lunedì 19 settembre 2005

Don't Panic!


A prima vista, non sembrano esserci dubbi: i cittadini degli Stati Uniti ne hanno abbastanza di George W. Bush. A meno di un anno dalla sua trionfale rielezione, l'inquilino della Casa Bianca crolla in tutti i sondaggi, a volte scendendo addirittura al di sotto della "soglia fatale" del 40%. Nel sondaggio di Newsweek, per esempio, il presidente non va oltre un imbarazzante 38%. E l'immagine di Bush è messa a dura prova anche dai sondaggi di FoxNews (41%), CBS News e New York Times (41%), NBC News e Wall Street Journal (40%), ABC News e Washington Post (42%), Pew Research (40%), Time (42%). Tutto vero, dunque? Hanno ragione (per una volta) i media che - al di là e al di qua dell'Atlantico - sparano a zero sull'amministrazione repubblicana? La questione è più complessa di quello che sembra. Perché sono almeno due i pollster che, negli ultimi giorni, hanno disegnato uno scenario tutto sommato rassicurante per la destra americana in vista delle elezioni di mid-term 2006. E si tratta di sondaggi che, per una serie molto solida di ragioni, vanno tenuti nella massima considerazione. I numeri di Gallup (per CNN e Usa Today), per esempio, che da decenni sono considerati l'indice per eccellenza del job-approval di un presidente, segnalano Bush in crescita al 46%. Mentre Rasmussen Reports (da cui è tratto il grafico qui sopra) vede il presidente oscillare intorno al 47% dall'inizio di settembre, senza essere mai andato sotto il 44%. E' interessante notare come Rasmussen, a differenza di tutti gli altri istituti di ricerca, continui a misurare il job approval quotidianamente dall'inizio del 2004, utilizzando un campione più ampio della concorrenza e aggregando i dati relativi ad un arco temporale di tre giorni per minimizzare l'influenza di "rumori statistici". Ebbene, senza rumori di fondo, i numeri di Bush sono molto meno brutti di quello che ci raccontano i giornali. Senza contare che i fedelissimi del presidente possono trovare anche un altro motivo per non lasciarsi andare al disfattismo. Sapete quale è stato, lo scorso novembre, il sondaggista che - mentre Zogby dava i numeri (in senso stretto) - ha previsto con maggiore precisione l'esito delle elezioni presidenziali e delle singole sfide di Camera, Senato e Governatori? Vi regaliamo un indizio: il suo nome inizia con Rasm e finisce con Ussen.

At a first sight, it looks like there cannot be no doubts: US citizens are fed up with George W. Bush. Less than a year from his triumphant re-election, the White House tenant is crushing in all the public opinion polls, in some cases even sliding below the “fatal threshold" of 40%. In Newsweek’s poll, as an example, the President doesn’t go beyond an embarrassing 38%. And Bush’s image is put under heavy pressure also by the polls of FoxNews (41%), CBS News and New York Times (41%), NBC News and Wall Street Journal (40%), ABC News and Washington Post (42%), Pew Research (40%), Time (42%). So, is it all true? Are finally right (for once) the media that – on both shores of the Atlantic Ocean – keep shooting at the Republican administration? The question is more complicated than it looks to be. Because at least two pollsters, in the last days, have been drawing an after all reassuring scenario for the American right in sight of 2006 mid-term elections. And we are dealing with polls that, for a series of very sound reasons, we have to keep in the highest consideration. Gallup’s figures (for CNN and Usa Today), which since decades are considered the most reliable index of job-approval of a President, for instance, show Bush in growth at 46%. While Rasmussen Reports (that is the source of the above graph) sees the President swinging around 47% from the beginning of September, without never getting below 44%. It’s interesting to note how Rasmussen, differing from all remaining pollsters, keeps on measuring job approval on a daily basis since the start of 2004, using a broader sample than his competitors and summing the data related to a time span of three day to minimize the influence of “statistical noise”. Well, without background noises, Bush’s figures are by far less ugly than newspapers tell us. Without counting that the most faithful supporters of the President can find a further reason not to surrender to defeatism. Do you know who was, last November, the pollster that - while Zogby fussed with numbers (literally) – forecast with the closest precision the outcome of the presidential elections and of the individual challenges of House, Senate and Governorships? We provide you a hint: his name starts by Rasm and ends by Ussen.

Nessun commento: