mercoledì 27 settembre 2006

Bruxelles, Eurabia

Terzo giorno di disordini, a Bruxelles, provocati - proprio durante il Ramadan - dalla foltissima comunità musulmana presente nella capitale belga. Pietre lanciate contro le auto in corsa, finestrini spaccati, autobus demoliti, macchine incendiate, negozi saccheggiati e dati alle fiamme, due bottiglie molotov lanciate all'interno di un ospedale, la stazione Midi sotto assedio. Ma, come ci raccontano i giornali italiani, non c'è troppo da preoccuparsi: si tratta solo di una "minirivolta". UPDATE. Brian di Snapped Shots ha link a un video della "minirivolta" (quando scoppierà quella "maxi" fatecelo sapere che scappiamo nello Utah).

Round-Up: The Brussels Journal, Snapped Shot, Atlas Shrugs, NewsBusters.org, Tammy Bruce, Security Watchtower, Hot Air, EU Referendum. UPDATE. Michelle Malkin, Little Green Footballs, As I Was Saying, Freedom Folks, Dust My Broom.

domenica 24 settembre 2006

Domenica in famiglia (Open)

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sabato 23 settembre 2006

venerdì 22 settembre 2006

Il futuro di TocqueVille

Lo scorso 9 e 10 settembre (come annunciato) si è svolta, nella sede di Ideazione a Roma, una importante riunione della redazione di TocqueVille a cui hanno partecipato quasi tutti i cittadini che, volontariamente, prestano una parte del loro tempo per l’aggregazione e la selezione dei post. Questa riunione aveva un duplice obiettivo. Il primo, più operativo, era quello di prepararsi alle modifiche – formali e sostanziali – che rappresenteranno l’ossatura di TocqueVille 2.0, il cui battesimo ufficiale (imprevisti di programmazione permettendo) è previsto per la metà di ottobre. Il secondo livello di discussione, invece, è stato quello di delineare un percorso di transizione che possa permettere a TocqueVille di continuare a vivere con mezzi propri, al di fuori dello schermo protettivo garantito fino a oggi da Ideazione. Ne avevamo iniziato a parlare prima dell’estate in questo post, al ritorno dalla splendida esperienza del convegno di Sestri Levante, e abbiamo continuato a rifletterci per tutta l’estate, vagliando possibili alternative e prefigurando scenari compatibili con lo spirito che ha dato vita alla Città dei Liberi. Abbiamo ascoltato il parere di molti blogger di TocqueVille, interni ed esterni alla redazione, che con le rispettive caratteristiche professionali (legali, commerciali, ecc.) e la loro conoscenza approfondita della situazione hanno permesso di chiarirci le idee e presentare, prima alla redazione e adesso a tutti i cittadini, questo programma per i prossimi mesi (ed anni).

Il primo passo

Nelle prossime settimane, verrà costituita una società a responsabilità limitata che avrà il compito di sollevare Ideazione dagli oneri di gestione (sviluppo e assistenza software, hosting e coordinamento del lavoro redazionale) che si è accollata dalla nascita di TocqueVille fino ad oggi. Il “passaggio di poteri”, trasparente e concordato, è spiegato in dettaglio da Pierluigi Mennitti sul sito Internet di Ideazione.

La definizione esatta delle quote societarie è in corso proprio in questi giorni, e sarà comunicata pubblicamente al momento della costituzione formale della società, ma la discussione è partita da due punti fermi, a cui non sarà possibile derogare in alcun caso: 1) Il coordinamento redazionale, almeno per i primi mesi di vita della società, continuerà ad essere svolto dal sottoscritto; 2) Un patto parasociale tra gli aderenti prevede che qualsiasi utile della società venga re-investito nella società stessa, per un periodo certamente pluriennale.

E’ stato naturale, per Ideazione, rivolgersi innanzitutto a chi – come i componenti della redazione – aveva già dato (volontariamente) la propria disponibilità alla buona riuscita del progetto TocqueVille. Ma, sinceramente, eravamo quasi certi che un’iniziativa del genere, che prevede in pratica un investimento a fondo perduto (proprio perché viene esclusa in partenza qualsiasi possibilità di profitto individuale), avrebbe incontrato molte difficoltà a trovare i sottoscrittori sufficienti per una partenza dignitosa. Insieme a qualche altro visionario, dunque, eravamo pronti ad accollarci quasi integralmente le spese (non esorbitanti, per carità) necessarie ad avviare l’operazione. Con immensa soddisfazione, invece, abbiamo riscontrato un grado di attenzione e disponibilità al di là di qualsiasi aspettativa, anche al di fuori della cerchia redazionale. E saremo dunque in grado di costituire una società (povera ma rispettabile) in grado di continuare a gestire TocqueVille per qualche tempo. In realtà, il nostro obiettivo è arrivare al prossimo secolo, ma non ditelo troppo in giro… ;)

Alcune quote della società verranno sottoscritte – oltre che da alcuni componenti della redazione – anche da cittadini “illustri” che rappresentano un po’ tutte le anime politiche e culturali della nostra splendida città. I nomi e i dettagli dell’assetto societario verranno diffusi nelle prossime settimane. Per ora ci limitiamo a ringraziare, di cuore, tutti coloro che ci hanno offerto il loro sostegno in questo difficile momento di transizione.

A fronte delle spese certe di cui abbiamo già parlato, a cui andranno aggiunte quelle relative alla gestione ordinaria della società (Visco, ti odio!), abbiamo per ora identificato una fonte certa d’entrata, che ci dovrebbe permettere di sopravvivere dignitosamente. Anche in questo caso, permettetemi di mantenere un pizzico di riserbo fino a quando non avremo la certezza di firmare il contratto, ma fin da oggi possiamo dire che si tratta di una partnership con un mezzo tradizionale d’informazione che permetterà ai migliori post prodotti dai cittadini di TocqueVille (quelli che lo vorranno, naturalmente!) di superare gli angusti confini della blogosfera.

Se la sopravvivenza era il nostro primo obiettivo, però, state pur certi che cercheremo di andare oltre per garantire a TocqueVille un possibile futuro in espansione. Abbiamo intenzione di vendere spazi pubblicitari su http://www.tocqueville.it/ (potenziali clienti già ci sono) e lanciare aggressive campagne di fundraising (una possibilità praticamente ignorata in Italia, soprattutto a destra). Da noi, da tutti noi, dipenderà il successo di queste iniziative. Ma se soltanto riuscissimo a penetrare la nebbia di apatia e rassegnazione che aleggia intorno alla nostra area politica e culturale, il futuro potrebbe essere meno buio di quanto ci appaia attualmente.

Il secondo passo

TocqueVille, questa è la nostra convinzione da tempo, non è soltanto un sito Internet in cui vengono raccolte le migliori espressioni di una certa blogosfera. Se così fosse, potrebbe bastare una Srl (o una cooperativa, se non ci fossero controindicazioni sia operative che, permettetemi di dirlo, ideali: ma su questo problema avremo modo di tornare) per gestire, il meglio possibile, l’esistente e possibili progetti di espansione futura. “Patti chiari, amicizia lunga” e si continuerebbe tranquillamente per la nostra strada, con chi ci vuole stare. TocqueVille, però, come questo speciale di Ideazione mai abbastanza citato ci ricorda da tempo, nasce anche con altre ambizioni. Le vogliamo chiamare culturali? Le vogliamo chiamare, tra mille virgolette, politiche? Fate voi. Ma resta il fatto che questa ambizione ulteriore esiste nel dna di TocqueVille fin dalla sua nascita. Ed è arrivato il momento di capire se possa finalmente venire espressa compiutamente, almeno in un’ottica di medio-lungo periodo.

