Fabrizio Cipollini abbiamo potuto parlare di TocqueVille davanti a una platea attenta al nostro progetto di aggregazione e interessata alle potenzialità di Internet come strumento per una nuova frontiera della comunicazione politica (e non solo). Grazie Ascoli. E un abbraccio fortissimo a Fabrizio.

giovedì 19 maggio 2005

Istinto fusionista.


Dedicato a laici e cattolici di TocqueVille.

Nasce il Partito Neocon di TocqueVille.

Dopo l'ala radicale di TocqueVille, nasce anche quella neocon, promossa da Regime Change e 2twins. Il modello di riferimento, naturalmente, è Irving Kristol. Ma in realtà "l'identità neocon è piuttosto fluida su temi di politica interna e lascia un certo spazio di manovra ai suoi adepti. Molto più solida è la sua concezione in politica estera, che potrebbe essere risolta nello slogan 'no a una stabilità che non faccia rima con libertà'. Il neoconservatorismo può essere definito come il centro (brutta parola...) del conservatorismo". Noi, per ora, non prendiamo posizione. Ma lasciateci dire che vediamo con favore questo fermento. La nostra idea di fusionismo non pretende di annullare le differenze culturali e politiche (che sarebbe sciocco ignorare), ma anzi le considera una fonte inesauribile di ricchezza e di confronto. Le polemiche, anche aspre, nate in questi ultimi giorni tra cittadini di TocqueVille (toni esagerati a parte) sono, a nostro avviso, un sintomo di vitalità che lascia ben sperare per il futuro.

To Build Future, Rebuild the Past.

"Bigger, stronger, better". Con un colpo di scena degno della sua fama da eccentrico, il magnate newyorkese Donald Trump ha presentato alla stampa un progetto per la ricostruzione del World Trade Center ideato dagli architetti Kenneth Gardner e Herbert Belton. Trump vuole rimpiazzare le torri gemelle distrutte l'11 settembre 2001 con delle copie identiche, ma più solide dal punto di vista strutturale ed alte un piano in più di quelle originali. Il miliardario americano ha sparato a zero contro il progetto della Freedom Tower di Daniel Libeskind, bloccato nei giorni scorsi dal NYPD per problemi di sicurezza: "Se sarà costruita i terroristi avranno vinto. Se buttassero giù la Statua della Libertà, vorreste mettere la Torre Eiffel al suo posto?". Dopo tre anni e mezzo dal crollo delle Twin Towers, adesso per Pataki e Bloomberg è arrivato il momento di dimostrare se, sommati insieme, possiedono un decimo delle palle di Rudy Giuliani. UPDATE. I dettagli su Fox News, Ace of Spades HQ, File It Under.

Hanoi Jane e i fantasmi del passato.

Ike Boutwell, proprietario di due sale cinematografiche in Kentucky, si è rifiutato di proiettare l'ultimo film di Jane Fonda, Monster-in-Law, a causa della propaganda filocomunista diffusa da Hanoi Jane durante la guerra in Vietnam. Boutwell, che aveva già boicottato il documentario-spazzatura Fahrenheit 9/11 nel 2004, non vuole sentire ragioni. "Per me è una traditrice - ha dichiarato ai microfoni di una tv locale - non potrò mai togliermi dalla mente l'immagine di lei che si congratula con i soldati di una postazione antiaerea che avevano appena abbattura un B-52 americano". Come passa il tempo. Adesso Hanoi Jane recita insieme a Jennifer Lopez. (via The Jawa Report e Scared Monkeys)

GoogleBomb.

Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate Korangate
(via Cao's Blog e Nif)

mercoledì 18 maggio 2005

South Park Conservatives: la recensione.

