martedì 19 giugno 2007

Jimmy Carter, la cheerleader (dei terroristi)

Dopo gli abbracci di D'Alema, ci mancava il peggior presidente della storia statunitense - Jimmy Carter - a cantare le lodi di quell'esempio planetario di democrazia che risponde al nome di Hamas. Secondo il venditore ambulante di noccioline che, per quattro interminabili anni, ha abitato alla Casa Bianca, gli Stati Uniti, Israele e l'Europa devono smettere di favorire Fatah nelle dispute interne palestinesi. E riconoscere che il "movimento di resistenza islamico" si è dimostrato più organizzato, politicamente e militarmente, di quelli smidollati guidati da Abu Mazen. Parlando, in Irlanda, all'ottavo Forum sui Diritti Umani, l'83enne ex presidente ha assicurato che le elezioni palestinesi del 2006 sono state assolutamente regolari (parola del Carter Center!), mentre l'Occidente si è reso protagonista di una "azione criminale" nel tentativo di sovvertire l'ordine costituito in Palestina.

Il commento di Captain Ed coglie nel segno: "Carter ha iniziato il suo periodo post-presidenziale come un modello per politici e statisti in pensione. Fosse rimasto in pensione, concentrandosi sulla costruzione di case per i poveri, avrebbe potuto in qualche modo mitigare il ricordo disastroso della sua presidenza. Carter, invece, è diventato un apologeta dei terroristi e, in questo caso, addirittura una cheerleader. Carter ha imbarazzato la sua nazione e consolidato il suo status di appeaser-in-chief che ha favorito l'Islam fondamentalista fin dalla sua nascita". Amen.

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