Concretamente: alla Srl di cui abbiamo parlato sopra, a cui Ideazione cederà la gestione del portale TocqueVille.it, il dominio Internet e l’utilizzo del marchio, abbiamo intenzione di affiancare un’associazione culturale che abbia un rapporto più stretto con i cittadini (e a cui, naturalmente, i cittadini potranno partecipare). Un’associazione che si occupi soprattutto del livello meno connesso alla stretta gestione editoriale quotidiana ma che, in prospettiva, potrebbe addirittura arrivare a sovrapporsi completamente alla società che verrà costituita nei prossimi giorni, assorbendone gradualmente le competenze. Parlo di “prospettiva” e utilizzo i verbi al condizionale perché, mentre abbiamo avuto modo di misurare, in senso stretto, la disponibilità della redazione e di alcuni “esterni” su temi strettamente connessi alla gestione di http://www.tocqueville.it/, per quanto riguarda il percorso che porterà alla costituzione dell’associazione ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere: il rapporto Srl-Associazione (almeno nei primi tempi); l’equilibrio tra vocazione editoriale e vocazione associativa; la forma dell’associazione e la sua composizione pratica. Sono tutti nodi che, necessariamente, dovranno essere affrontati in un confronto – franco e aperto – con tutti i cittadini. O almeno con quelli, tra di loro, che hanno l’intenzione di partecipare direttamente a questa avventura.

Questo confronto, per forza di cose, non potrà essere limitato alla discussione su Internet. Ed è per questo che la forma concreta e l’effettiva consistenza dell’associazione verrà stabilita al termine di almeno quattro incontri pubblici che si terranno, entro il primo trimestre del 2007, su tutto il territorio nazionale. Il calendario di questi incontri è ancora in via di definizione, ma in linea di massima le date e le sedi prescelte dovrebbero essere: novembre/dicembre 2006 (Roma); gennaio 2007 (Sicilia, probabilmente Taormina); febbraio 2007 (Firenze); marzo 2007 (Milano o Verona). Non sono escluse in partenza, naturalmente, sedi e date aggiuntive: se avete dunque la voglia e la possibilità di organizzare qualcosa in prima persona, mi potete contattare a questo indirizzo email o sul forum di TocqueVille.

In questi incontri pubblici, ai quali ci auguriamo intervenga il maggior numero possibile di cittadini, verrà in pratica avviata quella fase costituente che in molti invocano da tempo. Se questo processo andasse a buon fine, possiamo ragionevolmente ipotizzare che, entro la prima metà del 2007 l’associazione potrà diventare operativa. Ma, visto che le idee camminano sulle gambe degli uomini, le prospettive che ci si aprono davanti dipendono, fondamentalmente, da noi stessi. Avremo la forza di superare ciò che ci divide per concentrarci su ciò che ci unisce? Avremo la forza di produrre qualcosa in grado di arginare l’informazione a senso unico che ci circonda e le idee-zombie (nel senso che sono morte, ma non lo sanno) che alimentano la dittatura culturale nel nostro paese? Il futuro è aperto.

Un passo indietro

Quando abbiamo iniziato ad elaborare il piano per accompagnare TocqueVille fuori da questa fase di transizione, sapevamo benissimo che non tutti avrebbero accettato il percorso che avevamo scelto. Con quasi mille iscritti (anche se i blog attivi sono di meno, e questo verrà chiaramente specificato nella lista dei cittadini di TocqueVille 2.0), è praticamente impossibile trovare una soluzione in grado di accontentare tutti. Qualcuno (pochi, per la verità) ha già scelto di sperimentare nuove strade. In bocca al lupo. Qualcun altro, dopo oggi, deciderà che TocqueVille non rappresenta più uno strumento capace di soddisfare le sue aspirazioni e le sue tensioni ideali. Molto pragmaticamente, ce ne faremo una ragione. Anche perché, per chi è “perplesso”, i casi sono due: a) se ci sono ipotesi alternative e praticabili al percorso appena esposto, l’associazione sarà la sede naturale per portare avanti le proprie idee e cercare di cambiare il corso degli eventi (e ricordatevi che le “porte” della redazione sono sempre aperte a chi voglia collaborare); b) se il percorso qui accennato è giudicato come totalmente incompatibile con la propria permanenza in TocqueVille, basterà scrivere a questo indirizzo email e cancellare la propria iscrizione.

Tutti gli altri, con TocqueVille 2.0, potranno addirittura stabilire il loro personale grado di coinvolgimento nella vita della città. C’è chi vorrà fregarsene di tutto e continuare a scrivere i suoi post in piena libertà, sperando di essere “notato” dalla redazione (sempre che i feed del suo blog funzionino correttamente!). C’è chi vorrà essere certo di vedere i suoi post aggregati e farà l’upgrade dell’iscrizione che gli permetterà di auto-aggregarsi e votare (sul modello Digg) i post dei concittadini per accrescerne (o diminuirne) la visibilità. C’è chi (accettando la “liberatoria” che sarà proposta al momento dell’upgrade dell’iscrizione) permetterà alla redazione di selezionare i suoi post, non soltanto per la home-page ma per la pubblicazione su organi d’informazione esterni alla blogosfera. C’è chi, infine, capirà finalmente che il modo più efficace per incidere sulla vita della città è quello di darsi da fare in prima persona, magari entrando in redazione o partecipando alla vita dell’associazione.

TocqueVille è una realtà splendida e complicata, che ha dimostrato come voci alternative – con passione, umiltà e senso pratico – possano emergere da quella palude informe che è diventato il sistema dell’informazione nel nostro paese. Potrebbe diventare qualcosa di più, e questo dipende in gran parte da noi, restare quello che è o diventare qualcosa di più piccolo, ma non necessariamente meno incisivo. Faccio un’ipotesi: potrebbe anche succedere che, dopo aver letto questo post, il 90% degli iscritti di TocqueVille decidesse di abbandonare la città. Non accadrà, ma anche se accadesse noi, con chi ha deciso di restare, continueremmo a credere in questa fantastica avventura, magari sotto forme diverse e con un format totalmente diverso. Finché resteranno due cittadini dentro le sue mura, TocqueVille continuerà a vivere.

Due passi in avanti

La realtà sotto gli occhi di tutti, invece, è che le prospettive che si aprono per il futuro di TocqueVille sono molto interessanti. Dopo meno di due anni di attività stiamo iniziando a rompere il muro d’indifferenza dei media tradizionali e del sistema politico: quotidiani molto diffusi ci hanno dedicato intere pagine; quotidiani meno diffusi dimostrano un interesse crescente nei confronti della produzione quotidiana di idee e analisi dei blogger-cittadini; organizzazioni politiche ci invitano a convegni e manifestazioni; altri esponenti politici, in ordine più meno sparso, si interessano al nostro futuro e osservano con attenzione il nostro percorso evolutivo.

