lunedì 22 gennaio 2007

Sondaggi: il tracollo dell'Unione

Torniamo, dopo qualche mese, ad occuparci di sondaggi politici italiani. Si tratta di un argomento che negli ultimi tempi sembra letteralmente scomparso dalle prime pagine dei grandi quotidiani nazionali. E basterebbe questa assenza a farci capire quale sia l'andazzo delle rilevazioni statistiche più recenti. Come abbiamo ripetuto fino alla nausea, è necessario analizzare con molta cautela i dati dei sondaggisti, soprattutto in Italia. E sarebbe assolutamente sbagliato considerare questi numeri come sacri, ripetendo lo stesso errore di chi - alla vigilia delle ultime elezioni politiche - ha per lungo tempo previsto una vittoria di larga misura del centrosinistra. Per poi svegliarsi in un paese diviso esattamente a metà.

Quello che si può fare, invece, è analizzare dati omogenei (come quelli prodotti da un singolo istituto di ricerca) per cercare di individuare un trend di medio-periodo in grado di fornire un'immagine abbastanza precisa, anche se in movimento, degli spostamenti interni al corpo elettorale. Questa volta abbiamo deciso di prendere in considerazione gli ultimi quattro sondaggi di Euromedia Research. La società di Alessandra Ghisleri, che ha tra i suoi clienti di spicco Forza Italia, nei mesi precedenti alle elezioni politiche di aprile era considerata - dai mainstream media e dai suoi stessi concorrenti - poco più che un megafono propagandistico di Silvio Berlusconi. Quando dai sondaggi si è passati al conto dei voti, però, si è scoperto che le previsioni di Euromedia erano molto più vicine alla realtà di quanto non lo fossero i sondaggi di istituti di ricerca molto più blasonati.

Negli ultimi mesi, Euromedia ha reso pubblici i risultati di quattro rilevazioni statistiche condotte dall'ottobre 2006 al gennaio 2007 con metodo CATI (Computer Aided Telephone Interview), su un campione che oscilla tra i 1000 e i 2000 intervistati. Pur con qualche comprensibile incongruenza nei valori relativi ai partiti molto piccoli, i dati di Euromedia sembrano piuttosto solidi e omogenei. E disegnano uno scenario disastroso per il centrosinistra italiano; in particolar modo per il cuore di quello che dovrebbe diventare il futuro Partito Democratico.

DS e Margherita, che alle elezioni di aprile avevano raccolto il 31,2% di voti alla Camera (dove si sono presentati con una lista unica), hanno visto in autunno precipitare i loro consensi: prima al di sotto del 30% e poi, all'inizio di quest'anno, addirittura al 26%. Inutile dire che questi numeri, se confermati in una tornata elettorale nazionale, rappresenterebbero un'apocalisse non solo per le speranze del Partito Democratico ma anche (e soprattutto) per un'intera classe dirigente. Al crollo di DS e Margherita, poi, si è accompagnata una crescita molto rapida di Forza Italia. Il primo partito del centrodestra, che alle politiche aveva raggiunto il 23,7%, in autunno è balzato prima al 29% (raggiungendo la lista unica dell'Ulivo) e poi, progressivamente, oltre il 32%.

E' interessante aggiungere, in un'ottica bipolare, che i nuclei di quelli che potrebbero (dovrebbero?) diventare i due "grandi partiti" delle rispettive coalizioni (DS + Margherita e Forza Italia + Alleanza Nazionale) stanno rapidamente acquistando pesi politici assai differenti. Alle elezioni di aprile erano distanziati di meno di 5 punti percentuali (36% contro 31,2%) a favore del centrodestra, mentre oggi il "Partito delle Libertà" avrebbe piú di 18 punti di vantaggio sul "Partito Democratico" (44,4% contro 26,0%).

I risultati completi dei sondaggi Euromedia possono essere consultati sul sito ufficiale della Presidenza del Consiglio (gennaio, dicembre, novembre e ottobre), ma aggregando i dati per coalizione si scopre che già ad ottobre la Casa delle Libertà (esclusa l'Udc) aveva sorpassato l'Unione, per poi raggiungere e superare il 50% a dicembre. Oggi, senza l'Udc, la CdL è attestata oltre il 53% con più di 11 punti percentuali di vantaggio sull'Unione. Insieme al partito di Pierferdinando Casini, poi, il centrodestra arriva ad uno stratosferico 57,3%, con 15 punti esatti di vantaggio nei confronti del centrosinistra.

Nei prossimi giorni, proveremo ad analizzare i risultati di altri istituti di ricerca (gli stessi che, ad aprile, vedevano l'Unione nettamente davanti, con un vantaggio che oscillava tra il 4% e l'8%). Vi anticipiamo che, anche se altri sondaggisti valutano diversamente il distacco tra le due coalizioni, il risultato finale non è troppo distante da quello fotografato da Euromedia.

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