Sono rari, forse sempre più rari, i libri di saggistica politica capaci di incunearsi in profondità nello spirito del tempo e, contemporaneamente, cambiare il ritmo e i paradigmi del dibattito culturale in corso. “South Park Conservatives”, scritto da Brian C. Anderson e pubblicato recentemente negli Stati Uniti da Regnery, appartiene senz’altro a questa ristretta cerchia. Il libro, che come recita il sottotitolo racconta la storia della “rivolta contro i pregiudizi liberal dei media”, si è meritato la citazione dei maggiori quotidiani statunitensi, qualche importante passaggio televisivo e, soprattutto, l’incessante tam tam della blogosfera della rive droite, che ha immediatamente intuito il potenziale esplosivo del saggio, facendo da efficacissima cassa di risonanza al dibattito che intorno ad esso si è sviluppato. Anderson, senior editor del trimestrale “City Journal” (la punta di diamante del think-tank newyorkese Manhattan Institute), lavora almeno da un paio d’anni intorno all’idea che sta alla base di “South Park Conservatives”. Con un lungo e profetico articolo pubblicato nell’autunno del 2003, dal titolo “We are not losing the culture wars anymore”, aveva sostenuto la tesi secondo cui la destra americana era finalmente riuscita a riequilibrare le sorti di una durissima guerra culturale che negli ultimi decenni aveva incendiato il sistema dei media. (continua su Ideazione.com - da Il Giornale del 18 maggio)

Le radici comuni europee.

Niente radici, niente costituzione (almeno una seria), niente democrazia. L'Europa, a guardarla bene, non esiste. E gli europei sono divisi su tutto: lingua, storia, cucina, tifo calcistico. Soltanto su una cosa, secondo un sondaggio pubblicato dal Daily Telegraph, i cittadini del Vecchio Continente esprimono un coro unanime: il loro disprezzo nei confronti dei francesi. I britannici li descrivono come "sciovinisti, testardi e senza humour". Secondo i tedeschi sono "pretenziosi, poco seri e frivoli". Per gli olandesi sono "eccitati, logorroici e vuoti". Gli spagnoli li giudicano "freddi, distanti, vanitosi e maleducati". Noi italiani li vediamo "snob, arroganti e ossessionati da se stessi". Perfino greci e portoghesi non si risparmiano. E, dulcis in fundo, gli svedesi li considerano "immorali, disorganizzati, neocolonialisti e sporchi". Il problema non è la Francia, spiega Olivier Clodong della Ecole Superieur de Commerce di Parigi: "Il problema sono i francesi".

martedì 17 maggio 2005

Il fusionismo necessario.

In un solo, splendido post, Regime Change segnala la nascita del Partito Radicale di TocqueVille, sottolinea la necessità di costruire un "partito unico di destra fusionista" in cui possano convivere "i conservatori sociali e religiosi, i neocon, i conservatori vecchio stampo 'paleo', e i libertarian [...] in nome di molte idee in comune e di un unico avversario da battere" e ci ricorda l'esistenza del World's Smallest Political Quiz, riportandoci indietro agli anni in cui abbiamo scoperto Internet e, soprattutto, in cui abbiamo scoperto di essere libertarian. Di destra, ma libertarian.

lunedì 16 maggio 2005

Il barrito dell'elefante.

Dopo aver visto Repubblica.it aprire la propria homepage con "Unione in vantaggio ad Enna", non ci voleva poi molto per capire che a Catania le cose si stavano mettendo bene per il centrodestra. Adesso, con 45 sezioni scrutinate su 335 (non molte, ma non pochissime), il sindaco uscente Umberto Scapagnini è in vantaggio con il 53.3%, mentre l'ex ministro (ed ex sindaco) Enzo Bianco è fermo al 44.7%. Non si tratta, naturalmente, di dati definitivi. Ma, se venisse confermata la vittoria della CdL al primo turno, ci piacerebbe ascoltare il parere di quegli eminenti politologi da salotto che nelle scorse settimane avevano addirittura messo in correlazione il voto nel comune catanese con la tenuta del governo Berlusconi. A proposito: sarà un caso, ma il simbolo di Catania è un elefante. UPDATE. Con 75 sezioni su 335, il centrodestra è al 52.8% contro il 45.2% del centrosinistra. Eppure tre giorni fa Bianco aveva 22 punti di vantaggio... (via Walking Class) UPDATE/2. Risultato Finale: Scapagnini 52.14% - Bianco 45.72%.

In edicola il nuovo numero di Ideazione.

In edicola (e in libreria) il numero di maggio-giugno della rivista bimestrale Ideazione. Sono già online l'editoriale di Franco Oliva, un articolo del direttore Pierluigi Mennitti sulla crisi del centrodestra e le prospettive di restaurazione prodiana, un saggio di Angelo M. Petroni sul difficile rapporto tra liberalismo e burocrazia, una testimonianza di Domenico Mennitti (sindaco di Brindisi) sul progetto di riscatto di una città del mezzogiorno attraverso il suo rilancio urbanistico. Chi non si precipita in edicola è un margheritino (oppure ha già deciso di abbonarsi).

Newsweek Lied, People Died.

Vorremmo avere più tempo a disposizione per raccontare con calma l'ultima, scandalosa menzogna architettata dai mainstream media per gettare fango sull'amministrazione Bush. Per ora, ci limitiamo a rubare il titolo del post a Michelle Malkin (via Krillix), una vignetta (come sempre straordinaria) a Cox&Forkum e una frase a Glenn Reynolds di Instapundit, il papà della blogosfera: "Davvero, non voglio sentire un'altra parola sulla cosiddetta 'responsabilità superiore' dei Big Media. Non un'altra parola".

Nasce il Partito Radicale di TocqueVille.

E' nato soltanto oggi, ma già 5 blog (Butirrometro, Daw, JimMomo, LaRadice e Michele Lembo) si sono iscritti al progetto. Si tratta del Partito Radicale di TocqueVille (il nome è provvisorio), che si rivolge "a tutti i cittadini liberali, liberisti e libertari". La Città non è ancora nata, ma già vive.

domenica 15 maggio 2005

Apologia della navigazione (pseudo)casuale.

Ansel Adams. Landscapes
Elevator Moods
Eric Meyer. Stereotypes
40 Reasons Why you shouldn't post your picture on the Internet
Industrious Mono*crafts 3.0
Rodney Smith. Surreal
Kathleen Connally. A Walk Through Durham Township
Chicken Philosophy
Software Engineering Proverbs
하늘에서 보이는 땅
AmazType
BugMeNot.com
Digital MattePainting
Mises Institute. Ten Recurring Economic Fallacies, 1774–2004
Guess-the-google
Trippy Mirror
Lifehacker
Secret Worlds: The Universe Within
Mark Osborne. More
Duff Wilson. Reporter's Desktop
Kenneth Parker. Photographs
Robert Nozick. Why Do Intellectuals Oppose Capitalism?
Today's Front Pages
Rock, Paper, Saddam!
Error 404. You have spent too much time on the net

(via StumbleUpon)

Letture per la domenica.

Anti anti-Americanism
Victor Davis Hanson, American Enterprise
Dispelling the Myths of Yalta
John Radzilowski, FrontPage Magazine
Bolton to the Rescue
William Kristol, Weekly Standard
The Bullies' Club
John Podhoretz, New York Post

Realists vs. Idealists
Henry A. Kissinger, International Herald Tribune
Interview with Condoleezza Rice
Larry King, Cnn

About Sudan. What has been done? What can be done?
Jay Nordlinger, National Review
A Selective Adherence to Tradition
Hugh Hewitt, Weekly Standard
Even if the French vote 'yes', their Euro-dream has soured
Charles Moore, Daily Telegraph

Travels in Fidel-land
Radek Sikorski, National Review
The Multiple Lies of John Podesta and Friends
David Horowitz, FrontPage Magazine
It's the Third Way, Old Chap
Michael Barone, Wall Street Journal

sabato 14 maggio 2005

Happy First Blogiversary, Beth!

My Vast Right Wing Conspiracy compie un anno. Grazie a lei è nata la nostra galleria italiana di South Park Republicans (che oggi raccoglie 3o autoritratti di cittadini di TocqueVille). E grazie a lei stanotte, molto probabilmente, non riusciremo a chiudere occhio (perché ci ha fatto conoscere questo strumento del demonio).

venerdì 13 maggio 2005

Da Yalta a Baghdad.

Federico Punzi (JimMomo), su Notizie Radicali, fa il punto sul dibattito nato intorno a Yalta. Un riepilogo della situazione, come sempre, chiaro ed interessante. Anche se su Roosevelt (quello socialista) non basterebbe una bomba H per costringerci a cambiare idea. Intanto Enzo Reale, su 1972, segnala "un blog meraviglioso che racconta e fotografa la barbarie dei terroristi e l'eroismo dei soldati e della popolazione".

Impotente e mazziato.