E’ il momento di dimostrare che questa attenzione non è mal riposta. Dobbiamo concentrarci sulla qualità della nostra produzione e mettere in condizione di emergere chi ha qualcosa di valido da proporre al mondo dell’informazione e al dibattito politico e culturale nel nostro paese. Dobbiamo imparare a ridurre al minimo quel vizio auto-referenziale che troppo spesso sembra indissolubilmente intrecciato alla natura stessa della blogosfera, per provare ad incidere sulla realtà reale e non solo su quella virtuale. Dobbiamo mettere in moto un meccanismo virtuoso capace di selezionare e valorizzare, nella maniera più trasparente possibile, quello che di buono esce ogni giorno dai nostri blog (ed è tanto). Dobbiamo esplorare forme di comunicazione alternativa a quella scritta, iniziando con il podcast audio per puntare a quello video. Dobbiamo, insomma, scoprire se TocqueVille ha le carte in regola per esprimere finalmente tutte le sue sconfinate potenzialità. Noi abbiamo intenzione di provarci. Con tutti voi sarà sicuramente più divertente.

UPDATE. Quello che scrivono Nequidnimis, Freedomland e StarSailor è come se lo avessi scritto io. E vi consiglio di leggere anche questo commento di Friedrich. UPDATE/2. Below the Line: leggere e imparare a memoria. UPDATE/3. Friedrich: chi vuole capire, capisca.

Green Helmet Guy alle Nazioni Unite


Round-Up: Little Green Footballs, The Jawa Report, Hot Air, The Moderate Voice, Ace of Spades HQ, Riehl World View, NewsBusters.org.

giovedì 21 settembre 2006

Contrordine: la tortura funziona

Non sarà un bella notizia per i cultori del politically correct, ma su Hot Air potete vedere un video di Brian Ross (di ABC News, non certo un covo di reazionari) che, intervistato da Bill O'Reilly, svela come la tecnica del waterboarding (i dettagli su Hyscience), utilizzata a volte dalla CIA per "interrogare" i terroristi, abbia contribuito a salvare più di una vita. It's the War on Terror, baby!

Round-Up: Hyscience, Freedom's Zone, Patterico's Pontifications, Olbermann Watch, Anti-Idiotarian Rottweiler, Blue Crab Boulevard, Countercolumn, A Blog For All, Wizbang, IMAO, The Dread Pundit Bluto, USS Neverdock, ThoughtsOnline, Townhall, Joust The Facts, Ankle Biting Pundits, Pierre Legrand’s Pink Flamingo Bar, Gaius, The Ministry of Minor Perfidy, Confederate Yankee, The Dread Pundit Bluto, Occidentality, Conservative Blog Therapy, Old War Dogs, The Stout Republican, Sierra Faith, Hoystory, Pajamas Media, The American Mind, Citizen Journal, Starked SF, Cold Fury, Macsmind, The Jawa Report.

Cocaine

Non vi illudete troppo. In realtà, nella lattina, c'è solo (molta) caffeina.

The Right Pope

"Può l'Islam essere autocritico? Possono i suoi leader condannare e marginalizzare gli estremisti, o i Musulmani sono condannati ad essere ostaggi di chi considera l'omicidio di innocenti un mezzo per compiacere Dio? Può l'Occidente recuperare il suo impegno nei confronti della ragione e in questo modo sostenere i riformatori islamici? Sono queste le grandi domande che Papa Benedetto XVI ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. Gli uomini e le donne ragionevoli e di buona volontà gliene dovrebbero essere grati". George Weigel, sul Los Angeles Times. Sullo stesso argomento (o quasi), da leggere anche Jonah Goldberg su Townhall.

Round-Up: Freedom's Zone, Hyscience, Blue Crab Boulevard, The LLama Butchers, Inactivist, Mere Rhetoric, The Cafeteria is Closed, Small Wars Journal, The Catholic Knight, South Dakota Politics, Bloguitica, Open Book.

mercoledì 20 settembre 2006

Presidenti e criminali

"La libertà, per sua natura, non può essere imposta. Deve essere scelta. Da Beirut a Baghdad, la gente sta iniziando a scegliere la libertà. E le nationi riunite in questa assemblea devono, allo stesso modo, fare la loro scelta: sosterremo i moderati e i riformatori che stanno lavorando per il cambiamento in Medio Oriente, o regaleremo il futuro ai terroristi e agli estremisti? L'America ha già fatto la sua scelta".

Secondo Time, il discorso di Bush alle Nazioni Unite è stato un "colpo di genio" da vero Presidente che lo farà crescere ancora nei sondaggi. Sul sito della Casa Bianca è disponibile il testo integrale del suo intervento. Wizbang e Sister Toldjah, invece, notano inquietanti analogie tra le parole di Ahmadinejad e i talking points classici della sinistra democratica.

Round-Up: Hugh Hewitt, Townhall, The Corner (NRO), Gateway Pundit, Hyscience, The Political Pit Bull, Flopping Aces, Blue Crab Boulevard, Macsmind, Slate, A Blog For All, Hot Air, Atlas Shrugs, Captain's Quarters, Right Wing Nut House, Michelle Malkin, Conservative Blog Therapy, Old War Dogs, The Jawa Report, A Lady's Ruminations.

La carica dei TheoLib

"Dopo Barack Obama, ora anche Robert Casey difende il ruolo decisivo della religione nella politica contemporanea". Un interessante articolo di Christian Rocca, su Il Foglio, mette in crisi chi ha una visione troppo statica delle categorie politiche americane.

Fertility Gap

Mentre i Repubblicani fanno figli, i Democratici preferiscono dedicarsi alle pugnette.

DIGG This / del.icio.us

martedì 19 settembre 2006

Rebound

Job approval mai così alto nel 2006 per George W. Bush (44%: +5 rispetto all'inizio di settembre) secondo l'ultimo sondaggio Gallup per USA Today. E Repubblicani appaiati ai Democratici (48%) nel generic congressional ballot a livello nazionale (erano sotto di 9 punti). Per lo stratega repubblicano Scott Reed, quelle appena trascorse sono state "le due settimane migliori per il partito repubblicano dalla rielezione di Bush". UPDATE. Secondo BrothersJudd, ogni 10 centesimi di calo del prezzo della benzina i Repubblicani guadagnano l'1% nei sondaggi. E il prezzo della benzina negli Stati Uniti è in picchiata.

Round-Up: Townhall, Pollster, NewsBusters.org, Say Anything, Outside The Beltway, JasonPye, Crawfordslist, The Bullwinkle Blog, BrothersJudd Blog, The Moderate Voice, Common Sense, The Political Pit Bull, Blue Crab Boulevard, Ace of Spades HQ, TKS (NRO), The Caucus (NYT). Update: QandO, Oliver Willis, Don Surber, JustOneMinute, Thought Theater, Blogs for Bush, Political Arithmetik, Hit and Run, Rightlinx, Liberty and Justice, The Real Ugly American.

DIGG This / del.icio.us

lunedì 18 settembre 2006

The Path to Hysteria

Cyrus Nowrasteh, sceneggiatore di The Path to 9/11 (docu-fiction trasmesso dalla ABC che ha fatto gridare allo scandalo i democratici americani, soltanto perché descrive accuratamente l'approccio al terrorismo dell'amministrazione Clinton), si difende dalle colonne del Wall Street Journal. Da leggere, per imparare.

Round-Up: USS Neverdock, Blue Crab Boulevard, Townhall, Hot Air, Macsmind, Outside The Beltway, Sister Toldjah, TigerHawk, Ed Driscoll, NewsBusters.

