martedì 11 luglio 2006

Estratto di Pollo (ispirato)

Sulla querelle identitaria (ed oltre) relativa a TocqueVille, qualche ora fa Ispirati ha lasciato un duplice commento sul blog del Sorvegliato Speciale che - oltre a bacchettarmi (con qualche ragione) per la mia troppa propensione alla "diplomazia" - centra perfettamente il nodo della questione. Ispirati mi perdonerà questo raffazzonato copia&incolla, ma (a parte qualche insignificante sfumatura) il suo pensiero è anche il mio.

(...) Mi pare che questa corsa all'identitarismo, a quelli che dicono "questa è la destra e questo no" sta portando TQV verso l'autodistruzione (e una volta che si sarà autodistrutta ce ne staremo ognuno con il suo bel pezzetto di niente); poi, questa cosa si è mischiata con conflitti personali, conflitti pregressi, stupidaggini di vario tipo per cui sta iniziando a diventare insostenibile e c'è chi non trova di meglio da fare che uscire da TQV. In secondo luogo la questione identitaria manca completamente il significato originario di TQV: TQV non era nata per prendere una identità già esistente (che sia "lib" o che sia "con" non mi interessa) ripeterla a tamburo battente su mille blogs e basta (la famosa indymedia de destra) quanto piuttosto prendere diverse identità, diverse sensibilità e trovare uno spazio di dialogo. Invece in TQV ci si è ridotti a cercare di far numero per cui la fazione che è più numerosa vince, quella si scambia più link (e di qui la fretta di contarsi, di dividersi in quartierini, di mettere il proprio bannerino e riconoscersi e identificarsi) piuttosto che allo scambiarsi argomentazioni razionali sui diversi argomenti. Ho visto che stanno trionfando quelli che fanno i tifosi piuttosto che quelli che fanno i pensatori. Fa tutto parte dello stesso problema.

Chissà magari a.man (...) leggendo questi commenti ascolterà il mio suggerimento: basta diplomateggiare; passiamo al taglio della carne e delle ossa. Definire la Città per come è (o meglio rispiegare la sua definizione) ovvero chiarire la pomposa questione identitaria dicendo (ripetendo) semplicemente che dentro TQV ci sono i blogs liberali e quelli conservatori, che ci si può scontrare su PACS e su aborto ma l'importante è essere d'accordo sul fatto che il socialismo e il filo-arabismo non devono averla vinta, tranquillizzare tutti coloro che la vedono come il covo dei mangiapreti o la filiale dei santissimi pietro e paolo, definire delle regole per l'aggregazione che semplifichino il lavoro degli aggregatori in termini di quantità, dare una lavata di capo (sì, dare una lavata di capo, che a volte è la cosa migliore) a tutti coloro che non si comportano correttamente, tagliare (e dico proprio tagliare) tutti quelli che dentro la città dei liberi non ci stanno a fare nulla (fascisti e comunisti e antisemiti e antiamericani e estremisti di vario tipo, se ci sono ovvio; e così non diamo più adito a quelli che sono fuori di criticarci perché abbiamo qualche deficiente che inneggia al fascismo e a quelli che sono dentro di ripetere la ramanzina del "ci sono dentro tutti") che se perdiamo qualche blog non fa nulla e magari ricontattare i blog fuoriusciti che meritano di rimanere dentro (perché quello che conta non sono quanti blog ci sono ma la qualità che esprimono), beccarsi un po' di insulti da quelli che rimangono fuori (macchisseneincula). A questo punto serve un nuovo inizio (sul solco del vecchio): perché passare da 150 a 1000 blog significa avere a che fare con un progetto diverso.

(...) Non ho mai scritto un post in merito (...) ma il succo e' semplice: TQV e' nata come aggregazione di 160 blogs che condividevano un'aspirazione al dialogo. Ora ce ne sono quasi mille. Il problema è tutto qua. Più specificamente, il problema è stato creato (non me ne voglia nessuno) da coloro che, in vista delle elezioni, hanno deciso che TQV doveva stare o di qua o di la (dimenticandosi dello spirito originario di TQV). Da questo stupido calcolo utilitaristico è nata la questione identitaria che poi ha seguito una sua strada e un suo sviluppo. Ecco (...) la questione identitaria è per me una scemenza (magari sbaglio io); non ho bisogno di TQV per darmi un'identità e non ho bisogno che TQV diventi la Grande destra come auspica qualcuno (facendomi paura quando dice che non ci devono essere paletti a destra ma di sicuro a sinistra) o il partito radicale per sapere chi sono e cosa faccio dentro TQV. La questione identitaria è stupida perché TQV ha già un'identità che è quella scritta e descritta nel manifesto fondativo.

Una volta compresi i limiti della redazione (che è fatta da individui, che si è trovata a gestire un aggregatore che non aveva programmato, che è stata lenta a capire i problemi che stavano nascendo, che è stata lenta ad elaborare una risposta una volta compresi i limiti - mi fermo perche' non voglio criticare non essendo dentro la redazione e non spendendo neanche un minuto alla gestione di TQV) tutte le persone intelligenti (quelle che sono già dentro la redazione e quelli che ne sono fuori ma credono di dare un contributo utile) si mettono intorno ad un tavolo, discutono dei problemi e trovano soluzioni. Chi esce che cosa ha ottenuto? Ha soddisfatto il suo desiderio di coerenza? E che io che sto dentro un aggregatore che non mi rispecchia al cento per cento non sono coerente? Non credo. La mia identità è definita dal mio blog non dal mio aggregatore. Chi esce ha sottratto alla città il suo prezioso contributo di persona intelligente in idee e lavoro (per chi lo svolge).


Poi in tutta onestà anche io credo che si sia fatti prendere la mano, che ci siano stati ingressi "sospetti", che il numero dei blogs abbia confuso chi a TQV doveva dare una direzione e si è fatto invece portare dalla corrente ma credo anche che tutta questa fuffa sulla questione identitaria stia sminuendo la Città invece di rafforzarla. Il fatto che la Città non sia perfetta, che la redazione sia composta da individui che a volte sbagliano (spero spesso in buona fede e qualche volta in malafede), che non abbia l'identità che voglio io è parte della normale vita di una comunità di individui che hanno più cose in comune di quelle che li dividono (...).

p.s. Altri tre post da leggere sull'argomento sono quelli di Italian Version, Yet Another Pajamas Blog e Kagliostro.

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