"Nasconde l'impotenza alla moglie, condannato". Con questo titolo, secco ma efficace, il Giornale di Sicilia racconta la sentenza emessa della Corte di Cassazione contro un marito palermitano che aveva nascosto i suoi problemi sessuali alla moglie prima del matrimonio. E adesso è costretto a pagarle i danni per averle impedito di "disporre liberamente del proprio corpo". La sentenza scritta dalla "decana delle toghe rosa" Gabriella Luccioli, ha fatto il giro del mondo grazie a Reuters, tanto che ne hanno parlato anche i nostri amici americani di Scared Monkeys. Povera Italia: non bastava la recessione, adesso ci si mette anche la mancata erezione.

Uno di quei giorni.

Ci sono giorni in cui, come d'incanto, tutte le contraddizioni dell'universo sembrano dissolversi, per lasciare il posto ad un mondo coerente in cui tutto ha un senso. Ci sono giorni in cui, malgrado Follini e Tabacci, Fini e la Prestigiacomo, Scajola e Scapagnini, ti ricordi perché non hai mai regalato il tuo voto alla sinistra italiana. Ci sono giorni in cui, passeggiando per le umide viuzze di una Roma assolata, all'improvviso vedi un manifesto attaccato a un muro e decidi che merita assolutamente di essere fotografato. Ci sono giorni in cui capisci perché, parbleu!, sei dannatamente felice di non avere neppure un amico francese.

giovedì 12 maggio 2005

Eels: il disco dell'anno.

La fama degli Eels, almeno in Italia, è soprattutto dovuta ad alcune perle pop-rock saccheggiate dalle colonne sonore di film hollywoodiani di grande successo, come "Cancer for the Cure" (American Beauty), "My Beloved Monster" (Shrek) o "Mr. E's Beautiful Blues" (Road Trip). Gli Eels, inoltre, sono anche i responsabili di un piccolo capolavoro di rock alternativo, l'album Beautiful Freak, che nel 1996 ha sconvolto i college americani restando per mesi ai vertici delle classifiche statunitensi. Ma la storia del gruppo di Mark Rupert Everett, iniziata nel lontano 1992 con il debutto solista A man called E che già ne aveva fatto intuire l'assoluta originalità e le eclettiche doti di songwriter, ha raggiunto oggi il suo picco più alto con l'uscita di Blinking Lights and Other Revelations, uno straordinario doppio-cd partorito nel corso dell'ultimo decennio che, oltre rappresentare l'album migliore della pur splendida discografia degli Eels, si propone con forza come possibile disco dell'anno per il 2005.
(continua su Ideazione.com)

mercoledì 11 maggio 2005

Roosevelt, chi era costui?

JimMomo si piega ma non si spezza. Sia ben chiaro che la sua è una posizione più che legittima, e per molti versi anche condivisibile. L'unico punto su cui non si può transigere è la tentazione di scagionare il Roosevelt "che si illuse di poter cooperare con i sovietici all'interno di un ordine mondiale nuovo, ma che null'altro poteva se non nutrire quella speranza e prendere gli accorgimenti che furono possibili a Yalta". Roosevelt (e gli Stati Uniti) non solo potevano, ma dovevano fare diversamente. L'unica spiegazione alternativa alla colossale ingenuità di FDR è quella, ancora più inquietante, della cospirazione ordita dai ragazzotti del Dipartimento di stato finanziati da Mosca. Bush, inoltre, non è certo il primo ad aver sollevato la questione. In America se ne discute almeno dal 1948. E i documenti del Venona Project (oltre a quelli scoperti negli archivi del Kgb) non lasciano spazio ad interpretazioni ambigue. Poi ci sarebbe da parlare anche delle sconcezze combinate da Roosevelt con il New Deal... ma questa è un'altra storia. P.S. Qualche consiglio per gli acquisti dedicato a chi vuole approfondire i molti argomenti che ruotano intorno alla figura di Roosevelt: Venona (Decoding Soviet Espionage in America) e In Denial (Historians, Communism, & Espionage) di John Earl Haynes e Harvey Klehr, Treason (Liberal Treachery from the Cold War to the War on Terrorism) di Ann Coulter (evitate la scandalosa traduzione italiana di Rizzoli), FDR's Folly (How Roosevelt and His New Deal Prolonged the Great Depression) di Jim Powell, The Roosevelt Myth di John T. Flynn e America's Great Depression di Murray N. Rothbard.

I conti in tasca a Repubblica.