Finalmente qualcosa di liberale

Ci voleva Phastidio per accorgersene.

domenica 17 settembre 2006

North Right Wind

"Sweden's four-party opposition ousted Prime Minister Goeran Persson's Social Democrats after 12 years in power as voters backed their plans to cut taxes to make it easier for companies to hire and sell off state assets, exit polls indicated. The opposition, led by the Moderate Party's Fredrik Reinfeldt, 41, took 49.7 percent of the vote, compared with 45.6 percent for the Social Democrats and their allies, the Greens and the Left Party, an exit poll for state broadcaster SVT showed. A poll from commercial broadcaster TV4 showed the opposition ahead by 48.6 percent to 46.7 percent. (...) The largest opposition party, the Moderates, took 26.6 percent, according to the SVT exit poll, while the Liberals got 7.3 percent, the Center Party 8.2 percent and the Christian Democrats 7.6 percent. The exit poll gave the Social Democrats 34.3 percent of the vote, the Left 5.8 percent and the Greens 5.5 percent". (Bloomberg)

Sunday (Open) Must-Read List

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[War on Terror]
Stumped by Morality?
William F. Buckley, Real Clear Politics
You Can Handle the Truth About Gizmo
James Taranto, Wall Street Journal
Red Hot Torture
Billy O'Reilly, Townhall

[Right]
Campaigner in Chief
Fred Barnes, Weekly Standard

Is There a New Republican Momentum?
Jed Babbin, Real Clear Politics
Let the Dems bury themselves
Kathryn Jean Lopez, Townhall

The American 11
Newt Gingrich, National Review
Defying Pundits
Patrick O'Connor, The Hill

[Left]
Inside Report: Democrats Against Chafee
Robert Novak, Real Clear Politics
To Beat a Man, You Need a Plan
Peggy Noonan, Wall Street Journal
A Mighty Democrat Has Struck Out
Jeffrey Lord
, The American Spectator


[Media]
The Path to 9/11--A Postmortem
Victor Davis Hanson, Real Clear Politics
Why Does the Left Hate "The Path to 9/11"?
Hugh Hewitt, Townhall
Reading a novelist, &c
Jay Nordlinger, National Review


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sabato 16 settembre 2006

Atreju 06 - Viaggio alla ricerca di un nuovo futurismo. Intellettuali a confronto

Ci avevano abituati troppo bene, in questi giorni, i ragazzi di Azione Giovani. Forse è per questo che basta un dibattito vetusto e noioso a farci sprofondare in una delusione difficile da mandar giù. "Viaggio alla ricerca di un nuovo futurismo - Intellettuali a confronto con la politica": un consesso degnissimo di intellettuali di destra che si confrontavano con Maurizio Gasparri, rappresentante della classe dirigente di Alleanza Nazionale.

Esordisce Buttafuoco e lo fa nel suo solito stile: "Io mi arrogo il diritto di parlare da militante: paradossalmente c’era più modernità nel vecchio Movimento Sociale che in Alleanza Nazionale che è chiusa in un automatismo dettato da un cesarismo accettato". Forse ha ragione, ma la sua nostalgia dei tempi andati non la capisco e mai la capirò. E ancora: "Rivalutiamo esperienze mitiche come quella di Fiume. Rilanciamo figure romantiche come quella del poeta-aviatore nudo alla guida del suo aereo. Così potremmo rilanciare la nostra identità culturale". Buono a sapersi: il rilancio culturale della destra passa attraverso un uomo nudo nei cieli dell'Istria. Alla faccia della modernità. Ma l'intervento del finto ribelle siciliano si chiude in maniera onesta, con una provocatoria (ma a mio avviso veritiera) confessione: “Gasparri è americano, io sono mediterraneo. Gasparri è di destra e io non lo sono” . Parole sante, caro Pietrangelo.

Per fortuna ci pensa Gennaro Malgieri a mixare sapientemente orgoglio di appartenenza e slancio moderno verso la destra del futuro. Ovviamente il consigliere di amministrazione di viale Mazzini inizia parlando della televisione pubblica: "Alla Rai bisognerebbe cambiare uomini, regole, mezzi e persino il cavallo che la rappresenta. Realisticamente non è una cosa che si può attuare nel breve periodo. La Rai dovrebbe assolvere la sua funzione di produttore di cultura di questo Paese, di cui rappresenta la triste decadenza". E poi si infervora quando ripensa alla boutade di Buttiglione su Carl Schmitt e Berlusconi: “Un sedicente filosofo della politica qualche giorno fa ha stravolto il senso dell’opera di Carl Schmitt per attaccare Berlusconi. E’ Rocco Buttiglione, che è stato addirittura ministro della Cultura di questo cazzo di Paese”. Applausone, quasi standing ovation. Meritata. Chapeau!

Ma l'intervento più azzeccato (almeno sul versante della cultura "vecchia") è quello del prof. Alessandro Campi. Un concetto su tutti: "La destra sta sostituendo il ghetto fisico con quello mentale. Nella logica del ghetto, ogni critica viene vista come tradimento. La destra non ha saputo discutere al suo interno. La destra politica è paradossalmente più avanti della destra culturale. Non mi ricordo nulla di significativo scritto sul futuro di Alleanza Nazionale. E’ mancata una politica culturale coerente, è mancata la volontà di sfruttare l’occasione eccezionale che ci era capitata".

Giampaolo Rossi, presidente di RaiNet, finalmente riesce a spostare l'attenzione sulle nuove tecnologie, sulla nuova cultura che avanza e che la destra deve cavalcare, questo sì vero neofuturismo. Internet, la blogosfera, i nuovi mezzi di comunicazione di massa. Termini che forse ad alcuni vetusti intellettuali (di destra e di sinistra) diranno poco, ma che a noi giovani invece fanno tornare in mente tutto un mondo di quotidianità che viviamo giorno dopo giorno e che per noi rappresenta vera cultura.

Se non dovessi svolgere il mio compito di testimone dell'evento eviterei di commentare l'intervento di Marcello De Angelis. Nel classico stile di una piccolissima parte di destra che non ci piace, infatti, l'ex direttore di Area esalta "l'uomo integrale" evoliano, fa sfoggio del suo antiamericanismo e quando Maurizio Gasparri ricorda la distanza della destra dall'Oriana Fallaci pre 11 settembre, lui prende la palla al balzo e sussurra: "Veramente a me non piace nemmeno quella post". Non ne avevamo dubbi, senatore (sic!).

Chiude Andrea Mancia, ideatore di TocqueVille.it e caporedattore di Ideazione. Ovviamente il suo è in intervento centrato sulle nuove tecnologie, sui blog, sulla necessità di fare network e di contrastare lo strapotere culturale della sinistra in un'ottica moderna: "Non credo che le vicende di un poeta-aviatore nudo possano attirare l'attenzione delle nuove generazioni". Già, qualcuno lo spieghi a Buttafuoco, please.

Si chiude così un dibattito che lascia un po' di amaro in bocca. Si poteva parlare di destra e cultura, di destra e nuove tecnologie. Molti hanno preferito i temerari aviatori in costume adamitico. Peggio per loro. E per noi, purtroppo. [dom]

Atreju 06 - Malgieri, Buttiglione e questo "cazzo di Paese"

Stiamo seguendo il dibattito culturale in corso alla festa nazionale di Azione Giovani. Tra poco pubblicheremo un dettagliato (e deluso, lo preannunciamo) resoconto. Intanto beccatevi questa chicca di Gennaro Malgieri:

“Un sedicente filosofo della politica qualche giorno fa ha stravolto il senso dell’opera di Carl Schmitt per attaccare Berlusconi. E’ Rocco Buttiglione, che è stato addirittura ministro della Cultura di questo cazzo di Paese”.

