mercoledì 13 luglio 2005

Oliver, Fidel e l'11 settembre.

E' ufficiale: sarà Oliver Stone, amico di Fidel Castro e sostenitore di alcune delle teorie cospiratorie più bizzarre della storia dell'umanità, a dirigere il kolossal della Paramount Pictures che racconterà la storia (vera) di due agenti di polizia rimasti intrappolati per ore sotto le rovine delle Twin Towers prima di essere estratti vivi dalle macerie. Un paio di giorni fa Michael Kaus, su Slate, si chiedeva quale astruso ragionamento avesse spinto una major di Hollywood ad affidare un argomento tanto delicato proprio a Stone, che probabilmente "ha qualche stramba teoria sinistrorsa da aggiungere alla trama". Kaus, che è dichiaratamente di sinistra (ma intellettualmente onesto), invitava il boss della Paramount, Brad Grey, a leggersi questa sconcertante intervista rilasciata da Stone dopo la realizzazione dell'osceno "documentario" filo-castrista Looking for Fidel. E oggi, sempre Kaus, pubblica stralci di un articolo del New Yorker (non certo una rivista di destra) che descrive Stone, ad un convegno, intento a giudicare gli attentati dell'11 settembre 2001 come "una rivolta contro le sei grandi imprese che controllano il mondo", per poi paragonare i terroristi ad Alfred Einstein e agli altri "geni incompresi" della storia. Insomma, dopo aver fantasticato sull'assassinio di JFK, deriso l'esercito americano in Platoon, falsificato la storia in Salvador e vomitato bile anti-capitalistica in Wall Street, il buon Oliver si appresta a raccontare, a modo suo, anche 9/11. Qualcuno lo fermi, prima che sia troppo tardi.

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