Un sensazionale post di Daw fa le pulci alla "grande inchiesta" di Repubblica sulla presunta crescita di valore delle aziende di Berlusconi durante gli anni di governo del centrodestra. Neo-giornalismo allo stato puro. Chi non legge è un debenedettino. UPDATE. Nicola Porro, su Il Giornale (via Krillix) fa i conti in tasca a Carlo De Benedetti.

Di Roosevelt ce n'è uno solo. Theodore.

Secondo Federico Punzi, su JimMomo, Bush è stato ingeneroso "quando ha iscritto la Conferenza di Yalta nella tradizione deprecabile di eventi diplomatici come la Conferenza di Monaco nel '38 o con i patti Ribbentrop-Molotov del '39, trionfi rispettivamente dell'appeasement e della politica di potenza". Per Federico l'accostamento risulta inesatto dal punta di vista storico, tanto da spingerlo a chiedere provocatoriamente scusa a Putin, perché "a determinare la divisione dell'Europa e del mondo in blocchi, e la dominazione sovietica sulla parte orientale dell'Europa, fu la violazione da parte di Stalin degli accordi presi a Yalta con Churchill e Roosevelt". JimMomo, a sostegno della sua tesi, cita (via Il Foglio) il segretario di Stato di Roosevelt, Edward Stettinius, e Marina Valensise (sempre su Il Foglio) che riporta il commento di André Kaspi, che "respinge senza complessi" le parole di Bush. Ora, tralasciando le facili ironie sulla presunta autorevolezza del "massimo esperto di Roosevelt in lingua francese", JimMomo sembra dimenticarsi che l'amministrazione Roosevelt, come quella di Harry Truman dopo di lui, era letteralmente invasa da spie al soldo di Mosca e dagli allegri componenti della brigata liberal che vedeva, nei comunisti sovietici, degli utili "compagni di strada" per la realizzazione di una società più "giusta". Come abbiamo scritto all'inizio di quest'anno (sempre su Il Foglio, guarda un po', in 1-2-3-4 puntate), quando - dopo il patto Molotov-Ribbentrop - l'ex spia comunista americana Whittaker Chambers si rende conto dell'orrore sovietico e decide di reagire svelando i nomi degli agenti di Mosca infiltrati nell'amministrazione Roosevelt, trova davanti a sé un muro di omertà o, nel migliore dei casi, di suprema idiozia. Nel 1939, Chambers riesce ad ottenere un incontro privato con il vice segretario di Stato, Adolf Berle, e gli racconta delle decine di spie che lavorano nell’amministrazione democratica, tra cui spiccano i nomi di un funzionario di alto livello del Dipartimento di stato, Alger Hiss, e di suo fratello Donald. Berle è sconvolto. E il giorno dopo riferisce a Roosevelt il contenuto del suo colloquio con Chambers. FDR, per tutta risposta, gli ride in faccia e lo manda a quel paese (adoperando parole più esplicite). Non soltanto il presidente non prende alcun provvedimento, ma promuove Alger Hiss al ruolo di suo consigliere di fiducia, carica che Hiss avrebbe occupato anche durante i disastrosi (per l’Occidente) negoziati di Yalta. E questo senza contare il compitino svolto per conto di Mosca da Hiss, durante l'amministrazione Truman, per boicottare l'economia della Cina nazionalista e spianare la strada ai comunisti di Mao. Chambers deve aspettare fino al 1948 (a "rivoluzione cinese" ultimata) per essere interrogato nuovamente sulla penetrazione delle spie sovietiche nel governo degli Stati Uniti. Ormai, però, è troppo tardi. Anche, e soprattutto, per colpa della disastrosa politica estera inaugurata da Franklin Delano Roosevelt e proseguita da Harry Truman, gli eroi di Yalta.

martedì 10 maggio 2005

Lo smemorato di Boston.

Oggi sono trascorsi esattamente 100 giorni da quando John F. Kerry, in diretta televisiva, ha promesso di rendere pubblico il suo curriculum militare, tenuto accuratamente nascosto nel corso di tutta la campagna elettorale. Cao's Blog (via Nif) ha preparato un modulo da compilare e spedire per fax al senatore del Massachusetts. Per chi, invece, si fosse scordato chi abbiamo rischiato di avere come commander-in-chief del mondo libero, ecco qualcosa per rinfrescarsi la memoria.

Il ritorno di Regime Change.

Antonio Scalari di Regime Change (ex Neoliberal) torna nella blogosfera dopo qualche settimana d'assenza. E riprende la sua collaborazione con Ideazione.com. Bentornato!

lunedì 9 maggio 2005

Submission (anche con i sottotitoli).

Partigiano William ci fa sapere che non è più funzionante il link a Submission, il cortometraggio di Theo Van Gogh, diffuso negli scorsi giorni dai blog TocqueVille. Questo è un link ancora attivo. E su IdeaLibertà è possibile scaricare il film sottotitolato in italiano. P.S. Sempre su IdeaLibertà: le istruzioni per aderire alla petizione per un partito unico del centrodestra. Chi non firma è un tabaccino.

Questo è ciò in cui crediamo.

"Questo è ciò in cui crediamo" esclamò la signora Thatcher, da poco divenuta leader dei conservatori britannici, interrompendo una riunione in cui qualcuno suggeriva di evitare gli estremismi per rilanciare il partito, e nel frattempo buttò sul tavolo il libro che aveva recuperato nella sua cartella. Il libro era La società libera, di Friedrich von Hayek, il seguito è già storia. Benedetto Della Vedova, su Notizie Radicali (se non ricevete la newsletter via mail, cosa aspettare ad abbonarvi?), consiglia a Silvio (Berlusconi) e Romano (Prodi) di rileggersi Hayek. Noi saremmo già più tranquilli nello scoprire che l'hanno letto almeno una volta.

domenica 8 maggio 2005

Letture per la domenica.

Why I'm Rooting for the Religious Right
James Taranto, Wall Street Journal
Why I'm Rooting Against the Religious Right
Christopher Hitchens, Wall Street Journal
Traditional Family Values
Paul M. Weyrich, Accuracy in the Media
The Best of Times or the Worst of Times for the GOP?
Richard Baehr, The American Thinker
Romney in '08?
Robert Novak, RealClear Politics
For '08 Election, Plant Rove Seeds Now
Reach Robb, Arizona Republic
Where now for Tories?
Barnaby Mason, BBC News
The British Elections, in Perspective
National Review
Axis of Subversion
Thomas Joscelyn, Weekly Standard
The Same Old Saw On Social Security
Charles Krauthammer, Washington Post

Just Saying No. The Democratic mantra
Fred Barnes, Weekly Standard
What’s Holding Black Kids Back?
Kay S. Hymowitz, City Journal
What Happened to History?
Victor Davis Hanson, Washington Times
A Stillness in Berlin. Recalling the victory of liberal democracy
Arthur Herman, National Review
Things Look Brighter on Planet Earth
Tim Worstall, Tech Central Station

Rock and Roll Entrepreneur. Frank Zappa’s true legacy
Nick Gillespie, Reason

The Wired 40
Duff McDonald, Wired

sabato 7 maggio 2005

Submission, punto e a capo.

Da Walking Class.
Ci risiamo. L'Eurabia si presenta anche ai cancelli di Saxa Rubra. Dopo l'acquetta nelle vene di Cannavaro, Giovanni Masotti decide di mandare in onda il 19 maggio (Punto e a capo) il cortometraggio di Theo Van Gogh Submission, censurato in tutti i cinema d'Europa (pardon, d'Eurabia) e che era costato la vita al regista olandese, assassinato per le vie della civilissima Amsterdam da un terrorista islamico. Via Krillix veniamo a sapere che son tornate le minacce, al conduttore e agli autori. Bene, questa volta non passeranno. Quando il produttore ritirò il film dalla programmazione, la città di TocqueVille reagì linkando su ogni blog il film di Van Gogh che via Internet tutti possono vedere. Oggi ci mobiliteremo a difesa di Punto e a capo.

venerdì 6 maggio 2005

Un partito normale.

Per Victor Davis Hanson, sulla National Review, il partito democratico tornerà ad essere competitivo negli Stati Uniti "quando vedremo i Democratici parlare e vivere come persone normali". Se questo è vero, finché Al Gore ci regalerà uscite simili a questo discorso pronunciato davanti ai militanti di MoveOn, gli strateghi repubblicani possono dormire sonni tranquilli. Marchand Chronicles (via MVRWC) seziona il Gore-pensiero alla ricerca di qualche traccia di normalità. E non trova niente.