Atreju 06 - Bertinotti non rinnega Fidel ma sull'economia (purtroppo) sfonda

[dom] "Chi ha conosciuto gli anni di piombo oggi non può che prendere atto dei cambiamenti avvenuti in questi anni e provare una forte emozione". Esordisce così Gianfranco Fini, ringraziando Fausto Bertinotti prima di 'scontrarsi' nello storico duello organizzato dai giovani di Alleanza Nazionale. La pioggia non ferma il flusso imponente di persone e la tenda che solitamente ospita la mensa è piena di ragazzi, di anziani, di giornalisti, di cameramen. Ci sono anche Russo Spena, Migliore, Curzi, Barenghi. Atreju o Festa di Liberazione? All'inizio il dubbio viene, ma poi vedi un po' tricolori sventolare e torni a essere sereno.

Modera il dibattito Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera e vero artefice di questo storico evento che tanto ha fatto arrabbiare alcune frange della sinistra estrema. La prima domanda è d'obbligo, visti gli ultimi sviluppi dell'attualità. Si parla di Telecom e la Meloni pone la questione della perdita completa del controllo italiano nell'ambito della telefonia mobile. Bertinotti snocciola le sue tesi sul capitalismo contemporaneo e sulla globalizzazione. Prodi si mette d'accordo con Tronchetti Provera? Colpa dell'Occidente, ovviamente. Purtroppo queste idee anticapitaliste fanno breccia negli ambienti della destra sociale, e in sala si sente. Il presidente della Camera raccoglie una buona dose di applausi quando parla di profitto, di multinazionali. Argomenti banali, strumentalizzati e furbi. Bertinotti ci sa fare, ma non lo scopriamo certo oggi.

Fini marca le distanze, cerca di far capire che le differenze sono enormi, che la SUA destra è distante anni luce dal comunismo chic bertinottiano. Rilancia l'idea della liberalizzazione economica e la parte maggioritaria della sua base giovanile sembra seguirlo, per fortuna. Poi rilancia sulll'affaire Telecom e punzecchia il leader di Rifondazione: "Nella storia c'è qualche aspetto poco chiaro. Il presidente Prodi non può risolvere tutto con un'alzata di spalle. Ha il dovere di riferire in Parlamento. Tronchetti si è dimesso, qualcosa vorrà dire"

Bertinotti riesce ad evitare l'ostacolo con una battuta: "Una volta dicevamo: Sono un militante del Partito comunista italiano. Non ho altro da dichiarare. Oggi devo dire: sono il presidente della Camera dei Deputati, non POSSO dichiarare altro. Certo che non è un bell'invecchiare, eh?" Applausi. Bertinotti ha l'approccio giusto e la base di AN lo apprezza. Onestà e coerenza, ammettiamolo. Lo conferma quando parla del motivo per cui ha accettato l'invito di Azione Giovani: "Ho iniziato la mia carriera politica nel 1960, proprio manifestando contro un congresso del Movimento Sociale Italiano. Era l'epoca del governo Tambroni, un'epoca dura e difficile. Sono qui perché penso che sia fondamentale aprire una stagione di dialogo e confronto. Siamo diversi, lo saremo sempre. Ma dobbiamo confrontarci. Mi auguro che non tornino più i tempi in cui i giovani di destra e di sinistra si uccidevano per strada". Altro applauso, altro sdoganamento. Pari dignità per i militanti politici degli anni di piombo.

Altro punto caldo (anzi, rovente) del dibattito: la questione dell'identità occidentale e il confronto con l'Islam. Qui Fini ha gioco più facile: "La cultura del dialogo presuppone la conoscenza di quel che si è. Solo conoscendo e accettando la nostra identità potremo non aver paura dell'altro, del diverso. Quando l'identità è friabile, è debole, scatta il timore e la diffidenza reciproca. Riaffermiamo la nostra identità, agevoliamo il dialogo ma senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo". La platea si scioglie in un applauso corposo, forse il più forte dell'intero dibattito. Ma Bertinotti sa quale carta giocare e confronta l'identità mediterranea con quella 'occidentale': "Siamo mediterranei? Bene, allora la nostra identità non può essere quella del Nordamerica". La destra sociale abbocca. Applauso forte. Delusione mia. Ma pazienza. La destra sta cambiando ma un piccolo residuo c'è. Il tempo lo cancellerà, spero.

Ma il presidente Bertinotti prende anche la sua corposa dose di fischi quando richiama il famoso discorso tenuto al congresso di Rifondazione comunista sulle identità: "Sono omosessuale, sono lesbica, sono musulmano, sono israeliano". Troppo relativismo per una platea di destra, caro presidente. E' troppo anche per uno sporco relativista come me. La Meloni vira sul personale: film, canzone e libro preferiti. Fini tentenna ma poi cita Battisti, Pirandello, Sciascia, Sinatra. Bertinotti spiazza tutti con un film americano: Million Dollar Baby.

Altra divisione netta su Droghe e Cuba. Bertinotti difende Castro, condanna le repressioni in Ungheria e Cecoslovacchia. Ma Cuba proprio non riesce a rinnegarla. Si arrampica sugli specchi, tenta di mettere sul tappeto motivazioni emotive e sentimentali, il fascino dei barbudos, la terribile dittatura di Batista. Non basta, per fortuna. Cuba è una dittatura, sì o no? Questo chiede Fini. E Fausto non risponde.

Siamo alla fine. La Meloni è raggiante. Ne ha tutti i motivi. Ha confezionato un piccolo capolavoro. Il leader di un partito comunista alla festa nazionale del movimento giovanile di un partito figlio dell'MSI. Roba impensabile fino a qualche anno fa. Eppure oggi i giovani di AN si sentono ancora più legittimati. Non ne avevano bisogno, sia chiaro. Nessuna patente dai comunisti. Ma l'eccezionalità dell'evento è innegabile. Forse oggi si è chiusa una pagina e se ne apre un'altra. Dialogo, confronto e dibattito. Ma le differenza, grazie a Dio, resteranno quelle di sempre.

Atreju 06 - Il giorno dello scontro Fini-Bertinotti

E' iniziato, ad Atreju 06, il dibattito più atteso della festa organizzata da Azione Giovani: quello tra il leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, e il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Le polemiche, tutte interne all'area della sinistra radicale, che hanno accompagnato la partecipazione di Bertinotti al dibattito contribuiscono a rendere ancora più interessante questo incontro, che purtroppo non potremo seguire in liveblogging (troppa folla e condizioni metereologiche inclementi), ma di cui forniremo un ampio resoconto tra qualche ora.

venerdì 15 settembre 2006

Atreju 06 - Processo alla legalità

Interessante, serrato, a volte aspro, a tratti comico. Ignazio La Russa, Emilio Fede, Marco Minniti e Maurizio Mannoni hanno dato vita al dibattito più interessante visto in questi giorni ad Atreju 06, in attesa del grande scontro di domani tra Fini e Bertinotti.

Il tema non era semplice: la legalità in tutte le sue declinazioni. Ma prima dell'inizio ufficiale dell'evento da segnalare un simpatico siparietto tra Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni.
La Russa: "Giorgia, ma chi modera? Il presidente del FUAN?”
Meloni: “Ignazio, ancora con il FUAN? Non esiste più. Ora si chiama Azione Universitaria”
La Russa: "Come si chiama?"
Meloni: "Azione Universitaria"
La Russa si rivolge ridendo a Gasparri: “Maurì, hai visto? Non c’è più il FUAN. Ma guarda un po'... Lo sapevi?”

Ma non c'è tempo, né voglia, di ridere troppo. C'è il ricordo di Oriana Fallaci, ricordo composto e sincero da parte di una platea che non è sempre stata d'accordo con le esternazioni della giornalista fiorentina. Subito dopo si parte e il moderatore piazza subito la domanda provocatoria: la legalità è la parola magica o è una parolaccia? Inizia il viceministro dell'Interno, Marco Minniti.

"La legalità è una grande questione che è fondamentale nella vita della democrazia. Attraverso di essa si rendono uguali persone che sono differenti. La democrazia è un contratto nel quale ognuno cede un pezzo della propria libertà personale nel quadro della libertà collettiva, c’è bisogno di qualcuno che garantisca la libertà di tutti. L’idea di legalità e sicurezza è profondamente mutato nel tempo. Oggi non è separata la sicurezza interna dalla sicurezza esterna. Una parte della sicurezza italiana si gioca fuori dai nostri confini. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: c’è un rapporto tra sicurezza, legalità e libertà? Si è aperta una discussione in molti paesi sull’idea che a un certo punto di fronte al principio di legalità, ci possa essere uno scambio: più sicurezza, meno libertà. Io ho dei grandi dubbi. La sfida di una democrazia è quella di vincere i problemi di sicurezza e legalità con le armi democratiche. Il nostro vero successo è quello di vincere la drammatica sfida della sicurezza con le armi della democrazia. Sarebbe più semplice seguire altre strade. Ma finiremmo per perderci e daremmo una ragione di fondo all’idea del terrorismo integralista: portare tutto sullo stesso loro piano”.

Parola a Ignazio La Russa, capogruppo di Alleanza Nazionale alla Camera.

“Non si può non essere d’accordo in linea di principio. Oggi la sicurezza ha un’importanza diversa da quella che poteva avere qualche anno fa. E’ una questione globale. Se noi oggi non fossimo all’altezza in un contesto internazionale saremmo tacciati di incompetenza. Il problema, però, non è quello di definire il limite tra libertà e sicurezza. La sinistra, all’epoca delle BR, ha contributo ad approvare leggi speciali, giustamente. Eccezione vincente che ha inciso sulle libertà personali ma per affrontare un’emergenza. Rimane la regola, dunque. Tutto deve essere democratico. Il Parlamento democratico decide, anche in caso di leggi speciali. Farei un passo indietro sul dato culturale: ho sempre ritenuto che per la sinistra il concetto di sicurezza sia sempre stato etichettato come propaganda della destra. Poi si sono resi conto che la sicurezza non è questione di parte. La gente chiede sicurezza, a prescindere dagli schieramenti di appartenenza. Tuttavia una parte della sinistra soffre ancora di questo complesso. Ogni volta che si fa una proposta concreta in materia di sicurezza c’è sempre un freno messo dalla sinistra. La legge sulla legittima difesa è stata vista come uno scandalo e invece era un tentativo parzialissimo di rispondere a un nuovo tipo di criminalità”.

Il discorso si fa serio e interessante. Ma ci pensa Emilio Fede a sparigliare le carte: "Si, d'accordo. Ma io pensavo a un'altra cosa. CHI CI PROTEGGE DA PRODI?". E' il delirio. L'applaudo è scrosciante. Nemmeno Fini avrà lo stesso successo. Siamo pronti a scommetterci. Ma poi il vulcanico (finto come quello di Villa Certosa?) direttore del Tg4 si fa serio (ma non troppo) e si sofferma su libertà di informazione e legalità. Aneddoto gustoso, quello che racconta: Legalità, libertà ma anche libertà di informazione. Bisognerebbe parlare del rapporto tra giustizia e informazione. "Tempo fa Nanni Moretti dichiarò che io utilizzo la mia professione come un tempo si utilizzavano i manganelli. Io l’ho querelato e la magistratura ha sentenziato che in politica si possono usare anche termini forti, purché metaforicamente. Nanni Moretti, dunque, è un deficiente. Metaforicamente parlando, ovviamente. (Altro applauso, ndr) Ieri si presenta un gruppo di avvocati per dirmi che Nanni Moretti mi aveva querelato perché durante il lancio di un servizio sulla consegna dei David di Donatello non avevo citato Il Caimano. Capite? Pensate a cosa si può arrivare quanto a tentativo di limitare la libertà di informazione. Viviamo in un paese in cui la libertà di informazione è un bene prezioso. Nessuno deve pensare di censurare”.

Dopo la 'sbronza' Fede ci pensa Mannoni a riportare tutti con i piedi noiosamente per terra. “Come sempre è difficile intervenire dopo Emilio Fede. Io intanto vi ringrazio per avermi invitato a questa vostra festa. Quest’estate ho fatto qualche festa dell’Unità, quindi ristabilisco la par condicio (voce dal pubblico seguita da applausi: “Sei migliorato”). La legalità non deve mai essere a convenienza. Esempio Calciopoli. Sono passati pochi mesi. Fino a pochi mesi fa volevamo tutti giustizia e volevamo ripartire da zero. Dopo tre mesi tutti si sono dimenticati e Moggi, prima dipinto come un mostro, oggi viene conteso dalle varie televisioni. Per prepararmi seriamente sono andato a vedere alcuni dati. Siamo agli ultimi posti in Europa e nel mondo siamo dietro paesi come la Nigeria. Dati da prendere con le molle ma sempre indicativi. Truffe, lavoro nero, evasione fiscale, abusi edilizi. Tutto accompagnato anche dalla lentezza della giustizia che accentua questi fenomeni. Anche la sinistra di fronte a questi temi è stata presa in contropiede. Un conto è parlarne quando si è all’opposizione ma quando si governa le cose cambiano. Esempio Cofferati a Bologna: messo in croce dalla sinistra perché la legalità non può essere valida in situazioni di particolare disagio. Il sindaco di Padova (DS) di fronte ad una situazione di grande emergenza e alle proteste della popolazione, non ha saputo far altro che erigere un muro. Lui dice: va bene, forse ho sbagliato ma la gente chiede legalità e io sono stato lasciato solo. Non poteva fare altro.

Ma il tema caldo di questo dibattito, quello che tutti aspettavano, è l'indulto. I giovani di Alleanza Nazionale sono fermamente contrari a provvedimenti di questo tipo e la platea di Atreju lo dimostra in maniera netta. Giovanni Donzelli, presidente di Azione Universitaria e moderatore dell'incontro, è breve e diretto: questo indulto ha aiutato la legalità in Italia? Altrettanto concisa e chiara è stata la risposta di La Russa: “Ovviamente no, e per un motivo molto semplice: buona parte è già rientrata in carcere. Pochi? No, solo quelli che sono riusciti a beccare. Il carcere si riempie di nuovo quindi il beneficio qual è? Semmai costruiamo un percorso di recupero vero: nuove carceri, un percorso di formazione per insegnare a questa gente un mestiere. Un delinquente che immagina che poi arriva sempre la politica a farti uscire dal carcere di certo non aiuta”.

Diversa, ovviamente, la posizione di Marco Minniti: "Non c’è dubbio che se escono persone che hanno commesso reati, questo è un problema per la sicurezza pubblica. Ma avevamo una presenza nelle carceri esorbitante. 40000 posti disponibili, 63000 detenuti. Si potevano lasciare lì in quello stato? La pena deve correggere e recuperare. In un carcere dove ci sta troppa gente non c’è possibilità di correggere e rieducare. Si può discutere su tutto, per carità, ma ad inizio di legislatura si è detto: sul terreno delle carceri si deve voltare pagina. Altre carceri? Certo, iniziamo a costruirle. Ma tenere 63000 persone al posto di 40000 è un segno di inciviltà. La civiltà vera di un paese si vede nei luoghi di sofferenza. Non è un tema di sinistra né di destra. Non c’è dubbio che nel momento in cui c’è questo tipo di processo, da me condiviso, so bene che il ministero dell’Interno è meno contento di quello della Giustizia. Tuttavia, non so se tutti quelli che hanno commesso reati dopo l'indulto siano stati presi, ma il rapporto tra 22.000 usciti dalle carceri e 500 arrestati di nuovo per altri reati, è un rapporto positivo, un rapporto che ci sta. Non siamo di fronte ad una escalation. La sicurezza non si affronta solo con le statistiche. E’ un problema che riguarda la percezione della gente" (ndr: Caro Minniti, ma secondo lei la gente che sa che ci sono in giro 22.000 delinquenti in più non PERCEPISCE insicurezza?).

Quando si parla di immigrazione, invece, si fa serio anche Emilio Fede e persino Maurizio Mannoni esterna le sue incertezze e i suoi dubbi, chiedendo a gran voce una normativa "umana ma ragionata e non superficiale". Ma ormai su questo tema lo scontro è tutto tra La Russa e Minniti. E' il momento più 'alto' del dibattito, degno di un serrato e aspro confronto televisivo. Le posizioni sono lontane, e questo si sa. La platea applaude calorosamente più volte le esternazioni di La Russa ma Minniti, con coraggio e coerenza, bisogna ammetterlo, ribadisce senza indietreggiare di un millimetro le proprie idee in materia. Ancora più rovente lo scontro sulla cittadinanza agli immigrati. Ma ormai il dibattito scivola verso la fine, mentre il cellulare di Emilio Fede squilla continuamente e il direttore del TG4 spera, e lo dice pure, che sia Berlusconi.
Un bel dibattito, dunque, in cui i 'contendenti' hanno dimostrato passione e competenza. Oltre che una sana dose di coerenza politica. La Russa non ha approfittato del fatto di giocare in casa, Minniti non era per nulla intimorito e ha affrontato la platea con rispetto (reciproco) ma senza passi indietro. Ancora una volta Atreju dimostra la sua utilità e le reazioni della platea dei militanti di Azione Giovani sono l'ennesima dimostrazione (se ancora ce ne fosse bisogno) che i fascisti, quelli veri e da isolare, non vivono più da queste parti. [dom]

Atreju 06 - Coming soon - Processo alla legalità

Si è appena concluso il dibattito tra Ignazio La Russa, Marco Minniti, Maurizio Mannoni e un Emilio Fede in gran forma. Tra poco pubblicheremo il resoconto (quasi stenografico) degli interventi. Stay tuned.

Atreju 06 - Liveblogging da StarSailor

Da StarSailor sta per iniziare il liveblogging del dibattito "L'altra Europa, terra di fede e di coraggio" (con Maria Wittner, Camilian Demetrescu, Ludovico Incisa di Camerana, Roberta Angelilli, Roberto De Mattei, Marco Scurria; modera Nicola Procaccini). Alle 19, invece, seguite su The Right Nation, "Processo alla legalità, dall'immigrazione all'indulto, dalla violenza politica al terrorismo" con Emilio Fede, Ignazio La Russa, Marco Minniti e Maurizio Mannoni. Modera Giovanni Donzelli.

The Rage (and the Pride). TocqueVille round-up

TocqueVille Round-Up: Freedomland, The Mote in God's Eye, Daw, Il blog dell'Anarca, Pinocchio, Mariniello.net, Liberali per Israele, Mariosechi.net, Oggettivista, Eurabian News, Daverik, Il Paroliere, Blacknights, We the People, Il Signore degli Anelli, Lo PseudoSauro, Luxor, UnPolitically Correct, Sandrino, Il Pensatore, Orpheus, DestraLab, Cantor, Free Your Mind, LucaP, Alef, Mascalzonelatino47, AG - Giaveno, Desaparecidos, Maoddi, Lecosedadire, Importanzadeleparole, Il Cercatore del Mattino, Bibliomania, L'indolente, Altrimenti muoio di inutilità, Il Blog Del Magobone, Ordine Generale, Buonsenso non mente, Barneypanofsky, Reign of Offmaster, Maralai, Il Vecchio Barney, Laforzadellapassione, La rabbia e l'orgoglio, ElBoaro, Inpartibusinfidelium, Il cappellaio matto, Il blog di Fabio Sacco, Hoka Hey, Cronache Luterane, Civitas, Civiltà, Avellino Libera, Valhalla, Face the Truth, InVisigoth, Il Principe, Olifante, Oggi. UPDATE. A Conservative Mind, Dall'altra parte, Neocon Italiani, Il Giulivo, Il Rumore dei miei Venti, Il Circolo giovani, Desk, La Riscossa, UpL, Saura Plesio, Nequidnimis. UPDATE/2. The Real Conservative, La pulce di Voltaire, Thank You America, Face the Truth, Man of Highland, Regno Lombardo-Veneto, Il miscredente, Alessandra Maria Fontana, Mikereporter,
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The Rage (and the Pride)

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giovedì 14 settembre 2006

Atreju 06 - Liveblogging/7 - Il razzismo è di sinistra

Su Parolibero, un bel resoconto dell'ultimo dibattito di giovedì 14 settembre ad Atreju 06. Su Starsailor, il liveblogging dell'incontro Quagliariello/Mantovano contro Capezzone/Sansonetti (lo avreste immaginato, un paio di anni fa?).

Atreju 06 - Liveblogging/6 - La Libertà e il Dragone

[dom] Disclaimer: Questo post è puro liveblogging. Ho cercato di trascrivere in tempo reale le cose più importanti che hanno detto i relatori. Perdonate, dunque, eventuali errori dovuti alla celerità della scrittura. Tra stasera e domani, invece, posterò un commento personale sulla questione.

E' iniziato da pochissimo il dibattito "La libertà e il dragone. Il lato oscuro del miracolo cinese".

Gli ospiti sono di tutto rispetto: Giulio Tremonti, Harry Wu (dissidente cinese, presidente della Laogai Foundation), Bernardo Cervellera (Direttore AsiaNews), Fabio Rampelli (Capogruppo An Commissione Ambiente), Domenico Affinito (vicepresidente Reporter senza Frontiere). Modera: Vittorio Pesato, vicepresidente nazionale Azione Universitaria.

ore 17.25 Si inizia con la testimonianza di Harry Wu, dissidente cinese, vittima delle persecuzioni del governo di Pechino. Si parla di Laogai, campi di concentramento e lavoro forzato che esistono in Cina dal 1950 e che esistono ancora oggi. Sono più di 1000 sparsi in giro per tutto il territorio e hanno come obiettivo la creazione di una forza-lavoro a costo zero e in barba al rispetto dei diritti umani.

Harry Wu ha passato 10 anni in un Laogai. Il suo crimine? E' presto detto. E' cattolico e ha criticato l'invasione sovietica dell'Ungheria. Senza cibo, sfruttato fisicamente per creare profitto. Avrebbe preferito morire piuttosto che continuare quella vita. Ma il regime cinese, ovviamente, non poteva far morire un operaio a costo zero, che non può lamentarsi, che non può ribellarsi. Dal 1985 Harry Wu è negli Usa, sette anni dopo ha fondato la Laogai Foundation, con il solo scopo di denunciare al mondo intero le barbarie che si consumano in quella stessa Cina che solo ieri Romano Prodi ha definito "un modello da seguire".

ore 17.35 Parola a don Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews. Missionario in Cina, insegnante all'Università di Pechino fino a quando ha potuto nascondere il fatto di essere sacerdote, ha successivamente fondato AsiaNews, agenzia stampa online che pubblica le notizie che vengono dalle comunità religiose discriminate in Cina. "Tutto è ancora come ai tempi di Mao-Tse Tung". Le chiese sono aperte? Vero, ma sempre sotto il completo e totale controllo del governo. E' notizia di oggi che un giovane vescovo della chiesa ufficiale cinese, di ritorno dagli Stati Uniti, è stato arrestato dalla polizia e non si sa che fine abbia fatto. Tutto soltanto perché ha celebrato una messa con il berretto da vescovo.

Continua Cervellera: "La repressione antireligiosa di Pechino non fa distinzioni: tibetani, cattolici e musulmani sono tutti vittime impotenti. Molti dicono che tutto avviene perché la Cina è confuciana, non perché è comunista. E' parzialmente vero ma soltanto con l'avvento di Mao la persecuzione religiosa è divenuta sistematica e scientifica. Ma la Cina, dopo 60 anni di comunismo, è più religiosa di prima. Lo stato poliziesco non è servito a nulla. Al contrario".

ore 17.45 Si parla adesso di libertà di stampa. Domenico Affinito, vicepresidente di Reporter senza frontiere: "La Cina è 159° (su 167 paesi) per quanto riguarda la libertà di stampa. Sono 32 i giornalisti dissidenti in carcere e 53 i cyberdissidenti imprigionati (su 59 totali nel mondo). In Cina c'è l'ultimo stadio del comunismo nel mondo, lo stadio peggiore e più pericoloso. Il governo cinese non vuole che i cinesi pensino ad altro se non al consumo e all'intrattenimento. I media stranieri possono lavorare in Cina solo ed esclusivamente se non fanno informazione. Solo l'intrattenimento è permesso. Nel 2003 il governo ha deciso che il partito non doveva più essere proprietario dei mass media. Ma i nuovi gruppi editoriali cinesi sono tenuti sotto scacco dal governo che può liberamente ritirare le licenze in qualsiasi momento. Nessuna agenzia stampa straniera può vendere notizie agli organi di stampa. Tutto deve prima passare attraverso il vaglio dell'agenzia ufficiale Nuova Cina. Si avvicinano le Olimpiadi e il governo di Pechino non può permettersi falle nel sistema dell'informazione. Tra due anni nessuna notizia negativa potrà uscire fuori dai confini nazionali. La situazione di Internet non è migliore. Il controllo è totale. Abbiamo provato a mandare a forum di discussione dei messaggi di vario tipo. Il 70% di questi non è stato pubblicato. Nessuno di quelli che conteneva una critica di natura politica. Si stima che siano 40.000 gli agenti che hanno come unico compito quello di controllare ogni singolo messaggio inviato a forum e newsgroup".

ore 17.55 Parola a Fabio Rampelli, capogruppo di An in commissione Ambiente. "Il rapporto tra comunità internazionale e Cina comunista è un rapporto malato. Non è stato fatto nulla per ottenere maggiori libertà. L'unica libertà concessa è quella economica, che però è funzionale al comunismo. Un comunismo paradossalmente al servizio del grande capitale. L'aspetto ambientale non è meno preoccupante. Lo sviluppo forsennato dell'economia cinese ha fatto saltare ogni processo di controllo. La Cina è il maggiore inquinatore del mondo, il secondo produttore di anidride solforosa, trecentomilioni di cinesi non hanno accesso all'acqua potabile, due milioni sono i morti per avvelenamento da arsenico".

Rampelli snocciola dati preoccupanti. La situazione ambientale è compresa nelle cose che secondo Prodi dovremmo invidiare a Pechino? La delegazione italiana che in questi giorni canta Bella Ciao con gli occhi a mandorla sta parlando anche di questo o si limita a invidiare la perfetta dittatura comunista cinese?

ore 18.07 Vittorio Pesato, moderatore dell'incontro, si sofferma sulle contraddizioni del governo Prodi, parlando anche della triste marcia indietro di Emma Bonino, ormai ex pasionaria dei diritti civili, piegatasi ormai agli interessi di bottega della sinistra italiana.

ore 18.10 Giulio Tremonti: "Credo di essere stato il primo politico occidentale a porre la questione della concorrenza sleale dell'economia cinese. La reazione da parte dei miei colleghi è stata confusa. Intendevo dire, allora, che se l'economia di un paese con più di un miliardo di abitanti cresce del 9%, allora sta cambiando il ritmo del mondo.

Ci sono due date su cui dobbiamo riflettere perché sono le date intorno a cui gira la storia del mondo in cui viviamo: 1989 e 1994. La prima è una data calda, una data storica, una data nota. E' il big bang della storia contemporanea: la caduta del muro di Berlino. La seconda è una data fredda, misteriosa ma è comunque una data importante: la firma del trattato costitutivo del WTO a Marrakech.

11 settembre 2001: il mondo arabo reagisce. Non stiamo parlando solo di terrorismo. E' la combinazione del terrorismo con una base di consenso sociale. E' una reazione contro la globalizzazione. 11 dicembre 2001: il mondo asiatico reagisce in modo positivo. La Cina entra nel WTO, dando corpo a quella che per più di un secolo è stata la ragione di attenzione per la politica occidentale. Da Napoleone a De Gaulle, il problema della Cina è il problema dominante.
Ma cosa succede in Europa e cosa succede in Cina? L'Europa contribuisce all'economia mercatista, contribuisce alla crescita del WTO come estensione globale del mercato unico europeo. Ma l'Europa ne resta vittima, nonostante le sue positive intenzioni iniziali. Siamo entrati nel mercato globale con una struttura politica debolissima. L'Ue pensa alla regolamentazione di qualsiasi cosa mentre il resto del mondo liberalizza e deregolarizza".

Mentre Tremonti continua a parlare (in maniera competente) di Cina e concorrenza, su Roma scende il diluvio. Al riparo di un comodo e attrezzato tendone siamo al riparo dall'improvvisa bufera romana ma il nostro udito non ci permette di capire bene quello che l'ex vicepremier dice. Una frase, però, l'abbiamo capita bene e applaudita: "La Cina ha in sé in peggio del comunismo e il peggio del capitalismo".

E con questo direi che possiamo chiudere questa estenuante diretta da Atreju '06. Più tardi StarSailor seguirà un altro appuntamento interessantissimo: il Processo alla Libertà, tra relativismo e rispetto dell'uomo, un confronto tutto da seguire tra Alfredo Mantovano, Gaetano Quagliariello, Daniele Capezzone e Piero Sansonetti.

Si va avanti, dunque. TocqueVille continua ad informarvi in diretta da Atreju '06.